Vaffa aveva piantato i piedi contro la paratia di poppa. Si lanciò attraverso la stanza, contro Javelin. Aveva le braccia tese e la bocca aperta in un ringhio. Lilo non voleva guardare. Javelin era così esile, così fragile. Vaffa cominciò a fare una curva in aria, voltandosi per colpire Javelin.
Finì quasi prima di cominciare. Javelin si girò, piegandosi con un angolo impossibile e piantando una mano sul pavimento. Fece forza e, mentre Vaffa le passò accanto, si voltò e la colpì di taglio al collo. Vaffa andò a sbattere malamente contro le canne sopra l’organo, e rimase sospesa in aria.
Javelin le rivolse un’altra occhiata, poi spostò l’attenzione su Lilo.
«Devo conoscere la natura del meccanismo che ha dentro l’addome,» disse. «E anche che cos’ha attaccato sulla sinistra dell’osso pelvico.»
«Non lo so,» rispose Lilo. «Però sospettavo che dentro potesse avere qualcosa.»
Javelin annuì. «Dunque, è così, eh? D’accordo. Uno sembra un semplice meccanismo di rilevamento. Pensavo che l’altro fosse una bomba, ma ho deciso che non lo è. Probabilmente è una capsula di narcotico. Andrebbe d’accordo con il rilevatore, no?»
«Immagino di sì.» Lilo aveva la faccia in fiamme.
«Bene.» Sembrava che anche Javelin volesse abbandonare l’argomento. «Se vuole rimuoverli usi pure la sala operatoria. Posso gettarli fuori, oppure può decidere di farci qualcos’altro.» Spostò lentamente gli occhi su Vaffa, ancora sospesa a mezz’aria, poi rivolse un sorriso a Lilo.
«Accensione fra seicento secondi. È meglio che andiate nelle vostre cabine.»
Cathay e io portammo Vaffa in una delle cabine e decidemmo di dividere l’altra. Mentre la fissavamo sulla sua cuccetta, la nave subiva dei cambiamenti. La cuccetta di Vaffa si spostò dal pavimento e si addossò alla paratia posteriore. Nel solarium la vasca dei pesci si stava asciugando.
La spinta era di un gi, grosso modo la gravità alla quale mi ero abituata su Plutone. Adesso vivevamo su una parete. Ma il lavandino e il bar avevano compiuto una rotazione e le lampade si erano spostate in modo che non avevamo mai la luce negli occhi.
Fuori, il corridoio era adesso un condotto verticale. Sarei riuscita a sopravvivere a quella situazione durante le ventiquattr’ore in cui i motori sarebbero stati in funzione.
Trascorsero la maggior parte del tempo nelle cabine, senza vedere Javelin. Lilo andò nel solarium una volta, ma per farlo dovette arrampicarsi per otto metri lungo una scala che era spuntata dalla parete del corridoio. Ora il solarium non era un luogo piacevole. L’organo era sospeso al soffitto, a dieci metri di altezza. C’era un’altra scala, e Lilo la salì per infilare la testa nella stanza di controllo: Javelin non c’era. Probabilmente non l’avrebbero vista fino allo spegnimento dei motori. Javelin si sarebbe spostata attraverso la sua rete di condotti, dove gli altri non erano in grado di seguirla.
Cathay e Lilo potevano vedere Vaffa al di là del corridoio. Non diede segno di voler andare da loro, ma continuò a passeggiare avanti e indietro. Lilo, a disagio, si domandava quanto sarebbe stata incolpata per l’accaduto. Vaffa avrebbe sospettato che Lilo e Javelin si fossero messe d’accordo, e non sarebbe stato facile convincerla del contrario.
Non restava che dormire. Nel frattempo le luci della nave erano state abbassate. Solo dopo venti ore Javelin si mise in contatto con loro. Avvenne ancora attraverso uno schermo televisivo piatto, questa volta aperto nel loro soffitto.
«Mi odierete, ma è tempo di decidere, ragazzi. Tempo di scoprire le carte e di rivelare le motivazioni nascoste. Vi sarete chiesti perché abbia accettato di portarvi a fare questa breve gita.»
«Sì, ce lo siamo chiesti. Ha intenzione di dircelo?» Lilo lanciò un’occhiata dall’altra parte della stanza. Vaffa era sulla porta della sua cabina, affacciata sul cunicolo, e ascoltava attentamente.
