«Sulla coppia felice / quando apparvero i cantori…»
La voce di Chancy svanì pietosamente in lontananza quando svoltarono l’angolo. «È un vero talento, ecco cos’è,» commentò Cadiz. «Non vedo l’ora di vedere l’effetto che farai sulle scimmie incendiarie. Per quanto se ne sa, sono mute, però non ti hanno ancora visto.»
«Cleo non è uno scarafaggio,» ribatté Delanna e tentò di restituire il cappello a Cadiz.
«Mi sembra uno scarafaggio. Probabilmente ha deposto delle uova lungo tutto l’interno del cappello che si trasformeranno in larve che mangiano il cervello.»
«Se ci fossero delle uova di scarabeo, te ne saresti accorta,» spiegò Delanna, provando il desiderio di sbattere il cappello sul volto compiaciuto di Cadiz. «Somigliano a perle giganti. Ma Cleo è stata sterilizzata.»
«Be’, tu immagina un modo per sterilizzare il mio cappello, e io me lo riprendo. Fino ad allora, ne prenderò un altro dal mio zaino,» ribatté Cadiz. Si fermò accanto a un solaris agganciato a quattro grandi rimorchi coperti e alla gabbia scoperta delle oche. «Questo è il veicolo su cui viaggeremo.»
«Noi? Pensavo che ti saresti fatta dare un passaggio da qualcuno.»
«Ed è così. Da Sonny. Avrei dovuto viaggiare con Jay, ma lui non aveva neppure un po’ di spazio. A proposito di Jay, eccolo lì.» Agitò la mano. «Jay!»
Madog era accovacciato accanto a un rimorchio coperto ed era impegnato a controllarne la parte inferiore mentre parlava con un uomo basso e tracagnotto con una camicia a fiori rossa e un volto ancor più rosso. Jay sollevò lo sguardo, disse qualcosa all’uomo e si affrettò a raggiungere Delanna. «Mrs. Tanner, questa mattina è più graziosa che mai,» si complimentò.
Cadiz emise un grugnito ironico.
«Ho sentito che stanotte i cantori le hanno dato filo da torcere,» proseguì Jay. «Sono dovuto andare da Joriko per prendere alcune provviste, oppure avrei fatto in modo che la lasciassero in pace. Sta bene? C’è qualcosa che posso fare per lei?»
«A me puoi procurare un altro rimorchio,» intervenne l’uomo grassoccio. Si avvicinò e il suo volto sembrò ancora più rosso. «Il fondo si romperà al primo fosso che prenderemo. E le mie piantine finiranno ai quattro venti.»
«Oggi non prenderemo nessun fosso,» gli assicurò Jay. «Sono appena arrivati i dati delle guide. Avremo cielo azzurro e terreno solido fino a Whitewater. Questa sera rafforzeremo il fondo del rimorchio.» Si girò di nuovo verso Delanna. «Faremo un viaggio davvero molto facile. Potrà dormire per tutta la strada fino a Milleflores.» Rivolse un’occhiata al piccolo solaris. «Non appena arriveremo alle Pianure di Sale, potrà viaggiare con me.»
«Pensavo che non avessi spazio,» intervenne Cadiz.
«Non ne ha,» confermò l’uomo, il cui volto adesso era addirittura violaceo, «perché se quel fondo si rompe, sarà lui a portare le mie piantine.»
«Se ha bisogno di qualcosa, Delanna, mi chiami,» affermò Jay, poi andò a controllare gli altri rimorchi.
«Apri il tettuccio,» ordinò Delanna al solaris. Il tettuccio rimase dov’era.
«Sul solaris dei Tanner non esiste più il programma vocale,» la informò Cadiz, sollevando di scatto il tettuccio. «Wilkes non riesce più a farlo funzionare.»
«Ma almeno il pilota automatico funziona?» chiese Delanna, temendo che non sarebbero riusciti a rimanere agganciati alla carovana.
«Non ne abbiamo,» rispose Cadiz in tono disinvolto. «Non abbiamo strade, cioè. Il pilota automatico probabilmente funziona. E probabilmente non è mai stato attivato. Mmm. Mi chiedo se…» Si sporse nell’abitacolo e premette un pulsante sul pannello.
«Le guide dell’autostrada non rispondono,» rispose il programma di dialogo. «Siete pregati di riprendere il controllo manuale.»
