Alexandre Dumas - Garibaldi e Montevideo
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Il nuovo Mario, vincitore di questi Teutoni novelli, era il comandante della campagna, Giorgio Pacheco, padre del generale Pacheco y Obes in missione per Montevideo presso il governo francese.
Ma questi aveva a combattere più gagliardi nemici e meno facili degli Indiani, come quelli che avvalorava non una fede religiosa che venía meno di giorno in giorno, sibbene un materiale interesse che andava a mille doppi crescendo. Dessi erano i contrabbandieri del Brasile, che dai selvaggi distrutti ricevevano tale eredità di vendetta.
Ora essendo il sistema proibitivo prima base del commercio spagnuolo, una guerra ostinata tra il comandante della campagna ed i contrabbandieri che ora per frode, ora per forza tentavano introdurre sul territorio di Montevideo le loro stoffe e il loro tabacco era conseguente necessità. La lotta fu dunque lunga, disperata, mortale. Mentre Don Giorgio Pacheco, uomo di forze erculee, di figura gigantesca e singolare perspicacia, tenea per fermo averli se non distrutti (impossibile), allontanati dalla città, essi di bel nuovo comparvero più vigorosi, più destri, più compatti sotto il freno di una volontà unica, potente, coraggiosa.
Quale la causa di questa ostinatezza del nemico?
Le spie mandate a tal uopo dal Pacheco, ritornarono con un sol nome sulla bocca; Artigas!
Era questi un giovine dai venti ai venticinque anni, di cuore come un vecchio spagnuolo, destro come un Charrua , sveglio come un Gaucho 4 4 Gauchos si chiamano i nati alla campagna, cui solo mestiere è l'aver cura degli animali sparsi pei campi. Talvolta si appropria anche questo nome ad una persona rozza ed incolta.
. Egli tenea delle tre razze, se non il sangue, lo spirito.
La lotta fu allora singolarissima; da una parte la scaltrezza del contrabbandiere prestante di gioventù e vigoria; dall'altra la potenza del vecchio Pacheco, cui forse venía meno, se non la forza, il volere. Durò per quattro o cinque anni la guerra, in cui Artigas sempre battuto, non vinto, parea riprendesse nuovo vigore, ritornando all'attacco. Finalmente l'uomo della città si ristette, e pari a un antico romano che dell'orgoglio facea sacrifizio sull'altar della patria, rassegnava i suoi poteri al governo spagnuolo proponendo in sua vece Artigas, capo della campagna, come il solo che potesse frenare il contrabbando. La Spagna accettò; e come un bandito romano, fatta la sommissione al papa, passeggia ammirato le città, di cui poco anzi era il terrore. Artigas entrò trionfalmente in Montevideo a riprendere l'opera d'esterminio del suo predecessore. Diffatti nel giro d'un anno i contrabbandieri eran dispersi. Ciò avveniva nel 1782 al 1783. Artigas, in allora dell'età di 27 o 28 anni, vive tuttodì a 93 anni in una piccola quinta del Presidente del Paraguay. Quest'uomo bello, coraggioso e fortissimo, segna l'epoca d'una delle tre potenze che signoreggiarono Montevideo.
Don Giorgio Pacheco era il tipo di quel valore cavalleresco del vecchio mondo, che traversò i mari con Colombo, Pizzarro, Vasco di Gama.
Artigas, l'uomo della campagna, rappresentava il partito nazionale che tiene del portoghese e dello spagnolo; quello cioè degli stranieri alla terra americana restati Portoghesi e Spagnoli dal loro soggiorno in città, i cui costumi avevano l'impronta di queste nazioni.
Il terzo tipo, la terza potenza, che è il flagello delle città e delle campagne, vien detto il Gaucho .
In Francia si dice falsamente Gaucho l'uomo che vive in quelle vaste pianure, in quelle immense steppe che si estendono dalle rive del mare al versante orientale delle Ande. Fu il capitano Head inglese che primo introdusse l'errore di confondere il Gaucho coll'abitante della campagna, che ne sdegna non pur la somiglianza, benanco il confronto.
