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Poul Anderson: La luna dei cacciatori

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Poul Anderson La luna dei cacciatori

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Vincitore del premio Hugo per il miglior racconto in 1979.

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Anche se stava cercando di far colpo sulla ragazza con la propria gentilezza d’animo, Hugh non era un ipocrita; d’altro canto, essendo una persona pragmatica, si era più volte chiesto se gli umani avessero il diritto di trovarsi là. Gli studi scientifici a lungo raggio erano impossibili senza una colonia autosufficiente, il che a sua volta implicava un minimo di popolazione, la maggior parte dei cui membri non erano scienziati. Lui stesso, per esempio, era figlio di un minatore, ed aveva trascorso la sua fanciullezza in zone dell’interno. Era vero che quell’insediamento non era destinato ad ingrandirsi ulteriormente e che la maggior parte della superficie di quella grossa luna era abbastanza ostile alla sua razza da far apparire improbabile una più vasta espansione, tuttavia… se non altro, soltanto con la loro presenza, i Terrestri avevano già dato apporti irreversibili ad entrambe le razze.

— Non puoi chiedere loro perché combattono?

— Oh, certo, lo possiamo chiedere — replicò Hugh, con un sorriso asciutto. — Ormai abbiamo appreso le lingue locali quanto basta per una conversazione semplice. Però, quanto è profonda la nostra comprensione?

«Ascolta, io sono lo specialista dei dromidi, e Jan è quella degli uranidi, ed entrambi abbiamo lavorato duramente nel tentativo di conquistarci l’amicizia di singoli individui. Le cose sono più difficili per me perché i dromidi non sono disposti a venire a Port Kato fintanto che esiste il rischio che vi possa capitare un uranide. Ammettono di essere obbligati da un qualche dovere ad uccidere gli uranidi… ed anche a mangiarli, tra parentesi, il che costituisce soprattutto un atto simbolico. I dromidi riconoscono tuttavia che un simile atto sarebbe una violazione della nostra ospitalità, e pertanto devo andare a trovarli nei loro accampamenti e covi. Nonostante questo mio problema, Jan ammette di non aver fatto più progressi di quanti ne abbia conseguiti io, e siamo entrambi molto perplessi.

— Cosa dicono gli autoctoni?

— Ecco, ciascuna delle due specie ammette che le due razze usavano vivere amichevolmente insieme… con pochi, anzi con nessun contatto diretto, ma con un considerevole interesse reciproco. Poi, venti o trent’anni fa, un numero sempre maggiore di dromidi non era più riuscito a riprodursi, ed un numero sempre maggiore di gravidanze si era interrotto prima del termine, causando la morte dei piccoli. I capi avevano deciso che la colpa era degli uranidi e che dovevano essere sterminati.

— Perché?

— Una questione di fede. Non esiste nessun motivo razionale che mi sia riuscito d’individuare, anche se ho intuito le motivazioni, fondate sulla ricerca di un capro espiatorio. I nostri patologi sono alla ricerca della cuasa effettiva del fenomeno, ma puoi immaginare quanto tempo ci potrebbe volere, e nel frattempo attacchi ed uccisioni continuano.

— Sono forse gli uranidi mutati in qualche modo? — chiese Chrisoula, fissando il suolo polveroso. — In questo caso, i dromidi sarebbero potuti saltare ad una conclusione del tipo post hoc, propter hoc.

— Huh? — fece Hugh, poi, dopo che la ragazza gli ebbe spiegato, scoppiò a ridere. — Temo di non essere un tipo colto. I topi di roccia e gli scorridori di cespugli fra cui sono cresciuto rispettano il sapere… non sopravviveremmo su Medea senza il sapere… ma non pretendono di possederne molto essi stessi. Mi sono interessato alla xenologia perché da bambino avevo un amico dromide e ho seguito quel lei-lui attraverso il suo intero ciclo, da femminile a maschile ed a postsessuale. Ha fatto presa sulla mia immaginazione… una forma di vita così aliena.

Il suo tentativo di volgere la conversazione su argomenti più personali non ebbe successo.

— Cos’hanno fatto gli uranidi? — insistette la ragazza.