«La strada non ha nessuna guida automatica?» chiese Delanna.
«Quale strada?» ribatté Cadiz. «Andiamo, salta dentro.»
L’interno del solaris non sembrava abbastanza grande per ospitare Cleo, figuriamoci tre persone. Specialmente quando due di quelle persone erano Sonny Tanner e Cadiz.
«Tu siedi accanto a tuo marito e io mi metterò dietro,» spiegò Cadiz. «Andiamo, vieni dentro. Non stare lì a sprecare energia.»
Dopo numerosi contorcimenti, Delanna riuscì a sistemarsi nel piccolo sedile anteriore.
«Devo andare a controllare le piantine,» annunciò Cadiz, poi sbatté il tettuccio praticamente sulla testa di Delanna.
Nel solaris non c’era assolutamente spazio. Le ginocchia di Delanna erano premute contro il cruscotto e i piedi nelle scarpe con i tacchi alti erano piantati contro il pavimento. Con il tettuccio abbassato, non c’era neppure spazio per sedersi con la schiena dritta. Delanna fu costretta a inclinare le spalle in avanti, ritrovandosi praticamente con le ginocchia accanto alla faccia. Tentò di spostare le gambe in una posizione più confortevole e, nel farlo, riuscì a incastrare uno dei tacchi nello spazio angusto accanto al cambio. Riuscì a sbloccarlo solo quando tornò Cadiz.
Non posso viaggiare per cinquemila miglia in queste condizioni , pensò Delanna. Si chiese in che modo Sonny fosse riuscito a dormire la notte precedente. Stava già iniziando ad avere il torcicollo.
«Voglio sedermi dietro,» annunciò quando Cadiz fu di ritorno e poi dovette subire l’umiliazione costituita dallo spostarsi dal sedile anteriore su quello posteriore. Quando finalmente ci riuscì, fu perfino peggio. Lo spazio tra i sedili era troppo piccolo per stare seduti dritti e il sedile era troppo stretto per appoggiarvisi completamente. Delanna riuscì solo a sedersi a stento di lato e a rimanere seduta passando un braccio sullo schienale e piantandovi dentro le unghie, come avrebbe fatto Cleo.
Cadiz abbassò il tettuccio a pochi centimetri dal suo orecchio.
«Non possiamo lasciarlo aperto fino a quando non partiamo?» le chiese Delanna.
«E sprecare energia?» commentò Cadiz in tono irritato. Era riuscita, dopo numerose manovre, ad assumere una specie di posizione del loto al centro del sedile anteriore e sembrava assolutamente comoda, con grande irritazione di Delanna. «Questi solaris non funzionano a ombra, sai.»
Il tacco di una delle scarpe di Delanna le stava premendo sull’altro piede. Tentò di spostarlo. «Perché non li costruiscono più grandi?»
«Lo fanno. Hai sentito quello che ha detto Jay. Lui ha un mucchio di spazio.»
Le mani di Delanna si stavano addormentando, vista la forza con cui stringevano lo schienale del sedile, e non riusciva a sentire i piedi. Spinse in alto il tettuccio e tentò di alzarsi.
«Grazie,» disse Sonny, poi si sedette sul sedile di guida. «Voi due vi siete sistemate?» Abbassò il tettuccio e lo bloccò. «La guida dice che avremo cielo azzurro per tutto il giorno. Dovremmo riuscire ad arrivare a Whitewater.» Fece scattare un interruttore e attivò il veicolo.
Il ronzio vibrante del motore era più forte di quanto lo fosse stato nel solaris di Maggie e sembrava provenire da qualche parte sotto l’orecchio destro di Delanna. Sonny fece allontanare a marcia indietro il solaris dalla banchina, con un forte tonfo, fece inversione e si avviò. Delanna fece un altro tentativo di sistemarsi in maniera comoda, non ci riuscì e allora poggiò la faccia sullo schienale del sedile, che non vibrava. Si addormentò quasi immediatamente.
Si svegliò udendo alcune voci. In un primo momento pensò che il solaris si fosse fermato, anche se era troppo stordita per aprire gli occhi e controllare, ma il motore stava ancora ronzando. E poi la voce maschile che stava parlando non era quella di Sonny.
«… giù a Honeycomb. Sto cercando Trader Kearney. Chiunque sappia dove si trovi, gli dica che ho una partita di palle di cannone che voglio vendere, pagamento in contanti.»
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