Non aveva mai pensato alla psicoterapia come a un’arte bellica, ma aveva compreso il messaggio: era sempre e comunque una questione di manipolazione e i manipolatori migliori erano quelli che non strafacevano.
Il personaggio che interpretava Stu negli interrogatori era quello del fratello maggiore buono ma rigoroso, un uomo intelligente, cortese, ma fondamentalmente un duro del quale dovevi avere un po’ di soggezione ma che ammiravi e desideravi assecondare.
Lei assumeva il ruolo della ragazza con la testa a posto, quella con cui gli uomini chiacchierano volentieri.
Non un’esca. Talento. Ma Stu sapeva benissimo che l’esca era il nocciolo della questione. Ramsey era un donnaiolo, così si considerava lui, allora fagli penzolare una donna davanti al naso.
Un attore scarso in cucina: spaghetti scotti.
Ancora nessuno aveva fatto il nome di qualche avvocato, ma Petra era certa che ce ne fosse uno nascosto dietro le quinte a dargli le battute. Proprio come si fa nei film… come chiamano quei tizi? Gobbi. Adesso c’erano le macchine a svolgere quei lavori, i teleprompter.
Ramsey si era esercitato per anni a formulare parole facendo in modo che avessero il suono giusto.
Anche un attore scarso se la cava meglio di un reo comune. I poveri diavoli che interrogava di consueto erano così febbrili di ansia da concedere più di quanto sarebbe stato necessario anche quando erano convinti di mentire con grande efficacia e la chiave stava nell’informarli subito dei loro diritti, per poter registrare legalmente tutto quello che dicevano, dalla prima sillaba all’ultima. Facevano eccezione gli psicopatici gravi che non provavano ansia di nessun genere, ma quelli erano così noiosamente autodistruttivi che di solito riuscivano a sgambettarsi da soli per eccesso di scaltrezza.
Come classificare Ramsey, allora? Un killer calcolatore o solo un patetico impotente che aveva perso la testa?
Dagli un sacco di corda, mettiti seduta, guarda e ascolta. Troppo sperare che s’impiccasse da solo, ma magari avrebbe infilato da sé la testa nel cappio.
Giunse a RanchHaven alle nove meno venti e la guardia le fece cenno di passare. Si fermò tuttavia a chiedergli se era stato in servizio nella notte di domenica e lui rispose di no, che c’era un altro. Poi chiuse la porta della guardiola.
Petra risalì il viale d’accesso. L’illuminazione artificiale affievoliva il rosa della facciata facendo apparire la villa ancora più grande, ma non meno confusa sul piano architettonico.
Le aprì la porta per metà una giovane donna di origine ispanica, non Estrella Flores. Quel tanto che Petra scorgeva dell’interno della casa era immerso nell’oscurità.
«Buonasera», salutò. «Sono il detective Connor per il signor Ramsey.»
«Sì?» Carina, viso rotondo, occhi grandi color uva americana e capelli neri raccolti in una crocchia. Sui venticinque. Stessa uniforme rosa e bianca che aveva indossato Estrella Flores.
Petra ripeté il proprio nome e le mostrò il distintivo.
La cameriera indietreggiò di un passo. «Un momentito.» Stessa voce che aveva udito al telefono. Dov’era l’altra?
«C’è Estrella Flores?»
Confusione. La giovane donna fece per girarsi e Petra le toccò la spalla. « Donde està Estrella? »
Cenno negativo con la testa.
«Estrella Flores? La… governante?»
Nessuna risposta e un tentativo di sorriso fraterno non alterò l’espressione stolida della domestica.
« Como se llama usted, señorita? »
«Maria.»
« Nombre de familia? »
«Guerrero.»
«Maria Guerrero.»
«Sì.»
« Usted conoce Estrella Flores? »
«No.»
« Estrella no trabaja aqui? »
«No.»
« Desde cuánto tiempo usted trabaja aqui? »
« Dos dias. »
Due giorni. Estrella volatilizzata. Perché sapeva qualcosa che non voleva sapere e aveva preferito dileguarsi? Si rammaricò di non averle parlato subito.
Nel momento in cui Maria Guerrero si girava di nuovo per andarsene, risonò una voce maschile.
