Ben Bova - I condannati di Messina

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I condannati di Messina: краткое содержание, описание и аннотация

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Farà piacere ai nostri lettori siciliani sapere che in un futuro più o meno lontano Messina è destinata a diventare sede del supergoverno mondiale. La città, certo, non sarà più la stessa. Torri e palazzi fantascientifici domineranno, lo stretto; uomini dotati d’immenso potere e carichi d’immense responsabilità guarderanno pensosi verso la Calabria; e celebri scienziati di tutto il mondo si ritroveranno, sbigottiti, a Messina, trasportati qui con le buone e con le cattive insieme alle loro famiglie. Una gravissima decisione è stata presa al più alto livello: ancora una volta la scienza sta per mettere in pericolo mortale non solo la società ma l’umanità stessa. E la scienza deve essere messa in condizioni di non nuocere. L’ordine spietato (o pietoso?), necessario (o criminale?) partirà da Messina.

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La voce di Kobryn nel pronunciare quelle parole ebbe una vibrazione metallica. — Abbiamo assoluto bisogno della stabilità. A qualunque costo. Le previsioni degli elaboratori e dei nostri migliori pianificatori sociali giungono tutte alla stessa conclusione: se non abbiamo la stabilità questo nostro mondo sovraffollato precipiterà nel caos, con tutte le conseguenze: fame, malattie, guerre, barbarie. Senza stabilità, ci autodistruggeremo e inoltre avveleneremo totalmente questo pianeta.

Seguì un lungo silenzio, mentre Kobryn fissava l’auditorio dal teleschermo, aspettando che i presenti assimilassero le sue parole. Il silenzio era rotto solo da qualche colpo di tosse o dallo strisciare nervoso di piedi.

— Il prezzo che dobbiamo pagare per avere la stabilità è il progresso. Voi e il vostro lavoro siete parte di quel prezzo.

Adesso tutti si agitavano. La sala fu attraversata da una specie di sospiro collettivo, quasi un ansito. I presenti, più che irritati o sconvolti, erano soprattutto preoccupati e spaventati.

Kobryn proseguì: — Siete, per la maggior parte, genetisti e biochimici. In esperimenti recenti, avete dimostrato di essere in grado di alterare il materiale genetico di un uovo fecondato, per cui vi è possibile controllare le caratteristiche fisiche e mentali del nascituro. Professor DeVreis, mi avete detto voi stesso che nel giro di pochi anni sarete in grado di produrre un superuomo.

— Sì — disse DeVreis, con la sua voce da vecchio. — Un superuomo… o un idiota, uno schiavo con grossi muscoli enormi e quel tanto d’intelligenza sufficiente per obbedire agli ordini.

— Proprio così — disse Kobryn, impassibile. — In entrambi i casi, l’equilibrio sociale ne rimarrebbe sconvolto. Noi non permetteremo che questo avvenga. Non possiamo.

— Ma che cosa vuol dire?

— Non si può fermare la scienza!

— Signori, prego! — Kobryn alzò la voce. — Riflettete un momento! Per quanto l’idea di produrre un superuomo sia affascinante, rendetevi conto che non vi permetteremo mai di realizzarla. Chi sarà il primo superuomo? Come lo selezionerete? Ma non vi rendete conto che venti miliardi di persone si precipiterannno su di voi, vi calpesteranno a morte perché voi trasformiate i loro bambini in altrettanti dèi? O, peggio ancora, spinti dalla paura e dalla gelosia, trucideranno i primi superuomini che usciranno dalle vostre mani!

— No, non sarà così.

— Noi non permetteremmo…

— Comunque voi consideriate il problema, è indubbio che qualsiasi manomissione su vasta scala del patrimonio genetico dell’umanità distruggerà la società così come noi la conosciamo. Credetemi! Abbiamo dedicato più di un anno a studiare il problema. I migliori elaboratori, i maggiori esperti sociali si sono dedicati alla questione. Il nostro mondo ha bisogno di stabilità. L’ingegneria genetica è un elemento destabilizzante, un fattore pericoloso, che finirà col distruggere la società. Il governo non può permetterlo.

— Ma sorgerà una società migliore! Un mondo di superuomini!

