«Ragazzi», intervenne Balch. «Possiamo concedere al signor Ramsey un po’ di privacy?»
Ramsey continuò ad accarezzarsi il collo. Il suo volto si era scolorito e la sua espressione stava diventando quella di una persona stordita da un’esplosione ravvicinata.
Petra addolcì il tono della voce. «Scusi, signore, so com’è difficile per lei. Ma alle volte i fatti che emergono sotto stress sono i più preziosi e io so che lei desidera che troviamo l’assassino di sua moglie.»
Aveva scelto volutamente di riferirsi alla moglie e non alla ex moglie per vedere se Ramsey l’avrebbe corretta.
Non lo fece, si limitò ad annuire debolmente.
Balch fece per parlare, ma Petra lo precedette: «Sa chi le procurava la droga, signor Ramsey?»
«No. Non voglio che sembri che era una consumatrice abituale. Sniffava per divertimento, era solo un gioco. Per quel che ne so non la comperava mai. Gliela regalavano.»
«Chi?»
«Non ne ho idea. Non era il mio mondo.» Ramsey si raddrizzò. «Procurarsi stupefacenti nel giro dell’Industria non è difficile. Sono sicuro di non essere io a dovervelo spiegare. C’è forse qualche particolare in quello… quello che è successo… che vi fa sospettare che c’entri la droga?»
«No, signore. Partiamo letteralmente da zero.»
Ramsey aggrottò le sopracciglia e si alzò all’improvviso. Balch lo imitò, piazzandoglisi al fianco.
«Chiedo scusa, ma devo veramente riposare. Sono appena tornato da una trasferta di lavoro a Tahoe, dove non ho avuto occasione di tirare il fiato per due giorni. Ho letto i copioni in aereo, poi Greg mi ha fatto firmare delle carte e ieri siamo crollati di buon’ora tutti e due. Adesso questa storia. Gesù.»
Un alibi dettagliato servito su un piatto d’argento senza che fosse stato sollecitato, pensò Petra. Affaticato, ma sveglio ed efficiente l’indomani mattina, fuori a giocare a golf.
Tutti e quattro i poliziotti ascoltavano con attenzione. Nessuno parlava. A nessuno era consentito sondare troppo a fondo.
Balch riempì il silenzio. «Sono stati due giorni molto lunghi. Siamo schiantati tutti e due come se ci avessero tramortito con una legnata.»
«Lei ha passato la notte qui, signor Balch?» chiese Petra, sapendo di spingersi sul ciglio di un terreno pericoloso. Lanciò un’occhiata a Stu. Lui le rivolse un cenno impercettibile.
«Sì. Del resto non è la prima volta. Vivo alle Rolling Hills Estates e preferisco evitare di fare tutta quella strada quando sono molto stanco.»
Gli occhi di Ramsey stavano diventando vitrei. Erano puntati al pavimento.
Stu lanciò un altro segnale a Petra con un movimento della testa e tutti e quattro si alzarono. Stu porse il suo biglietto da visita a Ramsey, che lo intascò senza guardarlo. Tutti si diressero alla porta. Petra si ritrovò a camminare accanto all’attore. «Dunque chiamerà lei i genitori di Lisa, detective?»
«Sì, signore.» Anche se era stato Stu a offrirsi di farlo.
«Dottor John Everett Boehlinger. Sua madre si chiama Vivian.» Le riferì l’indirizzo e si fermò con lei in attesa che lo trascrivesse. Balch e gli altri li sopravanzavano di qualche metro, già vicini alla vetrata della rimessa.
«Chagrin Falls, Ohio», rilesse Petra.
«Strano nome, vero? Come se gli abitanti si dispiacessero di viverci. Era certamente così per Lisa. Lei amava L.A.»
Petra sorrise. Ramsey contraccambiò.
La giudicava. Ma non come poliziotto. Come donna. L’ex marito devastato dal dolore la stava valutando con gli occhi del maschio che esamina la femmina.
Non era un’analisi di cui era spesso vittima. Petra non si considerava una Venere, ma sapeva quando la stavano vagliando.
«L.A. era il posto giusto per Lisa», riprese Ramsey, mentre s’incamminavano di nuovo. «L’energia che la pervade era in sintonia con il suo carattere.»
Arrivarono alla vetrata. Petra gli tese la mano. «Grazie, signore. Sono rammaricata dal motivo della nostra visita.»
