Connie Willis - Il fattore invisibile

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Sandra è una scienziata molto particolare: si occupa di mode passeggere e il suo compito è prevedere quali saranno le manie del futuro prossimo. Insieme al collega Bennett O’Reilly, esperto di teoria del caos, è convinta di poter individuare la causa della diffusione di tali fenomeni, e aggiudiarsi così un congruo finanziamento per il progetto. Ma raramente la ricerca scientifica è semplice e lineare, e la strada del successosarà piena di imprevisti… Un libro scintillante e originalissimo da una delle migliori scrittrici di fantascienza contemporanee.
Nominato per il premio Nebula per il miglir romanzo in 1997.

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Aggiunsi altre linee. Flip che alzava la mano e otteneva l’assistente, Flip che diffondeva la campagna antifumo che mi aveva indotto a suggerire il paddock a Shirl, che ci aveva parlato della pecora guida. Flip che mi aveva fatto sentire depressa quel giorno a Boulder. Se lei non avesse detto di sentire una sorta di prurito, non sarei mai uscita con Billy Ray, non avrei mai saputo che le Targhee erano pecore e non mi sarei mai fatta venire l’idea di chiederle in prestito.

E Ben sarebbe stato lontano, da qualche parte in Francia, a studiare la teoria del caos, pensai cupamente. Sapevo che niente di tutto questo era colpa di Flip. Ero stata io a inventare scuse per vedere Ben, per parlare con lui, da quel primo giorno in cui l’avevo seguito fuori nella veranda.

Flip non era la causa. Forse aveva fatto precipitare gli eventi, ma il risultato era colpa mia. Avevo seguito la moda più antica di tutte, fin giù nel precipizio.

Flip era tornata e guardava con interesse da sopra la mia spalla.

— Sono ancora occupata, Flip.

Lei scosse il ciuffo ormai inesistente. — Il dottor O’Reilly se n’è già andato. Scommetto che aveva un appuntamento con la dottoressa Turnbull.

Uno spettrale angelo custode di cui era impossibile liberarsi. — Non hai un altro posto dove andare?

— Sono venuta apposta per dirglielo. Arrivederci.

Se ne andò. Meditai sulla schermata, chiedendomi come rappresentare graficamente quel piccolo incontro, ma Flip era di nuovo lì.

— Ci sono cappelli nel Texas? — domandò.

— Quelli da cowboy.

Flip se ne andò di nuovo, stavolta definitivamente. Aggiunsi altre linee al mio diagramma e poi rimasi a fissare le regressioni che si incrociavano.

— Sono le sette — disse Gina, mettendo dentro la testa. Aveva già il cappotto. — Ora puoi uscire dal ritiro.

Sorrisi. — Grazie, mammina.

Ma restai nel laboratorio. Quando fui sicura che tutti erano andati via, scesi al paddock e mi sedetti sul cancello a guardare le pecore che si spostavano, brucavano e si spostavano di nuovo, belando di tanto in tanto, spinte da una guida di cui non si accorgevano e da istinti che non sapevano di avere.

KEWPIES (1909 – 15)

Moda di bambole ispirate da poesie illustrate del Ladies’ Home Journal. Le bambole Kewpie avevano l’aspetto di cherubini dalle guance rosee, con sederini tondi e un ricciolo biondo sulla testa. Incredibilmente popolari fra donne adulte e ragazzine, le Kewpie comparvero anche come bambole di carta, saliere, cartoline d’auguri, decorazioni per torte nuziali e premi alle sagre paesane.

Nei due giorni seguenti mi tenni lontana da Ben e dal suo laboratorio; misi in ordine il mio e inserii tonnellate di dati sul Mah-jong e sulla traversata dell’Atlantico di Lindbergh.

Ti comporti in maniera ridicola, dissi a me stessa giovedì, non sei una bambina come Peyton. Un giorno o l’altro dovrai pur vederlo. Fai la persona adulta.

Quando scesi al laboratorio di Ben trovai Alicia, appoggiata al cancello. Ben teneva la pecora guida per il nastro rosa postmoderno e spiegava il principio della struttura di attenzione. Aveva una cravatta blu.

— Questo ha possibilità reali — disse Alicia. — Il trentuno per cento di tutti i progetti ai quali i vincitori del Niebnitz lavoravano al tempo del premio riguardava collaborazioni interdisciplinari. Il trucco sta nell’avere la giusta collaborazione. Il comitato cerca chiaramente un equilibrio fra maschi e femmine, cosa che per te va bene, ma la teoria del caos e la statistica sono tutt’e due basate sulla matematica. Ti serve una biologa.

