Edmond Hamilton - Agonia della Terra

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Agonia della Terra: краткое содержание, описание и аннотация

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Una bomba superatomica viene lanciata, da una nazione sconociuta, su una piccola città americana dove si cela un centro per le ricerche atomiche. L’esplosione ha per effetto di rompere la continuità del tempo e sbalestrare la piccola città, intatta, in un’epoca dell’avvenire, a milioni di anni nel futuro, in una Terra morente e arida, inabitabile e deserta. La Federazione delle Stelle, che governa tutti i mondi del futuro, interviene per evacuare la popolazione della città su un altro pianeta. Ma la popolazione si ribella, e, con l’aiuto di uno scienziato del futuro, alla Terra morente viene iniettata una potente carica atomica che ha la virtù di riscaldarla nuovamente. Gli ultimi superstiti rimangono quindi sulla Terra rinata e la vita degli abitanti della piccola città può riprendere il suo corso normale, nella eterna storia dell’Universo.

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La folla, con penosa riluttanza, aprì uno stretto passaggio, che fu subito allargato dagli sforzi degli agenti. Facendo da guida ai visitatori venuti dalle stelle, la dignità del sindaco era un po’ menomata dalla inquietudine che gli faceva fare un balzo in avanti ogni volta che la gigantesca figura di Gorr Holl gli si appressava, durante il percorso. Ma Garris riuscì, ciò nonostante, a conservare il suo tono gioviale di capo del suo popolo, gridando nel frattempo che ogni cosa andava be­ne, che non vi era nulla da temere, e pregando tutti di tenersi indietro e di fare a meno di spingere.

Varn Allan fu la prima a seguire Garris attraverso la gran­de porta. Esitò, è vero, ma appena un istante, trovandosi di fronte quella enorme folla urlante, e la folla da parte sua levò un applauso così forte da scuotere persino la cupola. Norden Lund sorrise e scosse il capo come se si trattasse di bambini capricciosi. Anche Varn Allan sorrise alla popolazione e pro­seguì il cammino, mentre la folla si muoveva tumultuando di gioia.

Kenniston li seguiva da presso, a fianco di Gorr Holl. La folla non lo aveva ancora visto, eccetto che come una vaga fi­gura al di là del vetro plastico ricurvo della cupola. Quando lo videro, tutti ammutolirono, per un attimo. Le donne, che avevano lottato per mettersi in prima fila, lottavano ora per farsi indietro, e lo stretto passaggio si allargò d’improvviso. Kenniston camminava accanto alla grossa mole di Gorr Holl, tenendogli una mano su una delle potenti spalle, per mostrare alla folla che non vi era affatto da aver paura. E la folla guardava, intimorita e sbalordita.

Piers Eglin era fuori di sé dall’eccitazione. La pelliccia di una donna lo mandò in visibilio. Era una pelliccia molto ordi­naria, ma Kenniston capì subito che doveva essere sicura­mente di un animale ormai estinto da milioni di anni. I tessu­ti, i cuoi, apparivano, agli occhi di Piers Eglin, come dei tesori inestimabili. Parlava incessantemente, febbrilmente, indi­cando questa o quella meraviglia ai suoi compagni, inter­rompendosi di tanto in tanto per tornare al suo inglese stenta­to e fare a Kenniston qualche domanda. Quando poi vide un’automobile, divenne addirittura frenetico.

L’automobile li interessava tutti, Varn Allan e Norden Lund si fermarono per esaminarla, e anche Gorr Holl, libe­randosi gentilmente da un codazzo di bambini che lo aveva­no circondato, raggiunse i compagni per poter esaminare il fenomeno. Il grosso essere peloso parve indovinare subito dove si nascondesse la forza motrice e fece segno a Kenni­ston che desiderava esaminarne l’interno. Kenniston ne sol­levò subito il cofano. Tutti e quattro i visitatori si chinarono immediatamente per esaminare il motore e tutta quella folla di abitanti scoppiò a ridere, quando vide quella specie di grosso animale addomesticato curvarsi anche lui come i suoi padroni a esaminare i congegni. I visitatori parlavano fra lo­ro, nella loro rapida lingua sconosciuta, e Norden Lund ac­cennava alle varie parti del motore con la medesima meravi­glia, un poco canzonatoria, che un uomo del ventesimo seco­lo avrebbe dimostrato per un carro tirato da buoi. Gorr Holl parlò allora a Piers Eglin, e questi si volse a Kenniston.

«Un motore così bello! Tanto primitivo!» bisbigliò, giungendo le mani. Poi aggiunse: «Vogliono che lo faccia­te... che lo facciate...» Non trovava le parole, ma Kenniston capì che cosa voleva dire. Trovò le chiavi della macchina infi­late nella serratura, e avviò il motore. Gorr Holl ne fu affasci­nato. I quattro visitatori continuarono per un po’ a parlare animatamente fra loro. Poi la benzina finì e il motore si spen­se. I visitatori si guardarono l’un l’altro, poi, a un cenno della donna, proseguirono il cammino.

