Wyman Guin
Oltre la follia
L’orario pomeridiano, nel primo giorno di ego-rotazione di Mary Walden, stava finendo, e la ragazza era ormai certa che l’insegnante non l’avrebbe chiamata a leggere il suo compito, quando Carl Blair ebbe la pensata di passarle un bigliettino sporco. Immaginando che doveva trattarsi di una poesiola divertente quanto spinta, da gabinetto per la ego-rotazione, Mary allungò una mano per prenderlo.
E fu in quel momento che la voce della signora Harris squillò nell’aula:
— Carl Blair! Sembra che tu abbia lì un messaggio molto importante. Devo perciò supporre che non avrai niente in contrario a rendercene edotti; vieni alla cattedra, per favore.
Mentre avanzava fra i banchi il ragazzo si sbiancò un poco, e le sue lentiggini risaltarono più scure sul pallore delle guance. Aprì il foglietto e lesse, con voce agonizzante e monotona:
C’era un giovane iperego di nome Arno
che si trovò una terza testa per l’inverno.
Disse allora: «Ma benone,
non mi dispiace questa situazione.
Lascerò a lei l’intera brutta stagione.»
La scolaresca non osò ridere. I loro sguardi s’abbassarono sui banchi a disagio e vergognosi. Mary fece lo sbaglio d’indirizzare un’occhiata di solidarietà a Carl Blair mentre tornava a sedere, e subito dopo si pentì d’esser stata gentile con lui perché la Harris disse:
— Mary Walden, visto che avevi tanto desiderio di leggere qualcosa, immagino che non ti dispiacerà leggere il tuo tema alla classe.
Ecco che era accaduto, e proprio quando la lezione stava terminando. Mary provò l’impulso di ficcare le unghie sul sorrisetto melenso di Carl Blair. Con una smorfia raccolse il quaderno e andò alla cattedra.
— Il tema di oggi è sulla Storia della Medicina: La schizofrenia, dai giorni antichi ad oggi. — Mary riprese fiato e attaccò con il primo paragrafo:
— La schizofrenia è la condizione che si verifica quando due o più personalità convivono nello stesso cervello. Gli antichi, nel XX Secolo, consideravano la schizofrenia una malattia! Tutti pensavano che fosse una vergogna avere uno schizofrenico in famiglia, e poiché i bambini abitavano con gli stessi genitori da cui erano nati questo era molto spiacevole. Se un bambino del XX Secolo era schizofrenico, lo avrebbero rinchiuso dietro le sbarre e la gente lo avrebbe chiamato…
Mary arrossì, incespicando su quell’imbarazzante parola: — «pazzo». Gli antichi rinchiudevano tanto gli individui con un gruppo di ego forti, che quelli con ego deboli. Oggi invece rinchiuderemmo la gente che faceva questo.
La scolaresca annuì in silenzio.
— Ma c’erano sempre più schizofrenici da rinchiudere. Nel 1950 le prigioni e gli ospedali erano così pieni di gente schizofrenica che gli antichi non avevano più spazio per mettercene altri. Stavano cominciando a capire che presto tutti quanti sarebbero diventati schizofrenici.
«Naturalmente, nel XX Secolo gli schizofrenici erano disperati e “pazzi” come quegli antichi Moderni. Naturalmente non andavano in guerra, e conducevano la triste e sciocca vita dei Moderni, ma senza le droghe adatte non potevano controllare la loro ego-rotazione. Le diverse personalità di uno stesso cervello non facevano che combattersi l’una con l’altra. Una personalità poteva tagliare o ferire il suo corpo, o tenerlo sporco, così quando l’altra personalità riusciva a riprenderlo ne avrebbe sofferto. No, la gente schizofrenica del XX Secolo era quasi “pazza” come gli antichi Moderni.
«Ma l’una dopo l’altra vennero scoperte le droghe, e gli schizofrenici del XX Secolo furono liberati dalla sofferenza. Con le droghe, finalmente, le personalità di uno stesso corpo avevano il modo di vivere fianco a fianco in armonia. Si scoprì che molti schizofrenici, dapprima creduti semplicemente dei superdotati, avevano invece tanti talenti e sfaccettature psichiche che occorrevano loro due o più personalità per realizzarli tutti.
