— Volevo che ognuno vedesse questo con i propri occhi, per risparmiare ogni discussione — dichiarò Peron. — Altrimenti avreste potuto dirmi che avevo masticato erba dillason. Quattordici ore fa ero anch’io in quella condizione. Quello è l’S-Spazio. Vi ricordate quanto ci aveva turbato l’idea che gli Immortali potessero raggiungere le stelle nel giro di qualche giorno?
— Non riesco ancora a crederci — disse Sy. — Non possono superare la velocità della luce.
— Hai ragione, ma hai anche torto. Qui c’è una domanda per tutti voi. Quanto percorre la luce in un secondo? O in un anno?
Vi fu un breve silenzio.
— Tutti conosciamo le risposte — disse Rosanne. — Perciò suppongo che sia una domanda trabocchetto.
— In un certo senso… sì — ammise Peron. — La risposta dipende dalla vostra definizione di secondo o di anno. Abbiamo pensato all’S-Spazio in maniera del tutto sbagliata. Non è una specie di universo parallelo, o iperspazio. È lo stesso spazio nel quale viviamo. Ma l’S-Spazio, è uno stato di percezione mutata. Se ne volete una prova, guardate questi individui.
Kallen aveva osservato Olivia Ferranti con molta attenzione. — Sembra priva di sensi — dichiarò con voce sommessa. — E la sua pelle è fredda. Ma ha gli occhi aperti. Sono vivi, questo è chiaro. Sono in ibernazione?
— No. Ognuno di loro è del tutto cosciente. In quelle condizioni ti senti normale, salvo per qualche sottile differenza. Ma il loro metabolismo è stato rallentato in modo drastico, duemila volte più lento del normale. È l’S-Spazio e cambia la tua percezione d’ogni cosa. Durante uno dei nostri secondi la luce percorre trecentomila chilometri. In uno dei loro , percorre seicento milioni di chilometri. Per noi, Sol dista diciotto anni-luce. È per questo che abbiamo sentito dire che gli Immortali possono viaggiare tra le stelle in pochi giorni: i loro giorni. Il loro tempo passa tanto lentamente che quello che a noi sembra un giorno per loro è meno di un minuto.
Peron si avvicinò a Garao e lentamente fece passre la mano davanti al suo viso. — Visto? Non sanno neppure che noi siamo qua. — Si avvicinò alla figura in apparenza immobile di Atiyah, tolse la cintura dal ventre panciuto dell’uomo, e l’avvolse intorno al collo di Olivia Ferranti. — Fra circa venti minuti lui si accorgerà che gli manca la cintura. Fra un’altra ora del nostro tempo comincierà a chiedersi dove sia finita. Ci vorrà un’altra ora prima che possa far qualcosa per riaverla.
Gli altri fecero le loro indagini, tastando la pelle e toccando i capelli.
— In che modo sono arrivati in questo stato? — domandò Lum.
— Nella stessa maniera in cui ci sono arrivato io, quando Wilmer mi ha operato là su Whirlygig. So che questa risposta non è un granché, ma è la migliore che posso darti. Dev’esserci un trattamento complesso, ma ormai abbastanza standardizzato, ed è del tutto reversibile. Io sono passato da uno stato all’altro, e così ha fatto il capitano Rinker. Ha dovuto ritornare alla vita normale per riparare un guasto meccanico della nave. La nave, sì… adesso diamoci un’occhiata. Sono informazioni di cui più tardi avremo tutti bisogno.
Peron li ricondusse attraverso la camera dell’animazione sospesa. Mentre procedevano, rispose al torrente impetuoso delle loro domande. La nave sulla quale stavano viaggiando si trovava nelle profondità dello spazio interstellare, diretta al Quartier Generale degli Immortali. Il Quartier Generale era lontano da qualsiasi sole o pianeta, un intero anno-luce di distanza dal sistema di Cass. Si stavano muovendo soltanto ad una frazione della velocità della luce, forse a non più di un decimo. Su Pentecoste, durante il loro viaggio, sarebbero passati quasi dieci anni.
