Arthur Clarke - Ombre sulla Luna

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Questo affascinante racconto scritto da uno dei migliori e piú noti autori di fantascienza si svolge tutto sulla Luna, in un’epoca — tra due secoli — nella quale i viaggi spaziali avranno superato il primo stadio, e già l’uomo avrà fondato le sue colonie sui pianeti del Sistema Solare. Come ora fra le nazioni della Terra, cosí domani fra la Terra e la Federazione dei pianeti si verranno inevitabilmente a creare situazioni passibili di sfociare in un conflitto armato. Ombre sulla Luna ci narra appunto come e perché la guerra ebbe luogo, quali ne furono le cause, e quali conseguenze ebbe... o meglio, avrà. E la descrizione è talmente vivida, accurata, poggiata su solide basi scientifiche, da dare l’ìmpressione di leggere una cronaca vera, di eventi veri, di uomini veri. E la Luna ci appare accessibile e familiare nella sua realtà. Arthur Clarke, l’indimenticabile autore di Sabbie di Marte, è tornato!

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Gli ci erano voluti diversi giorni per abituarsi a quel modo di vita completamente artificiale. Poi, nel cuore della Luna, il tempo non esisteva. Gli effetti dei violenti sbalzi di temperatura fra il giorno e la notte non penetravano nella roccia per più di un paio di metri. Solo gli orologi degli uomini scandivano il passare dei secondi e dei minuti. Ogni ventiquattr’ore le luci dei corridoi si smorzavano, e si fingeva che fosse notte. Ma anche allora l’Osservatorio non dormiva, perché c’era sempre qualcuno di turno, a qualsiasi ora. Gli astronomi, naturalmente, erano abituati a lavorare nelle ore più strane, con gran dispetto delle loro mogli… a meno che non fossero astronome anche loro, e il ritmo della vita lunare non pesava in nessun modo su quella categoria. Si lamentavano invece i tecnici che dovevano provvedere all’aria, all’energia, alle comunicazioni, insomma a tutti quegli innumerevoli servizi che funzionavano ventiquattr’ore su ventiquattro.

A Sadler pareva che meglio di chiunque altro stessero gli impiegati dell’Amministrazione. Non era un grande disturbo, se Contabilità, Divertimenti, Magazzini restavano chiusi otto ore su ventiquattro, purché funzionassero invece ininterrottamente Cucina e Chirurgia.

Sadler cercava di non dar fastidio a nessuno ed era convinto di esserci riuscito. Aveva fatto la conoscenza di tutti i pezzi grossi, eccettuato il direttore, che si trovava momentaneamente sulla Terra, e conosceva almeno di vista una buona metà di tutto il personale. Aveva seguito il piano di prendere in considerazione, a fondo, sezione per sezione, finché non avesse visto tutto quel che c’era da vedere, e poi meditarci su per un paio di giorni. Nonostante l’urgenza, c’erano cose che non si potevano fare affrettatamente.

Urgenza… sì, questo era il problema capitale. Gli era stato detto più d’una volta, per quanto educatamente, che era capitato all’Osservatorio in un momento poco opportuno. La crescente tensione politica aveva portato a fior di pelle i nervi della piccola comunità, e gli umori erano sul nero. La Nova Draconis aveva migliorato un po’ la situazione, perché con un fenomeno di quella portata risplendente in cielo, le sciocchezze, quali la politica, passavano in secondo piano. Ma non avevano nessuna voglia di occuparsi dei problemi della loro contabilità, e Sadler non si sentiva di biasimarli.

Trascorreva tutto il tempo che le sue ricerche gli lasciavano libero nella Sala Comune, dove il personale andava a riposarsi quando non era di turno. Quello era il centro della vita sociale dell’Osservatorio e gli offriva l’occasione ideale per studiare gli uomini e le donne che si erano ritirati lassù in volontario esilio per amore della scienza… o in altri casi, per amore dei ricchi stipendi che venivano pagati per attirare sulla Luna il personale non specializzato.

Sebbene Sadler non amasse i pettegolezzi e gli interessassero più i fatti e le cifre che non le persone, non poteva negare di aver raccolto alcune informazioni utilissime standosene seduto accanto al bar, con le orecchie bene aperte…

La Sala Comune era stata progettata con grande perizia e buon gusto, e le foto murali che cambiavano di continuo rendevano quasi incredibile il fatto che l’ampio locale si trovava sepolto sotto la superficie della Luna. Come tocco finale, l’architetto aveva sistemato in un angolo un caminetto, nel quale una catasta di ceppi ardeva di continuo senza consumarsi mai. Questo focolare affascinava in modo particolare Sadler, che non aveva mai visto niente di simile sulla Terra.

