Poul Anderson - Nessuna tregua con i re
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- Название:Nessuna tregua con i re
- Автор:
- Издательство:Fanucci
- Жанр:
- Год:1974
- Город:Roma
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— E che ne è stato dell’esercito inviato contro di voi nella Sierra? — domandò Gaines. — L’avete fermato?
Mackenzie fece una smorfia.
— No, e lo sanno tutti. Ci ha aggirato passando attraverso il Mother Lode. Adesso sarà a Los Angeles o a San Francisco.
— Un esercito incredibile. Pensate di riuscire a tenergli testa per sempre?
— Faremo del nostro meglio — rispose Mackenzie. — Siamo avvantaggiati grazie alle comunicazioni interne e all’aiuto dei proprietari, che sono ben felici di farci sapere tutto quello che riescono a vedere. Abbiamo sotto controllo qualsiasi punto il nemico decida di attaccare.
— È un peccato che queste terre tanto ricche siano distrutte dalla guerra.
— È vero.
— Il nostro scopo è abbastanza comprensibile — disse Speyer. — Siamo riusciti a interrompere tutte le vie di comunicazione del nemico tranne quelle marittime, che non hanno grande importanza quando si opera nell’entroterra. Gli abbiamo precluso la maggior parte delle scorte di rifornimenti, soprattutto quelle dell’alcool combustibile. La nostra spina dorsale sono le proprietà terriere, praticamente autosufficienti. Tra non molto saranno più forti dell’esercito che le combatte. Credo che il Giudice Brodsky riuscirà a tornare a San Francisco entro l’autunno.
— Se riuscirete a concretizzare i vostri progetti — aggiunse Gaines.
— Sarà nostro dovere farlo. — Mackenzie si sporse in avanti con un pugno su un ginocchio. — E non ci saranno problemi, Filosofo. Mi rendo perfettamente conto che parteggia per Fallon, ma la reputo tanto intelligente da non abbracciare una causa persa. Se la sente di collaborare con noi?
— L’Ordine non bada alle questioni politiche a meno che non ne sia minacciato direttamente.
— Suvvia, volevo semplicemente chiederle di non ostacolarci.
— Sarebbe anche questo un collaborare. Non è possibile permettere che dei militari si stabiliscano nei nostri territori.
Mackenzie fissò il volto impenetrabile di Gaines, chiedendosi se aveva sentito bene.
— Ci sta dicendo che dobbiamo andare via? — Era come se fosse un altro a parlare con la sua voce.
— Sì.
— Pur sapendo che avete la nostra artiglieria puntata contro con l’alzo a zero?
— Avrebbe veramente il coraggio di far sparare i cannoni contro le donne e i bambini, colonnello?
O Nora…
— Non sarà necessario, i miei uomini si impadroniranno dell’abitato.
— Nonostante le esplosioni psi? La prego, non mandi i suoi ragazzi contro una morte sicura. — Tacque per un istante. — Le faccio notare che mettendo in pericolo il suo reggimento, mette in pericolo la vostra stessa causa. Comunque lei è libero di aggirare le nostre terre e di avanzare verso Calistoga.
Lasciandomi dietro un covo di fedeli di Fallon in grado di tagliarmi i contatti con il Sud. Mackenzie digrignò i denti.
Gaines si alzò in piedi.
— Il nostro colloquio è terminato, signori. Avete un’ora per andarvene dal nostro territorio.
Anche Mackenzie e Speyer si alzarono.
— Non finisce qui — disse il maggiore. Aveva la fronte e il naso bagnati di sudore. — Vorrei spiegarmi meglio.
Gaines andò ad aprire la porta.
— Accompagnate i signori — disse ai ragazzi.
— Niente affatto — urlò Mackenzie avvicinando una mano all’arma che teneva al fianco.
— Avvisate gli adepti — disse Gaines.
Uno dei giovani se ne andò e Mackenzie sentì il rumore dei suoi sandali che si affrettavano nel corridoio.
Gaines fece un cenno di assenso.
— Sarebbe stato meglio se lor signori se ne fossero andati — disse.
Speyer si irrigidì. Sbatté le palpebre, poi mormorò: — Avvisare gli adepti?