Kobryn scosse la testa. — No! Si creerà il caos. Riflettete su quanto è accaduto nel secolo scorso, quando vasti gruppi di popolazioni si sono resi improvvisamente conto che erano in grado di scrollarsi di dosso i sistemi sociali che li avevano ridotti in schiavitù. Quando gli ultimi resti degli imperi europei furono eliminati dall’Asia e dall’Africa, quando i neri d’America e la gioventù mondiale capirono di disporre di un potere politico, che cosa accadde? Ci fu forse una marcia pacifica verso una società felice? No, niente del genere. Si ebbero guerre e rivoluzioni, rivolte e massacri, e ci volle quasi tutto il secolo ventunesimo per ritrovare l’equilibrio. E in tutto quel periodo, la popolazione mondiale era inferiore ai cinque miliardi! Adesso abbiamo in mano la possibilità di attuare un’ingegneria genetica, la possibilità di fare dei nostri figli altrettanti dèi, o altrettanti schiavi. E voi credete che la popolazione mondiale se ne starà pazientemente nei ranghi ad aspettare che voi realizziate il miracolo? Ma non vi rendete conto che tiranni in potenza si servirebbero della vostra scienza per produrre gli idioti di cui ci parlava il professor DeVreis? In un mondo di venti miliardi di individui, non ci riprenderemmo mai più da uno sconvolgimento così violento dell’ordine sociale. Non troveremmo più un nuovo equilibrio, ma unicamente il caos. Il nostro mondo piomberebbe nell’anarchia e nella dissolutezza. I vostri laboratori verrebbero distrutti e voi stessi sareste fatti a pezzi dalla folla.

Ci furono poche proteste, non del tutto convinte, da parte del pubblico.

Alla fine, Kobryn disse, severo: — Il governo ha deciso che ogni ricerca nel campo dell’ingegneria genetica debba essere sospesa. Di conseguenza, i maggiori scienziati sono stati fatti partecipare a questa riunione. Voi e i vostri colleghi, duemila scienziati in tutto, sarete mandati in esilio.

— In esilio!

— Ma come!

— Non potete!

— In esilio permanente, insieme con i vostri familiari più stretti, a bordo di un satellite orbitale che è stato messo a punto appositamente per voi.

Kaufman scattò in piedi. — Non potete farlo! Siamo cittadini del mondo e abbiamo dei diritti riconosciuti dalla costituzione!

— La costituzione mondiale dà all’assemblea legislativa il potere di sospendere le garanzie costituzionali in caso di estrema necessità — ribatté Kobryn. — La settimana scorsa, l’Assemblea ha votato e approvato il vostro esilio. La Corte costituzionale mondiale ha preso in esame il vostro caso, decretando che abbiamo agito nel rispetto della piena legalità.

Kaufman, per un momento, rimase in piedi, con la mano alzata, come se volesse ancora dire qualcosa. Poi, lentamente, come una bambola gonfiabile che si affloscia all’improvviso, crollò sulla sedia.

— Il Consiglio dei Ministri deplora con profondo rammarico questa azione drastica — disse Kobryn ai presenti, ammutoliti. — Voi, uomini e donne, siete i più grandi scienziati del mondo. Ma per assicurare stabilità e sicurezza ai miliardi di abitanti della Terra, è necessario che poche migliaia siano sacrificati. A bordo del satellite, benché alquanto affollato, vi abbiamo assicurato condizioni di vita buone e anche lussuose, nei limiti del possibile. Non intendiamo farvi alcun male. Abbiamo cercato un’altra soluzione del problema. Non ce n’è. Ed è assolutamente necessario che il vostro lavoro nel campo dell’ingegneria genetica non sconvolga l’umanità. Tentiamo di evitare un disastro. Spero che comprenderete.

— Brutto bugiardo — borbottò Kori.

Si alzò Frederick.

— Sono Clark Frederick. Non sono un genetista né un biochimico, ma un ingegnere missilistico. Ci sono qui anche alcuni miei colleghi. Siamo compresi anche noi, tra gli esuli? E in tal caso, perché?

Kobryn guardò da un’altra parte, verso qualcuno o qualcosa fuori dal campo della telecamera. Poi abbassò gli occhi, come per leggere rapidamente qualcosa.

— Ah, il dottor Frederick. Voi e alcuni ingegneri che lavoravano ai razzi interstellari siete compresi nella lista, mi spiace dirlo. È stato stabilito che anche il vostro lavoro rischiava di sconvolgere la stabilità sociale e… — Kobryn si strinse nelle spalle, come per dire: Il resto lo sapete.

La faccia di Frederick divenne rossa di rabbia. — Ma come diavolo è possibile che razzi diretti ad Alpha Centauri o alla Stella Barnard sconvolgano l’equilibrio sociale della Terra?

— Ve lo spiego subito — disse Kobryn. — Se le masse terrestri ritengono che esistano navi spaziali capaci di trasportare su nuovi mondi, su nuovi pianeti di altre stelle, succederà che milioni di persone tentino di raggiungere queste nuove frontiere. Come sapete meglio di me, soltanto un gruppetto sparuto ha la speranza di salpare a bordo di una nave spaziale. Ed è un mezzo troppo costoso per pensare a una vera colonizzazione.

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