— Oh… hanno acquisito una nuova… no, non una nuova religione, perché questo implica uno speciale settore della vita, non ti pare, e gli uranidi non dividono in settori le loro vite. Chiamala una nuova Via, un nuovo Tao. Esso implica come conclusione il volare sul vento dell’est oltre l’oceano per morire nel gelo del Farside: in qualche modo, questo concetto è trascendente, ma, per favore, non mi chiedere come o perché. E non mi riesce di capire, come non lo capisce neppure Jan, perché i dromidi considerino questo atto una cosa terribile a farsi da parte degli uranidi. Io ho qualche opinione in merito, ma sono solo supposizioni. Jan dice scherzando che sono fanatici nati.

— Abissi culturali — annuì Chrisoula. — Supponiamo che un materialista moderno e dotato di poca empatia disponesse di una macchina del tempo e ritornasse all’epoca del Medio Evo sulla Terra, per cercare di scoprire cosa animava una Crociata o una Jihad: la cosa gli sembrerebbe priva di scopo, ed indubbiamente arriverebbe alla conclusione che tutte le persone coinvolte erano pazze e che la sola via alla pace era la totale vittoria di una delle due fazioni sull’altra. Cosa che non è affatto esatta, come sappiamo oggi.

Hugh si rese conto che quella donna la pensava quasi come sua moglie.

— Non potrebbe essere — continuò la ragazza, — che l’influenza umana abbia provocato questi cambiamenti, forse indirettamente?

— Potrebbe darsi — ammise Hugh. — Gli uranidi viaggiano molto, naturalmente, quindi quelli che vivono su Hansonia potrebbero aver raccolto storie di seconda o terza mano in merito al Paradiso, storie originate dagli umani. Ritengo che sarebbe per loro naturale supporre che il Paradiso si trovi nella direzione in cui tramonta il sole. Non che nessuno abbia mai cercato di convertire un nativo, ma i nativi hanno talvolta chiesto quali siano le nostre concezioni, e gli uranidi hanno la tendenza a creare miti, che li potrebbe portare ad impadronirsi di qualsiasi concetto, e sono anche estatici, perfino riguardo alla morte.

«Invece, a quanto ho sentito dire, i dromidi sono portati a sviluppare in brevissimo tempo nuove religioni militanti. Quindi su quest’isola sta succedendo che una di queste religioni si è rivolta contro gli uranidi, non ti pare? Tragico… anche se non mi sembra molto diverso dalle persecuzioni che si sono viste sulla Terra.

«Comunque, non potremo essere d’aiuto fino a che non avremo raccolto maggiori cognizioni, cosa che Jan ed io stiamo cercando di fare. Per lo più seguiamo le solite procedure, studi sul campo, osservazioni, interviste e così via, ma stiamo sperimentando anche con il sondaggio mentale, e stanotte effettueremo il test più completo sviluppato finora.

— Cosa farete? — chiese Chrisoula, ergendosi sulla persona, affascinata.

— Probabilmente collezioneremo un fallimento. Sei una scienziata anche tu, e sai quanto rare siano le effettive scoperte importanti: stiamo solo avanzando lentamente. — Vedendo che la ragazza rimaneva in silenzio, Hugh prese fiato e continuò: — Per essere esatti, Jan ha coltivato i rapporti con un uranide «selvaggio», ed io quelli con un dromide «selvaggio». Li abbiamo persuasi a portare una sonda mentale miniaturizzata trasmittente, e stiamo lavorando con loro per sviluppare la nostra capacità di comprensione. Quel che riusciamo a ricevere e ad interpretare non è molto, e gli occhi e gli orecchi ci forniscono una quantità di materiale molto maggiore; tuttavia, queste sono informazioni speciali, supplementari.

«La situazione effettiva? Oh, i nostri nativi portano un’unità grossa quanto un bottone incollata alla testa, se di testa si può parlare a proposito di un uranide. Una cellula al mercurio fornisce l’energia, e l’unità trasmette segnali di riconoscimento su una banda radio… sono micro-watts, ma facili da localizzare. La trasmissione dei dati richiede naturalmente una banda molto ampia, ed è quindi su un raggio ultravioletto.

— Cosa? — Chrisoula era stupita. — Ma questo non è pericoloso per i dromidi? Mi è stato insegnato che essi, essendo quasi animali, si devono riparare quando il sole è caldo.

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