Manfredo Cagni - Egitto
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Tordi e merli. – Si riscontrano in piccola quantità per inadatta pastura. In alcuni inverni il tordo è più numeroso, emigrando da regioni favorite pel troppo rigore di temperatura.
Grattajone (famiglia delle gabbule). – Chiamasi comunemente in Egitto sirena . Si trova in grande quantità ed il passo si effettua in marzo ed agosto.
Quaglie. – È questa una delle caccie più ricche dell'Egitto. La quaglia scende la valle del Nilo in febbraio per emigrare verso il maggio dalla costa in Europa, dove ritorna in settembre. La gran caccia si effettua qui in marzo ed aprile. Nel mese di settembre, al suo ritorno dall'Europa, si caccia solo sulla spiaggia del mare tra Alessandria e Port-Said.
Pernice. – Rara la pernice di passo; mentre, come abbiamo già detto, si riscontra una pernice indigena più piccola e grigia, la pernice del deserto, che si caccia quando si avvicina al Nilo per abbeverarsi. È molto selvatica, si posa in compagnie negl'isolotti di sabbia che si formano nel Nilo ad acque basse ed è oltremodo difficile l'avvicinarle se non si impiega l'astuzia.
Piccione torrajolo. – Quest'uccello è qui in quantità. Nidifica in colombaie, che gli indigeni gli preparano nei villaggi, per raccoglierne il guano ed incrociarli coi piccioni casalinghi. Si pascola liberamente nei campi e se ne fanno delle cacciate bellissime in tutte le stagioni.
Colombaccio. – Di quest'animale raramente vi è il passaggio. Posa sui grandi alberi e s'incontra qualche volta in marzo od in settembre e ottobre.
Tortora. – Havvi la tortora rossastra, indigena, poco ricercata dai cacciatori, e si trova in tutto l'anno intorno agli abitati ed in gran numero anche in Cairo stesso. Nidifica sui grandi alberi dei giardini. La tortora di passaggio grigio-perla, con screziature biancastre sotto le ali e sotto la coda, è molto ricercata dai cacciatori. È di passaggio in aprile e maggio ed al suo ritorno dall'Europa in settembre e ottobre.
Allodola dal ciuffo e allodola dei campi. – La prima è stazionaria, la seconda è di passo a grandi stormi dal marzo all'aprile e dal novembre al gennaio.
Passeri , ballerine , cutrettole , pispole , beccafichi . – I primi vi sono in tutto l'anno; gli altri alla loro stagione ed in abbondanza. Il beccafico si trova più facilmente nei dintorni di Alessandria.
Ibis. – In questi ultimi tempi diventò rarissimo.
Guarda-bovi. – In grande quantità dal novembre al febbraio. Non è uccello stimato dal cacciatore.
Stornello. – Vi sono passi più o meno importanti negli stessi mesi dei guarda-bovi. Come selvaggina è tenuto in poco conto.
Aquila , avoltoio , falchi di diversa specie , corvi neri , cornacchie , sparvieri , civette di tutte le specie . – Sono animali questi che secondo le varie località s'incontrano più o meno frequentemente. Fra le civette va pure compreso il succhia-capre, così detto, perchè di nottetempo, avendone l'opportunità, succhia il latte alle capre ed anche alle vacche.
Lepri , cignali , gazzelle . – I due primi si cacciano nel Fayoum (a tre ore di ferrovia dal Cairo) le gazzelle nel deserto tra Ismaïlia e Suez.
Iene , lupi , volpi , sciacalli , topi di Faraone (Farioni). – Si riscontrano in copia lungo la catena del Mokatan e nei deserti, eccezione fatta del Farione, che sta nei campi. Così pure nei campi si trova qualche rarissima volta il mangia-formiche.
Sono anche rari il Gatto-pardo, una specie di linee ed il gatto selvatico, che è qui conosciuto sotto il nome di Leonino.