Il giovane investigatore si era dimostrato abbastanza abile, tanto nei giochi che nelle conversazioni, da venir accolto come membro della collettività, ed era anche stato messo a parte della quasi totalità degli scandali locali. Per quanto i suoi abitanti fossero tutte persone d’intelligenza indiscutibilmente superiore, l’Osservatorio era un microcosmo della Terra. All’infuori dell’omicidio (e per questo era forse solo questione di tempo) quasi tutto quello che accadeva nella società terrestre succedeva anche lì. Ad esempio, non era strano che le sei ragazze della Contabilità, dopo alcune settimane di permanenza in una comunità spiccatamente maschile, godessero di una reputazione un tantino fragile. Né c’era da stupirsi se l’ingegnere capo non rivolgeva la parola al vice direttore, o se il professor X pensava che il dottor Y era matto da legare, o se era risaputo che il signor Z barava a supercanasta. Tutte queste cose non interessavano direttamente Sadler, che pure vi prestava orecchio con grande attenzione, ma servivano a provare che l’Osservatorio era un’immensa famiglia felice.

Sadler si stava domandando quale umorista avesse scritto in stampatello: DA NON PORTAR FUORI DELLA SALA, sulla bella ragazza che spiccava sulla copertina del “Triplanet’s News” del mese precedente, quando Wheeler entrò come un ciclone.

— Che cosa succede? — domandò Sadler. — Scoperto un’altra nova? O cercate solo una spalla su cui piangere?

Personalmente, propendeva per la seconda ipotesi, e pensava che la sua spalla poteva andare benissimo, in mancanza di meglio. Conosceva ormai abbastanza Wheeler. L’astronomo era forse uno dei membri più giovani del personale, ma era anche il più notevole di tutti. I suoi frizzi sarcastici, la mancanza di rispetto per i superiori, la fiducia assoluta nelle proprie opinioni e il suo istinto combattivo non gli permettevano di tenere nascosta la sua vera natura. In quei giorni non aveva ancora dato fondo alla scorta di benevolenza procuratagli dalla scoperta della nova che sarebbe bastata da sola ad assicurargli la fama per il resto della carriera.

— Cercavo Wagtail, non è in ufficio, e io voglio sporgere un reclamo.

— Il segretario Wagnall — rispose Sadler dando un tono di rimprovero alla correzione — è andato circa un’ora fa al reparto idroponico. E, se mi è lecito fare un commento, non è alquanto insolito da parte vostra essere soggetto invece che oggetto di un reclamo?

Wheeler spalancò la bocca in un sorriso disarmante.

— Avete ragione. So che dovrei seguire la trafila normale, e via dicendo… ma è urgente. Qualcuno mi ha rovinato il lavoro di un paio d’ore con un atterraggio non autorizzato.

Sadler dovette pensarci sopra un momento prima di afferrare appieno il senso delle parole di Wheeler. Poi si ricordò che quella parte della Luna era zona riservata: nessuna astronave poteva sorvolare l’emisfero settentrionale senza preavvisare l’Osservatorio. L’accecante bagliore dei razzi a ioni, intercettato da uno dei grandi telescopi, poteva rovinare le esposizioni fotografiche e mettere a soqquadro gli strumenti delicati.

— Non credete che possa trattarsi d’un caso d’emergenza? — fece Sadler, colpito da un improvviso pensiero. — Mi spiace molto per il vostro lavoro, ma forse quell’astronave si trovava nei guai.

Wheeler non doveva averci pensato, perché la sua ira si calmò di colpo. Guardò Sadler, perplesso, come se non sapesse più che pesci pigliare. Sadler si alzò lasciando cadere il giornale.

— Non sarebbe meglio andare al Centro Comunicazioni? — fece. — Là dovrebbero essere al corrente dell’accaduto. Vi secca se vengo anch’io?

Era molto pignolo su simili particolari dell’etichetta, e non dimenticava mai che lassù era appena tollerato. Inoltre è sempre buona politica lasciar credere agli altri che vi stanno facendo un favore.

Wheeler accettò con entusiasmo la proposta e lo precedette verso il Centro Comunicazioni, come se l’idea fosse stata sua. L’ufficio segnalazioni era un locale ampio, immacolato e ordinato. Ospitava il centralino telefonico automatico, gli impianti di sorveglianza, di segnalazione e di trasmissione che tenevano in contatto con la Terra quel remoto avamposto scientifico. Tutti gli impianti erano sorvegliati dall’ufficiale segnalatore di turno, che scoraggiava i visitatori con un grande cartello recante la scritta: «Tassativamente vietato l’ingresso alle persone non autorizzate».

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