Philip Farmer - I cavalieri del salario viola ovvero La grande abbuffata
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- Название:I cavalieri del salario viola ovvero La grande abbuffata
- Автор:
- Издательство:Mondadori
- Жанр:
- Год:1991
- Город:Milano
- ISBN:88-04-35083-0
- Рейтинг книги:4 / 5. Голосов: 1
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“Potrei anche far osservare un’altra cosa interessante. Il governo dichiarò che Nonno Winnegan era incapace d’intendere e di volere. I miei ascoltatori mi perdoneranno, spero, se perdo qualche istante per spiegare la base dell’accusa dello Zio Sam. Ora, per quanti di voi non conoscono un classico dell’inizio del secolo ventesimo, il Finnegan’s Wake , ‘La veglia di Finnegan’, nonostante gli sforzi del governo per assicurare a tutti l’istruzione nel corso dell’intera vita, vi dirò che l’autore, James Joyce, trasse il titolo da una vecchia canzone di un vaudeville.”
(Parziale dissolvenza, mentre un commentatore spiega brevemente il significato di “vaudeville”.)
— La canzone parlava di Tim Finnegan, un muratore irlandese che cadde da una scala mentre era ubriaco e venne creduto morto. Durante la veglia funebre tenuta secondo la consuetudine irlandese, il cadavere venne spruzzato accidentalmente di whisky. Finnegan, al contatto del whisky, l’“acqua di vita”, si alzò a sedere nella bara e poi ne uscì a bere e a ballare con quelli che lo piangevano.
“Nonno Winnegan aveva sempre sostenuto che la canzone del vaudeville era basata sulla realtà, che è impossibile stendere un uomo in gamba, e che il vero Tim Finnegan era un suo antenato. Questa affermazione assurda venne sfruttata dal governo nella causa che promosse contro Winnegan.
“Winnegan, però, produsse documenti per corroborare la sua affermazione. Più tardi, troppo tardi, si dimostrò che i documenti erano falsi.”
Accipiter: — Il governo era avvantaggiato, nella sua causa contro Winnegan, dal consenso della gente comune e dei dipendenti statali. I cittadini si lamentavano del fatto che l’azienda-sindacato era antidemocratica e praticava discriminazioni. I suoi funzionari e operai ricevevano paghe relativamente elevate, ma in giro c’erano molti cittadini che dovevano accontentarsi del salario garantito. Quindi Winnegan venne citato in giudizio e giustamente accusato di vari reati, tra cui la sovversione dell’ordine democratico.
“Conscio dell’inevitabile, Winnegan coronò con un ultimo atto la sua carriera criminale. Riuscì, non si sa come, a rubare venti miliardi di dollari dai sotterranei del deposito federale. Somma, tra l’altro, corrispondente a metà del denaro allora circolante in tutta la Grande Los Angeles. Winnegan sparì con il denaro, che non solo aveva rubato, ma sul quale non aveva neppure pagato l’imposta sul reddito. Imperdonabile. Non so perché tanta gente abbia idealizzato un reato così atroce. Sì, perché ho visto molti fideodrammi in cui è l’eroe, mimetizzato sotto un altro nome, naturalmente.”
Intervistatore: — Sì, cari ascoltatori, Winnegan commise il Crimine del Secolo. E sebbene sia stato finalmente rintracciato, e debba venire sepolto oggi… da qualche parte… il caso non è completamente chiuso. Il governo federale dice di sì. Ma dov’è il denaro, dove sono i venti miliardi di dollari?
Accipiter: — In realtà, ormai quel denaro non ha più valore, se non per i collezionisti. Poco dopo il furto, il governo ritirò tutto il denaro circolante ed emise banconote nuove che non potevano venire confuse con quelle vecchie. Il governo aveva comunque intenzione di farlo da un pezzo, poiché riteneva che vi fosse in giro troppa liquidità, e rimise in circolazione metà del valore che aveva ritirato.
“Mi piacerebbe moltissimo sapere dov’è finito quel denaro. Non avrò pace finché non lo troverò. Gli darò la caccia, a costo di doverlo fare nel tempo libero’”.
