Angela si presentò e spiegò di essere una patologa. Quando domandò al dottor Cornish se avesse una specializzazione in medicina legale, lui rispose di no, spiegando che però lavorava da anni come medico legale del distretto e aveva perciò molta pratica.
«Gliel’ho chiesto perché io stessa sono molto interessata alla medicina legale», spiegò Angela, che non aveva avuto l’intenzione di metterlo in imbarazzo.
Quando fu portato davanti al cadavere, il dottor Cornish lo fissò a lungo. «Interessante», disse alla fine. «Lo stato di conservazione è particolarmente buono. Da quanto tempo era scomparso?»
«Da circa otto mesi», rispose Robertson.
«Che cosa può fare un luogo fresco e asciutto!» commentò il dottor Cornish. «Questo sottoscala ha funzionato come una dispensa. È asciutto anche iopo tutta questa pioggia.»
«Come mai quelle ossa in evidenza?» domandò David.
«Roditori, probabilmente», rispose lui, chinandosi ad aprire la valigetta.
David rabbrividì al pensiero dei topi che mangiavano carne umana, ma, gettando un’occhiata alla moglie, vide che lei era affascinata dall’indagine.
Il dottor Cornish prese parecchie foto, fra cui diversi primi piani molto ravvicinati, poi si infilò i guanti di gomma e tolse da quel sepolcro tutti gli oggetti in esso contenuti, chiudendoli in sacchetti di plastica. Quando prese i fogli di carta, tutti gli si affollarono intorno e lui si assicurò che nessuno li toccasse.
«Sono referti del Bartlet Community Hospital», osservò David.
«Scommetto che queste sono macchie di sangue», disse il dottor Cornish, indicando alcune larghe chiazze marroni. Mise tutti i fogli in un sacchetto che sigillò ed etichettò.
Una volta sistemati gli oggetti, prestò la sua attenzione al cadavere. Per prima cosa gli frugò le tasche e trovò immediatamente il portafogli con i soldi ancora dentro, oltre a un certo numero di carte di credito intestate a Dennis Hodges.
«Be’, non è stata una rapina», commentò Robertson.
Poi il dottor Cornish tolse al cadavere l’orologio, che funzionava ancora, segnando l’ora esatta.
«Qualche fabbrica di pile dovrebbe approfittarne per uno spot pubblicitario», fu il macabro commento di Robertson. Morris fu l’unico a ridere.
Quindi il medico legale prese un sacco molto più grande degli altri e chiese a Morris di aiutarlo a mettervi dentro il cadavere.
«Che cosa ne direbbe di chiudere prima le mani in sacchetti di plastica?» suggerì Angela.
Lui ci pensò sopra, disse che era una buona idea e la mise subito in pratica.
Un quarto d’ora dopo, i Wilson rimasero finalmente soli e, visto che a tutti e tre era passato l’appetito, si sistemarono nel salottino. Nikki accese il televisore, David ravvivò il fuoco e Angela si mise a leggere. Verso le otto, decisero comunque di mangiare qualcosa e si misero a tavola. Per allentare la tensione dovuta alla macabra scoperta, David provò a farci sopra qualche battuta, ma né Angela né Nikki l’apprezzarono.
Dopo gli esercizi respiratori andarono tutti a letto, ma Angela non riusciva a prender sonno. Non si era mai accorta di quanto fosse rumorosa quella casa, soprattutto in una notte di vento e di pioggia. Dalla canna fumaria della stanza si levava un sordo lamento e dalla cantina arrivava il rumore della caldaia.
Una serie improvvisa di colpi la fece balzare dal letto.
«Che cos’è?» sussurrò nervosa, scuotendo David.
«Che cosa?» chiese lui, mezzo addormentato.
Angela gli disse di ascoltare le i colpi si ripeterono. «Questo!» gridò.
«Sono le imposte che sbattono contro il muro. Per amor di Dio, calmati!»
Angela si sdraiò di nuovo, ma i suoi occhi rimasero spalancati. Aveva ancora meno sonno di quando si era coricata.
«Non mi piace quello che sta succedendo qui intorno», disse e sentì David gemere in segno di risposta.
