Vittorio Bersezio - La plebe, parte IV
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– Che cosa vogliono? Perchè entrano nella mia camera senza farsi annunziare mentr'io riposo?
L'imbarazzo ch'ella scorse sul volto dell'uno e dell'altro, accrebbe i suoi sospetti. Nariccia si confuse in umili proteste e domande di perdono; il frate parlò dell'interesse che aveva per la salute temporale e spirituale di lei e dei debiti del suo ministero che lo chiamavano intorno a chi soffrisse sì dell'anima che del corpo. Aurora giurò a se stessa che non avrebbe smesso nè dì nè notte della più attenta vigilanza sul suo bambino.
Rimasti un poco, Nariccia tolse licenza pel primo e passando innanzi alla Modestina le fece un piccol cenno che le comandava lo seguisse nelle altre stanze; la cameriera comprese e si affrettò ad obbedire; dopo alcuni minuti anche fra Bonaventura s'alzò e partì. Aurora, per una affatto nuova finezza d'intuizione e d'indovinamento, comprese press'a poco ciò che si voleva: si rivolse con accalorato accento all'Eugenia che era rimasta sola:
– Tu, le disse, mostri all'aspetto di avere un'anima bella e pietosa; stai per diventar madre tu pure e proverai, e già senti per certo che stretto, indissolubil legame ci avvince alla creatura delle nostre viscere; per la pietà che l'ispirano i casi miei, per l'amor di Dio, per quell'essere che avrà vita da te, Eugenia, ti scongiuro, tu non tradirmi, tu non unirti a chi vuole i miei danni, tu aiutami a difender me e mio figlio dalle insidie altrui.
La povera donna aveva gli occhi e la voce pieni di pianto. Eugenia commossa promise tutto ciò che volle l'inferma.
– Vogliono disgiungermi da mio figlio, continuava quest'essa, lo sento, lo so. Mio figlio che è l'unico bene che mi rimane!
Prese il bambino, lo sollevò all'altezza della sua faccia e lo baciò con passione.
– Povero piccino! Nato appena, hai già nemici così accaniti che ti vogliono togliere tutta la ventura che ti ha concesso Iddio, l'amor di tua madre. Eugenia, se tu vuoi che la Provvidenza conceda fortuna a tuo figlio, sta dalla mia parte e concorri meco a salvarmelo… Dio! Puniscimi de' miei falli nella più crudel guisa che tu vuoi, ma non in questa, non togliendomi questo povero innocente. Lo raccomando alla tua pietà, Vergine Santa, che conoscesti l'amore di madre; mi raccomando anche a te, anima di mia madre, che non devi volere tanto strazio della tua figliuola.
Un'idea le venne, quasi un'ispirazione, staccò dal capoletto il rosario d'agata di sua madre, cui aveva portato seco e lo passò al collo del neonato, come volendo porlo con ciò sotto l'immediata protezione di quell'anima benedetta.
– Questo rosario, soggiunse, ti sia, o Maurilio, come un sacrosanto talismano. Tu non avrai a lasciarlo più nella tua vita… Ricordatene anche tu, Eugenia, e s'io morissi, lo dirai tu a mio figlio: «quella è la memoria di tua madre, serbala cara come un pegno dell'amor suo.»
In questo frattempo, nella camera vicina Nariccia e Padre Bonaventura riuscivano senza troppi sforzi, colla promessa d'una somma in di più di quelle già stipulate, a trarre complice al loro proposito la Modestina. Bene pareva dapprima a costei troppo crudel cosa quella che le veniva proposta a danno della sua padrona; ella aveva sì immaginato che quel figliuolo d'un matrimonio odiato e disprezzato dal marchese sarebbe tenuto lontano dalla nobile famiglia ed aveva anzi contato che ella stessa potrebbe fare dei buoni guadagni in proposito, dando come nutrice al bambino l'Eugenia che fra pochi mesi sarebbe stata madre ancor essa e facendosi accettare lei medesima come allevatrice e custode di esso: mai più non avrebbe creduto che quell'innocente bambino fosse gettato fra i trovatelli e che essa a codesto avesse da por mano; ma quella certa somma che ho detto vinse ogni scrupolo.
La sorte volle favorire essa medesima gli empi disegni orditi a danno del figliuolo di Valpetrosa: una violentissima febbre sopravvenuta ad Aurora, pose e tenne in grave pericolo parecchi giorni la vita di lei e la trasse per una settimana affatto fuor di senno. Nariccia pensò opportunissima l'occasione di fare sparire il bambino. Modestina essa medesima lo prese dal letto della madre assalita dal delirio; ma Eugenia, che aveva data pochi giorni prima alla infelice madre la promessa che noi sappiamo, tentò con ogni suo mezzo opporsi all'iniquo ratto. Ebbe essa tutti contro di sè, anche la cognata, e finì per cedere più che all'autorità di Padre Bonaventura, che impiegò tutti i mezzi della sua eloquenza gesuitica a persuaderla, alla promessa d'una somma che le assicurava un boccone di pane per quel tempo in cui la nascita e le prime cure da darsi a quella creatura ch'ella portava nel suo seno le avrebbero impedito di poter lavorare tanto da guadagnarsene.
