Jeff Lindsay - La mano sinistra di dio

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La mano sinistra di dio: краткое содержание, описание и аннотация

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Il collaboratore della polizia di Miami Dexter Morgan, esperto nell’esame delle macchie di sangue sulla scena del delitto, è un bell’uomo dotato di ironia e senso dell’umorismo. A prima vista potrebbe sembrare il fidanzato ideale per ogni brava ragazza. Eppure non lo è. Sotto questo aspetto esteriore cova, infatti, un istinto incontenibile a uccidere, per poi smembrare e dissanguare i cadaveri. Al contempo investigatore e serial chiller, Dexter ha la peculiare caratteristica di indirizzare la sua furia omicida esclusivamente su persone che se “lo meritano”.
Anche pubblicato come “Dexter il vendicatore”.

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Scorsi Deborah in uniforme blu vicina al nastro giallo e mi feci largo tra i giornalisti. «Bel vestito», le dissi.

«Mi piace», disse lei. «Hai visto?»

«Ho visto», risposi. «E ho visto anche il capitano Matthews discutere il caso con la detective LaGuerta.»

Deborah risucchiò aria dalle labbra. «Che cosa si sono detti?»

Le battei la mano su un braccio. «Credo che una volta papà abbia usato un’espressione colorita che si adatta alla circostanza. Le stava ‘aprendo un nuovo buco del culo’. La conoscevi?»

Lei parve dapprima stupita, poi compiaciuta. «Grandioso. Adesso ho proprio bisogno del tuo aiuto, Dex.»

«Che cos’ho fatto finora?»

«Non so che cosa tu pensi di aver fatto, ma non è abbastanza.»

«Non è onesto, Deb. E non è gentile. Dopotutto, sei sulla scena di un crimine, con indosso un’uniforme. Preferivi il tuo costume sexy?»

Lei rabbrividì. «Non è questo il punto. Per tutto il tempo mi hai tenuto nascosto qualcosa e ora voglio sapere che cos’è.»

Per un istante non seppi cosa dire, una sensazione sempre spiacevole. Non pensavo che fosse così perspicace. «Deborah…»

«Stammi a sentire. Tu pensi che io non capisca niente di faccende di politica e forse non me la cavo bene quanto te, ma so che per un po’ saranno tutti impegnati a pararsi il culo. Il che significa che nessuno si occuperà seriamente delle indagini.»

«Quindi avrai campo libero per occupartene tu. Brava, Deb.»

«E vuol dire anche che avrò bisogno del tuo aiuto più che mai.» Mi strinse una mano. «Ti prego, Dexy.»

Non so cosa mi avesse colpito di più: la sua perspicacia, la sua stretta di mano oppure l’uso del nomignolo Dexy, che non avevo più sentito da quando avevo dieci anni. Che lo volesse o no, il suo chiamarmi Dexy ci riportò entrambi indietro a Harryland, un luogo in cui la famiglia contava e certi doveri erano reali quanto una schiera di prostitute senza testa. Che cosa potevo dire?

«Certo, Deborah», risposi. Guarda un po’, Dexy. Mi faceva quasi provare un’emozione.

«Bene», disse lei, e tornò a essere seria e professionale, un cambiamento rapidissimo che non potei fare a meno di apprezzare. «Allora, qual è l’elemento più evidente, questa volta?» E accennò con la testa al piano di sopra.

«Il resto dei corpi. Che tu sappia, qualcuno li sta cercando?»

Deborah si esibì in uno dei suoi sguardi da poliziotta che le ha viste tutte, in versione acidula. «Che io sappia, sono più gli agenti assegnati a tenere a freno le telecamere che quelli che stanno effettivamente lavorando al caso.»

«Ottimo. Se riuscissimo a trovare il resto dei corpi, faremmo un piccolo passo avanti.»

«Okay. Dove cerchiamo?»

Bella domanda. Che ovviamente mi coglieva impreparato. Non avevo idea di dove cercare. I resti mutilati potevano forse essere rimasti nella camera della morte? Non lo pensavo, mi sembrava troppo disordinato. Se intendeva riutilizzare la stessa camera, non si sarebbe trovato a proprio agio con quei rifiuti ingombranti tra i piedi.

D’accordo, dovevo partire dall’ipotesi che il resto della carne fosse altrove. Ma dove?

O forse, cominciai a pensare, la vera domanda non era dove, ma perché.

L’esposizione delle teste aveva uno scopo. Ma qual era il vantaggio di lasciare altrove il resto dei corpi? Semplice occultamento? No, non c’era niente di semplice, con quell’uomo. E l’occultamento non era una virtù cui desse molto peso, specialmente adesso che stava cercando di farsi notare. Stabilito questo, dove avrebbe potuto lasciare gli avanzi?

