Connie Willis - Il fattore invisibile

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Sandra è una scienziata molto particolare: si occupa di mode passeggere e il suo compito è prevedere quali saranno le manie del futuro prossimo. Insieme al collega Bennett O’Reilly, esperto di teoria del caos, è convinta di poter individuare la causa della diffusione di tali fenomeni, e aggiudiarsi così un congruo finanziamento per il progetto. Ma raramente la ricerca scientifica è semplice e lineare, e la strada del successosarà piena di imprevisti… Un libro scintillante e originalissimo da una delle migliori scrittrici di fantascienza contemporanee.
Nominato per il premio Nebula per il miglir romanzo in 1997.

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— Sapete che nell’edificio della HiTek non si fuma?

— Era all’esterno — dissi, e poi ricordai Berkeley e il divieto di fumare anche all’aperto. — Non mi pareva giusto che dovesse stare fuori sotto la neve per fumare una sigaretta.

— Nemmeno a me — disse Ben. — Non fumava all’interno. Solo nel paddock.

Grancapo divenne ancora più torvo. — Conoscete la linea di condotta della HiTek riguardo alla ricerca su animali viventi?

— Sì — disse Ben, confuso. — Abbiamo seguito…

— Si richiede che gli animali viventi abbiano un ambiente salutare — disse Grancapo. — Siete consapevoli dei pericoli dei carcinogeni atmosferici, del rapporto della Sanità sui rischi del fumo passivo? Può provocare cancro ai polmoni, enfisema, pressione alta e infarto.

Ben parve ancora più confuso. — Non fumava vicino a noi e si trovava fuori…

— Si richiede che gli animali abbiano un ambiente salutare — disse Grancapo. — Definite il fumo salutare?

Mai sottovalutare il potere di una moda d’avversione, pensai; l’ultima in questo paese portò ad accuse generalizzate di tendenze comuniste, reputazioni rovinate e carriere distrutte.

— “…corsero i topi fuori delle case” — mormorai.

— Prego? — disse Grancapo, guardandomi storto.

— Niente, niente.

— Conoscete gli effetti del fumo passivo sulle pecore? — disse Grancapo.

No, pensai, e tu neppure; stai solo seguendo il gregge.

— La vostra sfacciata mancanza di riguardo per la salute delle pecore ha chiaramente precluso ogni possibilità che il progetto fosse preso in seria considerazione come concorrente al premio.

— Quella donna ha fumato solo una sigaretta al giorno — disse Ben. — Il recinto dove si trovano le pecore misura cento piedi per ottanta. La densità di fumo di una sola sigaretta sarebbe minore di una parte per miliardo.

Lasci perdere, Ben, pensai. Le mode di avversione non hanno niente a che vedere con la logica scientifica, e la nostra colpa non riguarda la semplice esposizione di pecore al fumo passivo: la HiTek ritiene che abbiamo messo a repentaglio le sue possibilità di vincere ciò che più desidera, il Niebnitz Grant.

Guardai Grancapo. La HiTek sta davvero per licenziare qualcuno, pensai, e quel qualcuno siamo noi.

Sbagliavo.

— Dottoressa Foster, è stata lei a ottenere le pecore, vero?

— Sì — risposi, resistendo all’impulso di aggiungere: “Signore”. — Dal proprietario di un ranch nel Wyoming.

— E questo proprietario è consapevole che lei intendeva esporre le pecore a pericolosi carcinogeni?

— No, ma non farà obiezioni — dissi, e subito ricordai il budino di pane. Non avevo mai chiesto a Billy Ray le sue opinioni sul fumo, ma sapevo quali erano: quelle di tutti gli altri.

— Se ricordo bene, anche questo progetto era un’idea sua, dottoressa Foster — disse Grancapo. — È stata sua l’idea di usare delle pecore, malgrado le obiezioni della Direzione.

— La dottoressa Foster cercava solo di aiutarmi a salvare il mio progetto — intervenne Ben, ma Grancapo non ascoltava.

— Dottor O’Reilly — disse — è chiaro che questa sfortunata situazione non è colpa sua. Il progetto dovrà essere interrotto, purtroppo, ma la dottoressa Turnbull ha bisogno di un collega per il progetto al quale lavora e ha richiesto specificamente lei.

— Quale progetto? — disse Ben.

