Harry Harrison - Mondo maledetto

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Sul pianeta Pyrrus è in corso una guerra tra gli uomini che lo stanno colonizzando e gli originari abitanti: sembra quasi che tutta la flora e la fauna di Pyrrus sia in lotta contro i coloni. È in questa fase che si inseriscono le avventure di Jason DinAlt, giocatore professionista con poteri paranormali, che con la sua intelligenza e il suo coraggio riuscirà a far cessare la guerra.

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Kerk lo fissava sbalordito.

— Esistono delle prove, per questa teoria. La flora e la fauna di Pyrrus hanno un aspetto in comune. Non sono funzionali. Nessun’arma, della loro armeria immensa, viene usata fra loro. Le tossine non hanno efficacia contro la vita del pianeta. Servono soltanto a dare morte all’uomo. E questo è materialmente impossibile. Nei trecento anni che l’uomo si trova qui, le forme vitali non possono essersi adattate così, in modo naturale.

— Eppure l’hanno fatto! — gridò Kark.

— Certo — confermò Jason. — Dunque, dev’esserci un fattore determinante, in azione. Come opera non so. Ma qualcosa ha deciso Pyrrus a dichiararvi guerra, e io vorrei scoprire cos’è. Qual era la forma vitale dominante, quando i vostri antenati arrivarono qui?

— Non l’ho mai saputo. Non vorrete insinuare che su Pyrrus si trovano esseri intelligenti diversi dall’uomo?

— Non sono stato io, a dirlo. E non saprei cosa può aver provocato quel cambiamento; ma mi piacerebbe scoprirlo. E vedere se il processo può essere invertito. Ammetterete che vale la pena di indagare, spero!

Kerk si alzò, e fece qualche passo avanti e indietro per l’ufficio. Era in lotta con se stesso; idee nuove lottavano con convinzioni antiche. Tutto era avvenuto tanto rapidamente…

Jason si versò da bere. Era esausto.

Kerk non impiegò molto, a decidere. Abituato all’azione, gli era impossibile fare altrimenti. Si fermò, fissando Jason.

— Non dico che mi abbiate convinto, ma trovo impossibile trovare subito una risposta ai vostri argomenti. Quindi, sin quando non ci sarò riuscito, dovrete comportarvi come se fossero giusti. Bene; cosa avete intenzione di fare? Cosa potrete fare?

Jason contò sulle dita. — Innanzitutto, mi occorre un posto dove vivere e lavorare, ben protetto. Poi, voglio qualcuno che mi aiuti… e mi faccia contemporaneamente da guardia del corpo. Proporrei Meta, come la più adatta.

— Meta? — Kerk era sorpreso. — È pilota spaziale, e fa servizio agli schermi difensivi; a cosa potrebbe servire, in un progetto come questo?

— A molto. Ha esperienza di altri mondi, e riesce a vedere le cose da punti di vista diversi… almeno in parte. E conosce Pyrrus come ogni altro adulto potrà rispondere a tutte le mie domande. — Jason sorrise. — Inoltre, è bella, e mi piace la sua compagnia.

Kerk brontolò qualcosa. — Mi sembrano motivi validi, e non farò obiezioni. La farò sostituire, e la chiamerò qui. C’è un’infinità di edifici chiusi, che potrete usare.

Dopo aver parlato con un assistente, Kerk effettuò alcune chiamate al teleschermo. Jason lo osservava con interesse.

— Vi sembro un dittatore, eh? — domandò Kerk. — Ma non è così.

Nessuno ha un potere assoluto, su Pyrrus. D’altra parte, non esiste neppure un sistema che si possa dire democratico. La nostra popolazione raggiunge gli effettivi di qualche reggimento. Ciascuno fa il lavoro per cui è meglio qualificarlo. Le attività sono separate in dipartimenti, comandati dal più adatto.

In quel momento entrò Meta. Si rivolse a Kerk, fingendo di non vedere Jason. — Mi hanno mandata qui — disse. — Cosa c’è, un cambiamento di programma nei voli?

— Potresti dire così — rispose Kerk. — Da questo momento sei dispensata da tutti gli incarichi precedenti, e assegnata a un nuovo dipartimento: Indagini e Ricerche. Quello è il tuo capo. — Indicò Jason.

Meta li guardò l’uno dopo l’altro. — Non capisco. Non posso crederlo. Un nuovo dipartimento… Perché? — Era nervosa, quasi sconvolta.

— Jason ha un sistema… o potrebbe averlo… di grande utilità per Pyrrus.

Sei disposta a aiutarlo?