«Ebbene, cosa mi dici? Dove dobbiamo guardare?»

Scossi la testa. «Non lo so», dissi lentamente. «Il luogo in cui ha lasciato i resti deve fare parte della sua dichiarazione, che non sappiamo ancora bene quale sia.»

«Accidenti, Dexter.»

«So che vuole che ci sbattiamo il naso contro. Sente il bisogno di dirci che abbiamo fatto la figura dei fessi e che, anche se così non fosse, lui è sempre più furbo di noi.»

«Finora non si sbaglia», commentò lei, assumendo la sua faccia da pesce gatto.

«Pertanto, il luogo in cui ha lasciato i resti deve completare la sua dichiarazione. Che noi siamo stupidi. No, mi sbaglio. Che abbiamo fatto qualcosa di stupido.»

«Bene. Fa molta differenza?»

«Per favore, Deborah, ti rovinerai la faccia, a forza di fare quella smorfia. La differenza è che non intende criticare gli attori , bensì la rappresentazione. »

«Ah-ah. Molto bene, Dexter. Dunque dovremmo andare a cercare il teatro più vicino e arrestare un attore con le mani lorde di sangue, giusto?»

Feci cenno di no. «Niente sangue, Deb. Neppure una goccia. Questo è uno degli elementi più importanti.»

«Come fai a saperlo?»

«Perché non c’è mai sangue sulle scene dei suoi crimini. Non è un caso: è una parte vitale di quello che fa. E stavolta deve ripetere le parti importanti con una nota a piè di pagina, perché a noi è sfuggito qualcosa. Non capisci?»

«Certo, capisco. Ha perfettamente senso. Allora perché non andiamo a controllare all’Office Depot Center? Magari ha rimesso i pezzi di cadavere nella rete.»

Aprii la bocca per smentirla con una brillante osservazione. Deborah stava commettendo un errore grossolano. L’Arena era stata un esperimento, qualcosa di completamente diverso e occasionale. Mi apprestai a spiegarlo a Deb: l’unica ragione per cui avrebbe potuto ripetere il dettaglio dell’hockey era… Ma certo , pensai. Non può essere altrimenti.

«Adesso chi è che fa la faccia da pesce? Cosa c’è, Dexter?»

Tacqui per un istante. Ero troppo impegnato a rincorrere il turbinio dei miei pensieri. L’unica ragione per cui ripeterebbe il dettaglio dell’hockey è dimostrarci che abbiamo messo in prigione l’uomo sbagliato.

«Oh, Deb», dissi, finalmente. «Certo, hai ragione. L’Arena. Hai ragione per le ragioni sbagliate, eppure…»

«Sempre meglio che non avere ragione per niente», ribatté lei, dirigendosi verso l’auto.

21

«Ti rendi conto che stiamo tirando a indovinare?» dissi. «Potremmo non trovare niente.»

«Lo so», ammise Deb.

«E non abbiamo alcuna giurisdizione, qui. Siamo a Broward. E i ragazzi di Broward non ci trovano simpatici, quindi…»

«Cristo, Dexter», sbottò lei, «chiacchieri come una scolaretta.»

Forse era vero, ma non era gentile da parte sua dirmelo. Senza contare che la stessa Deborah era un fascio di nervi. Quando svoltammo dalla Sawgrass Expressway ed entrammo nel parcheggio dell’Office Depot Center, stava stringendo così forte i denti che potevo quasi sentire la mascella scricchiolare.

«Ispettrice Callaghan», dissi tra me e me.

Ma a quanto pare lei mi sentì. «Vaffanculo», replicò.

Smisi di guardare il profilo granitico di Deborah e mi voltai verso l’Arena. Per un breve istante, sotto la luce dell’alba, parve circondata da una flotta di dischi volanti. In realtà si trattava dell’impianto di illuminazione, un cerchio di giganteschi sgabelli d’acciaio intorno alla costruzione. Qualcuno doveva avere detto all’architetto che erano molto caratteristici. E anche, con tutta probabilità, che erano «giovanili e vigorosi». Ero certo che lo fossero, sotto la luce giusta. Speravo che trovassero presto la luce giusta.

Feci un paio di giri intorno all’Arena, controllando se ci fossero cenni di vita. Al secondo giro vidi una Toyota malridotta che si fermava davanti a una delle entrate. La portiera destra era tenuta chiusa da un pezzo di corda. La portiera sinistra si aprì mentre parcheggiavo. Prima ancora che mi fermassi, Deborah stava già mettendo un piede a terra.

«Mi scusi», disse all’uomo sceso dalla Toyota, un individuo basso e tozzo, sui cinquant’anni, in pantaloni verdi stinti e giacchetta di nylon azzurra, che si innervosì all’istante quando vide la sua uniforme.

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