Dean Koontz - Lampi

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Lampi: краткое содержание, описание и аннотация

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In una tempestosa notte di gennaio Laura Shane viene miracolosamente alla luce grazie all’intervento di uno sconosciuto che annuncia il proprio arrivo con un lampo. Il destino però ha in serbo per lei ben più terrificanti pericoli che supererà con l’aiuto del misterioso personaggio. Ma chi è l’enigmatico protettore? Nel giorno del suo tredicesimo compleanno per Laura è pronta un’agghiacciante rivelazione…

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«Dobbiamo ucciderla senza cercare di scoprire ciò che Krieger ha in mente?» chiese Bracher.

«Sì», rispose Klietmann senza esitazione. «È troppo armata per essere presa viva. E comunque, scommetto sul mio onore che Krieger tornerà da loro. Tornerà qui attraverso il tunnel fra qualche minuto e se per allora avremo già eliminato la donna potremo occuparci di lui. Ora andate. Andate. »

Hubatsch, seguito dopo qualche secondo da von Manstein, lasciò il suo nascondiglio dietro la Toyota; si muoveva velocemente, tenendosi basso, in direzione sud-sudest.

Il tenente Klietmann andò verso nord, prendendo la sua mitragliatrice. Correva chino, in direzione del misero riparo fornito da un cespuglio disordinato su cui si erano impigliati dei fasci di erba.

Laura si alzò leggermente per controllare la situazione e proprio in quel mentre vide i due uomini in camicia bianca e pantaloni neri che si stavano allontanando a tutta velocità dalla Toyota. Venivano verso di lei ma stavano girando anche verso sud, ovviamente con l’intenzione di circondarla. Scattò in piedi e fece partire una breve raffica contro il primo uomo, che si gettò dietro una formazione rocciosa e scomparve alla vista.

Udendo i colpi, il secondo uomo si era appiattito in una depressione che non lo nascondeva completamente, ma l’angolo di tiro e la distanza facevano di lui un difficile bersaglio. E Laura non intendeva sprecare altri colpi.

Inoltre, nonostante fosse riuscita a vedere dove si era nascosto il secondo uomo, un terzo aprì il fuoco su di lei da dietro la Toyota. Le pallottole colpirono la Buick , mancandola di un soffio. Fu costretta ad abbassarsi di nuovo. Stefan sarebbe tornato fra tre, quattro minuti al massimo. Non era molto. Ma sembrava un’eternità.

Chris era seduto con la schiena contro il paraurti, le braccia attorno alle gambe ripiegate contro il petto. Tremava visibilmente.

«Tieni duro, figliolo», gli sussurrò Laura.

Chris la guardò, ma non disse nulla. Neppure nei momenti peggiori di quelle ultime due settimane, l’aveva mai visto così scoraggiato. Il suo volto era pallido, indifferente. Doveva aver compreso che quel gioco a rimpiattino non era mai stato un gioco per nessuno tranne che per lui. Che nulla era semplice come nei film e questa spaventosa intuizione aveva impresso nei suoi occhi un’espressione di freddo distacco che impauri Laura.

«Tieni duro», gli ripetè. Poi lo superò camminando carponi e si appostò accanto all’altro parafango, dalla parte del guidatore, dove si rannicchiò per studiare la distesa di deserto a nord.

Temeva che altri uomini la stessero circondando da quel lato. Non poteva permettere che questo succedesse perché in quel caso la Buick non sarebbe stata di alcuna utilità come riparo e non ci sarebbe stato altro luogo dove rifugiarsi tranne che nell’aperto deserto, dove lei e Chris sarebbero stati uccisi prima di poter fare cinquanta metri. La Buick rimaneva l’unico rifugio per loro. Doveva tenere quella macchina fra lei e loro.

Non riusciva a scorgere nessuno sul fianco nord. Il terreno in quella direzione non era uniforme, presentava qualche protuberanza rocciosa, piccole dune di sabbia bianca e senza dubbio molte depressioni a misura d’uomo che dalla sua posizione non erano visibili, punti dove un uomo poteva già essersi nascosto. Ma le uniche cose che si muovevano in quella distesa erano tre fasci di erba; rotolavano lentamente, in modo irregolare, nella tiepida e incostante brezza.

Tornò nuovamente sull’altro lato, passando davanti a Chris, in tempo per vedere i due uomini che in direzione sud si stavano nuovamente muovendo. Erano a una trentina di metri da lei e stavano avvicinandosi a una velocità spaventosa. Il primo correva chinato, zigzagando, mentre l’altro era più spavaldo, forse pensava che l’attenzione di Laura si sarebbe focalizzata sul suo compagno.

