Arthur Clarke - Le Guide del Tramonto

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Per sei giorni le immense astronavi, silenziose e immobili, restarono sospese sulle metropoli della Terra. Poi vennero gli ordini, e ai terrestri non restò che obbedire. Ma per ani e anni nessuno potè vederli, gli Esseri venuti con le astronavi. Nessuno poté sapere chi erano. Per quale misteriosa ragione «Essi» non volevano essere conosciuti? Forse perchè (ma nessuno lo sospettò) non volevano essere «riconosciuti»? Un classico della fantascienza che è anche un classico del suspense.

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Joe aveva raccontato tutta la storia con una tale soddisfazione che Stormgren frenò a stento un sorriso. Ma era preoccupato. Il piano era stato indubbiamente ingegnoso ed era possibilissimo che Karellen fosse caduto nella trappola. Stormgren dubitava perfino che i Superni lo sorvegliassero a scopo protettivo. E Joe non ne sapeva più di lui. Forse era per questo che aveva parlato con franchezza, per vedere le sue reazioni. Bene, gli conveniva mostrarsi fiducioso, qualunque fossero i suoi sentimenti.

«Dovete essere matti» disse «se v’illudete di ingannare Karellen e i Superni così facilmente. Comunque, che cosa sperate di ottenere?»

Joe gli offrì una sigaretta, che Stormgren rifiutò, quindi ne accese una per sé e si sedette sull’angolo del tavolo. Si udì uno scricchiolio di cattivo augurio, e lui si affrettò ad alzarsi.

«Il nostro scopo» cominciò «è evidente. Ci siamo accorti che le discussioni sono inutili e che bisognava ricorrere ad altre misure. Sono già esistiti movimenti clandestini prima di ora, e lo stesso Karellen, per grande che sia il suo potere, si accorgerà che siamo un osso duro. Noi ci battiamo per la nostra indipendenza. Non fraintendetemi. Non useremo la violenza, in un primo tempo, almeno, ma i Superni devono servirsi di agenti umani, e noi possiamo rendere il loro compito estremamente difficile.»

«Cominciando da me, suppongo» pensò Stormgren. Si chiese quanto, di tutta la storia, gli avesse raccontato il polacco. Quella gente credeva davvero che i sistemi da gangster avrebbero fatto vacillare Karellen? D’altro canto, però, non si poteva negare che un ben organizzato movimento di resistenza poteva rendere la vita difficile. Joe aveva messo il dito sul solo punto debole del dominio dei Superni. Tutti i loro ordini erano trasmessi mediante agenti umani: se questi fossero stati indotti dal terrore a disobbedire, l’intero sistema sarebbe potuto crollare. Non era che una vaga possibilità, tuttavia, e Stormgren non dubitava che Karellen avrebbe trovato la soluzione.

«E con me, che cosa contate di fare?» domandò Stormgren alla fine delle sue riflessioni. «Sono un ostaggio o cosa?»

«Non preoccupatevi. Vigileremo su di voi e vi proteggeremo. Aspettiamo delle visite, nei prossimi giorni, e nell’attesa faremo del nostro meglio per intrattenervi.» Aggiunse alcune parole nella sua lingua, e uno dei suoi accoliti fece saltar fuori un mazzo di carte nuove fiammanti. «Ce le siamo procurate apposta per voi» riprese. «Ho letto su un giornale, giorni fa, che siete un eccellente giocatore di poker.» La sua voce si fece d’un tratto grave. «Spero che il vostro portafoglio sia ben rifornito» disse ansiosamente.

«Non abbiamo pensato ad accertarcene. Capite bene che, data la situazione, non possiamo accettare assegni.»

Sconcertato, Stormgren fissò con gli occhi sbarrati, senza parole, i suoi carcerieri. Poi, afferrato appieno l’umorismo della situazione, si sentì sol-levato di colpo da tutte le preoccupazioni e gli impegni della sua carica. Da quel momento tutto ricadeva sulle spalle di Van Ryberg, e qualunque cosa succedesse, lui non poteva farci niente… E quegli straordinari criminali erano ansiosi di giocare a poker con lui.

