Vernor Vinge - Naufragio su Giri

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Naufragio su Giri: краткое содержание, описание и аннотация

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Come il pianeta Tschai della celebre quadrilogia di Jack Vance, anche Giri non scherza: creato fin nei minimi dettagli dalla fantasia di Vernor Vinge, è un mondo pittoresco e avventuroso popolato da una miriade di razze e tribù bellicose, alle quali non è per niente facile inculcare il concetto di Pax Galattica. Ma questo sarebbe niente se almeno su Giri ci fosse una remota possibilità di sopravvivenza…
Invece: sostanze velenose e piante poco raccomandabili, complotti di corte e intrighi tribali, violenze e pericoli, guerre e sacrifici. I due terrestri sbarcati su questo mondo pazzesco per una spedizione scientifica, e costretti a restarvi loro malgrado, si accorgeranno che c’è poco da stare allegri soprattutto quando, per tentare l’unica via di fuga, dovranno partecipare a un piano sanguinoso e assecondare la volontà di un principe folle.

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C’erano stati molti punti a loro favore: l’assistenza segreta del Corporato, una riserva praticamente inesauribile di manodopera e, tramite Pelio, la garanzia di aiuto del Re Shozheru. Finalmente erano riusciti a risolvere tutti i problemi preliminari e adesso erano pronti per dare il via alla parte iniziale, e più sicura, del piano di Ajao.

Si udì il fischio di avvertimento della barca. Leg-Wot scivolò all’indietro nel sedile e allacciò le cinture di sicurezza. Sul ponte, anche i membri dell’equipaggio raggiungevano i propri posti, mentre Ajao e Pelio si sistemavano accanto a lei. Il ragazzo, che aveva passato quasi tutta la notte in piedi per cercare una coppia di piloti navigatori di riserva, era stanco e nervoso. Rivolse a Yoninne un rapido sorriso, e guardò sul ponte in direzione del capo navigatore. Quest’ultimo era un Azhiri particolarmente robusto, vestito con un ampio mantello. Non guardava mai Ajao o Yoninne in faccia, pur dimostrando una rigida cortesia nei confronti del principe. Senza dubbio, pensava che Pelio cercasse di sfuggire alla propria disgrazia. L’uomo ricordava a Yoninne suo padre: un ufficiale burbero, sempre disposto ad adeguarsi anche ai più stupidi capricci dei superiori.

Era stato difficile ottenere la sua presenza, dato che il pellegrinaggio attraverso le terre artiche era compiuto solo da persone predisposte al combattimento e altamente selezionate. C’era voluta tutta l’autorità di Shozheru per sottrarlo all’esercito del Regno d’Estate. Ma senza di lui e gli altri due navigatori, la nave avrebbe dovuto servirsi di piloti locali almeno per una parte del viaggio.

Per un istante, la faccia dura dell’uomo si irrigidì ancora di più… e il primo salto venne portato a termine. Subito, Leg-Wot fu assalita da una dozzina di sensazioni diverse. Il fasciame della nave gemette e lei si sentì schiacciata di colpo contro lo schienale del sedile mentre il vascello piombava rivolto a est nel nuovo lago di transito. Lo scroscio dell’acqua cancellò qualsiasi altro suono. All’improvviso l’universo sembrò allegro e luminoso, perché nel nuovo arco di cielo c’erano solo poche nuvole sparse.

Era solo un salto, il primo di una lunga serie destinata a superare i cento. Qualche minuto più tardi si teletrasportarono ancora, e gli spostamenti si susseguirono finché il panorama circostante divenne un’immagine surreale e confusa nella mente di Leg-Wot. Trovarono cieli quasi sempre sereni, e i grandi depositi sul bordo dell’acqua sembravano più o meno gli stessi da un lago all’altro, anche se lo sfondo passava dalle distese di prati alle città e infine alle montagne. Il sole balzava a scatti verso sud mentre loro continuavano a spingersi sempre più in alto verso i confini settentrionali del Regno d’Estate. Viaggiare su una nave di strada era una piacevole combinazione tra il volo e la vela. Era strano ricordare come fosse sembrato spaventoso ed enigmatico il loro primo salto. Adesso, persino il fischio acuto che annunciava la partenza sembrava ovvio e sensato: prendeva l’avvio quando il navigatore rengava sul posto l’aria dalla successiva destinazione, e la stessa velocità dell’aria determinava la maggiore o minore acutezza del suono, tanto che era facile prevedere l’ampiezza del prossimo rollio.

Passarono due ore e si fermarono in un posto che Pelio chiamò Pfodgaru. Dato che era ormai ora di pranzo, l’imbarcazione venne assicurata al molo e rifornita di pentole di minestra fumante. Mentre il cibo veniva distribuito, Leg-Wot guardò Bjault. L’archeologo era rimasto stranamente tranquillo per tutta la mattina, non aveva posto nessuna delle sue solite domande inquietanti, né rivelato teorie appena partorite da una mente sempre in ebollizione. In quel momento cincischiava con la minestra, con espressione quasi nauseata.