«Sul serio», continuò. «Non riesco a credere che siano cambiate così tante cose in pochi giorni. Lo sentivo che stava per accadere qualcosa.»
«Ti riferisci in particolare al ritrovamento del cadavere di Hodges?»
«Mi riferisco a tutto quanto. Al tempo che è cambiato, alle molestie di Wadley, alla morte di Marjorie, alle piazzate di Kelley e adesso al cadavere in cantina.»
«Siamo stati efficienti», cercò di scherzare David. «Siamo riusciti a mettere insieme tutte le cose negative nello stesso momento.»
«Io parlo sul serio e…» Angela fu interrotta da uno strillo proveniente dalla stanza di Nikki.
In un attimo, lei e David si precipitarono dalla figlia e la trovarono seduta sul letto, con un’espressione imbambolata. Accanto a lei stava Rusty, che esprimeva la stessa confusione.
Si era trattato di un incubo, in cui c’era mostro in cantina. Angela e David si sedettero accanto a lei e cercarono di consolarla, poi decisero che la cosa migliore era di farla dormire con loro nel lettone. Nikki acconsentì e tutti e tre si diressero verso la camera da letto. Purtroppo David passò tutta la notte sul bordo del letto, perché invitare Nikki significava stare anche con Rusty.
Giovedì 21 ottobre
La mattina dopo il tempo non era migliorato. La pioggia era cessata, ma c’era una nebbia talmente fitta che era come se piovesse e la temperatura sembrava essersi abbassata rispetto al giorno prima.
Mentre Nikki stava eseguendo i suoi soliti esercizi, suonò il telefono e David corse a rispondere, temendo che si trattasse di brutte notizie riguardanti John Tarlow. Invece, era l’ufficio del pubblico ministero che chiedeva l’autorizzazione a eseguire un sopralluogo sulla scena del delitto.
«Quando vorreste venire?» Domandò David.
«Le andrebbe bene ora? C’è già qualcuno dei nostri nella sua zona.»
«Staremo in casa per un’altra ora», disse David.
Un quarto d’ora dopo arrivò un’assistente del pubblico ministero, una donna attraente dai capelli rosso fiamma che indossava un sobrio tailleur blu. Si chiamava Elaine Sullivan e si scusò di arrecare disturbo così presto.
«Non si preoccupi», le rispose David, che l’accompagnò subito in cantina.
Elaine scattò qualche fotografia nel sottoscala, poi si chinò e grattò il suolo con l’unghia. Nel frattempo era scesa anche Angela. «Ho sentito che è stata qui la polizia municipale, ieri sera», disse Elaine.
«Sì, e anche il medico legale», rispose David.
«Consiglierei di chiamare anche la polizia di Stato», disse lei. «Spero che per voi non sia troppo disturbo.»
«No, anzi, l’idea mi sembra buona», fu il parere di Angela. «Non penso che la polizia locale sia abituata a indagini per omicidio.»
Elaine annuì, evitando diplomaticamente qualsiasi altro commento.
«Noi dobbiamo essere presenti quando verranno gli investigatori?» domandò David.
«Dipende da voi. È possibile che qualcuno di loro voglia porvi qualche domanda, ma, per quanto riguarda gli uomini della scientifica, devono solo venire qui e fare il loro lavoro.»
«Verranno oggi?» domandò Angela.
«Saranno qui appena possibile.»
«Farò in modo che ci sia Alice», propose Angela e David annuì.
Poco dopo, Elaine se ne andò e anche i Wilson uscirono di casa. Nikki era eccitatissima, perché quello era il suo primo giorno di scuola dopo la breve degenza in ospedale e si era cambiata due volte prima di essere soddisfatta del suo abbigliamento. Inoltre, c’era la storia del cadavere in cantina e non riusciva a parlare d’altro. Il suggerimento di sua madre di non spiattellare tutto ai compagni si sarebbe certamente rivelato inutile.
Lasciata Nikki a scuola, David si diresse verso l’ospedale.
«Sono preoccupato di quali saranno le condizioni del mio paziente stamattina», mormorò.
«E io per l’incontro con Wadley», disse Angela. «Non so se Cantor gli abbia già parlato, ma in un caso o nell’altro non sarà piacevole.»
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