— Avete bisogno di me? — dissi.

Tutt’e due alzarono gli occhi.

— Altrimenti ho da fare alcune ricerche in biblioteca.

— No, faccia pure — disse Ben. — Stamattina la guida non è dell’idea di apprendere qualcosa. — Si massaggiò le ginocchia. — Mi ha preso a testate già due volte. Mentre è in biblioteca, veda se hanno qualcosa su come indurre un leader a seguire.

— Guarderò. — Uscii nel corridoio.

— Aspetti — disse Ben raggiungendomi. — Volevo parlarle. Ha avuto successo con la faccenda delle maratone di ballo?

Sì, pensai guardandolo con aria triste. Un gran successo. — No — risposi. — Credevo che ci fosse un collegamento, ma non c’era. — E andai a Boulder a cercare Barbie Sposa Romantica.

Gina mi aveva dato un elenco di negozi di giocattoli: aveva cancellato quelli già visitati e non ne restavano poi tanti. Iniziai dal primo, decisa a passarli in rassegna tutti, uno dopo l’altro, con ordine.

Avevo creduto di capire la moda Barbie: neppure la festa di compleanno di Brittany mi aveva preparato a quello che trovai.

C’erano Elegantissima Barbie, Barbie Ballo in Costume, Barbie Angelo, Barbie Girasole e perfino una Barbie a Sorpresa, il cui petto di plastica si apriva per dispensare fard e rossetto per le labbra. C’erano Barbie multiculturali, Barbie che si illuminavano, Barbie telecomandate, Barbie i cui capelli potevano essere tagliati alla maschietta.

Barbie aveva una Porsche, una Jaguar, una Corvette, una Mustang, un motoscafo da competizione, un caravan e un cavallo. Anche un istituto di bellezza, un frigo dei divertimenti, una stazione termale e un McDonald’s. Per non parlare degli scrigni di gioielli, cestini da pranzo, tapis-roulants da allenamento, audio e videocassette e smalto rosa per unghie.

Ma niente Barbie Sposa Romantica. Il Toy Palace aveva Barbie Sposa Contadina, con una sciarpa di percalle a quadretti rosa e un bouquet di margherite. Il Toys-R-Us aveva Barbie Nozze di Sogno e Barbie Fantasia Nuziale, che presi in seria considerazione malgrado le istruzioni di Gina.

Il Cabbage Patch aveva quattro intere scaffalature di Barbie e una commessa con una i timbrata sulla fronte. — Abbiamo la Barbie Troll — mi rispose quando le domandai una Barbie Sposa Romantica. — E la Barbie Pocahontas.

Visitai quattro negozi di giocattoli e tre discount; poi andai al Caffè Krakatoa per dare un’occhiata ai piccoli annunci, nel caso ci fosse qualche Barbie in offerta.

Ora quel caffè si chiamava Kepler’s Quark: brutto segno.

— Ho già capito, non avete più il caffellatte — dissi al cameriere in pullover nero a collo alto, jeans neri e occhiali da sole.

— La caffeina fa male — disse lui porgendomi il menu, che ora contava dieci pagine. — Suggerirei uno smart drink.

— Non è un ossimoro, pensare che una bevanda possa accrescere il quoziente d’intelligenza?

Lui scrollò la testa, mostrando una i sulla fronte.

Naturalmente.

— Gli smart drink sono bevande analcoliche con neurotrasmettitori per aumentare la memoria e l’attenzione e per migliorare le funzioni cerebrali — spiegò. — Suggerirei il Brain Blast, che accresce le capacità matematiche, oppure il Get Up and Van Gogh, che migliora l’abilità artistica.

— Prendo un Reality Check — dissi, augurandomi che migliorasse la mia abilità di affrontare i fatti.

Provai a leggere gli annunci personali, ma erano troppo deprimenti: “Alla bionda che fa colazione ogni giorno al Jane’s Java Joint, non mi conosci ma sono disperatamente innamorato di te. Per favore, rispondi”.

Passai agli articoli.

Un terapeuta della scuola del “legame armonico” offriva allineamenti spirituali con nastro adesivo. A New York due uomini erano stati arrestati perché gestivano una nuova moda, un “ritrovo clandestino per fumatori”. La moda del rosa postmoderno si era esaurita. Uno stilista dichiarava: “Non c’è spiegazione per il gusto del pubblico”.

Parole sacrosante, pensai, ed era tempo che affrontassi anche questo. Non avrei mai scoperto l’origine del taglio alla maschietta, per quanti dati inserissi nel mio modello computerizzato e quante linee colorate tracciassi.

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