JAMES CHASE - Piombo e tritolo
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Fenner girello nel negozio. «Oh, volevo fare due chiacchiere con Usignolo» rispose con indifferenza. «E un bravo ragazzo, a conoscerlo bene.
Non ti si vede molto da queste parti. Sei venuto a far palpitare il cuore di Ricciolina?»
Carlos si appoggio al banco della cassa. L'atmosfera era tesa. «Miller mi ha detto che l'hai malmenato durante il viaggio» disse. «Non voglio che i miei ragazzi attacchino briga.»
Fenner inarco le sopracciglia. «Ah, no? Che peccato. Tutte le volte che Miller tentera di far la festa a una ragazza in mia presenza, dovra fare i conti con me. Sempre che la ragazza non ci stia.»
Carlos sbatte gli occhi. «Nemmeno Reiger era molto contento del tuo lavoro» continuo.
Fenner scosse il capo. «E un peccato, anche questo. Ma non mi sorprende. Reiger ed io non ci vogliamo molto bene.»
«Be', per una storia o per l'altra, forse e meglio se non lavori piu per me, per qualche tempo» Carlos si studiava le unghie.
Fenner gli si accosto. «Certo. Va bene anche per me.»
Carlos contorse le labbra. Era il suo modo di sorridere. «Forse anche tu vuoi scegliere la tua cassa da morto. E bello sapere che i propri desideri vengano esauditi, da morto.»
Oramai Fenner gli era vicinissimo. «Vuoi forse dire che una cosa simile potrebbe anche succedere? Una disgrazia, o roba del genere?»
Carlos alzo le spalle. «Tu sai troppe cose, no?» disse, con indifferenza.
«Non che possano servire ai poliziotti. Ho cambiato ufficio e tu non sai ne dove prendiamo ne dove scarichiamo i cinesi, ma cio nonostante, sai troppo.»
«Non mi converrebbe farlo. No, penso proprio che sarebbe una sciocchezza da parte mia.»
Carlos si aggiusto la cravatta. «Non me ne importa un accidente di cio che pensi» disse, e fece per andarsene. Fenner lo afferro per un braccio e con uno strattone lo costrinse a voltarsi,
«Tanto per farti sapere con chi hai a che fare, testone» e colpi Carlos con un pugno sullo zigomo. Non ci mise troppa forza, ma sufficiente per scaraventarlo a terra.
Carlos si appoggio sui gomiti, un livido era apparso sulle gote bianche e morbide. Comincio a sibilare tra i denti. A Fenner pareva di vedere un serpente.
«E adesso lo sai» disse l'investigatore. «Non permetto a nessuno di dire cialtronerie sulla mia morte. Mi rende nervoso. Se vuoi la guerra, ebbene sia, ma tieni a mente cio che ti dico: se non ti levi di torno, ti distruggero.
Ci vuole ben altro che la tua squadra di scagnozzi per fermarmi. Di loro, poco m'importa, e a te che daro la caccia, e quando ti avro preso, ti leghero a un palo e ti spezzero la schiena in due.»
Carlos si alzo lentamente in piedi. Mentre si portava una mano alla guancia, le sue dita tremavano come le ali di una farfalla.
«Vattene» disse Fenner. «Corri a casa e bevi un sorso di whisky. Ne hai bisogno.»
Senza dire una parola, Carlos usci dal negozio, chiudendo la porta.
«Ci vuol del fegato per fare una cosa simile» disse la voce di Usignolo.
Da quanto tempo fosse li, Fenner non lo sapeva. La luce che si rifletteva sui suoi occhiali gli impediva di veder gli occhi, ma noto che delle gocce di sudore gli imperlavano la faccia.
«Perche non hai aiutato quel cialtrone ad alzarsi da terra, se per te e tanto importante?» ribatte Fenner.
Usignolo mostro i denti bianchi, aguzzi. «Non e importante per me» rispose, con voce stridula. «Cio nonostante, ci vuole del fegato per…»
«Taglia corto» l'interruppe Fenner. «Era ora che qualcuno facesse abbassare la cresta a quel mucchio di lardo. Si crede di essere il re della citta.»
«Lo e.»
«Fino a che punto sei impegolato con lui?»
Usignolo fece un gesto significativo. Con la mano indico tutto il locale e alzo le spalle. «Tutto questo e suo. Io sono soltanto una facciata.»
Fenner grugni. «E tu gli stai alle calcagna, solo perche non hai nient'altro?»
«Certo, devo pur vivere.»