Statistica ricavata dai registri della Dogana in Alessandria del quantitativo di quaglie vive che annualmente vengono esportate dall'Egitto e dirette per la massima parte a Marsiglia, con destinazione ai vari mercati di Francia ed Inghilterra.
Dal 1884 al 1894.

N.B. – Da qualche tempo in qua una parte delle quaglie vive esportate sono dirette in Italia.
Nel discorrere della Fauna in Egitto si è accennato come i coccodrilli, che un tempo si trovavano alle porte del Cairo, ora, per l'aumentata navigazione a vapore sul Nilo che scuote le acque in ogni senso, e per il frequente uso delle armi da fuoco, si vanno ritirando sempre più nella parte superiore del fiume. Presentemente non è possibile vedere un coccodrillo nel fiume se non dopo la prima Cateratta (Assouan).
Credo non sarà discaro al lettore il conoscere uno dei sistemi di caccia al coccodrillo, caccia che presenta caratteri veramente originali e curiosi.
Frequentemente la caccia al coccodrillo viene fatta da due arditi indigeni (Soudanesi).
Essi, conoscendo le abitudini dell'animale, che d'ordinario vive isolato, sanno in quale punto della riva del fiume ed in quali ore è solito uscire dalle acque per procacciarsi alimenti omogenei e adatti al suo gusto.
A poca distanza dal punto accennato (per lo più a 100 metri) i due indigeni fanno prima due buche nel terreno a 10 metri l'una dall'altra scaglionate, e di una tale profondità da contenere l'uomo in piedi sino all'altezza del collo. Si provvedono di arbuscelli e di foglie, perchè ciascuno, appena entrato nella buca, possa occultare il proprio capo allo sguardo del coccodrillo, in modo da vederlo e non essere da lui veduto.
Uno di essi è armato di solido bastone alto in modo da poterlo introdurre verticale nelle fauci dell'animale quando le tiene spalancate.
Questo bastone (legno ferro) termina alle sue estremità a forma di bidente ed ha al suo centro fortemente assicurato un capo di corda metallica attortigliata, di cui l'altro capo sta nelle mani dell'altro indigeno.
Il coccodrillo, senza alcun sospetto, abbandona l'acqua e viene a terra, ove immediatamente sente l'odore della carne, che gli viene nella direzione dei due cespugli.
Quando il coccodrillo nell'avvicinarsi lentamente e fiutando la traccia della preda si trova a poca distanza dal nascondiglio umano, l'indigeno armato del bidente esce fuori risolutamente dalla tana e si presenta davanti all'animale, il quale dà manifesti segni di contentezza per il buon pasto che sta davanti ai suoi occhi. A questo punto l'indigeno eseguisce la stessa manovra dei Toreadores, spiccando salti ora a destra ora a sinistra dell'animale, il quale, per la sua struttura, non può girarsi con pari rapidità e così l'uomo non corre pericolo di essere dal mostro divorato.
Ma questa manovra irrita l'animale al più alto grado, lo impazienta, e dà indizio della sua alta collera per gli occhi iniettati di sangue e per l'abbondante schiuma, che esce dalle sue fauci.
Al momento opportuno, quando stanco e sdegnato apre a dismisura la sua bocca, l'indigeno risolutamente infigge in quella enorme cavità il bidente in senso verticale e si ritira.
Da quell'istante comincia l'azione del compagno, che non si è ancora mosso dalla sua buca e che dando strapponi colla corda di ferro, che tiene fra le mani fa penetrare il bidente profondamente sopra e sotto nella bocca dell'animale, producendogli larghe ferite interne, dalle quali esce copiosissimo il sangue.
Da questo istante comincia la lenta agonia dell'animale, che muore dissanguato, agonia che dura talvolta sino a 24 ore.
Questo genere di caccia spiega il motivo pel quale quasi tutti i coccodrilli, che si vendono imbalsamati o per dir meglio impagliati, hanno un buco alla parte superiore della testa. Questo foro è prodotto dalle punte del bidente, quando scosso dalla corda di ferro, penetra nella cavità dell'animale.
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