Non c’era dubbio, pensò Van Ryberg di malumore, che Wainwright dicesse la verità. Forse aveva dei sospetti, ma non sapeva chi avesse rapito il Segretario Generale e non approvava il rapimento. Van Ryberg aveva una mezza convinzione che gli estremisti della Lega della Libertà avessero esercitato pressioni su Wainwright perché adottasse una politica più attiva e, alla fine, avessero preso in mano le redini dell’organizzazione. Il rapimento era stato organizzato alla perfezione, di questo non c’era dubbio: Stormgren poteva essere nascosto in qualunque angolo della Terra, e c’erano poche speranze di poterlo scovare. Eppure bisognava fare qualcosa al più presto, pensò Van Ryberg. Nonostante le battute di spirito, provava per Karellen una specie di timore riverenziale. L’idea di avvicinare il Supercontrollore direttamente lo sgomentava, ma non c’era alternativa. I servizi di comunicazione occupavano tutto l’ultimo piano del grosso palazzo. File e file di macchine e telescriventi, alcune silenziose, altre che ticchettavano freneticamente, si allungavano in distanza. Dalle macchine fluivano senza posa elenchi di cifre, risultati di censimenti, dati statistici, tutto il materiale indispensabile al sistema economico di un mondo. E in un punto dell’astronave di Karellen doveva esserci un duplicato di quella sala immensa. Con un brivido, Van Ryberg si domandò com’erano le figure che si muovevano tra quelle macchine per raccogliere i messaggi che la Terra mandava ai Superni.

Van Ryberg entrò nel piccolo studio privato dove solo Stormgren aveva diritto a entrare. Ne aveva fatto forzare la serratura, e il capo dei servizi di comunicazione lo stava aspettando là dentro.

«È una comune telescrivente, con la normale tastiera da macchina per scrivere» disse il funzionario. «C’è anche un trasmettitore di immagini, qualora voleste inviare disegni o diagrammi, ma avete detto che questo non vi serviva…»

Van Ryberg approvò con un cenno distratto. «Non mi serve altro, grazie» disse. «Non credo che mi fermerò molto. Quando sarò uscito, fate richiudere e poi consegnatemi tutte le chiavi.»

Attese che il funzionario fosse uscito, poi si sedette stancamente davanti alla macchina. Veniva usata molto di rado, dato che quasi tutte le transa-zioni fra Stormgren e Karellen erano sbrigate durante i loro incontri settimanali. Trattandosi di un mezzo per comunicazioni d’emergenza, Van Ryberg si aspettava una risposta entro brevissimo tempo. Dopo un attimo d’esitazione, cominciò a battere il messaggio con dita inesperte. La macchina brontolava sommessa, e le parole apparivano scintillanti per qualche secondo sullo schermo nero. Infine, Van Ryberg si appoggiò allo schienale della sedia e attese la risposta. Non era passato un minuto, che la macchina riprese a vibrare. Era proprio vero: il Supercontrollore non dormiva mai. Il messaggio fu breve e poco consolante:

MANCHIAMO INFORMAZIONI. LASCIAMO RICERCHE INTERAMENTE VOSTRA DISCREZIONE. K.

Con amarezza, e senza provare la minima soddisfazione, Van Ryberg si rese conto della gravità dei compiti che lo sovrastavano.

Negli ultimi tre giorni, Stormgren aveva studiato attentamente i suoi rapitori. Joe era il solo di qualche rilievo: gli altri erano nullità, il ciarpame che sempre si raccoglie ai margini d’ogni movimento clandestino. Gli ideali della Lega della Libertà non significavano niente per loro, preoccupati di un’unica cosa: guadagnarsi da vivere col minimo di fatica. Joe era un individuo infinitamente più complesso, sebbene talvolta facesse pensare a un bambino di dimensioni eccezionali. Le loro interminabili partite di poker erano contraddistinte da violente discussioni politiche, e Stormgren non ci mise molto a capire che il massiccio polacco non aveva mai riflettuto seriamente sulla causa per cui si batteva. Emozione ed eccessivo spirito conservatore annebbiavano ogni suo giudizio. La lunga lotta per l’indipendenza sostenuta dal suo Paese lo aveva completamente condizionato, e lui viveva ancora in quegli anni ormai passati. Era un rudere pittoresco, uno di quegli uomini che non sanno adattarsi a un sistema ordinato di vita. Il giorno che i tipi come lui dovessero scomparire, ammesso che sia possibile, il mondo sarà forse un posto più tranquillo, ma sicuramente meno interessante. Per quanto riguardava Stormgren, pareva proprio che Karellen non fosse riuscito a localizzarlo. Il Segretario Generale aveva cercato di bluffare, ma i suoi guardiani non si erano lasciati convincere. Era pronto a scommettere che l’avevano tenuto lì per vedere se Karellen sarebbe intervenuto, che adesso, visto che non era successo niente, avrebbero attuato i loro piani. Alcuni giorni più tardi, Joe gli annunciò visite. Non fu una sorpresa per Stormgren: da un paio di giorni i tre carcerieri erano agitati, e lui ne aveva dedotto che i capì del movimento, visto che tutto procedeva per il meglio, avevano deciso di venire finalmente a prelevarlo.

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