Fife si volse ad Abel con aria stanca. «Ha finito? In caso affermativo toglietemelo dalla vista perché la sua presenza è un insulto intollerabile a qualsiasi persona per bene.»
Abel chiese: «Ha qualche commento da fare a quanto ha affermato Steen?»
«Naturalmente no! Che commento vuole che faccia? È un povero disgraziato.»
«Non credere di cavartela così a buon mercato, Fife!» gridò Steen. Rimase in piedi. «Statemi a sentire. Lui dice che i suoi agenti hanno trovato delle annotazioni nell’ambulatorio di un medico. Dice che questo medico è morto in un incidente dopo aver diagnosticato il caso dello Spazio-Analista, definendolo la vittima di un sondaggio psichico. Dice che è stato un crimine da parte di X tenere segreta l’identità dello Spazio-Analista. Questo dice. Domandatelo a lui. Chiedetegli se non è così che ha detto.»
«E con questo?» domandò Fife.
«Chiedetegli allora com’è riuscito a ottenere le annotazioni di un medico morto e sepolto da mesi, se già non le aveva in mano in precedenza. Francamente!»
Fife obiettò: «Quello che dici è semplicemente idiota. Non possiamo stare qui a perdere il nostro tempo. Un altro medico rilevò la cilentela del medico defunto unitamente alle sue registrazioni. Che cosa credete? Che le note mediche di un dottore si distruggano con la distruzione fisica dell’individuo?»
Abel disse: «No, certo.»
Steen balbettò ancora qualche parole smozzicata, quindi sedette.
Fife proseguì: «E poi? Avete altre accuse da muovere? Altro da dire?»
«Questo è stato il discorso di Steen, e per il momento lo metteremo da parte» rispose Abel. «Adesso, invece, Junz e io siamo qui per tutt’altra questione. Vorremmo vedere lo Spazio-Analista.»
«Abbiamo in custodia un uomo di mente sub-normale che afferma di essere uno Spazio-Analista. Darò ordine che sia condotto qui» disse Fife.
Valona March non avrebbe mai e poi mai immaginato che potessero esistere al mondo cose tanto straordinarie. Dal momento in cui aveva messo piede su Sark, tutto la stupiva e la meravigliava. Persino le celle della prigione nella quale lei e Rik erano stati separatamente rinchiusi erano incredibilmente lussuose.
Si era trovata in stanze dove c’erano cose che mai aveva visto. Quella in cui si trovava adesso era più grande delle altre ma pressoché spoglia. Tuttavia, conteneva più gente. Dietro alla scrivania sedeva un uomo dell’aspetto severo, poi un altro molto più anziano, tutto grinze, e infine altri tre…
E uno di questi era il Borgomastro!
Valona balzò in piedi e gli corse incontro. «Borgomastro! Borgomastro!»
Ma era soltanto un’illusione!
Il Borgomastro si era alzato e le aveva fatto un cenno. «Resta dove sei, Lona. Resta dove sei!»
La ragazza aveva toccato soltanto l’aria vuota. Si era sporta ad afferrarlo per la manica, e aveva incontrato il nulla. Restò per un attimo senza respiro.
Valona puntò un dito: «Ma non è il Borgomastro, quello?»
Rik disse a un tratto: «È una personificazione trimensica, Lona. Non è qui, ma possiamo vederlo ugualmente nel punto ove si trova.»
Valona scosse la testa. Se Rik diceva così doveva essere vero; però abbassò gli occhi: non osava guardare la gente che c’era e al tempo stesso non c’era.
Abel domandò a Rik: «Dunque lei sa che cos’è la personificazione trimensica?»
«Sì, Signore.»
«E dove l’ha imparato?»
«Non lo so. Lo sapevo prima… prima di dimenticare.»
Fife disse in tono acido: «Mi duole di aver dovuto disturbare quest’incontro con la presenza di una donna indigena isterica, ma il cosiddetto Spazio-Analista ha voluto che ci fosse anche lei.»
«Non si preoccupi» disse Abel. «Però noto con stupore che il suo floriniano di intelligenza sub-normale sembra essere a conoscenza di quel che significa personificazione trimensica.»
«Sarà stato bene ammaestrato, immagino» disse Fife.
Abel domandò: «Lo ha interrogato, dal suo arrivo su Sark?»
«Certo.»
«Con quale risultato?»
«Non ne abbiamo cavato niente di nuovo.»
Abel si rivolse a Rik: «Qual è il suo nome?»
«Rik è il solo nome che io ricordi» rispose Rik calmo.
