La voce di Jackson prese un tono distante, impersonale, essenziale.
— Lei non lascerà il paese. Rimarrà a Wicken’s Hunt e mi riferirà qualunque novità sull’uomo misterioso. Il numero telefonico che le diedi dieci anni fa è tuttora valido. Io la contatterò regolarmente, e lei seguirà alla lettera qualunque mia istruzione. È chiaro?
LuAnn annuì.
— Sto parlando seriamente, LuAnn. Un altro errore, e sarò costretto a sbarazzarmi di lei. E sarà una cosa lenta e dolorosa. E adesso, vada a risistemarsi. No, aspetti!
LuAnn si fermò.
— Si ricordi che non è sola. — Lo sguardo di Jackson si spostò significativamente verso il corridoio, verso la stanza di Lisa. — Cerco sempre di garantirmi una forte motivazione da parte dei miei collaboratori. Ho notato che è più facile così ottenere risultati.
LuAnn scappò in bagno, richiudendo la porta dietro di sé. Squassata da un tremito incontrollabile, si avvolse in un ampio asciugamano e si lasciò scivolare sul pavimento. Non era il rischio personale, di cui era perfettamente consapevole, a gettarla nella disperazione, quanto il pensiero che Lisa fosse oggetto delle attenzioni omicide di Jackson.
Ma fu proprio questa considerazione a darle la lucidità, la determinazione necessaria per agire. Gettò uno sguardo allucinato alla porta che la divideva da Jackson, un uomo che le somigliava più di quanto fosse disposta ad ammettere. Entrambi vivevano nella menzogna. Entrambi disponevano di un’enorme ricchezza ottenuta con l’inganno. Entrambi avevano doti fisiche e psichiche superiori alla norma. E, soprattutto, avevano ucciso, tutti e due. Lei per legittima difesa, lui premeditatamente, ma il motivo era sempre la sopravvivenza. E il risultato, il medesimo.
Si rialzò lentamente. Se a Lisa fosse successo qualcosa, uno dei due doveva morire, non c’era altra scelta. Lasciò cadere l’asciugamano e socchiuse la porta. Un legame impalpabile li teneva legati l’uno all’altra, come se i meccanismi del loro cervello agissero di concerto. Sapeva già cosa l’attendeva dietro quella porta, mentre la spalancava.
Nulla. Jackson era scomparso.
LuAnn si vestì rapidamente e corse nella camera di Lisa. Il respiro calmo e regolare della bambina le disse che tutto era a posto, stava dormendo. La osservò a lungo, nel buio, incapace di svegliarla. Non era sicura di riuscire a dominare i sentimenti che la agitavano. Si assicurò che le finestre fossero chiuse e uscì, dirigendosi verso la camera di Charlie. Lo svegliò con delicatezza.
— Charlie… È tornato.
— Cosa?… Chi?
— Dovevamo saperlo che ci avrebbe trovati.
Charlie schizzò a sedere sul letto nell’attimo stesso in cui assimilò quelle parole. — Era qui?… Jackson era qui!
— Avevo appena finito di fare la doccia. Lui mi aspettava in camera. Non ho mai avuto tanta paura in vita mia.
— Oh LuAnn, piccola mia — fece Charlie abbracciandola forte e a lungo. — Come diavolo ha fatto a trovarci?
— Non lo so, ma lui sa , Charlie. Di Riggs, dell’uomo che mi ha inseguita, della lista con i nomi dei vincitori della lotteria. Sa tutto. Ho cercato di mentire, ma non ha funzionato. Era pronto a uccidere: te, me… Lisa.
— Cos’ha intenzione di fare?
— Trovare l’uomo del villino ed eliminarlo.
— E poi? Cos’altro?
— Vuole che lo avvertiamo se quell’uomo si fa vivo. E che scopriamo che cosa nasconde Riggs.
— Perché si preoccupa anche di Riggs?
— Sospetta che Riggs abbia qualche movente sotterraneo per interessarsi a noi.
— Che vada all’inferno! — Charlie scese bruscamente dal letto e cominciò a vestirsi.
— E adesso dove vorresti andare? — disse LuAnn.
— Da Riggs. Ad avvertirlo.
LuAnn lo afferrò per un braccio. — Tu fallo e firmerai la sua condanna a morte. Jackson lo scoprirà, Charlie. Così come ha scoperto tutto il resto. Riggs non corre pericolo. Almeno per ora.