«Bene. Quanto al fatto di avervi preso , credo che si sia essenzialmente trattato di perversione pura. Era una cosa che normalmente non avrei fatto, così l’ho fatta. Quando si è vecchi come me, bisogna stare attenti. Si devono provare cose nuove, talvolta solo perché sono nuove. Altrimenti ci si arrugginisce.»
«Come lo sa?» chiese Cathay.
«Non lo so. Ma finora ha funzionato. Sarei sciocca a cambiare adesso. Per quanto riguarda il fatto di andare , con o senza di voi, alla Linea Calda… mi sono molto interessata alla Linea Calda negli ultimi mesi.»
Lilo vide Vaffa salire rapidamente sulla scala ed entrare nella loro stanza.
«Perché le interessa la Linea Calda?»
«Per la stessa vostra ragione. Interesserebbe a tutti, non credete?»
«Come fa a sapere quelle cose? Sono informazioni riservate, a conoscenza di pochi…»
Javelin sollevò un sopracciglio. «Potrei domandarvi come fate a saperle voi. Ma ho una mia teoria. Il modo in cui io le so è lo stesso che mi permette di conoscere qualsiasi cosa della Linea Calda. In ogni momento ci sono sempre un paio di cercatori sul percorso del segnale della Linea Calda. Non hanno molto da fare, quindi ascoltano. E parliamo fra di noi. Ci può volere qualche anno per portare a termine una conversazione, ma abbiamo tutto il tempo necessario. La comunità dei cercatori sapeva del messaggio prima del consiglio di amministrazione della StarLine. Ormai sono mesi che ne parliamo. Per alcuni di noi è stato motivo di preoccupazione. Perciò vado a controllare.»
«Vuol vedere se la traduzione è corretta?»
«No, no,» rise Javelin. «È corretta, su questo non ci sono dubbi. È senz’altro una minaccia. Sentite, voi andate là per ascoltare il messaggio in versione originale; è la sola ragione possibile. Be’, io ce l’ho già, nel mio computer. Da domenica l’abbiamo controllato sei volte. Ora ci interessa scoprire cosa sono le ‘pene severe’. Io sono stata… diciamo eletta — anche se questa è un’espressione un po’ troppo formale — ad andare a vedere. Se hanno la forza per mantenere le loro minacce, può darsi che noi cercatori dobbiamo trovare nuovi clienti.»
Lilo rimase colpita da questa frase. Vaffa si infuriò.
«Tutto qui? Volete scoprire da che parte tira il vento?»
«Più o meno.»
«E a chi avete intenzione di vendere?» ringhiò Vaffa. «Agli Ophiuciti? Agli Invasori?»
«A uno qualunque dei due, se il prezzo è buono.»
«Allora la disprezzo, insieme a tutti quelli come lei. State tradendo la razza.»
«La sua razza è merda, Terrestre Libera.»
Lilo si intromise prontamente. «Vi aspettate che arrivi un secondo messaggio? Che specifichi le pene, magari.»
«È possibile. Ma non è per questo che vado.»
«Allora non capisco. A cosa le serve questo viaggio?»
Javelin sorrise di nuovo. «Siamo arrivati alle decisioni cui avevo accennato. Eravamo d’accordo che vi avrei portato su un punto della Linea Calda. Però la Linea è lunga. Forse voi pensavate al punto più vicino, ma non l’avete precisato, vero? La mia proposta è di andare tutti a un punto a mezzo anno luce dal sole, sulla Linea. Credo proprio che potrebbe essere molto interessante.»
«Perché?»
«Per incontrare gli Ophiuciti faccia a faccia.»
Vaffa sembrava perplessa. Cathay sogghignò, come a una battuta che avesse capito solo lui. Ma quando Lilo lo guardò scrollò le spalle. A Lilo faceva male il collo a furia di guardare in alto. Seguì l’esempio di Cathay e si allungò sul pavimento incrociando le braccia sotto la testa. Aspettarono.
«Sarete anche curiosi di sapere perché io credo che siano lì.» Javelin sembrava un po’ delusa dalla loro reazione.
«Sì, direi di sì,» esclamò Cathay, con aria divertita.
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