Il sindaco Garris era in piena forma. Nel suo orgoglio e nel suo eccitamento, non aveva più paura nemmeno di Gorr Holl. Mostrava ai visitatori in che modo Nuova Middletown era stata resa abitabile, parlava, balbettando, del governo, delle scuole, dei tribunali e della distribuzione dei viveri. Piers Eglin cercava di tradurre qualche cosa, ma Kenniston dubitava che i visitatori capissero gran che. Un risentimento irragionevole cominciava a farsi strada in lui.

Poi, d’un tratto, i visitatori si fermarono e conferirono a lungo fra loro. Evidentemente avevano preso una decisione, poiché Piers Eglin si volse e disse: «Abbiamo visto abba­stanza, per questa volta. Più tardi...» e qui la sua voce tremò di eccitazione e i suoi occhi brillarono come quelli di un se­gugio «più tardi... visiteremo la vostra vecchia città, che ci avete detto esiste ancora. Ma ora Varn Allan dice che dobbia­mo ritornare alla nostra nave per riferire al Governo centrale ciò che abbiamo trovato.»

«Ascoltate!» esclamò Kenniston, ansioso. «Abbiamo bisogno di aiuto. Ci occorre la forza motrice, e il nostro com­bustibile è quasi finito.»

Hubble, che era sempre stato accanto ai visitatori per tutto il percorso, fece col capo un cenno affermativo, e ag­giunse: «Se potete mettere in azione alcuni dei generato­ri atomici che esistono qui...»

Piers Eglin si volse subito a consultare Varn Allan, che guardò Kenniston e Hubble e fece quindi un cenno di as­senso.

«Naturalmente, ha detto di sì» disse Piers Eglin. «Ha detto che dovrete trovarvi a vostro miglior agio, finché ri­marrete qui. L’equipaggio del Thanis vi sarà di aiuto. Lavore­ranno sotto la direzione di Gorr Holl, che è il nostro capotec­nico atomico.»

Il sindaco Garris rimase interdetto. Piers Eglin si schiarì la gola.

«Ve ne saranno altri, altri... nell’equipaggio. Vi sembre­ranno molto strani. Ma vi saranno amici. Farete meglio a rassicurare i vostri abitanti.»

I visitatori partirono, ritornando da dove erano venuti, attraverso la grande porta e attraverso la pianura polverosa. Mentre se ne andavano, il sindaco Garris diede l’annuncio alla folla. Vi sarebbe stata la forza motrice, più acqua, più luce, forse anche più calore. L’applauso frenetico e giubilan­te che seguì, riecheggiò a lungo sotto la cupola. Mentre la folla continuava ad applaudire, Hubble domandò a Kenniston: «Cosa intendeva, quando ha detto... “finché rimarre­te qui”?»

Kenniston scosse il capo. Non lo sapeva. Ma un gelido dubbio si faceva strada in lui, una specie di presentimento. Quell’impressione che sentiva non era basata su nulla che fosse stato detto o fatto, ma semplicemente sulla constata­zione dell’enorme abisso che separava la civiltà della vecchia Middletown da una civiltà che aveva invece percorso tanto cammino, fra le stelle e le costellazioni, ed era andata così lontano che la Terra appariva del tutto dimenticata.

Si domandava in che modo quelle due culture così incre­dibilmente diverse avrebbero potuto comprendersi. Rimase a lungo a rifletterci, mentre osservava la folla che si disperde­va, e perfino il pensiero che fra poco i grossi generatori ato­mici si sarebbero rimessi in moto non riuscì a liberarlo dalle preoccupazioni.

11

La rivelazione

L’equipaggio del Thanis arrivò a Nuova Middletown nel po­meriggio, e Kenniston, Carol insieme a tutti gli altri abitanti li videro insieme.

Erano una quarantina. Avevano un po’ l’atteggiamento abile ed efficiente dei marinai, che Kenniston aveva visto tante volte, ma i mari che questi solcavano erano le incalco­labili profondità dello spazio e avevano il viso abbronzato dai raggi di altri soli lontani. Venivano ora attraverso la pol­vere sollevata dal vento di questo mondo che li aveva gene­rati, e li aveva perduti, e vi erano fra loro anche quelli ai quali aveva accennato Piers Eglin... gli strani figli di altri pianeti.

Kenniston aveva cercato di spiegare a Carol l’aspetto di questi esseri. Carol infatti non aveva visto, al disopra della folla, che la testa di Gorr Holl e le sue orecchie pelose; ella aveva supposto, come gli altri, che si trattasse di una specie di animale domestico. Kenniston non era tuttavia molto si­curo di essersi fatto capire a sufficienza dalla ragazza.

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