— Come fai a dirlo?
— Ho fatto una specie di accordo con Jackson. Dovrebbe funzionare. Jackson si occuperà dell’uomo della Honda. E per lui non possiamo fare assolutamente nulla, visto che non abbiamo idea di chi sia.
Lui si lasciò cadere nuovamente a sedere sul letto.
— Charlie, voglio che tu porti Lisa lontano da qui. Voglio che tutti e due siate lontano da qui.
— Scordatelo, LuAnn! Non ti lascerò sola con lui in circolazione qui attorno.
— Invece è proprio quello che farai, Charlie. Perché sai che ho ragione. Da sola posso cavarmela, ma se Jackson dovesse mettere le mani su Lisa…
— Invertiamo la faccenda: io rimango, tu e Lisa andate.
— Non funzionerà — disse LuAnn scuotendo la testa. — Se sono io a sparire, Jackson verrà a cercarmi. E alla fine mi troverà. Ma se continuo a essere visibile, quel problema per lui non si porrà. E tu e Lisa potrete mettervi al sicuro.
— E chi metterà te al sicuro, LuAnn? Non mi piace. Non voglio abbandonarti. Non ora.
— Non mi abbandoni affatto, Charlie. — Lei gli passò le braccia attorno alle spalle poderose. — Al contrario, starai vicino a quanto di più prezioso esiste nella mia vita. — Poi sciolse l’abbraccio, mentre la testa incappucciata di Jackson continuava a incombere nella sua mente.
— E va bene — si arrese Charlie, prendendole la mano. — Quando vuoi che ce ne andiamo?
— Stanotte… Adesso. Prepara la tua valigia, io preparo quella di Lisa. Jackson se n’è andato non molto tempo fa, non credo che stia ancora sorvegliando Wicken’s Hunt. Probabilmente è convinto che io sia troppo paralizzata dalla paura per tentare qualsiasi cosa. — LuAnn corrugò la fronte. — Non che sia poi così lontano dalla realtà.
— Dove andremo? — domandò Charlie.
— Non lo so. E non lo voglio sapere. E sicuramente capisci il perché, non è vero? Chiamami quando sei a posto. Troveremo un modo sicuro per comunicare.
— Non avrei mai pensato che saremmo arrivati a questo. — Charlie scosse il capo.
— Ce la caveremo. — LuAnn gli diede un bacio in fronte. — Dobbiamo fare estrema attenzione, ma ce la caveremo.
— E tu? Che cosa farai?
LuAnn fece un gran sospiro. — Tutto quello che sarà necessario perché tutti quanti possiamo uscirne vivi.
— Incluso Riggs?
LuAnn sostenne lo sguardo di lui. — Soprattutto Riggs.
— Mamma, lo odio tutto questo!
Lisa, ancora in pigiama, gli occhi impastati dal sonno, pestava i piedi.
— Lo odio, lo odio, lo odio!
— D’accordo, lo odi. — LuAnn riempì una borsa da viaggio di vestiti di sua figlia. — La realtà è che devi fidarti di me e basta.
— Fidarmi di te? Buona questa!
— Piantala di fare i capricci da mocciosa, Lisa!
Lisa sedette sul letto, le braccia conserte, l’espressione imbronciata.
— Vestiti in fretta — intimò LuAnn. — Lo zio Charlie è già pronto. Vi voglio fuori di qui entro dieci minuti.
— Ma domani a scuola c’è una festa! Non potremmo almeno aspett…
— No — LuAnn chiuse la borsa con un gesto secco. — Non potremmo e non possiamo.
— Quando finirà, eh, mamma? Quando la smetterai di sbattermi da tutte le parti come una palla di gomma?
LuAnn si passò una mano tra i capelli. Sedette accanto a sua figlia, le circondò le piccole spalle attirandola a sé. Dirle la verità? Dirle tutto qui, ora? Quale sarebbe stato il prezzo? Era davvero pronta a pagarlo?
— Lisa…
Nessuna risposta. Nemmeno si era girata.
— Lisa, per favore, guardami.
Lisa si voltò. C’era rabbia nei suoi occhi. Ma anche frustrazione e dolore.
— Un giorno, molto presto, saprai — disse piano LuAnn. — Prometto di dirti tutto quello che vuoi sapere. In realtà molto di più di quello che vuoi sapere su di me, su di te, sulla nostra intera vita.
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