E due certificati di nascita. Uno era per Marjorie Baldwin, nata a Seattle, e l’altro per Friday Baldwin, nata da Emma Baldwin a Boston, Unione Atlantica.
Due cose erano certe su quei documenti: erano entrambi falsi, ed entrambi affidabili al cento per cento. Boss non faceva mai le cose a metà. Dissi: — C’è tutto, Anna. — Firmai.
Anna accettò la ricevuta e aggiunse in fretta: — Ci vediamo dopo.
— Bene. Dove?
— Chiedi a Blondie.
— Signorina Friday! La vostra carta di credito, per favore! — Di nuovo la Wainwright.
— Oh. — Be’, sì, con Boss morto e l’agenzia sciolta, non potevo più usare la carta di credito di Saint Louis. — Ecco qui.
Lei fece per prenderla; io non la mollai. — Il punzonatore, per favore. O le forbici. O quello che usate.
— Ma piantiamola! Incenerirò la vostra carta assieme a tante altre, dopo aver controllato i numeri.
— Signora Wainwright, se devo restituire una carta di credito intestata a me… e lo farò, su questo non c’è dubbio… dovrà essere distrutta e perforata, resa inutilizzabile, sotto i miei occhi.
— Siete sfibrante! Non vi fidate di nessuno?
— No.
— Allora dovrete aspettare qui finché tutti gli altri non avranno finito.
— Oh, non credo. — Penso che la MasterCard della California usi un laminato di fenoplasto; in ogni caso le loro carte sono molto robuste, come devono essere le carte di credito. Ero sempre stata attenta a non esibire le mie doti super al quartier generale, non perché lì la cosa avesse importanza, ma perché non era cortese. Però quella era un’occasione speciale. Stracciai la carta in due, le diedi i frammenti. — Dovreste ancora riuscire a leggere il numero di serie.
— Molto bene! — Dal tono, era irritata quanto me. Feci per andarmene. Lei abbaiò: — Signorina Friday! L’altra vostra carta di credito, per favore!
— Quale carta? — Io mi stavo chiedendo chi, fra i miei cari amici, si trovasse all’improvviso privato di una delle massime necessità dei nostri tempi, una carta di credito valida, per ritrovarsi solo con un assegno e una manciata di contanti. Sgradevole. Scomodo. Ero certa che Boss non aveva predisposto le cose a quel modo.
— La MasterCard della California, signorina Friday, emessa a San José. Datemela.
— L’agenzia non ha nulla a che fare con quella carta. Mi sono procurata da sola quel particolare credito.
— Trovo difficile crederlo. Il vostro credito è garantito dalla Ceres & South Africa, cioè dall’agenzia. Di cui stiamo liquidando le attività. Quindi consegnatemi la carta.
— Avete le idee confuse, avvocato. È la Ceres & South Africa che provvede ai pagamenti, ma il capitale è mio. Non vi riguarda per nulla.
— Scoprirete al più presto chi riguarda! Il vostro credito verrà annullato.
— A vostro rischio, avvocato. Se volete una causa che vi lascerà in mutande. Sarà meglio che controlliate i fatti. — Me ne andai, ansiosa di non dire un’altra parola. Quella donna mi aveva talmente irritata che, per il momento, non provavo più dolore per Boss.
Mi guardai attorno e scoprii che Blondie aveva già esaurito le formalità. Aspettava, seduta. Incrociai il suo sguardo, e lei batté sulla sedia vuota al suo fianco. La raggiunsi. — Anna mi ha detto di cercarti.
— Bene. Ho prenotato al Cabaña Hyatt di San José per stanotte, per Anna e me, e ho avvertito che poteva esserci una terza persona. Vuoi venire con noi?
— Subito? Avete già fatto i bagagli? — Cosa avevo da mettere in valigia? Non molto, visto che i miei bagagli provenienti dalla Nuova Zelanda erano ancora nel deposito del porto di Winnipeg perché sospettavo che la polizia di Winnipeg li sorvegliasse; e sarebbero rimasti lì finché Janet e Ian non fossero stati al sicuro. — Mi aspettavo di fermarmi qui, stanotte, ma non è che ci abbia pensato.
