Ci siamo fermati in una stradina vicino al ponte, gli altri sono rimasti ad aspettarci in macchina. Ci siamo disposti come eravamo d’accordo e siamo scesi piano verso il ponte, facendo finta di andare a passeggio.
Apposta, per far innervosire la gente che ci aspettava, eravamo in ritardo di dieci minuti.
Ma quando siamo arrivati sotto il ponte, non c’era nessuno. Abbiamo fatto un giro li intorno, poi siamo tornati alle macchine.
Adesso si che era И caso di andare a trovare il Guardiano del Centro e fargli il discorso proposto da zio Fedja. Era evidente che i suoi due aiutanti avevano fatto qualche grande cazzata, e per questo motivo ci avevano preso in giro.
Volavamo verso il Centro, sembravamo una squadriglia di aerei da guerra. Incazzati neri e con le facce truci, immaginavamo già il casino che sarebbe scoppiato in città, a missione conclusa.
Io e Mei discutevamo persino del destino del Guardiano, come se fosse nelle nostre mani.
— Lo ammazzeranno di sicuro, — diceva Mei. - Non può passarla liscia dopo questa dimostrazione di debolezza. Essere preso per il culo dai tuoi aiutanti è peggio che tradire.
— Secondo me lo abbasseranno solo, — dicevo io. - Sarà costretto a trasferirsi a Barn, dove marcirà fino al giorno in cui qualche coglione non lo ammazzerà per rubargli la catenina d’oro.
Non è molto normale che due minorenni facciano ipotesi sul futuro di un criminale autorevole ed esperto.
Nel mondo criminale è meglio riuscire a evitare di finire in certe situazioni: anche se intorno a te tutto è sbagliato e sei sicuro delle tue ragioni, prima di trasformare le tue decisioni in azioni è bene «farsi trenta volte il segno della croce», come diceva mio nonno.
Essere sulla parte pili alta dell’onda più alta che esiste nel mare è molto bello, ma quanto tempo può durare un’onda del genere? E cosa cavolo succede, quando quella bestia che stai cavalcando ti sbatte giù, come un minuscolo parassita?
Io mi faccio sempre domande cosi, quando sento che si sta avvicinando il momento di salire sopra un’onda grossa e violenta.
Certi criminali, quando intuiscono che la terra sta franandogli sotto i piedi, dimenticano tutte le belle e giuste regole e leggi, e allora comincia a volare il piombo e nessuno può assicurarti niente.
Pensavo che stavamo andando nella zona controllata da un uomo che neanche ci considerava, dato che secondo le sue regole i minorenni non contano nulla: ma che cosa poteva succedere se erano proprio questi minorenni a fargli perdere il suo potere? Non ci avrebbe certo lasciati tornare a casa tranquilli, dopo esserselo preso in culo. Forse avrebbe scatenato una guerra e a noi sarebbe toccato trasformarci da cacciatori in prede. Potevamo sembrare cattivi quanto ci pareva, e persino esserlo davvero, ma se finivamo in dieci contro un quartiere che aveva pure il Guardiano impazzito, che ce l’aveva con noi… beh, quelli ci avrebbero seccato come i maiali a Capodanno, punto e basta.
Arrivati in Centro, abbiamo trovato parcheggiate moltissime macchine davanti al locale dov’eravamo già stati all’inizio del nostro giro. Erano tutti lf, insomma, forse ad aspettarci, forse a discutere tra loro la situazione. Ho percepito dall’aria che tirava, dal vento in faccia, che eravamo già saliti sull’onda.
Uscendo dalla macchina, ho guardato Gagarin. Mi preoccupava il suo stato d’animo, dato che toccava a lui parlare per tutti noi, ed era da lui, da quello che avrebbe detto e da come l’avrebbe detto, che dipendeva il nostro futuro.
Era rilassato, e dal suo sguardo furbo ho capito che aveva un piano.
Non ci siamo detti niente tra di noi, per non fare la figura degli indecisi davanti agli altri che adesso, mentre entravamo nel locale, ci stavano guardando.