— Non è stato ancora deciso. La dottoressa sta esaminando diverse possibilità. In ogni caso, sono sicuro che si tratterà di un eccellente progetto. Pensiamo che abbia un 75% di possibilità di vincere il Niebnitz Grant. — Si rivolse a me. — Dottoressa Foster, la ritengo responsabile dell’immediata restituzione delle pecore al loro proprietario.

Entrò la segretaria. — Mi spiace interromperla, signor…

— Una nota di ammonimento sarà inserita nel suo dossier, dottoressa Foster — continuò Grancapo, senza badare alla segretaria — e verrà fatta una seria revisione del suo progetto in occasione della prossima assegnazione di finanziamenti. Nel frattempo…

— Signore, è indispensabile che venga fuori — disse la segretaria.

— Sono in riunione — replicò Grancapo. — Voglio un rapporto completo con i particolari dei suoi progressi nella ricerca sulle mode — disse a me.

— Un momento — intervenne Ben. — La dottoressa Foster voleva solo…

La segretaria disse: — Mi scusi, signore…

— Cosa c’è, signora Shepard?

— Le pecore…

— Il proprietario ha telefonato per lamentarsi? — disse Grancapo, squadrandomi con astio.

— No, signore. Si tratta proprio delle pecore. Sono nel corridoio.

PARTE QUINTA

Corrente principale

Iddio è su nei cieli…

nel mondo, tutto bene!

ROBERT BROWNING

BALLO DEGLI INVASATI (1374)

Moda religiosa nordeuropea per cui la gente ballava follemente per ore. Le persone formavano cerchi nelle vie e nelle chiese e spiccavano salti, urlavano, si rotolavano per terra, spesso gridando di essere posseduti da demoni e supplicando detti demoni affinché smettessero di tormentarli. Causata da isterismo nervoso e/o dal fatto di portare calzature a punta.

Il primo a proporre l’idea che caos e importanti conquiste scientifiche fossero collegati fu Henri Poincaré, che non aveva mai dimenticato d’avere messo il piede sul gradino dell’omnibus e d’avere improvvisamente visto tutto chiaro. Lo schema della sua scoperta, riferì Poincaré alla Société de Psychologie, riguardava l’inaspettata intuizione che scaturisce dalla frustrazione, dalla confusione e dal caos mentale.

Altri teorici del caos hanno spiegato l’esperienza di Poincaré come il risultato della combinazione di due distinti sistemi di riferimento. Le circostanze caotiche — la frustrazione di Poincaré per il problema, la sua insonnia, la distrazione di fare i bagagli per un viaggio, il cambio di luogo — avevano creato una situazione, molto lontana dall’equilibrio, dove idee non collegate fra loro si univano in nuove e sorprendenti congiunzioni e dove minuscoli eventi potevano avere enormi conseguenze. Finché il caos non veniva cristallizzato in un più alto ordine di equilibrio dal semplice atto di salire su un autobus. O dal movimento di un gregge.

Le pecore non erano nel corridoio. Erano nell’anticamera e si apprestavano a entrare nel sancta sanctorum di Grancapo, con la moquette bianca. La segretaria si appiattì contro la parete per lasciarle passare, stringendosi al petto il blocco da stenografa.

— Un momento! — intimò Grancapo, alzando le mani come se facesse un esercizio di sensitività. — Non potete entrare qui.

Ben si lanciò avanti per far deviare la prima pecora, che di sicuro non era la guida, perché, anche se lui la fermò sulla soglia e la trattenne, spingendo spalla contro spalla come un giocatore di football nella mischia, le altre si limitarono a oltrepassarlo e a sciamare nell’ufficio di Grancapo. Forse avevo sbagliato a giudicarle e avevano davvero cervello. Si erano infallibilmente dirette proprio nella parte dell’edificio in cui avrebbero potuto fare maggior danno.

Ci riuscirono. Disseminarono una quantità di terriccio che non avrei mai pensato i loro piccoli zoccoli potessero trasportare, e nel passare lasciarono una lunga macchia di lanolina mista a terriccio sulle pareti bianche e sulla segretaria di Grancapo.

Ben lottava ancora con la pecora, ansiosa di unirsi al gregge che ora puntava dritto verso la lucida scrivania di tek.

— Mettere in pericolo il benessere di animali viventi! — riprese Grancapo, arrampicandosi sul piano della scrivania. — Fornire inadeguata gestione del progetto!

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