Bob Shaw - Autocombustione umana

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Autocombustione umana: краткое содержание, описание и аннотация

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Nella cittadina americana di Whiteford una ragazza va in cucina a preparare il caffè lasciando il padre seduto nella sua poltrona. Quando ritorna dopo pochi minuti, la stanza è piena di fumo ma non c’è più incendio: ciò che è bruciato (dall’interno) e ridotto in finissima cenere, è soltanto suo padre. Si scopre allora che testimonianze più o meno credibili sul fenomeno del CUS (Combustione Umana Spontanea) si erano avute fin dall’antichità. E pochi giorni dopo, nella stessa cittadina — un secondo caso si verifica sotto gli occhi dello stesso scettico giornalista che sta indagando sul primo. L’“autocombustione umana” è ormai un fatto accertato. Resta solo da spiegare chi o che cosa “si nasconda” dietro il mostruoso fenomeno.

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«Non ne ho idea, a me tocca solo spiegare le condizioni fisiche dei resti, ma la teoria è comunque inutile, perché i vicini hanno parlato con Starzynski meno di un’ora prima della sua morte. Vi basta? Vi interessa altro qui dentro?»

«No, ma credo di capire meglio il problema, adesso. Grazie per avermi dedicato parte del vostro tempo.»

«Felice di esservi stato utile.» McGrath fece scorrere il cassetto col suo macabro contenuto nell’interno del vano, chiuse a chiave lo sportello e restituì le chiavi al giovane grasso. Mervyn salutò con un cenno, e prima che i due fossero usciti aveva già riacceso la radio.

«Certa gente non ha rispetto per i morti» commentò malinconicamente McGrath.

Era passato da poco mezzogiorno quando tornò all’ Examiner. La maggior parte delle dieci scrivanie dei cronisti erano occupate, ma il rumore era più basso e l’atmosfera rilassata. La bonaccia di mezzogiorno stava a indicare che i principali articoli per l’edizione della sera erano stati approvati, che i cervelli umani potevano riposare fino all’ora di chiusura mentre quelli delle macchine si occupavano di stampare i giornali e metterli in vendita. Era un momento che Jerome gustava per due ragioni. Essendo un novellino in quella professione, si sentiva vicino all’epoca storica del giornalismo, quando erano necessarie soprattutto scarpe robuste, il lavoro poteva essere fisicamente faticoso e tutte le volte che il giornale andava in macchina si provava un senso di soddisfazione personale. E poi gli piaceva che non ci fosse frastuono né quelle interruzioni che gli rendevano difficile concentrarsi sul lavoro.

Prese dal distributore automatico una tazza di tè freddo e andò a sedersi alla scrivania, imprecando fra sé perché il ginocchio si era fatto vivo con una fitta improvvisa. Il tè aveva troppo dolcificante ma era abbastanza freddo per risultare rinfrescante. Jerome aprì il notes e cominciò a leggere il resoconto delle due interviste della mattinata, contento di poter meditare con calma su quanto stava leggendo. Pochi attimi dopo sentì una presenza alle sue spalle. Alzò gli occhi e vide Hugh Cordwell, di buonumore adesso che aveva terminato il lavoro, che stava sbirciando le sue annotazioni.

«Squiggle» disse Cordwell. «Squiggle, punto, squiggle.»

«È l’osservazione più appropriata che tu abbia mai fatto» disse Jerome. «Cosa vuoi, Hugh?»

«Randy Kruger ce l’ha con te.»

«Perché?»

«Scoprirai la ragione perché anche troppo presto.»

«“La ragione perché” è una tautologia» gli fece notare Jerome sperando di smorzare l’evidente piacere del giovane. «E tutto quel che dici non merita ripetizioni. O “La ragione”, o “perché”.»

Un collega a una scrivania vicina ridacchiò irritando Cordwell che stava sforzandosi di trovare una risposta.

Si decise infine a dire ancora: «Squiggle squiggle» prima di tornare al suo posto.

«Lo spirito degli Algonchini sopravvive» mormorò Jerome. Cercò di pensare cosa potesse aver fatto per guadagnarsi la disapprovazione di Anne Kruger, ma presto la sua attenzione tornò a concentrarsi sul ben più importante problema rappresentato da una mano e da un mucchietto di ceneri. Un uomo che si chiamava Art Starzynski era morto in modo strano e terrificante, e nessuno sapeva spiegare perché. O no? Forse era possibile trovare una spiegazione. Jerome provava adesso un profondo interesse per la documentazione sull’“autoincendiarismo” conservata negli archivi dell’ Examiner. Se altre persone erano morte nelle stesse circostanze, il fenomeno doveva essere stato studiato e i risultati pubblicati.

