Mentre Laura e Chris lo ascoltavano con estrema attenzione, Stefan Krieger raccontò loro come aveva sistemato gli esplosivi nell’istituto, come l’ultimo giorno che aveva trascorso nel 1944 aveva sparato a Penlovski, Januskaya e Volkaw e in che modo aveva programmato il tunnel del tempo che lo avrebbe portato da Laura nell’America odierna.
Ma qualcosa era andato storto all’ultimo minuto, mentre Stefan stava per partire. L’energia elettrica era venuta a mancare. La RAF aveva bombardato Berlino per la prima volta nel gennaio di quell’anno e i bombardieri statunitensi avevano sferrato il primo attacco diurno il 6 marzo, perciò l’energia elettrica era stata spesso interrotta, non solo a causa dei danni provocati dalle bombe, ma anche per l’opera dei sabotatori. Per salvaguardarsi da quelle interruzioni il tunnel era stato collegato a un generatore autonomo. Stefan non aveva udito nessun bombardiere quel giorno quando, ferito da Kokoschka, si era trascinato nel tunnel, perciò, almeno apparentemente, la corrente era venuta a mancare in seguito all’opera dei sabotatori.
«E il timer che avevo collegato agli esplosivi si è fermato. Il tunnel non è stato distrutto. È ancora aperto laggiù e possono venire a cercarci. E… possono ancora vincere la guerra.»
A Laura stava venendo un’altra emicrania. Si massaggiò le tempie con la punta delle dita. «Aspetta. Hitler non può essere riuscito a costruire delle armi atomiche e a vincere la seconda guerra mondiale, perché noi non viviamo in un mondo dove tutto ciò è accaduto. Non devi preoccuparti. In qualche modo, nonostante tutte le informazioni che hanno riportato attraverso il tunnel, ovviamente non sono riusciti a sviluppare un arsenale nucleare.»
«No», disse Stefan. «Finora hanno fallito, ma non possiamo dire per certo che continueranno a fallire. Per gli uomini che sono all’istituto, nella Berlino del 1944, il loro passato è immutabile come ho già detto. Non possono viaggiare a ritroso nel tempo e cambiare il loro passato. Ma possono cambiare il loro futuro e il nostro, perché il futuro di un viaggiatore del tempo è mutabile; può prendere le misure necessarie per alterarlo.»
«Ma il suo futuro è il mio passato», disse Laura, «e se il passato non può essere cambiato, com’è possibile che possa cambiare il mio?»
«Sì», disse Chris. «Paradosso.»
Laura aggiunse: «Ascolta, io non ho passato gli ultimi trentaquattro anni in un mondo dominato da Adolf Hitler e dai suoi eroi, perciò, nonostante il tunnel, Hitler ha fallito».
Stefan aveva un’espressione lugubre. «Se il viaggio nel tempo fosse stato inventato adesso, nel 1989, il passato di cui tu parli, la seconda guerra mondiale e tutti gli eventi successivi sarebbero inalterabili. Non potresti cambiarli, perché la natura non permette viaggi a ritroso nel tempo. Ma il viaggio nel tempo non è stato scoperto qui, o riscoperto. I viaggiatori del tempo che si trovano nell’istituto, nella Berlino del ’44, sono liberi di cambiare il loro futuro, almeno apparentemente, e anche se simultaneamente stanno cambiando il tuo passato, nessuna legge della natura li fermerà. E qui hai il paradosso più grande in assoluto… l’unico che per ragioni che non conosciamo la natura sembra consentire.»
«Stai dicendo che possono ancora costruire armi nucleari laggiù con le informazioni che hanno ottenuto nell’85», chiese Laura, «e vincere la guerra?»
«Sì. A meno che l’istituto non venga prima distrutto.»
«E che cosa succederebbe? Ci ritroveremmo improvvisamente in un mondo completamente mutato? Ci ritroveremmo a vivere sotto il nazismo?»
«Sì. E non sapresti neppure che cos’è successo, perché saresti una persona diversa da quello che sei ora. Tutto il tuo passato non avrebbe mai avuto luogo. Avresti vissuto un passato diverso e non ricorderesti nient’altro, nulla di ciò che ti è accaduto in questa vita perché non sarebbe mai esistita. Penseresti che il mondo sia sempre stato così com’è, che non c’è mai stato un mondo in cui Hitler fosse perdente.»
