Bob Shaw - Uomo al piano zero

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Uomo al piano zero: краткое содержание, описание и аннотация

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Immaginate di aver costruito un apparecchio (sul tipo di una radio-trasmittente) capace di emettere impulsi capaci a loro volta di innescare la ben nota reazione a catena in tutte le ogive nucleari attualmente esistenti in tutte le basi atomiche del mondo. Per costruire un apparecchio del genere dovreste indubbiamente aver risolto dei problemi scientifici d’una certa difficoltà... Ma se ci pensate un momento vi renderete conto che quelle difficoltà erano niente di fronte al problema che vi aspetta adesso (e che aspetta il protagonista di questo romanzo): quando e in che modo vi proponete di utilizzarlo, il vostro benefico apparecchio?

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«C’è stato un incidente» gli disse, additando l’area squallida dove un’ombra barcollava nella nebbia color ardesia. «Dov’è un telefono?»

Uno degli uomini indicò qualcosa a sinistra, ai piedi della collina. Hutchman corse da quella parte, scendendo per la via da cui era arrivato, finché si ritrovò nel viale alberato. A questo punto rallentò il passo, sia per non farsi notare sia perché ormai non ne poteva più. Adesso che andava più adagio, riusciva anche a pensare. Aveva l’impressione che il suo inseguitore non fosse un poliziotto inglese, e neanche un agente dello spionaggio: si sarebbero comportati diversamente. Ma qualunque cosa avessero saputo da Audrey Knight, come avevano fatto a scoprirlo così in fretta? C’era, s’intende, la macchina, ma in quel caso si sarebbe mossa la polizia e non un individuo anonimo, armato di coltello. A parte quello che era successo, pensò Lucas, Bolton non faceva più per lui.

Mentre il respiro gli tornava, si ritrovò sulla strada principale, dove prese un autobus che portava in centro. Quando raggiunse la piazza principale della città s’era fatto buio. Le vetrine erano illuminate e i marciapiedi erano gremiti di gente che tornava a casa dal lavoro. L’atmosfera prenatalizia, piena di animazione, gli portò un altro attacco di nostalgia. Ricominciò a pensare a Vicky e a David. Guarda come mi hai ridotto, Vicky. Chiese a un giornalaio dov’era la stazione e decise di andarci a piedi, ma subito si rese conto che non poteva correre il rischio di entrare in una stazione né in altri posti analoghi, e che anche solo pensarci era già stato un errore. Volevo tornarmene a casa comodamente, seduto nel posto vicino al finestrino , pensava stupito. Ma io sono l’uomo al piano zero. Non tornerò mai più a casa.

Camminò per un certo tempo senza meta, girando per due volte in una strada laterale perché aveva notato alcuni poliziotti. Il problema di lasciare Bolton, ormai, si faceva due volte urgente. Non solo doveva sottrarsi a una rete che si stringeva sempre di più, ma il termine ultimo che aveva dato alle autorità stava avvicinandosi. Era assolutamente necessario che si dirigesse a sud, e che arrivasse ad Hastings prima del Giorno Anti bomba.

In una delle viuzze laterali notò l’insegna gialla dei taxi e, nella vetrina dell’ufficio, vide un cartello: CERCANSI AUTISTI AUTO PUBBLICHE DI SICUREZZA — NON È RICHIESTA LA LICENZA.

Cominciò a battergli il cuore mentre leggeva l’avviso scritto a mano. Un tassista passava del tutto inosservato, e in più aveva a disposizione un veicolo! Entrò nel garage male illuminato, di fianco all’ufficio. Nella penombra aspettava una fila di taxi color senape, e l’unico segno di vita era la finestra illuminata di un bugigattolo, che funzionava da ufficio, in un angolo. Lucas bussò alla porta ed entrò. Dentro, in mezzo a un gran disordine, c’erano un tavolo e una panca dov’erano seduti due uomini, con addosso la tuta da meccanico. Uno dei due stava bevendo una tazza di tè.

«Mi spiace disturbare» disse Hutchman, sfoderando il suo miglior sorriso. «Dove devo andare per farmi assumere come autista?»

«È semplicissimo.» Il meccanico si rivolse al compagno, che stava svolgendo un panino dalla carta. «Chi è di turno stasera?»

«Oliver.»