Nariccia avrebbe egli medesimo recato seco l'infante e dispostone a suo grado, senza che nessun degli altri complici sapesse il come. Eugenia pregò che almanco al collo del bambino si lasciasse il rosario che la madre gli aveva messo, come vedemmo, e che alcun altro segno gli si ponesse per cui poterlo riconoscere poi in quell'ospizio od in quell'altro luogo qualunque in cui l'infelice venisse abbandonato. Modestina entrò facilmente nelle ragioni della cognata; una specie di sentimento superstizioso la persuase che s'ella a quel misero, cui concorreva a rigettar dal seno della famiglia, dèsse alcun mezzo per cui gli fosse possibile poi il rinvenire ancora questa famiglia medesima, diminuirebbe la gravità del suo fallo; pose in un sacchetto fatto appositamente il rosario d'agata, un bottone di livrea che aveva appartenuto a suo marito, domestico un tempo della casa de Meyrand, ed un biglietto, che scrisse ella medesima, per dire a coloro, chiunque si fossero, nelle cui mani capitasse il neonato, qual nome fosse il suo e per raccomandarlo alla loro pietà, e quel sacchetto unì alle fascie onde il bambino era avvolto. Nariccia lo prese con sè tal quale una notte e partissi solo con esso in un legnetto che guidava egli stesso, senza che alcuno mai sapesse a qual parte si dirigesse. Stette assente parecchi giorni e poi tornò presso di Aurora; ma il giorno prima erasi egli presentato al marchese padre ed avevagli detto:
– Tutto è aggiustato.
– Aurora? Aveva domandato il marchese fissando lo sguardo interrogativo sul suo intendente.
– Le nacque un figliuolo.
– E?..
– E questi è sparito.
– Morto?
– No: ma finchè Ella vorrà sarà come se sia tale.
– Lo vorrò sempre: disse con voce secca il marchese.
Nariccia s'inchinò.
– E sarà secondo il suo volere.
– Voi sapete dove egli si trova?
L'intendente fece un cenno affermativo.
– E se voleste rinvenirlo ancora, lo potreste?
– Signor sì.
– Gli avete lasciati mezzi di riconoscerlo?
– Glie li ho lasciati.
– Ed alcun altro li conosce?
– Signor no. Fuori di me nessuno potrebbe riaverlo.
– Sarà il meglio che questo modo lo dimentichiate anche voi.
Nariccia tornò ad inchinarsi senza rispondere.
Il marchese si alzò, prese da uno stipo un forte sacchetto di denari e lo pose in mano all'intendente.
– Eccovi trenta mila lire: disse: ne darete venti mila a quell'ospizio che voi sapete perchè sieno conservate a quell'esposto consegnato nel giorno e nell'ora e coi connotati che voi indicherete: il resto vi risarcirà delle spese che avete dovuto incontrare in quest'occasione.
Nariccia prese i denari, s'inchinò profondamente ed uscì senza aggiungere parola. Nessuno degli ospizi di trovatelli che esistevano allora in Italia ebbe pure un soldo di quella somma. Che cosa il trist'uomo avesse poi fatto del figliuolo di quel Valpetrosa che tanto si era in lui affidato, non è ancora giunto il momento di saperlo, ma lo apprenderemo poi.
Dopo quel colloquio col marchese padre, l'intendente ripartiva per la Lombardia e giungeva nella riposta casa dove era ricoverata Aurora, trovandola ancora nel medesimo stato di delirante e nel medesimo pencolo di vita. Ma pure quell'infelice donna (e fu questa per lei una ventura?), contro ogni previsione, potè resistere a quel male e vincerlo. Un bel dì la si svegliò come da un lungo sonno, colla mente intorpidita, rotta tutta la persona, confuse tutte le sensazioni, ma presente la volontà, riviva la coscienza, tornata la memoria. Non si poteva movere, ma fece uno sforzo per cui riuscì a staccare da sè la mano e tenderla nel letto a sè vicino al luogo dove stava suo figlio; non trovò nulla; radunò ogni suo vigore per volger la testa e con grande stento lo potè fare; non vide nulla. Volle mandare un grido e fece un sobbalzo nel letto per levarsi a sedere: ricadde sui guanciali e la voce le spirò come un gemito di dolore sulle labbra. Modestina che era in quel tempo sola nella camera le fu accosto sollecitamente.
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