Rimase atterrita e inorridita di fronte a quella visione che Stefan stava proponendo, perché faceva sembrare la vita ancora più fragile di quanto avesse sempre pensato. Il mondo improvvisamente le parve meno reale di un sogno; avrebbe potuto dissolversi senza preavviso, facendola precipitare in un grande, buio baratro.
Con angoscia sempre crescente, Laura disse: «Se cambiano il mondo in cui sono cresciuta, potrei non aver mai incontrato Danny e non essermi mai sposata».
«E io potrei non essere mai nato», esclamò Chris.
Laura allungò una mano e strinse il braccio di Chris, non solo per rassicurarlo, ma per provare a se stessa che fosse lì in carne e ossa. «Io stessa potrei non essere mai nata. Tutto ciò che ho visto, le cose belle e brutte del mondo dal 1944 a oggi… tutto sarebbe spazzato via come un elaborato castello di sabbia e al suo posto esisterebbe una nuova realtà.»
«Una nuova e ben più tremenda realtà», mormorò Stefan chiaramente esausto per lo sforzo.
«In quel nuovo mondo, probabilmente non avrei mai scritto i miei romanzi.»
«O se tu li avessi scritti», disse Stefan, «sarebbero diversi da quelli che hai creato in questa vita, lavori grotteschi prodotti da un’artista che è costretta a lavorare sotto il dominio di un governo oppressivo, sotto il pugno di ferro della censura nazista.»
«Se quei tipi costruiscono la bomba atomica nel 1944», commentò Chris, «allora finiremmo semplicemente per diventare polvere e saremmo spazzati via dal vento.»
«Senza lasciare traccia della nostra esistenza», concordò Stefan Krieger.
«Ma dobbiamo fermarli!» esclamò Chris. «Se possiamo», ammise Stefan. «Ma prima di tutto dobbiamo cercare di rimanere vivi in questa realtà e potrebbe anche non essere così facile.»
Stefan ebbe bisogno di andare in bagno e Laura lo accompagnò, occupandosi di lui come se fosse un’infermiera abituata ad assistere malati. Si preoccupò, rendendosi conto di quanto fosse debole e malfermo sulle gambe.
Laura gli fece un breve resoconto della sparatoria a casa del dottor Brenkshaw, durante la quale egli era rimasto in coma. «Se questi assassini vengono dal passato invece che dal futuro, come possono sapere dove trovarci? Come potevano sapere, nel 1944, che ci avrebbero trovati proprio dal dottor Brenkshaw, quarantacinque anni dopo?»
«Per trovarti», rispose Stefan, «hanno fatto due viaggi. Durante il primo, si sono recati un po’ più in là nel futuro, un paio di giorni dopo, probabilmente in questo week end che sta per arrivare, per vedere se ti eri fatta viva in qualche posto. Non trovandoti, e apparentemente sembra sia successo proprio questo, hanno cominciato a controllare i registri pubblici. Numeri arretrati dei giornali, tanto per cominciare. Hanno cercato gli articoli in cui si parlava della sparatoria a casa tua e negli stessi articoli hanno letto che avevi portato un uomo ferito a casa del dottor Brenkshaw, a San Bernardino, perciò non hanno fatto altro che ritornare nel ’44 e fare un secondo viaggio, questa volta dal dottor Brenkshaw, nelle prime ore del mattino di questo 11 gennaio.»
«Possono saltellarci intorno», disse Chris rivolto a Laura. «Possono fare una capatina nel futuro per vedere dove ci facciamo vivi, e poi scelgono il posto più semplice lungo il flusso del tempo dove tenderci una trappola!»
«Chi era Kokoschka?» volle sapere Chris. «Chi era l’uomo che ha ucciso il mio papà?»
«Era il capo dei servizi di sicurezza nell’istituto», rispose Stefan. «Sosteneva di essere un lontano parente di Oskar Kokoschka, il famoso pittore austriaco, ma dubito che fosse vero, perché nel nostro Kokoschka non c’era traccia della sensibilità di un artista. Standartenführer , che significa colonnello, Heinrich Kokoschka era un killer efficiente al servizio della Gestapo.»
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