«E Ricciolina? Come c'entra lei, in tutto questo?»
Gli occhietti miopi scintillarono dietro le lenti. «Lei, la lasci stare.»
«Si e presa una scuffia per Carlos» disse Fenner.
Usignolo avanzo di un paio di passi, strascicando i piedi. Tiro a Fenner un sinistro dritto sul mento. Avrebbe dovuto essere un pugno da finire a terra stesi, ma Usignolo era un uomo senza muscoli. Fenner nemmeno vacillo.
«Sono troppo grosso per te. Lascia perdere» gli consiglio Fenner. Usignolo stava per colpirlo un'altra volta, ma poi preferi infilare una mano in tasca. Fenner gli affondo un pugno nello stomaco. Usignolo si accascio sulle ginocchia, rotolo su un fianco ed estrasse la pistola. Fenner fece un passo avanti e con un calcio lo colpi al polso. La pistola volo sul pavimento di legno e si fermo sulla passatoia. Fenner s'inginocchio e agguanto Usignolo per il bavero. «Ti ho detto, lascia perdere» lo scrollo. «Se non mi credi, allora dovrai credere a qualcun altro, prima o poi, ma io non ho intenzione di fare a pugni con te per nessuna donna.»
Usignolo lascio il labbro che stringeva tra i denti, fece per dire qualcosa, si fermo, sposto lo sguardo oltre Fenner, alle sue spalle. L'ira si muto in timore. Fenner si accorse di avere un uomo alle spalle, in piedi; ne vide la sagoma negli occhiali di Usignolo. Vide un braccio alzarsi e cerco di voltarsi. Senti come un'esplosione in testa e cadde in avanti. Si graffio il naso contro i bottoni della giacca di Usignolo.
4
Fenner comincio a riprendere coscienza sotto la cruda luce della lampadina che pendeva dal soffitto. Poi noto che la stanza era senza finestre.
Dopo di che, richiuse gli occhi e ascolto il pesante pulsare che aveva nel cranio. La luce gli bruciava gli occhi attraverso le ciglia, e cerco riparo girandosi. Quando si accorse che non poteva muoversi, alzo la testa e guardo. Quel movimento gli procuro una fitta lancinante in mezzo agli occhi, e dovette rimettersi a giacere, immobile. Poi, il dolore si affievoli, e ci riprovo.
Scopri che giaceva su un vecchio materasso, e aveva le mani legate alla testata in ferro battuto di un vecchio letto rugginoso. C'era soltanto quel letto nella stanza. Il pavimento era cosparso di cicche di sigaretta e di cenere. La polvere regnava sovrana. Sparse in giro, c'erano delle pagine di giornale, nel caminetto un mucchio di cenere nera, come se qualcuno avesse appena bruciato molta carta. Era una stanzaccia, che puzzava di umidita, di sudore e di vecchio.
Fenner si riposo. Non fece alcuno sforzo per liberarsi le mani. Giacque perfettamente immobile, gli occhi leggermente strizzati per la luce, respirando piano. Tese l'orecchio con un'intensita tale da cogliere qualsiasi sussurro. Standosene cosi immobile, riusci a cogliere dei suoni che dapprima non significavano niente per lui, ma che in seguito riconobbe come passi di uomo, mormorio di voci e il lontano frangersi dei marosi sulla spiaggia.
Infine si addormento perche sapeva che dormire era l'unica cosa saggia da fare in quel momento. Non se la sentiva proprio di tentare la fuga. Aveva perso il senso del tempo, e quando si risveglio seppe solo di aver fatto una bella dormita, perche si sentiva bene. Aveva ancora male alla testa, ma sopportabile in confronto delle fitte precedenti. Si sveglio, perche qualcuno si stava avvicinando alla stanza. Sentiva i suoi passi pesanti sulle piastrelle nude. Una chiave venne girata nella toppa e la porta fu spalancata con un calcio. Chiuse gli occhi. Era troppo presto per interessarsi alle visite.
Qualcuno gli si accosto, e la luce che aveva sugli occhi scomparve come se si fosse frapposto uno schermo. Ci fu un lungo silenzio, poi un grugnito e di nuovo la luce lo disturbo. I passi tornarono verso la porta. Fenner apri gli occhi e guardo. Le spalle tozze, incassate, e le gambe corte dell'uomo che stava per uscire non gli dissero niente, i capelli neri, grossi e untuosi, e la pelle scura gli fecero pensare a un cubano. L'uomo usci e richiuse a chiave la porta.
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