La voce del signor Chianese
(un po' balbuziente) Allora, dite a Don Pietro, da parte mia, che è un furfante e un mancatore di parola.
Margherita
Di queste imbasciate non gliene faccio, al babbo. (Chiude in fretta la finestra.)
(Un silenzio.)
Fabrizio
Io me ne vado, Margherita. Tuo padre poco può tardare e una sorpresa proprio all'ultimo sarebbe un bel grattacapo per tutti e due. Questa è la chiave (cavando una chiave da una saccoccia e mettendola sulla tavola) che è stata, disgraziatamente, la nostra complice; e io te la consegno, vedi, per non avere più la tentazione di venire a trovarti in segreto. Buttala via, o nascondila. Io ti auguro… che nessun altro debba servirsene.
Margherita
Fabrizio!..
Fabrizio
Eh, mia cara, soltanto chi è bestialmente fatuo può credere di essere il solo a meritare una donna! (Pausa.) Io tornerò più tardi per aggiustare certe faccende con Don Pietro. Il suo lavoro elettorale mi è stato disastroso, ma io non me ne lamenterò, e c'intenderemo egualmente… (Indi, prendendo il cappello) Sicchè… addio Margherita…
Margherita
Fabrizio, riprenditi quella chiave.
Fabrizio
Margherita, non tentarmi…
Margherita
Riprendila… riprendila… Non togliermi ogni speranza.
Fabrizio
No… no… Bisogna troncare!
Margherita
(afferrandogli le braccia e trattenendolo) Senti, Fabrizio… ti voglio dire un'altra parola… Senti…
Fabrizio
È tardi… Lasciami… Ne riparleremo…
Margherita
Ma quando, ma come ne potremo riparlare?
Fabrizio
Ne riparleremo… ne riparleremo… (Si svincola ed esce richiudendo la porta.)
Margherita
(piange silenziosamente. Poi, balbetta singhiozzando :) Sì, sì, «ne riparleremo»… Parole!.. Parole!.. (Piange ancora, prende la chiave e la intasca. Indi, versa dell'acqua nel bacile, si lava gli occhi e se li asciuga. Apre la credenza, ne trae una tovaglia e dei piatti e comincia ad apparecchiare la tavola.)
MARGHERITA, PIETRO
Pietro
(è su per le scale, cantando rocamente l'aria del «Trovatore» e intercalandovi molte pause:)
Margherita
(tra sè) Il babbo…
Pietro
(la cui voce va avvicinandosi)
L'amor che pósi in te!
Non ti scordar di me!
Non ti scordar di me!
La voce della vicina
(chiamando:) Ohè, Don Pietro! Don Pietro!.. Siete voi?
Pietro
Pare. In che posso servirvi, signora Punzo?
La voce della vicina
Favorirmi sempre. Volevo pregarvi: stanotte, in sogno, un morto con la gobba e un bue a tre corna. Che mi dite? Che numeri devo giocare?
Pietro
È chiaro: il morto con la gobba 47 e 57, il bue 77, e metteteci il 3… per le corna.
La voce della vicina
Grazie!
Pietro
Niente, per ora. Ma raccomandatevi ai santi protettori del lotto pubblico…: devono essere parecchi: e ci rivedremo a vincita fatta! (Ricomincia a cantare, ripigliando il motivo press'a poco dove l'ha interrotto :)
Non ti scordar di me!
E.. le.. o.. noo… ra!
E… le… o… nora…
(Si sente un poco il rumore della chiave nella serratura. La porta si apre subito. Egli entra.)
(Richiude la porta col lucchetto, e si avanza a passi gravi, solennemente comico. Il lungo soprabito col frusto bavero alzato e l'unto cappello a tuba grondano acqua. Ugualmente inzuppati sono i calzoni dagli orli rossi e le scarpe scalcagnate.)
Margherita
In quale stato!
Pietro
In quale stato?
Margherita
Sei fradicio, babbo!
Pietro
Lo credo, io! Non senti che pioggia?!.. Brrrr…
Margherita
E il tuo ombrello? E il tuo pastrano?
Pietro
Prima di tutto, ragioniamo. (Il verbo «ragionare» gli corre spesso alla bocca, pronunziato lievissimamente come se gli scivolasse dalle labbra.) Appena ho messo la chiave nel buco della serratura, la porta si è aperta. (Quasi serio, mostrando la chiave che ha in mano) Come va questa faccenda?
Margherita
(con simulazione) Come vuoi che vada? Quando sei uscito, avrai dimenticato di chiudere bene. Sei così distratto!
Pietro
Anche questo può darsi. Brrr… L'umido mi penetra nelle ossa…
Margherita
Mio Dio!
Pietro
Ci hai delle legna per fare un po' di fuoco?
Margherita
Non so… (Esce a sinistra.)
Pietro
(agitando il cappello affinchè l'acqua possa colare – riflette:) Anche questo può darsi. La distrazione è il solo connotato che distingua l'uomo dalla bestia!
Margherita
(di dentro) Per fortuna, ce n'è delle legna.
Pietro
(continuando tra sè:) Difatti, la capra, la volpe, il cavallo, l'asino sono mai distratti? Nossignore! (Dopo avere asciugato il cappello con un fazzoletto, mette l'uno e l'altro sul cornicione della cappa.)
Margherita
(entra con le legna e si adopera ad accendere il fuoco.)
Pietro
(togliendosi il soprabito) Brava la mia Margherita!
Margherita
Sono ancora i resti della panchetta fracassata.
Pietro
E allora, siano benedette le spalle sulle quali la fracassai! (Distende il soprabito sulla spalliera di una seggiola accanto al fuoco.)
Margherita
(ginocchioni, intenta alla bisogna) Ma del pastrano e dell'ombrello, babbo, che ne hai fatto?
Pietro
Sei un gran tipo, tu! Quando sono uscito, pioveva, forse? No. E dunque che bisogno ne avevo?
Margherita
Per altro, hai portato via ombrello e pastrano.
Pietro
Naturale! (Prende dall'attaccapanni una lunga giacca vecchia, tutta sudiciume e tutta rappezzature.)
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Fin qui, la scena deve procedere lentamente, con mollezza tutta napoletana.