Ma Laura fece esattamente il contrario. Si alzò, si sporse dalla Buick quanto era necessario, tenendosi sempre riparata e fece partire una breve raffica. L’uomo nascosto dietro la Toyota aprì nuovamente il fuoco su di lei, cercando di coprire i suoi compagni, ma Laura riuscì a colpire il secondo uomo tanto che questi perse l’equilibrio e venne scaraventato su un ispido cespuglio di manzanita.

Anche se non era morto, era chiaramente fuori gioco e, a giudicare dalle sue urla strazianti, senza dubbio era stato colpito mortalmente.

Si abbassò nuovamente, sotto la linea del fuoco e in quell’attimo si accorse che stava sogghignando compiaciuta. Il dolore e il terrore che avvertiva nelle grida di quell’uomo le davano un immenso piacere. La sua reazione selvaggia, la sua sete di sangue e di vendetta la lasciarono sbalordita, ma si aggrappò a quell’istinto perché ebbe la sensazione che avrebbe lottato meglio e in modo più intelligente, mentre era sotto la spinta di quella collera primordiale.

Uno in meno. Forse ce n’erano solo altri due da eliminare.

E presto Stefan sarebbe ritornato.

Non importava quanto tempo gli sarebbe occorso per compiere il suo lavoro nel 1944, Stefan l’avrebbe raggiunta e sarebbe entrato nella mischia fra due, tre minuti al massimo.

17

Il primo ministro stava proprio guardando in quella direzione quando Stefan si materializzò mentre l’uomo in uniforme, un sergente, si accorse di lui solo in seguito alla scarica di energia elettrica che accompagnò il suo arrivo. Attorno a Stefan si agitavano migliaia di luminosissimi serpentelli azzurrognoli, come se il suo stesso corpo li avesse generati. Forse, là fuori, il cielo era squarciato da lampi luminosi e scosso da tremendi boati, ma parte dell’energia impiegata nel viaggio nel tempo si stava scaricando proprio in quella stanza, uno spettacolo sconvolgente che aveva fatto scattare in piedi l’uomo in uniforme un po’ per la sorpresa, un po’ per la paura. I sibilanti serpenti di elettricità balenarono lungo il pavimento, si arrampicarono sulle pareti, si fusero brevemente con il soffitto, per poi svanire, lasciando tutti illesi. L’unico danno era stato arrecato a una grande carta dell’Europa appesa a una parete, che era rimasta bruciacchiata in alcuni punti ma non aveva preso fuoco.

«Guardie!» gridò il sergente. Era disarmato, ma evidentemente era sicuro che qualcuno avrebbe udito quel richiamo e sarebbe subito accorso, perché lo ripetè solo una volta e non fece una mossa verso la porta. «Guardie!»

«Signore. Per favore», disse Stefan rivolgendosi a Churchill e ignorando completamente il sergente, «non voglio fare del male a nessuno.»

La porta si spalancò e due soldati inglesi irruppero nella stanza. Uno impugnava una rivoltella, l’altro un fucile mitragliatore automatico.

Stefan parlò in tono concitato, temendo che gli potessero sparare da un momento all’altro. «Il futuro dipende da lei, signore. Deve ascoltarmi. La prego.»

In mezzo a tutta quella eccitazione, il primo ministro rimase seduto nella poltrona, all’altro capo del tavolo. A Stefan era parso di vedere un barlume di sorpresa e forse persino un brivido di paura sul volto di quel grande uomo, ma non avrebbe potuto giurarci. Adesso il primo ministro aveva un’aria assorta e impassibile, come in tutte le fotografie che Stefan aveva avuto occasione di vedere. Alzò una mano verso le guardie. «Aspettate un momento.» Quando il sergente cominciò a protestare, il primo ministro replicò: «Se avesse avuto intenzione di uccidermi, certamente l’avrebbe già fatto». Rivolgendosi a Stefan, disse: «E devo dire, signore, che la sua è stata una notevole entrata. Più drammatica di qualsiasi altra apparizione che il giovane Olivier abbia mai fatto».

Stefan non poté fare a meno di sorridere. Fece qualche passo in avanti, ma quando si mosse verso il tavolo vide le guardie irrigidirsi, perciò si fermò e parlò da una certa distanza. «Signore, proprio per il modo in cui mi sono presentato, lei avrà certamente capito che non sono un messaggero comune e che ciò che devo dirle può essere… insolito. E anche qualcosa di estremamente sensazionale e lei potrebbe anche non desiderare che le mie informazioni giungano all’orecchio di qualcun altro.»

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