«Aspettate qui, che ve lo cerco» disse il meccanico con tono cordiale, e uscì dalla porta che dava sul retro del locale. Hutchman, più sollevato e soddisfatto, mentre aspettava esaminò la stanza. Le pareti erano coperte di avvisi fissati con puntine da disegno e nastro giallo. Gli autisti che hanno avuto un incidente frontale saranno licenziati immediatamente , diceva uno dei cartelli. I seguenti individui si trovano in cattive acque e non vanno presi in considerazione per viaggi con carte di credito , diceva un altro, in cima a una lista di nomi. Per Hutchman, che era proprio solo, quei foglietti erano altrettanti segni di una calda normalità, intensamente umana. Avrebbe desiderato lavorare per il resto della sua vita, tranquillamente, in un posto come quello, ammesso che riuscisse a fuggire da Hastings sano e salvo. Avere quel lavoro, essere accettato nella vita spensierata, ricca di imprevisti di un tassista, assumeva per lui un’importanza illogica, puramente emotiva, che non aveva niente a che vedere con la sua fuga a sud.

«Che freddo, oggi» disse l’altro meccanico, con la bocca piena di pane.

«Veramente molto freddo.»

«Vi andrebbe un sorso di tè?»

«No, grazie.» Lucas aveva gli occhi che gli bruciavano di piacere, mentre rifiutava l’offerta. Si voltò quando la porta si aprì ed entrò l’altro meccanico, in compagnia di un uomo curvo, dai capelli bianchi, sulla sessantina. Il nuovo venuto aveva la faccia rosea e una bocca molle. Portava un impermeabile di vecchio modello, con cintura e un berretto.

«Buongiorno» azzardò Hutchman. «Ho sentito che cercate autisti.»

«Infatti» disse Oliver. «Venite che ne parliamo.» Uscì dal garage e chiuse la porta dell’ufficio, in modo che i meccanici non sentissero la conversazione. «Avete la licenza?»

«No, ma ho letto sul cartello che…»

«Lo so cosa c’è sul cartello» lo interruppe Oliver irritato. «Ma questo non significa che non vada meglio un buon autista di professione. Queste maledette macchine di sicurezza con i sedili rivolti all’indietro hanno buttato giù l’intero settore. Sono a buon mercato, ma sono anche brutte.»

«Ah.» Era chiaro che per quell’uomo guidare un taxi era una specie di missione. «Be’, io ho una patente normale.»

Oliver lo esaminò, dubbioso. «Orario ridotto?»

«Sì, o anche orario completo.» Hutchman temeva di sembrare troppo ansioso. «Avete bisogno di un autista, no?»

«Non paghiamo uno stipendio fisso. Vi tenete un terzo del guadagno, più le mance. Uno esperto se la cava bene con le mance! Però un principiante…»

«Va bene così. Posso cominciare subito.»

«Un momento» disse Oliver, severo. «Conoscete la città?»

«Sì.» Hutchman si sentì mancare. Come aveva potuto dimenticare uno dei requisiti basilari del mestiere?

«Come fate per andare in Crompton Avenue?»

«Ecco…» Lucas tentò di ricordare il nome della via che aveva percorso con Atwood, l’unica che conosceva. «Dritto verso Breighmet.»

Oliver annuì, con una certa riluttanza. «E per Bridgeworth Close?»

«Questo è difficile.» Hutchman cercò di sorridere. «Mi ci vorrà un po’ di tempo, prima che conosca tutte le strade.»

«Da che parte prendete per Mason Street?» Le labbra di Oliver si incresparono in segno di disapprovazione.

«È dalle parti di Salford? Sentite, vi ho detto…»

«Mi spiace, mio caro. Non avete abbastanza memoria per questo genere di lavoro.»

Hutchman lo fissò con rabbia, poi se ne andò. Una volta fuori, guardò con risentimento la sagome sconosciuta degli edifici. Non era stato accettato. La sua intelligenza aveva scoperto qualcosa che avrebbe cambiato l’intero corso della storia, ma quell’idiota l’aveva guardato dall’alto in basso perché non aveva familiarità con la struttura labirintica delle vie di una volgarissima… Una struttura! Non è necessario essere nato in una città per conoscerne la struttura, se si possiede la disciplina adatta.

Guardando l’orologio, Hutchman scoprì che erano le cinque e mezza appena passate. Si affrettò verso una strada importante, trovò una cartoleria e comperò due piante di Bolton e una matita tipografica bianca. Mentre pagava, chiese alla commessa dove poteva trovare un negozio per fare fotocopie. La ragazza lo indirizzò due isolati più in giù, lungo la stessa via. Lucas ringraziò, uscì e, fendendo la folla, arrivò al negozio di forniture per ufficio che eseguiva anche fotocopie: in quel momento preciso un orologio invisibile stava suonando le sei. Un giovanotto dai capelli biondi stava chiudendo la porta. Fece segno di no con la testa, quando Hutchman tentò la maniglia. A questo punto Lucas tirò fuori due biglietti da cinque sterline e lì infilò nella cassetta delle lettere. Il giovanotto li prese cautamente, esaminò Hutchman da dietro il vetro per un secondo, poi socchiuse la porta.

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