Messo da parte il tè, attivò il terminal della sua scrivania e chiese di vedere gli indici delle pagine che trattavano l’argomento, rimanendo impressionato nel constatare quanto fosse abbondante la documentazione. Aveva pensato che la cronologia risalisse a un paio di decenni al massimo e così rimase colpito quando notò un elenco risalente al 1852, nel quale spiccava il nome di Charles Dickens. Più perplesso che mai, chiese ulteriori particolari e scoprì che Dickens aveva fatto morire uno dei suoi personaggi di Casa tetra — Krook, l’usuraio — per combustione spontanea mentre si trovava solo nella sua stanza. Accigliato, col cuore che accelerava i battiti, scorse rapidamente un estratto del romanzo, saltando le frasi alla ricerca di quella rivelatrice…

Il gatto è arretrato… soffia… a qualcosa sul pavimento, davanti al fuoco… un vapore denso, soffocante riempie la stanza… piccole bruciature costellano il pavimento… ed ecco qui un piccolo pezzo di legno arso spruzzato di ceneri bianche, o è carbone? Oh orrore, è LUI! e questo da cui noi fuggiamo, spegnendo la luce e accendendone un’altra nella via, è tutto ciò che lo rappresenta.

Jerome si drizzò a sedere fissando le parole luminose sul suo VDU, e chiedendosi a che punto si trovasse la linea di demarcazione fra realtà e fantasia. Aveva sempre considerato Dickens un cronista delle condizioni sociali della sua epoca, non un recensore dei fenomeni delle zone oscure della scienza. La descrizione di quello che era successo a Krook, a parte l’allusione alle bruciature sul soffitto, era talmente simile al destino toccato ad Art Starzynski da far capire che evidentemente Dickens era al corrente del fenomeno della combustione spontanea umana. Un altro fatto che colpì Jerome per un motivo diverso fu che aveva letto almeno un paio di volte Casa tetra da giovane, ma non ricordava assolutamente quell’episodio. Era come se un censore mentale, scettico e ultraconservatore, avesse deciso che non si dovevano immagazzinare simili evidenti eresie.

Avendo toccato il tasto dei riferimenti letterari sulla morte per combustione, Jerome decise di andare più a fondo e rimase affascinato nello scoprire che l’argomento era stato trattato da scrittori del calibro di Mark Twain, Washington Irving, Balzac, Marryat, de Quincey e Zola. Molti dei libri elencati gli erano noti, ma, come nel caso di quello di Dickens, Jerome aveva dimenticato gli episodi che ora lo interessavano. Marryat era uno di quelli che si era addentrato più degli altri nei particolari in un romanzo intitolato Il fedele Giacobbe, pubblicato nel 1834, sottolineando il fatto che sebbene la vittima fosse morta nel sonno — e fosse ridotta completamente in cenere — le tende del letto non erano state nemmeno strinate.

Ma è impossibile! fu l’istintiva protesta di Jerome, ma poi ricordò come anche nella casa di Starzynski non si fossero verificati danni, a parte il foro nel pavimento dove lui era morto. Sentendosi confuso, quasi personalmente insultato dalla stridente anomalia scientifica, si tolse gli occhiali — trasformando tutto quello che lo circondava in una nebbia confusa — e cominciò a pulire le lenti, come faceva sempre inconsciamente quando aveva bisogno di prendere tempo per pensare. Era piuttosto difficile accettare il fatto che una spugna piena di acqua salata, come si poteva considerare un corpo umano, potesse spontaneamente produrre un calore da fornace, quanto poi al fatto che un simile calore potesse restare circoscritto…

« Ah, siete qui!» Anne Kruger era comparsa come per magia al suo fianco. «Passata bene la vacanza, Ray?»

« Non sono mai stato in vacanza.»

« Ma davvero? Credevo proprio il contrario.»

Hai voglia di far dello spirito, Anne, pensò, rimettendosi gli occhiali in modo da poterla vedere chiaramente: «Sarebbe come dire che ho dimenticato qualcosa?»

Un lampo le illuminò gli occhi. «Ray, ho appena scorso la scaletta del giornale di oggi e non ci ho trovato il vostro articolo sull’incendio.»

«Il mio articolo sull’incendio!» Jerome era indignato. «Come potete pretendere che lo si possa scrivere in un paio d’ore?»

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