Tutta la compagnia del Centro era raccolta intorno a un tavolo a mangiare e bere, con il Guardiano Pavel' in mezzo, che con una faccia arrabbiatissima mordeva con violenza una coscia di maiale fritto, facendo schizzare grasso dappertutto. Vicino a lui c’era il provocatore che ci aveva già insultati l’altra volta: appena ci ha visti si è alzato e si è messo a urlare come un pazzo «Che cazzo volete?», mischiando la domanda con offese varie.
Noi stavamo fermi e quel buffone veniva verso di noi, ogni tanto si girava verso il tavolo per vedere la faccia del suo padrone, per capire se era contento о meno del suo comportamento. Pavel' sembrava indifferente, continuava a mangiare e a fare finta che non esistevamo.
Quando quel pagliaccio si è avvicinato a Gagarin e si è messo a urlargli qualcosa dritto in faccia, Gagarin all’improvviso l’ha preso per il collo (un collo lungo e magro, un collo da tacchino) con la mano sinistra, e con la destra, lentamente, ha estratto di tasca la sua Tokarev.
Stringendo con una mano il collo del tipo, che tentava di colpirlo con i pugni ma non ci arrivava e sembrava un insetto infilzato sull’ago, e nell’altra la pistola, Gagarin non smetteva di guardare Pavel'. Poi ha alzato la mano destra e si è fermato in quella posizione per un attimo: il buffone allora ha cominciato a strillare come un animale ferito, cercava di girare la faccia il più lontano possibile dall’immaginabile traiettoria della mano destra di Gagarin. Ma invano. Perché improvvisamente quella mano ha preso a colpirlo in faccia con la pistola con una forza e una velocità pazzesca. Una raffica di botte.
La faccia del tipo è diventata una ferita unica. Lui è svenuto, con le gambe molli, tenuto ancora per il collo da Gagarin, che continuava a picchiarlo sempre nello stesso punto. Poi Gagarin ha smesso di picchiarlo di colpo come aveva cominciato e l’ha lasciato cadere a terra come un sacco. Dopo dieci secondi ha iniziato a riempirlo di calci. Era un vero massacro.
Quando Gagarin ha finito e si è avvicinato al tavolo dov’e-ra seduto Pavel' (con una faccia da funerale e un pezzo di maiale in gola che non riusciva a mandare giù), mi sono accorto che tutti noi avevamo le armi tra le mani, anch’io.
Gagarin ha agganciato una sedia con il piede, ci si è seduto sopra e senza aspettare che passasse l’effetto della confusione tra la gente del Centro, dovuto al massacro del buffone, ha cominciato a insultare Pavel'. Usava parole molto offensive, gli parlava come si parla a una persona la cui sorte è già decisa.
Era un rischio molto alto, però se il metodo del terrore funzionava, se riuscivamo a seminare il caos tra la gente di Pavel', eravamo a posto. Nessun criminale che si rispetti vuole sostenere un Guardiano che per i suoi sbagli sta per essere rovinato: cosi lo allontanavamo dalla sua gente.
Era una decisione estrema, quella che aveva preso Gagarin, e meno male che non l’aveva condivisa con noi, perché sicuramente quasi tutti saremmo stati contrari, me compreso. Ma siccome eravamo in ballo dovevamo ballare, e ballare bene, anche, altrimenti ci buttavano fuori dalla pista.
11 senso del discorso che Gagarin faceva a Pavel' era semplice: lo rimproverava d’incompetenza, ma soprattutto lo offendeva per abbassarlo agli occhi dei suoi collaboratori.
La cosa stava funzionando, Pavel' aveva cambiato faccia, era diventato molto pallido e anche la sua maniera di stare seduto era cambiata: prima si teneva su con le spalle alte e il petto gonfio, adesso le spalle erano cadute, il petto si era sgonfiato e tutta la sua persona somigliava a una merda secca. Solo gli occhi continuavano a guardare con la stessa rabbia e lo stesso disprezzo di prima.
Gagarin gli ha detto che ci aveva trattati male sin dall’inizio solo perché eravamo minorenni, senza tener conto del fatto che in quel momento eravamo prima di tutto i rappresentanti del nostro quartiere e dell’intera comunità siberiana, che attraverso la nostra missione cercava di risolvere una situazione considerata gravissima da tutte le comunità degne di chiamarsi criminali.
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