Mackenzie vide i lineamenti di Gaines perdere l’imperturbabilità. Per un brevissimo istante rimase senza parole, quindi si mosse d’istinto ed estrasse la pistola contemporaneamente a Speyer.
— Insegui quel messaggero — sibilò. — Io terrò d’occhio costoro.
Si domandò se quell’impresa non avrebbe compromesso l’onore del reggimento. Era permesso attaccare quando si era venuti per dialogare? Ma la colpa era di Gaines che aveva interrotto…
— Fermatelo! — urlò Gaines.
I quattro giovani rimasti entrarono in azione. Due di essi ostruirono il passaggio, gli altri avanzarono ai lati.
— State fermi o sparo! — gridò Speyer, ma nessuno gli fece caso.
A Mackenzie mancò il coraggio di fare fuoco contro uomini disarmati. Colpì ai denti il giovane che aveva davanti con il calcio della pistola e questi, insanguinato, arretrò incespicando. Quindi si volse contro l’Espista che gli si stava avvicinando a sinistra e lo percosse con le braccia rigide, infine fece cadere il ragazzo che cercava di chiudere la porta, gli sferrò un calcio alla tempia tanto forte da intontirlo e lo scavalcò con un balzo.
L’ultimo degli accoliti era dietro di lui. Si girò di colpo per fronteggiarlo, ma venne fermato da due braccia forti come le zampe di un orso. Allora fece forza con la sinistra, ancora libera, sotto il naso del giovane. Il ragazzo dovette mollare la presa e Mackenzie ne approfittò per correre via, dopo averlo colpito allo stomaco con una ginocchiata.
Alle sue spalle non accadde più nulla: probabilmente Phil aveva in pugno la situazione. Attraversato di corsa il corridoio giunse nell’atrio. Dove diavolo si era cacciato quel messaggero? Guardò sulla piazza, oltre il portone d’ingresso. Il sole gli ferì gli occhi. Faceva fatica a respirare e sentiva una forte fitta al fianco: stava proprio invecchiando.
Da una stradina laterale apparvero delle vesti azzurre svolazzanti e fra di esse Mackenzie vide il messaggero che stava indicando nella sua direzione. Era in compagnia di sette od otto persone… erano tutte più vecchie di lui e non avevano nessun segno particolare sull’abito, ma Mackenzie distinse un alto ufficiale. L’accolito fu congedato, quindi gli ultimi arrivati attraversarono la piazza velocemente.
Il colonnello si sentì invadere dalla paura. Cercò di dominarla: un Leopardo non fuggiva neanche di fronte a qualcuno capace di farlo a pezzi con una sola occhiata. Ma non avrebbe potuto in nessun modo far cambiare le cose. Se mi ammazzano, tanto meglio. Non dovrò più passare delle notti insonni a domandarmi cosa sente Laura.
Gli uomini erano quasi arrivati alla scalinata. Mackenzie si fece avanti puntando la pistola.
— Fermi! — disse con una voce che parve esile nel silenzio imperante.
Quelli si fermarono, compatti. Si stavano imponendo una calma assoluta e i loro visi divennero impenetrabili. Tutti tacevano. Alla fine Mackenzie non riuscì più a sopportarlo.
— Questo posto è requisito secondo le leggi di guerra — disse. — Rientrate nei vostri alloggi.
— Cosa è successo al nostro capo? — domandò uno di loro, alto e con una voce tranquilla ma forte.
— Mi legga nel pensiero e lo saprà — ironizzò Mackenzie. Ti stai comportando come un bambino. — Non gli è successo niente finora e non gli capiterà niente se non si intrometterà in affari che non lo riguardano. E questo serve anche per voi. Toglietevi di mezzo.
— Non vorremmo dover utilizzare la psionica per scopi violenti — disse l’uomo alto. — La prego, non ci obblighi a farlo.
— Il vostro capo vi ha fatti venire prima ancora che noi entrassimo in azione — ribatté Mackenzie. — Sembrerebbe sua intenzione usare la violenza. Andate via.
Gli Espisti si guardarono l’un l’altro. Quello alto fece un cenno d’assenso e gli altri si allontanarono lentamente.
— Voglio vedere Gaines — disse.
— Abbia un po’ di pazienza e lo vedrà.
— Ne devo dedurre che è stato fatto prigioniero?
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