Elissa e Peron si guardarono, poi entrambi si voltarono verso Sy. Questi era impassibile. Il solito, gelido se stesso.
— Ascoltatemi bene — proseguì Judith Niles. — Perché voi ? Perché non siete ancora bloccati nel nostro modo di pensare al problema. Dobbiamo trovare delle strade completamente nuove, creare nuovi modelli di pensiero, e esplorare scelte diverse; ma noi non possiamo farlo, siamo troppo legati alle nostre esplorazioni presenti e troppo fissati al modello delle analisi passate. Rimanete qui per qualche mese, e avrete lo stesso problema. È per questo che propongo subito un cambiamento, prima che v’irrigidiate sulle nostre idee e sul nostro modo di pensare.
«Quello che sto suggerendo è rivoluzionario. Mi propongo d’insediare un’installazione completamente nuova, simile a quella di Gulf City, ma in un luogo separato. Avrà una direzione indipendente e uno staff di ricerca indipendente. L’ubicazione che ho in mente come prima scelta si trova a diciotto anni-luce da qui. Non ha proprio lo stesso livello d’isolamento dalle interferenze di questo sito, ma ovviamente i segnali ricevuti qui dagli Oggetti Kermel saranno disponibili alla nuova installazione. Ci sarà collaborazione, ma lo scambio d’informazioni sarà rigorosamente limitato. Non possiamo permetterci d’inibire la nostra reciproca ricerca.
«Ed ora, ecco la mia proposta specifica: voi tre siete invitati a raggiungere quell’installazione, con il miglior supporto che possiamo offrirvi attingendo ovunque dalla nostra rete di colonie e di stazioni. Non sarete soltanto dei partecipanti alle ricerche svolte nell’installazione; in pratica sarete voi a dirigerla, indicando le direzioni da seguire, e destinando le risorse. — Sorrise. — Sono certa che siete sospettosi. Perché mai io, senza essere impazzita, dovrei affidare una nuova impresa, così gigantesca, a tre persone quasi estranee? Ve lo dirò. Fino ad oggi il vostro rendimento è stato altamente efficiente, ma la mia vera ragione è assai più impellente: qui, stiamo cominciando a disperare. Qualcosa va fatto, e qualcosa di nuovo va tentato.
Fece passare il suo sguardo lungo il tavolo. — Ve ne state in silenzio. Non sono sorpresa. Resterei silenziosa anch’io. Ma non appena avrete delle domande, farò del mio meglio per rispondere a tutte.
Sy non si mosse. Aveva annuito con la testa d’una frazione di centimetro mentre lei parlava, ma adesso era immobile. Wolfgang e Charlene stavano fissando Peron ed Elissa, evitando gli occhi di Judith Niles. Charlene pareva più tesa che mai.
— Perché noi? — chiese Peron, infine. — Perché non l’avete fatto con l’ultimo gruppo di persone che ha trovato la strada per arrivare a Gulf City?
— Per due semplici ragioni. Primo, sentivo che non potevano farlo, mentre sento che voi potete. E, secondo, non avevo ancora aggiunto al mio punto critico. Adesso sento un grande bisogno di agire. Il nostro attuale approccio è troppo lento, e dobbiamo avere almeno due installazioni che lavorino in parallelo.
Peron fissò a turno ognuno dei presenti, prendendo tempo. Poi alla fine tornò a voltarsi verso Judith Niles. — Quand’è che proponi che questo debba cominciare?
Judith sorrise con la bocca, ma i suoi occhi rimasero tesi. — Adesso sto per fallire un test che dovrebbe dimostrare come io sia una brava manipolatrice. Prendetelo, se volete, come prova della profondità della mia preoccupazione per ciò di cui stiamo parlando. La procedura per la creazione della seconda installazione è già cominciata. Adesso una stazione è in viaggio da Sol per formare il nucleo dell’installazione, e altro equipaggiamento sta per essere spedito da tre Quartier Generali di settore. Sarà pronta a divenire operativa non appena arriverete là. Se siete d’accordo, spero che vorrete cominciare subito il vostro viaggio. Potete familiarizzarvi con i particolari dell’equipaggiamento durante il percorso fin laggiù.
Peron annuì. — E che esperimenti faremo?