«Le droghe funzionarono così bene che gli antichi dovettero liberare milioni di schizofrenici dai luoghi con le sbarre dove li avevano chiusi. Questa fu la Grande Emancipazione del 1990. Da allora in poi la gente schizofrenica soffre soltanto quando, criminosamente, non prende le droghe. Di solito in. una persona schizofrenica ci sono due ego: l’iperego, o prima personalità, e l’ipoego, o personalità alternata. Una volta ce n’erano anche più di due, ma la Sorveglianza Medica fa in modo che ognuno di noi prenda le sue droghe affinché questo non ci accada più.
«Alla fine, dunque, qualcuno capì che se tutti avessero preso le nuove droghe tutte le guerre sarebbero terminate. Al Congresso Mondiale del 1997 furono approvate leggi per rendere obbligatorio l’uso delle droghe. Ci furono molti disordini per questo, perché alcuni volevano restare Moderni e combattere le guerre. Ma fu organizzata la Sorveglianza Medica, che ebbe il compito di eliminare tutti quelli che non volevano prendere le droghe come prescritto. Ora le leggi non si possono più infrangere, ciascuno prende le droghe, e gli iperego e gli ipoego hanno così il permesso di alternarsi in un corpo per turni di ego-rotazione di cinque giorni…
Mary Walden vacillò. Alzò gli occhi sui compagni di classe, si volse alla signora Harris e sentì lo stordimento roteare nella sua testa. Sei grandi ondate di silenzio in crescendo le sommersero i pensieri. Il silenzio spazzò via tutto ciò che era in lei salvo il terrore, che scosse di tremiti il suo corpo snello.
Sentì la signora Harris affrettarsi all’armadietto dei medicinali, appeso a una parete, e tornare con un tampone antisettico e una siringa sterile.
La donna l’aiutò a sedersi, le praticò l’iniezione con mani esperte, e dopo qualche minuto la mente di lei risalì dall’abisso di silenzio che l’aveva sommersa.
— Mary, tesoro, mi spiace. Avrei dovuto osservarti meglio.
— Oh, signora Harris… — Il mento di lei ebbe un tremito. — Spero che questo non mi succeda più.
— Via, bambina, tutti ci passiamo da giovani. Tu sei soltanto un po’ più lenta degli altri nell’abituarti alle droghe. Fra poco avrai quattordici anni, e il sorvegliante medico mi ha assicurato che ti lascerai alle spalle questi inconvenienti come tutti quanti.
La signora Harris lasciò libera la scolaresca, e quando i ragazzi furono sfilati fuori dall’aula si volse a Mary: — Cara, sarà meglio che ti accompagni in infermeria, non credi?
— Sì, signora Harris. — Mary s’era ormai calmata. Provava solo un po’ di vergogna per essere una ragazza così difficile e tanto lenta ad abituarsi alle droghe.
Mentre a fianco dell’insegnante s’avviava nel lungo corridoio che portava all’infermeria, Mary si chiese se non avrebbe dovuto rivelare al sorvegliante medico quel che in realtà non andava. Non era qualcosa dentro di lei. Era la sua ipoego, quella piccola insopportabile Susan Shorrs. Qualche volta, quando era Susan ad avere il corpo, le cose che faceva e pensava giungevano a Mary sotto forma di ciò che gli antichi chiamavano sogni , e a Mary non era mai piaciuto quell’ego secondario, che non avrebbe mai potuto realmente conoscere. Quella sudicia ragazzina non si prendeva la minima cura dei suoi capelli, e quand’era di nuovo il suo turno di ego-rotazione Mary si ritrovava sempre sporca e spettinata.
Nell’infermeria la signora Harris si fermò ad attenderla in anticamera. A Mary fece piacere trovare di turno il capitano Thiel, un sorvegliante medico dai modi simpatici; ma non parlò molto mentre l’uomo le faceva i Raggi X, e durante i prelievi di sangue si concentrò per mostrarsi docile e coraggiosa.
Poco dopo, mentre il capitano Thiel le esaminava gli occhi con la piccola luce da oculista, Mary disse con calma: — Lei conosce la mia ipoego, Susan Shorrs?
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