Intervistatore: — E forse il signor Accipiter ne avrà moltissimo a disposizione, se il giovane Winnegan vincerà la causa. Bene, cari telespettatori, come forse molti di voi sanno, Winnegan venne trovato morto in uno dei livelli più bassi di San Francisco, circa un anno dopo la sua scomparsa. La nipote riconobbe il cadavere, e le impronte digitali, le impronte delle orecchie, le impronte della retina, le impronte dei denti, il gruppo sanguigno, il tipo dei capelli e una dozzina di altri segni d’identità corrispondevano.
Chib, che sta ascoltando, pensa che il Nonno doveva aver speso un bel numero di milioni del denaro rubato per combinare il tutto. Non lo sa con certezza, ma sospetta che un laboratorio di ricerche, in qualche angolo del mondo, abbia fatto crescere il duplicato in una biovasca.
Questo era accaduto due anni dopo la nascita di Chib. Quando Chib aveva cinque anni, il nonno era ricomparso. Senza far sapere a Mamma che era tornato, si era insediato in casa. Chib era il suo unico confidente. Naturalmente, era impossibile che il Nonno fosse passato inosservato agli occhi di Mamma, eppure lei adesso sosteneva di non averlo mai visto. Chib pensava che lo facesse per evitare un’accusa di favoreggiamento, ma non ne era sicuro. Forse lei aveva rimosso dalla mente le “apparizioni” del Nonno. Doveva esserle stato facile, dato che non sapeva mai se oggi era martedì o giovedì, e non sapeva mai dirti che anno era.
Chib ignora gli addetti alle pompe funebri, che vogliono sapere cosa debbono farsene del cadavere. Si avvicina alla tomba. Adesso la parte superiore del feretro ovoidale è visibile, mentre la lunga proboscide elefantesca della scavatrice disgrega con gli ultrasuoni la terra e l’assorbe. Accipiter, infrangendo il suo eterno autocontrollo, sorride agli uomini del fideo e si frega le mani.
— Godi finché puoi, figlio di puttana — mormora Chib: la collera è l’unica diga che trattiene le lacrime e i gemiti compressi dentro di lui.
La zona intorno al feretro viene sgombrata per lasciar posto ai bracci della macchina. Scendono, agganciano, e sollevano la bara nera di plastica irradiata, ornata d’arabeschi di finto argento, la tirano fuori e la posano sull’erba. Chib. vedendo gli uomini dell’UID che cominciano ad aprire il feretro, fa per dire qualcosa ma richiude la bocca. Osserva attento, piegando le ginocchia come se si preparasse a spiccare un salto. Gli uomini del fideo si avvicinano e le telecamere a forma di occhio inquadrano il gruppo intorno al feretro.
Con uno scricchiolio, il coperchio si alza. Si sente un’esplosione. Si leva una nube di denso fumo nero. Accipiter e i suoi uomini, anneriti, con gli occhi bianchi e sbarrati, tossiscono, escono barcollando dalla nube. Gli uomini del fideo corrono di qua e di là o si chinano a raccogliere la telecamera. Coloro che sono a una certa distanza riescono a vedere che la bomba è scoppiata nel fondo della fossa. Ma solo Chib sa che è stato il sollevamento del coperchio ad attivare il detonatore posto nella tomba.
È anche il primo che guarda in cielo, in direzione del missile uscito dalla fossa, perché è l’unico che se lo aspettasse. Il razzo sale fino a centocinquanta metri, mentre gli uomini del fideo lo inquadrano. Scoppia, e ne esce un nastro che si tende fra due oggetti rotondi. Gli oggetti si espandono e diventano palloni, mentre il nastro diventa un enorme striscione.
Sullo striscione, a grandi lettere nere, è scritto:
WINNEGAN’S FAKE
“il falso di Winnegan”, come a gloriarsi del fatto che il Winnegan laggiù seppellito è fasullo.
Venti miliardi di dollari sepolti sotto il doppio fondo della fossa bruciano furiosamente. Alcune banconote, sollevate dal geyser dei fuochi artificiali, vengono portate via dal vento mentre uomini dell’UID, uomini del fideo, addetti delle pompe funebri e funzionari municipali le rincorrono.
Mamma è stupefatta.
Accipiter sembra sull’orlo di un infarto.
Chib piange e poi ride e si rotola pazzamente per terra.
Il Nonno ha fregato ancora una volta lo Zio Sam, e ha programmato il suo massimo gioco di parole in modo che tutto il mondo possa vederlo.
— Oh, vecchio mio! — singhiozza Chib, tra gli attacchi di risa. — Oh, vecchio mio! Come ti voglio bene!
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