Gli altri vincitori del Planetfest non erano a bordo. Il loro destino poteva soltanto essere oggetto d’ipotesi, ma Peron pensava che si trovassero tutti ancora nel sistema di Cass. Era probabile che vivessero sulla Nave. Era là che vivevano gli Immortali, nel sistema di Cass. Gli altri vincitori sarebbero diventati con ogni probabilità anch’essi Immortali, dopo una qualche forma d’indottrinamento. Avrebbero preferito vivere nell’S-Spazio per l’arco di vita soggettivo più lungo che offriva, e sarebbero tornati alla vita normale come aveva fatto Wilmer soltanto per incarichi speciali.
— Quanto vive un Immortale? — chiese Sy. — È ovvio che nessuno può essere davvero immortale.
— Millesettecento anni.
Vi fu un altro lungo silenzio. Infine Elissa intervenne: — Intendi dire millesettecento anni soggettivi ? Sono duemila volte millesettecento anni normali su Pentecoste: tre milioni e quattrocentomila. Vivono tre milioni e quattrocentomila anni!
— Proprio così — esclamò Peron, in allegria. Abituarsi a quell’idea non era stato facile, e fu lieto di vedere che gli altri avevano la stessa reazione. — Naturalmente è soltanto un’ipotesi. Come la dottoressa Ferranti mi ha fatto notare, possono soltanto fare una stima di quello che può essere l’arco di un’intera vita, poiché nessuno l’ha ancora vissuta per intero. Sono passati soltanto ventimila anni o giù di lì da quando abbiamo lasciato la Terra, e là nessuno viveva nell’S-Spazio.
— Ma gli effetti collaterali — obbiettò Elissa. — Quando effettui un cambiamento così profondo…
— Ne conosco soltanto un paio — rispose Peron. Si passò le mani fra i capelli. — Vedi? Hanno smesso di crescere, e credo che, nell’S-Spazio, cominciassi già a perderli. Farai meglio a prepararti a perdere quelle splendide ciocche, Elissa. Credo che quando si cambiano i ritmi metabolici per un po’, si diventi calvi. È quello che è successo a Wilmer e agli altri contendenti incontrati da Kallen. Là su Whirlygig non riuscivo a crederci, quando Wilmer mi disse di essersi già trovato nei guai proprio là, trecento anni prima. Ma adesso la cosa ha senso. Quelli erano pochi mesi nell’S-Spazio. È vissuto là fino a quando non si è unito a noi nel Planetfest. Per lui cento anni su Pentecoste erano soltanto poche settimane.
— Questo spiegherebbe perché abbiamo visto soltanto dei video dei vincitori precedenti — disse Lum. — Non sono tornati su Pentecoste. Ma i video non presentano nessun problema. Potevano registrarli alla velocità dell’S-Spazio, per poi accelerarli così da farli apparire normali. Comparire di persona sarebbe stato impossibile, a meno che non fossero tornati nel tempo normale, che viene chiamato N-Spazio.
— E sarebbero riluttanti a farlo — annuì Peron. — Perdono i vantaggi di una vita prolungata, quando lasciano l’S-Spazio. Là bisogna mangiare cibi speciali, e non ci si sente del tutto normali. Ma gli esseri umani sono disposti a sopportare parecchio pur di aumentare il proprio arco di vita soggettivo d’un fattore di venti.
Erano di nuovo nella camera dell’animazione sospesa. Peron li condusse dentro una delle bare per poi uscire sul lato opposto, usandola come un percorso conveniente per accedere agli altri settori della nave. Vi fu un sostanziale cambiamento di temperatura quando passarono attraverso il serbatoio dell’animazione sospesa, e tutti si slacciarono gli indumenti caldi.
— Vi dirò qual è la cosa che non riesco ancora a capire — riprese Peron. — Quando mi trovavo nell’S-Spazio, mi era parso di trovarmi in un ambiente di un G. Adesso ci troviamo esattamente nella stessa parte della nave, ma ci troviamo in caduta libera e non vedo come questo possa accadere.
Vi fu silenzio per un po’, poi Kallen dette in un colpetto di tosse. — L’effetto del quadrato di T! — disse con voce sommessa.
— Cosa?
— Ha ragione — interloquì Sy con calma. — Bravo, Kallen. Non capisci quello che ha detto, Peron? L’accelerazione comporta il quadrato del tempo: la distanza divisa per i secondi al quadrato. Cambia la definizione di secondo, e naturalmente cambia la velocità percepita. È per questo che possono percorrere anni-luce in quelli che loro considerano pochi giorni. Ma così cambi anche l’accelerazione percepita, e la cambi perfino di più. Per il quadrato della velocità relativa del tempo…
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