— Per stanotte si può dormire qui, ma la cosa non viene incoraggiata. La direzione, la nuova direzione, vuole concludere tutto entro oggi. Il pranzo sarà l’ultimo pasto servito. Se ci sarà ancora qualcuno per cena, avrà panini freddi. Colazione, niet.
— Cristo! Boss non avrebbe mai combinato niente del genere.
— Infatti. Quella donna… Il Padrone aveva preso accordi col socio anziano, che è morto sei settimane fa. Ma non importa, ce ne andremo. Vieni con noi?
— Immagino di sì. Sì. Ma prima sarà meglio che veda quei reclutatori. Mi serve un lavoro.
— No.
— Perché, Blondie?
— Anch’io cerco lavoro. Ma Anna mi ha avvertita. I reclutatori che sono qui oggi hanno tutti un accordo con la Wainwright. Se fra loro ce ne sono un po’ che valgono qualcosa, potremo rintracciarli al Centro Lavoro di Las Vegas… senza regalare una commissione a quella tartaruga sbraitante. Io so cosa voglio. Capoinfermiera dell’ospedale da campo in una compagnia di mercenari ad alto livello. Tutte le migliori compagnie sono rappresentate a Las Vegas.
— Allora dovrò cercare lì anch’io. Blondie, in vita mia non sono mai stata costretta a trovarmi un lavoro. Sono confusa.
— Te la caverai benissimo.
Tre ore più tardi, dopo un pranzo frettoloso, eravamo a San José. Due Vma facevano la spola tra Pajaro Sands e National Plaza; la Wainwright si stava sbarazzando di noi il più in fretta possibile. Mentre partivamo, vidi caricare due grossi furgoni, ciascuno dei quali trainato da sei cavalli; e papà Perry era sulle spine. Chissà che fine avrebbe fatto la biblioteca del Boss. Avvertii una tristezza piccola così e molto egoistica, all’idea che forse non avrei più avuto una possibilità così illimitata di nutrire il Figlio dell’Elefante. Non sarò mai un cervellone, però sono curiosa di tutto, e un terminale direttamente collegato alle migliori biblioteche del mondo è un lusso senza prezzo.
Quando vidi cosa stavano caricando, ricordai di colpo qualcosa, quasi in preda al panico. — Anna, chi era la segretaria di Boss?
— Non aveva segretarie. A volte gli davo una mano io, se ne aveva bisogno. Cosa ne sarà stato?
— A meno che non sia qui… — Prese una busta dalla borsa e me la diede. — È scomparso. Perché da molto tempo ho ricevuto l’ordine di andare al terminale personale di Boss non appena fosse stata annunciata la sua morte e inserire un certo programma. Era un ordine di cancellazione. Lo so anche se lui non lo ha mai detto. Tutto ciò che c’era di personale nelle sue banche della memoria è stato cancellato. Si trattava di una cosa personale.
— Molto personale.
— Allora non esiste più. Se non è qui.
Guardai ciò che mi aveva dato: una busta chiusa. All’esterno c’era scritto solo «Friday». Anna aggiunse: — Doveva entrare nel tuo pacchetto, ma l’ho presa io e l’ho tenuta fuori. Quella stronza ficcanaso stava leggendo tutto quello che le arrivava fra le mani. Sapevo che questa era una comunicazione personale del signor Due-Bastoni… anzi adesso dovrei dire il dottor Baldwin… per te. Non volevo lasciarla prendere a quella là. — Anna sospirò. — Ho lavorato con lei tutta la notte. Non l’ho uccisa. Non so perché.
Blondie disse: — Ne avevamo bisogno. Doveva firmare gli assegni.
Con noi c’era uno dei dirigenti dello staff. Burton McNye, un tipo tranquillo che solo raramente esprimeva opinioni. In quel momento, parlò: — Mi spiace che ti sia trattenuta. Guardami, non ho un soldo. Ho sempre usato la carta di credito per tutto. Quella sporca idiota non voleva darmi il mio assegno di liquidazione se prima non le consegnavo la carta di credito. Cosa succede con un assegno di una banca lunare? Si può cambiare, oppure lo accettano ma non lo cambiano finché non lo hanno incassato? Forse stanotte dovrò dormire in piazza.
— Signor McNye…
— Sì, signorina Friday?
— Non sono più la signorina Friday. Solo Friday.
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