«Quindi può darsi che Ramsey avesse ancora tutta la testa piena di Lisa», riprese Kelly, «e allora diciamo che si sono incontrati e che lui abbia cercato di starci assieme di nuovo ma non sia riuscito a farselo venire su o che so io e che lei, nel suo tipico stile, gli abbia illustrato il suo pensiero in proposito e lui abbia perso il lume della ragione.»
Questa volta Petra nascose la sua meraviglia. Era passata da testimone ostile a una teoria criminologica nel giro di cinque minuti, offrendo un’ipotesi che confortava la ricostruzione dell’ultimo appuntamento fatta da lei stessa.
«Che cosa le fa credere che Ramsey fosse impotente?»
«Perché così aveva detto Lisa. O almeno lo aveva lasciato capire. È stato tre o quattro mesi fa. Eravamo a pranzo, tutti quanti, Darrell, Cara, io, Lisa e un’altra editor che lavora qui, Laurette Benson. Una lesbica. Ci siamo messi a chiacchierare di attori, di tutta la celebrità che ottengono e di come molti di loro hanno una personalità completamente sballata, sono completamente fuori di cocomero, ma il pubblico non viene mai a saperlo perché alle orecchie della gente arrivano solo le stupidaggini messe in circolazione dai media e dalla pubblicità. Fatto sta che ci siamo messi a parlare di come gli attori diventano sex symbol, qualcosa di più di semplici esseri umani, come per esempio Madonna che mette al mondo quel bambino e tutti ne parlano come se fosse la reincarnazione della Madonna vera e la sua fosse stata una nascita avvolta nel mistero, no? O tutti quegli idioti che cercano ancora Elvis o credono che Michael Jackson resterà sposato. Noi, nel nostro mestiere, vediamo questa gente tutti i giorni, scena dopo scena, attraverso il display di una moviola. Allora ti passano sotto gli occhi un sacco di porcherie, vedi quante volte bisogna rigirare una scena perché questo o quell’attore risulti appena decente o parli come se avesse un po’ di cervello in testa, ti rendi conto di quanto pochi di loro hanno un po’ di talento. Comunque si conversava di questi argomenti e ci siamo ritrovati a parlare di tutte le fantasie sessuali di cui il pubblico si bea su persone che probabilmente metà delle volte a letto fanno fiasco. Allora Laurette parte a dire che un sacco di attori sono gay, anche quelli che il pubblico scambia per autentiche divinità dell’amore eterosessuale, sostiene che sessualità e realtà sono due pianeti completamente diversi. E Lisa alza gli occhi al cielo e fa: ‘Ah, ma voi non avete idea, ragazzi. Non potete nemmeno immaginarvelo’. Così tutti la guardiamo e aspettiamo la sua tesi e lei ride. ‘Credetemi’, dice lei, ‘capita di entrare convinti di andare a mangiare all’Hard Rock Café e ti ritrovi alla Torre Pendente davanti a un piatto di spaghetti stracotti.’ Poi ride più forte e all’improvviso la sua espressione cambia completamente, è rabbiosa, incavolata nera. Si alza, va in bagno e ci resta per un po’. ‘Qualcuno si è sentito tirare le mutande’, commenta Laurette. Poi Lisa ritorna e ha il naso rosso ed è troppo su di giri, capisce che cosa voglio dire?»
«Aveva sniffato.»
Kelly le puntò contro l’indice e il pollice a pistola. «Lei deve essere un detective.»
«Lo faceva spesso?»
«Abbastanza. Non che ci stessi dietro.»
«Dunque l’argomento dell’impotenza la turbava.»
«Perché, non turberebbe anche lei?» ribatté Kelly Sposito. «La vita è già abbastanza rognosa con tutte le troiate che ti becchi dagli uomini quando sono in pieno spolvero. Hai giusto bisogno di un piatto di spaghetti scotti.»
Erano passate le cinque quando Petra lasciò gli studi cinematografici e non le sarebbe dispiaciuto un lungo bagno caldo, seguito da un buon pranzetto preparato da qualcun altro, e magari una breve seduta al cavalletto. Ma aveva bisogno di confrontare le sue informazioni con quelle di Stu e, se lui avesse suggerito di attaccare Ramsey quella sera stessa, non si sarebbe opposta.