«Detective…» Dall’oscurità apparve Ramsey in bianco, stropicciatissima camicia di lino bianca, calzoni di seta ecru, mocassini ecru, niente calze.
Una raffigurazione in positivo? Io sono un bono.
Tenne la porta aperta per Petra. L’aria in casa era viziata e la sola fonte di illuminazione era una lampada da tavolo in fondo al vasto soggiorno. Era al buio anche il museo delle automobili, dietro la vetrata che sembrava una grande lavagna.
Ramsey camminò mezzo metro davanti a lei, andò alla lampada, ne accese un’altra e fece una smorfia, come se fosse rimasto abbagliato. Era rimasto seduto al buio fino a quel momento? Aveva le maniche arrotolate senza cura all’altezza dei gomiti e i capelli scomposti in una massa irregolare.
«Si accomodi, prego.» Attese che avesse preso posto e si sedette a sua volta ad angolo retto rispetto a lei, con le ginocchia a un paio di spanne dalle sue.
Così rimase con le mani posate ai fianchi e la faccia tirata, invecchiata. Qualche capello grigio in più nei riccioli, ma forse era colpa dell’illuminazione. O la tintura che cedeva.
«Grazie di avermi ricevuta.»
«Si figuri», rispose lui, inalò dal naso e si toccò un angolo della bocca.
Petra estrasse il taccuino, lasciando che il lembo della giacca le ricadesse in modo da lasciar intravedere il distintivo che portava al taschino della camicia. Rivolgendogli il lato del taccuino con la scritta LAPD in blu. Attenta a come reagiva a quei piccoli indizi di autorità.
Lui stava guardando altrove. Il grande caminetto di pietra, freddo e buio.
«Desidera bere qualcosa, detective?»
«No grazie, signore.»
«Se cambia idea, me lo faccia sapere.»
«Non mancherò, signor Ramsey.» Petra aprì il taccuino. «Come va?»
«Dura. Molto dura.»
Lei gli rivolse il suo sorriso più comprensivo. «Ho notato che ha una cameriera diversa da quella che era qui l’altra volta.»
«Quella di prima mi ha piantato.»
«Estrella Flores?»
Lui la fissò. «Sì.»
«Da quanto tempo lavorava per lei?»
«Due anni, mi pare. Più o meno. Ha detto che voleva tornare in El Salvador, ma io so che è stato per… per quello che è successo a Lisa. Lei voleva bene a Lisa. Suppongo che tutto… la vostra visita dev’essere stata un trauma per lei, perché quella sera stessa ha fatto i bagagli.» Alzò le spalle. «Poi mi sono piombati addosso i giornali. È stato difficile mantenere la testa sulle spalle.»
«Ha ricevuto molte telefonate?»
«Da restarne travolto, tutte al numero di lavoro. Quello che ho dato a lei è della mia linea privata. Ho fatto inoltrare tutto all’ufficio di Greg. Lui non parla con nessuno, così si spera che alla lunga desistano.» Si massaggiò gli occhi, scosse la testa.
«Dunque si è procurato subito un’altra cameriera», notò Petra.
«Me l’ha trovata Greg.»
Lei conversava senza scrivere nulla. Concesse a Ramsey una pausa di silenzio da riempire, ma lui abbassò la testa. Le spalle larghe s’incurvarono nella classica postura del cordoglio. Mano sotto il mento ora. Il Pensatore.
«Estrella Flores era affezionata a Lisa», disse finalmente Petra, «però non l’ha seguita quando Lisa si è trasferita a vivere altrove.»
«No», confermò Ramsey alzando gli occhi. «Perché Estrella è così importante?»
«Probabilmente non lo è, signore. Sto cercando di farmi un quadro della personalità di Lisa. C’era forse qualcosa che può aver sconsigliato a Estrella di seguirla? Era una padrona di casa esigente?»
«Ne dubito», rispose Ramsey. «Probabilmente è stato per i soldi. Io la pagavo di più di quanto le avrebbe dato Lisa. Pensione, assicurazione, tutto in regola. Lisa aveva una casa piccola, non avrebbe avuto bisogno di un aiuto così costoso.»
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