Ramsey le prese la mano, gliela trattenne, gliela strinse. Asciutta e tiepida. «Ancora non riesco a credere che sia successo. È irreale… come un copione.» Si morsicò il labbro inferiore, scosse la testa, le liberò la mano. «Probabilmente non potrò dormire, ma sarà meglio che ci provi prima che mi piombino addosso gli avvoltoi.»
«I giornalisti?»
«È solo questione di tempo. Voi non divulgherete il mio indirizzo o il mio numero di telefono, vero?»
Prima che Petra potesse rispondere, si rivolse a Balch. «Chiama il cancello e di’ alla guardia di non lasciare passare nessuno. Chiama subito.»
«Senz’altro.» Balch scomparve.
Petra toccò il vetro, inarcò le sopracciglia, fece mostra di contemplare le automobili.
Ramsey alzò le spalle. Per un uomo di mezza età, era abile negli atteggiamenti infantili. «Fai collezione di giocattoli e un giorno ti accorgi che non hanno nessun significato.»
«Ma non c’è niente di male nel possedere oggetti preziosi», commentò Petra.
Un guizzo negli occhi celesti di Ramsey. «Suppongo di no.»
«Di che hanno è la Ferrari?»
«Del ’73», rispose Ramsey. «Daytona Spider. Apparteneva a uno sceicco petroliere. L’ho presa a un’asta. Ha bisogno di essere messa a punto tutte le settimane e un’ora al suo volante ti spacca la schiena, ma è un’opera d’arte.»
Nella sua voce era affiorata una vena di entusiasmo. Quasi per essersene reso conto, fece subito una smorfia scuotendo di nuovo la testa.
«E nel posto vuoto che cosa ci va?» domandò Petra cercando di farlo passare per un semplice convenevole.
«La macchina che uso tutti i giorni.»
«La Lexus?»
Lui allungò lo sguardo verso l’atrio dov’erano riuniti gli altri tre poliziotti. «No, quella è la macchina di Greg. La mia è una Mercedes. Grazie di essere stati comprensivi. E di occuparvi voi dei genitori di Lisa. Vi accompagno fuori.»
Le due automobili della polizia si allontanarono lentamente dalla zona residenziale e imboccarono una tranquilla strada secondaria. Stu proseguì fino a quando le case finirono e cominciarono i campi coltivati, poi segnalò agli aiutanti dello sceriffo di accostare. Quando scesero, De la Torre stava fumando.
«Si è già preparato il suo alibi», attaccò subito. «È stato qui tutta notte con il buon vecchio Greg. E poi tutte quelle stronzate sul suo stato confusionale, il ruolo che non sa quale dovrebbe essere…»
«Quello potrebbe essere stato un tentativo di dissociarsi da quanto è avvenuto», osservò Banks. «A beneficio nostro e suo.»
«Possibile», ammise Stu e guardò Petra.
«Sono tutti elementi interessanti», convenne lei. «Come anche l’accenno quasi immediato alla cocaina. Per diventare improvvisamente recalcitrante quando siamo noi a volerne sapere di più, sentendosi in dovere di proteggere la reputazione della ex moglie.»
«Io dico che è marcio», affermò De la Torre. «E quello che puzza di più è proprio l’alibi. Dico io, la tua ex finisce affettata, tu sei pulito, arrivano gli sbirri a darti la notizia e la cosa che ti preme di più è fargli sapere che la notte dell’omicidio sei andato a letto presto?»
«Concordo», annuì Petra. «Solo che qui abbiamo un caso di violenza fra le mura domestiche diventato di dominio pubblico nell’era post-O.J. e lui sa che la sua posizione sarà vagliata attentamente, ha un buon motivo per proteggere se stesso.»
«Troppo comodo», brontolò De la Torre. «Quello produce un poliziesco in televisione. Probabilmente si sente un esperto in materia.» Fece un grugnito e riprese a fumare.
Petra ripensò a come Ramsey l’aveva guardata. Poi aveva fatto in maniera di camminare accanto a lei. Nessuno dei colleghi ne aveva accennato. Avrebbe dovuto farglielo notare? Inutile.
«Io detesto quei polizieschi», brontolò De la Torre. «Quei bastardi che prendono sempre i cattivi prima della terza interruzione pubblicitaria e mi fanno sentire un povero imbecille.»
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