«Riconosce nessuno dei presenti?»
Rik guardò gli astanti in faccia, a uno a uno, senza timore, infine disse: «Conosco soltanto il Borgomastro, e Lona, naturalmente.»
«Quest’uomo» disse Abel indicando Fife «è il più Grande Signore che sia mai esistito. Possiede l’intero universo. Che cosa pensa di lui?»
Rik rispose con orgoglio: «Io provengo dalla Terra, perciò non può certo possedere me.»
Abel osservò sottovoce a Fife: «Non credo che un floriniano indigeno adulto possa venire ammaestrato a dimostrare tanta baldanza.»
«E questo lo conosce?» domandò Abel, rivolgendosi nuovamente a Rik, e indicando Junz.
«No.»
«È il dottor Selim Junz. È un funzionario importante dell’Ufficio Spazio-Analitico Interstellare.»
Rik studiò attentamente lo scienziato. «Dunque, dovrebbe essere uno dei miei capi. Tuttavia» aggiunse con disappunto «non lo conosco. O può darsi che non me ne ricordi, semplicemente.»
Junz scosse malinconicamente la testa. «Io non l’ho mai visto, Abel!»
«Molto interessante» borbottò Fife tra i denti.
«Adesso mi stia a sentire, Rik» disse Abel. «Io le dirò qualcosa, e lei mi ascolterà concentrando tutta la sua attenzione e sforzandosi di pensare. Mi capisce?»
Rik annuì.
Abel cominciò a parlare lentamente, ricostruendo gli eventi come già erano stati precedentemente presentati dal Signore di Fife. Ripeté il testo originale del messaggio annunciante un gravissimo pericolo, riferì la sua intercettazione, l’incontro tra Rik e X, il sondaggio psichico, descrisse come Rik era stato trovato e rieducato su Florina, parlò del medico che lo aveva visitato ed era morto poco dopo, e del suo rapido ritorno alla memoria. Infine disse: «Ecco, Rik. Le ho ripetuto tutto quello che so. Non c’è niente che le sembri familiare?»
Lentamente, faticosamente Rik rispose: «Ricordo le ultime parti, proprio quelle che si riferiscono a questi ultimissimi giorni.»
Abel disse: «Ricorda la minaccia che incombeva su Florina?»
«Sì! Questa è stata la prima cosa che ho ricordato.»
«E dopo questo, non rammenta altro? È atterrato su Sark e ha incontrato un uomo…»
Rik gemetce: «No, non posso. Non riesco a ricordare…»
«Provi!»
Rik alzò la testa. La sua faccia pallida grondava sudore. «Ricordo una parola.»
«Quale parola, Rik?»
«È una parola priva di senso.»
«La dica lo stesso.»
«È connessa a un tavolo… Ricordo molto confusamente che ero seduto a quel tavolo, e che accanto a me c’era seduto qualcun altro. Poi questa persona si alzò e mi guardò. Ed ecco che adesso mi ritorna quella parola.»
Abel insistette pazientemente: «Quale parola?»
Rik strinse i pugni e mormorò: «Fife!»
Tutti fuorché Fife scattarono in piedi. Steen strillò: «Ve l’avevo detto!» E proruppe in una risata stridula, acuta.
Controllando a stento la collera, Fife disse: «Finiamola con questa farsa.»
«Che cosa le fa pensare che si tratti di una farsa?» domandò Abel, turbato.
Fife disse: «E non lo è, forse? Ho acconsentito a questo incontro unicamente per la minaccia che avevate fatto pendere su di me. Ma lo avrei negato se avessi saputo che era inteso come un confronto tra me e queste losche figure di rinnegati e di assassini che fungono a un tempo da pubblico ministero e da giuria, e che intendono farmi un processo in piena regola.»
Abel corrugò la fronte e rispose con gelido formalismo: «Non si tratta né di un confronto né di un processo, Signore. Il dottor Junz è qui unicamente per riscattare un membro dell’U.S.I., com’è suo diritto e dovere. Io sono qui per proteggere gli interessi di Trantor in un momento difficile. Sono intimamente convinto che quest’uomo sia lo Spazio-Analista scomparso. Le saremo grati se collaborerà con noi a individuare la persona che lo ha illegalmente sottoposto a sondaggio psichico, e se ci offrirà delle garanzie affinché tali azioni non si ripetano in futuro contro rappresentanti di una attività interstellare che non si è mai occupata di questioni politiche e si è sempre tenuta al di sopra di qualsiasi interesse regionalistico.»
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