Ajao avvertì lo sguardo di Yoninne su di sé. — Crampi — spiegò in lingua natale. — Mi hanno tormentato per tutta la mattina. — Si fissarono in silenzio per un lungo istante e la ragazza seppe che stavano pensando la stessa cosa. Tutto ciò che mangiamo è pieno di veleni metallici, piombo, mercurio, antimonio… e questi veleni si accumulano per portarci alla morte. Quali sono i primi sintomi? I crampi, forse? E, se è così, quanto tempo ci rimane? Ajao distolse bruscamente lo sguardo e si rivolse a Pelio. — Ci troviamo ancora all’interno del Regno d’Estate? — domandò.

Il principe guardò con una certa perplessità i due Novamerikani, poi annuì. — Ci troviamo proprio sul confine più settentrionale, a quasi trenta gradi dall’equatore e molto più a nord del punto dove siete stati catturati, anche se qui il clima è migliore che a Bogdaru. — Yoninne guardò oltre il magazzino sulla riva, verso le residenze in legno segnate dalle intemperie. Pfodgaru era una pallida e gelida imitazione delle lontane città del sud. E il clima sarebbe diventato ancora più freddo. Sul ponte, alcuni uomini dell’equipaggio fissavano alla balaustra dei pannelli in quarzo destinati a servire da riparo.

— Lo so — continuò Pelio — non è uno dei posti più gradevoli del Regno, specialmente in inverno, ma rappresenta il termine meridionale dell’unica strada polare a cui il trattato ci consenta di accedere. Per le prossime cento leghe, e cioè fino alla Contea di Tsarang, ci sposteremo all’interno del Regno delle Nevi.

Il salto successivo trasformò le montagne che circondavano Pfodgaru in una cresta dentata, grigia e quasi impercettibile sull’orizzonte sudoccidentale. Il territorio non sembrava molto diverso dalle distese settentrionali di Tutt’Estate, a parte forse un po’ più neve e meno vegetazione. Le città lungo il cammino erano costruite esclusivamente in pietra. Non c’era da meravigliarsi, dato che in quella terra piatta e grigia gli alberi scarseggiavano, e ancora di più le foreste. Tuttavia, gli ornamenti in pietra erano diversi da quelli che Yoninne aveva visto nel sud. I motivi erano più spigolosi e sfaccettati, con ghirigori più astratti e grotteschi. Inoltre, mentre la gente del Regno d’Estate tendeva invariabilmente a creare forti contrasti tra pietre di diverso colore,, gli Azhiri del Regno delle Nevi preferivano l’effetto opposto. Anche se erano disponibili pietre di diverso colore, le accostavano in modo che ciascun edificio fosse di un’unica tonalità di grigio o di marrone.

Le città che si trovarono a sfiorare recavano tracce di una povertà che Leg-Wot non aveva notato nel Regno d’Estate. La natura doveva rendere la vita molto più dura alla gente che abitava da quelle parti. La maggior parte degli edifici vicini ai laghi di transito sembravano più piccoli in confronto a quelli che avevano lasciato a sud. Yoninne era certa che se Bjault si fosse sentito meglio avrebbe tempestato Pelio di domande. Di che cosa vivevano gli abitanti del Regno delle Nevi? Come si procuravano il cibo? In che modo riscaldavano le loro case di pietra?

Saltarono da una città all’altra, percorrendo forse un centinaio di chilometri a ogni salto. Puntavano verso nordest, e ogni tappa faceva rollare violentemente l’imbarcazione a est nelle acque del lago di transito di arrivo. Il sole si abbassò rapidamente sull’orizzonte, e incominciò a fare davvero freddo. Il vento che sibilava tra i pannelli di quarzo sul ponte mandava soffi di aria gelida sui passeggeri. Le stufe a legna sul ponte non servivano a molto. Il povero Samadhom si rannicchiò su se stesso con aria infelice, finché Pelio non lo slegò per portarlo nella stiva.

Mentre le ombre continuavano ad allungarsi verso nord, i villaggi divennero sempre più squallidi e grotteschi. La neve si ammucchiava alta vicino a riva, come chissà quale deposito minerale, e molti magazzini erano costruiti utilizzando blocchi di ghiaccio grigiastri, al posto delle pietre. Ancora più a nord, le lastre di ghiaccio minacciavano di chiudere la superficie del lago e squadre di operai del posto lavoravano alacremente per mantenere la strada transitabile. L’acqua dei laghi era di un verde particolare e anche quando gli spruzzi raggiungevano i pannelli di quarzo della nave, per congelarsi subito dopo, il riflesso rimaneva verde. Pelio spiegò a Leg-Wot che il Popolo delle Nevi usava speciali pozioni da aggiungere all’acqua per mantenerla liquida anche alle temperature più rigide. Un antigelo? , pensò lei. Non riusciva a credere che solo poche ore prima viaggiava ancora nel bel mezzo di una foresta semitropicale.

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