— Me lo direte voi, non ricordate? Troppe direttive impartite da qui, e la seconda installazione diverrebbe inutile. — Sorrise di nuovo, e questa volta c’era dell’autentica allegria. — Parlate con Wolfgang e Charlene, se volete sapere quanto mi costi escludermi dalla direzione della nuova impresa. Durante tutta la mia vita lavorativa ho sempre insistito per avere le mani in pasta in qualunque esperimento sotto il mio controllo. Adesso vi prometto di voltarvi la schiena.
Judith Niles azionò i comandi sulla superficie del tavolo e la stanza cominciò ad oscurarsi. Alle sue spalle i pannelli scivolarono via rivelando il grande schermo, che proiettava un vago disegno tremolante.
— Avrete bisogno di tempo per prendere una decisione. Me l’aspetto. Ma vi sollecito anche a ridurre quel tempo al minimo. Vi sta aspettando il lavoro più importante dall’inizio della civiltà. Ed è per questo motivo che non esito ad usare tattiche sleali di persuasione. Ho ancora un argomento da presentarvi. Se siete le persone che penso che siate, non potrà mancare di far pendere le vostre decisioni.
«Qualche giorno fa abbiamo ricevuto un messaggio video dal nostro Quartier Generale di Settore, in relativa prossimità del pianeta Paradiso. È stato mandato via Terra ed è indirizzato a voi. Sembra un messaggio in forma chiara, anche se conosco la vostra tendenza a nascondere messaggi codificati in mezzo a quelli palesi. Il messaggio palese è più che sufficiente. Guardate con attenzione.
Adesso lo schermo alle spalle di Judith Niles mostrava l’immagine di un uomo. Per Elissa era un estraneo, dalla barba grigia e quasi calvo, con un naso sporgente, occhi grigio pallido, e un volto scavato e rugoso. Una cicatrice appena accennata gli correva lungo la fronte, in diagonale da un punto in alto a destra giù fino al suo sopracciglio sinistro. L’uomo sogghignò, guardò direttamente la telecamera, e sollevò una mano per salutare.
— Ehi, di nuovo. Saluti da Paradiso, o lì vicino.
Elissa sentì Peron cacciare un rantolo, nel preciso istante in cui lei stessa veniva folgorata dal riconoscimento. Non era possibile sbagliarsi su quella voce tesa e roca, dalla puntigliosa dizione. — È Kallen! — esclamò Peron. — Mio Dio, Sy, è Kallen!
— Sì, proprio così — disse il volto sullo schermo, proprio come se avesse potuto in qualche modo udire in commenti nella sala conferenze. Sogghignò un’altra volta. — Sono Kallen, il solo e unico. Tanto tempo che non ci vediamo, ma adesso preparatevi a uno shock ancora più grande.
Il campo visivo della telecamera passò lentamente da lui ad una grande fotografia, poi zumò ingrandendo un gruppo di otto persone. In primo piano, sedute a gambe incrociate su dei cuscini, c’erano due ragazzine. Dietro di loro, su una panca, c’erano due uomini e due donne sulla prima mezza età, e una coppia più anziana se ne stava sul fondo, al centro della fotografia. Il vecchio aveva i capelli bianchi ed era curvo, con le spalle pesanti e una pancia consistente. La donna, anche lei con i capelli bianchi, era magra e vigorosa. Tutti sorridevano.
— Altri saluti — riprese Kallen con voce sottile. — E anche un addio. Da Lum e Rosanne, i loro figli, e le loro nipoti più vecchie. Ci sono altri quattro nipoti più piccoli che non compaiono nella fotografia. All’epoca in cui vi mando questo messaggio, vivono ancora tutti su Paradiso. Quando lo ricevereste, si aspettano di esser morti da tempo. — Scrollò le spalle. — Mi spiace, amici. So che vi avevamo detto che vi avremmo seguiti sulla Terra entro pochi S-giorni. Come potete vedere, non è andata proprio così.
«Mi aspetto che questo messaggio impieghi un bel po’ di tempo per raggiungervi. So che non siete sulla Terra, anche se questo messaggio passerà per di là. Ma ho sentito più di quanto non possiate immaginare a proposito di quello che avete fatto. Sy vi dirà che niente nell’universo può viaggiare più veloce della luce, ma lasciate che gli dica che questo non si applica alle voci che corrono. Si dicono grandi cose di voi tre, e di quello che avete fatto al data base di Sol e alla sua rete di computer. Vorrei essermi trovato là a darvi una mano a imbrogliare il sistema. Non datemi per perso, comunque. Un giorno mi aspetto di rivedervi tutti e tre.
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