Il Gaucho può dirsi il boemo del nuovo mondo; poichè privo di beni, di casa, di famiglia, non ha che il suo poncho (mantello), il suo cavallo, il suo coltello, il suo lazo (laccio), e le sue Bolas 5 5 Il lazo , di cui si serve il gaucho per prendere gli animali, è formato di lunghe liste di cuoio intortigliate a modo di fune. II gaucho montato sul suo cavallo prende di mira una bestia qualunque, sia toro, sia cavallo, la insegue colla maggior velocità, slancia così correndo il suo laccio e fa cadere a terra l'animale, che resta preso o per le gambe o per la testa. Tale è la destrezza che ha il gaucho nel gettare il laccio, che raro è non colga nel segno. Talvolta poi si serve d'un altro ordigno chiamato Bolas , formalo questo d'una lunga corda di cuoio che sulla cima si divide poi in tre capi, della lunghezza ciascuno di circa tre palmi. All'estremità d'ogni capo vi è attaccata una bola , ossia pallottola di legno, fasciata di cuoio. Le bolas colpiscono anche a maggiore distanza del lazo ed in mano dei gauchos sono un'arma potentissima. Il famoso general Paz, di cui si parla nel presente libro, con le bolas venne rovesciato da cavallo da un gaucho e fatto quindi prigioniero.
. Il suo coltello è la sua arma, il suo lazo e le sue Bolas l'industria.
Artigas fu dunque salutato con grida da tutti, se ne togli i contrabbandieri, comandante della campagna. Reggeva ancora tal carica allo scoppiar della rivoluzione del 1810, per cui cadde il dominio spagnolo nel Nuovo-Mondo.
Il moto cominciato nel 1810 a Buenos-Ayres, non cessò che in Bolivia alla battaglia d'Ayacucho nel 1824.
Le forze insurrezionali comandate dal generale Antonio José de Sucre, sommavano a 5000 uomini. Reggeva le truppe spagnole in numero di 11,000 il generale José de Laserna, ultimo vicerè del Perù. Come si vede non si combatteva ad armi eguali; i patrioti difettanti di munizioni da fuoco e da bocca avevano un sol cannone; temporeggiati, s'arrendevano; attaccati, vinsero. Primo venne alle mani il generale patriota Alejo Cordova; avanti! gridò a' suoi mille cinquecento soldati, innalzando il cappello sulla sua spada. Richiesto, se al passo ordinario, o al passo di carica dovea investirsi il nemico, al passo della vittoria rispose. La sera l'armata spagnola era prigioniera di quelli che aveva a sua discrezione il mattino.
Le simpatie d'Artigas per la rivoluzione lo avean messo alla testa del movimento della campagna; veniva ora egli a rassegnare a Pachecho il suo comando, come ei prima aveva fatto con lui, quando una sorpresa fatta sul vecchio generale nel suo alloggio di casa blanca nell'Uruguay, da una mano di soldati spagnoli, ne lo distolse. Però ei non si ristette, e cacciati in poco tempo gli Spagnoli da tutta la campagna, di cui s'era fatto signore, li ridusse alla sola città di Montevideo, che per essere, dopo San-Juan-d'Ulloa, la città più fortificata d'America, poteva frenare le irrompenti forze nemiche. Quivi spalleggiati da un'armata di 4,000 uomini, erano convenuti tutti i partitanti di Spagna. A questa piazza pose l'assedio Artigas sostenuto dall'alleanza di Buenos-Ayres. Se non che un'armata portoghese venuta in ajuto agli Spagnoli, fe' sbloccar Montevideo. Ma nel 1812 il generale Rondeau per que' di Buenos-Ayres, e Artigas per quei di Montevideo, unite le loro forze, tornarono all'impresa. Dopo un assedio di 23 mesi, la capitale della futura Repubblica orientale, venne per capitolazione in potere degli assedianti agli ordini del generale in capo Alvear.
Come Artigas non tenesse più il supremo comando è facile a dirsi. Dopo venti mesi d'assedio, e tre anni trascorsi in mezzo agli uomini di Buenos-Ayres e di Montevideo, le disparità di usi e costumi, dirò quasi di sangue, comechè prima semplici cause di dissenzioni, aveano gradatamente preso l'aspetto di un odio inveterato. Fu allora che Artigas si ritirò come Achille nella propria tenda, o meglio portatala seco, cercò un asilo in quelle immense pianure ben note al giovane contrabbandiere.
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