Chiamò la stazione. Stu non era rientrato, ma Lillian, la receptionist, le comunicò che c’era qualcosa per lei: «È arrivato un plico dal coroner, Barbie».
«Una busta grossa?»
«Grandezza media. Te l’ho messa sulla scrivania.»
«Grazie.»
Consumò un sandwich al tonno all’ Apple Pan , lo mandò giù con una coca cola, diede una scorsa al giornale (niente su Lisa) e tornò a Hollywood guidando per quanto celermente glielo consentiva il traffico. Giunse a destinazione quando era già entrato in servizio il turno di notte, ma la maggior parte dei colleghi erano già usciti di nuovo armati dei rispettivi mandati di cattura e di comparizione e Stu non si era ancora visto.
Nella busta marrone c’era il referto autoptico preliminare firmato da un certo dottor Wendell Kobayashi e controfirmato, come Schoelkopf aveva promesso, dal capo coroner, dottor Ilie Romanescu.
Risultati solleciti; di solito persino i preliminari richiedevano una settimana.
Si sedette e lesse le due pagine dattiloscritte. Nel corpo di Lisa Ramsey erano state trovate tracce di cocaina e alcol, in un quantitativo sufficiente a intossicare ma non a provocare stupore. Significava che sarebbe stato più facile coglierla di sorpresa. Ancora non c’era un referto definitivo, ma i patologi erano riusciti a stabilire il numero delle ferite e la causa del decesso. Ventitré coltellate, nell’ordine di grandezza delle ventinove ricevute da Ilse Eggermann. Al momento il coroner riteneva che quella fatale era una ferita particolarmente profonda nella zona addominale, la stessa che era apparsa mortale a Petra. Punto d’ingresso appena sopra l’osso pubico, venti centimetri di lunghezza, una ferita verticale che aveva reciso intestini, stomaco e fegato, sezionando il diaframma e bloccando la respirazione.
Uno sventramento: una tecnica da gangster.
Mentre cade, lui la colpisce altre ventidue volte.
Furore o gusto. O entrambi.
Il dottor Kobayashi riteneva che le fosse stato vicino per quel primo colpo letale. Questo significava che non poteva non essersi macchiato di sangue e, se avessero avuto fortuna e ci fosse stato uno scambio, qualcosa poteva aver lasciato lui su di lei. Ma per l’analisi di fibre e liquidi ci sarebbero voluti ancora alcuni giorni. Nessuna impronta di piedi, come aveva notato Alan Lau. O si era tolto le scarpe o gli era andata bene.
Rifletté su quanto Darrell le aveva rivelato delle inclinazioni sessuali di Lisa: sesso orale in macchina. Come un ritorno ai tempi del liceo. Forse che Lisa era rimasta fissata alla fase pompon? Ragazze pompon e uomini maturi?
Kelly l’aveva descritta come una donna piena di sé, ma poi aveva succhiato Darrell senza chiedere niente per se stessa.
Sesso in macchina. L’assassino che porta Lisa da qualche parte in macchina.
Mister Macho Ramsey in crisi di prestazione?
Un problema cronico? Ramsey che le dà un appuntamento per un ultimo tentativo di dimostrarsi all’altezza?
In macchina? Perché lui e Lisa l’avevano già fatto in macchina?
Quel maledetto museo di automobili! Era forse qualcosa di più della collezione di trofei di un miliardario? Era il supporto coniugale di Ramsey? Tutte quelle cromature, i motori potenti, a ricordargli di essere ricco, bello e semifamoso, giocattoli di valore inestimabile solo perché il sangue non gli defluisse dal pene?
Breshear aveva detto che Lisa le era sembrata esperta. Con Ramsey? Altri? Dopo il divorzio… o prima?
Ma dalla bolletta del telefono non risultavano contatti con altri uomini, nessuna concessione alla vita mondana. Forse per i contatti personali usava il telefono dell’ufficio. Ancora più complicato ottenere di poterli consultare, era scontato che i telefoni fossero intestati alla società di produzione. Ci si sarebbe messa subito l’indomani.
Tornò alla notte dell’omicidio. Lisa si fa bella.
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