Meta era riuscita a dominarsi. — È un ordine? Sai che avevo un lavoro, da compiere. Importante più di quanto un estraneo può immaginare. Lui…

— Arrossì.

— Sì. È un ordine.

— Forse potrei spiegare… — intervenne Jason. — Ma debbo domandarvi un gesto di cooperazione. Volete togliere il caricatore alla pistola, e consegnarlo a Kerk.

Meta parve intimorita, ma Kerk fece un cenno di assenso. — Per pochi minuti soltanto, Meta. Jason ha ragione.

Con riluttanza, Meta consegnò il caricatore, dopo aver tolto il colpo che si trovava in canna. Soltanto allora Jason spiegò.

— Ho una teoria sulla vita a Pyrrus, e temo che dovrò infrangere qualche vostra illusione. Tanto per cominciare, si deve ammettere che state perdendo la guerra e finirete per essere distrutti…

Prima ancora che terminasse la frase, Meta aveva estratto la pistola e premeva con rabbia il grilletto. Il suo sguardo esprimeva soltanto odio e ribrezzo. Quello era il pensiero più orribile, per lei. Che la guerra cui dedicava la vita fosse già perduta!…

Kerk le strinse le spalle e la fece sedere al suo posto, in poltrona, prima che accadesse qualcosa di peggio. Occorse qualche minuto, prima che la donna potesse calmarsi abbastanza da ascoltare Jason. Ma una luce pazzesca le brillava ancora negli occhi, quando lui ebbe terminato di ripeterle tutto quanto aveva discusso con Kerk. Rimase seduta, contratta, come se le mani di Kerk soltanto riuscissero a trattenerla.

— Forse, era troppo, per assimilarlo in una volta sola — esclamò Jason. — Diciamolo in forma più semplice. Io credo che possiamo scoprire il motivo per l’odio degli animali contro gli uomini. Forse il nostro odore non garba a Pyrrus… Può darsi che scopriamo un intruglio di cimici pestate che ci renda immune… Non so. Ma qualunque sia il risultato, dobbiamo indagare.

Kerk è d’accordo con me.

Meta guardò Kerk, e lui annuì.

— Io… — mormorò — non posso dire di essere d’accordo, e neanche di capire tutto quello che avete detto. Ma se Kerk pensa che sia giusto…

— Certo — l’assicurò Kerk. Le porse il caricatore della pistola.

10

Scesero le scale in silenzio. In strada, Meta incenerì un uccello munito di aculeo, che non rappresentava un pericolo immediato. Jason tacque.

Meglio l’uccello, che lui.

In un edificio, fra i numerosi occupati dai calcolatori elettronici, c’erano locali disponibili. Erano tenuti chiusi per evitare l’intrusione di qualche mostro. Mentre Meta si procurava una branda in magazzeno, Jason trascinò nella stanza una scrivania, un tavolo e alcune sedie. Quando la donna tornò con un materasso pneumatico, vi si lasciò cadere con un sospiro. Meta fece una smorfia.

— È meglio che ti ci abitui — esclamò Jason. — Ho intenzione di lavorare sdraiato il più possibile. Tu mi farai da braccio destro. Dunque, braccio destro… potresti procurarmi qualcosa da mangiare? Intendo fare anche i pasti, nella stessa posizione.

Meta uscì di scatto. In sua assenza, Jason rifletté un po’, quindi prese alcuni appunti. Quand’ebbero finito di mangiare, iniziò la ricerca.

— Meta, dove posso trovare documenti antichi? Qualunque informazione, di ogni tipo, sui primi giorni della colonia su Pyrrus.

— Non ne ho mai sentito parlare. Non saprei davvero…

— Ma dev’esserci qualcosa, da qualche parte — insistette lui. — Anche se oggi pensate soprattutto alla sopravvivenza, non dev’essere sempre stato così. Avete una biblioteca?

— Certo. La sezione tecnica è eccellente.

Cercando di non gemere, Jason si alzò. — Andiamo.

La biblioteca funzionava in modo completamente automatico. Un indice forniva il numero di ogni volume da consultare. I microfilm arrivavano per tubo pneumatico trenta secondi dopo l’ordine.

— Splendido — esclamò Jason, spingendo indietro il catalogo. — Ma non contiene niente che ci interessi. Soltanto una infinità di testi.

— Cos’altro dovrebbe esserci in una biblioteca?

— Ne parleremo più tardi — disse Jason. — Adesso dobbiamo trovare una traccia. Può darsi che esistano microfilm o nastri magnetici che questa macchina non registri?

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