Pietro Giannone - Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3

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Principato di Capua

Tra le città più cospicue ch'erano in quelle province sottoposte a' Longobardi, si è veduto essere state Benevento e Salerno; ma ora Capua sopra ogni altra estolse il capo. Quindi (non volendosi tener conto di ciò che si facessero i Patriarchi di Costantinopoli nelle città al greco Imperio sottoposte) la prima città del nostro Regno, che fosse stata da' romani Pontefici innalzata ad esser metropoli, fu Capua. A Lodovico Imperadore era venuto in pensiero nell'anno 873 di render Capua metropoli; ma, come narra Erchemperto [113] Erchemp. n. 36. , frastornato per altre cure, non ebbe questo suo pensiero effetto. Ma nel Pontificato di Giovanni XIII, patendo costui fiere persecuzioni da' principali Signori romani, che lo discacciarono da Roma, venendo a Capua, fu cortesemente accolto dal Principe Pandulfo; il Papa riconoscente di questo beneficio, nell'anno 968 in grazia sua innalzò Capua ad esser metropoli, e consecrò Arcivescovo di quella Giovanni fratello del Principe [114] Leo Ostiens. l. 2 c. 9. Sigon. l. 7. A. 966. Baron. Annal. ad A. 968. Pellegr. in Serie Ab. Cass. in Aligern. pag. 37. . Ebbe per suffraganei i Vescovi d'Atina, il qual Vescovado a' tempi di Papa Eugenio III fu soppresso, quello d'Isernia, che prima andava unito colle Chiese di Venafro e di Bojano, l'altro di Sessa, che poi si sottrasse da questa metropoli, e fu posto sotto l'immediata soggezione del Pontefice romano; ed in decorso di tempo multiplicandosi tuttavia in questo Principato più Vescovi, ebbe ancora per suffraganei, siccome oggi ritiene, i Vescovi di Cajazza, di Carinola, di Calvi, di Caserta, di Teano e di Venafro. Furon anche suoi suffraganei i Vescovi d'Aquino, di Fondi, di Gaeta e di Sora, ma sottratti da poi dalla Chiesa di Capua, furono immediatamente sottoposti alla Sede Appostolica.

Principato di Benevento

Il Principato di Benevento, non meno che quello di Capua, meritava ancora quest'onore; la sua estensione sopra tutti gli altri Principati e Ducati maggiormente lo richiedeva. Quindi si vede sopra tutti i Metropolitani del nostro regno, l'Arcivescovo di Benevento aver ritenuti ancora più Vescovi suffraganei. Fu pure un'anno appresso nel 969, innalzato Benevento dallo stesso Pontefice Giovanni XIII, ad esser metropoli: e siccome era quella riputata capo d'un sì ampio Principato, così secondando la politia della Chiesa quella dell'Imperio, si vide il Vescovo di Benevento Capo di tutte le Chiese del suo Principato. Fu in grazia dell'Imperador Ottone e del Principe Pandulfo costituito Arcivescovo di Benevento Landolfo, a cui Papa Giovanni concedè il Pallio, ed il titolo di Metropolitano [115] Anon. Salern. part. 7 n. 5 ed ivi Pellegr. Chron. Monast. S. Bart. de Carpineto, l. 1. V. Baron. ad A. 968 n. 66. Marium Viper. in Chron. Episc. et Archiep. Ben. l. 2. . Ciò che di particolare si osserva in questa Chiesa si è, che il Vescovo beneventano prima d'essere innalzato al grado di Metropolitano, ebbe Siponto, e molte altre Chiese cattedrali a se soggette. Egli fu il più favorito non men da' Pontefici romani, che dagli Imperadori, e da' suoi Principi di innumerabili prerogative e privilegi. Costui un tempo videsi fregiato di quelle due insigni prerogative, le quali oggi al solo Pontefice romano sono riserbate, cioè di portar la mitra rotonda a guisa dell'antica Tiara pontificia con una sola corona fregiata d'oro; e di portare, mentre andava visitando la provincia, il Venerando Sacramento dell'Altare; ed ora pur ritiene a guisa de' romani Pontefici l'uso di segnare col sigillo di piombo le sue Bolle. Un tempo l'Arcivescovo di Benevento ebbe la temporal Signoria della città di Varano con molte altre terre e castelli, ed esercitava giurisdizione in molti luoghi, ed ora i suoi Vicarj sono Giudici ordinarj in grado d'appellazione delle cause civili tra' laici: e sopra le ville di S. Angelo, e della Motta, secondo che rapporta Ughello [116] V. Ughel. Ital. Sacr. de Archiep. Ben. , ritengono ancora il mero e misto imperio.

L'estensione del suo Principato portò ancora in conseguenza, che il numero de' Vescovi suffraganei fosse maggiore di quanti mai Metropolitani fossero in queste province. Ne riconobbe un tempo fino a trentadue, insino che alcuni di essi non fossero innalzati o a Metropolitani, come fu quello di Siponto, che poi distaccatosi da questa Chiesa, resse per se medesimo la sua Cattedra: ovvero non fossero stati sottratti, e sottoposti immediatamente alla Sede Appostolica, o altri, per la distruzione delle loro città, non fossero stati soppressi. Ebbe sin da questi tempi per suffraganei i Vescovi di S. Agata de' Goti, di Avellino, di Arriano, d'Ascoli, di Bovino, di Volturara, di Larino, di Telese, di Alife e di Siponto. Essendosi poi nel Regno da' romani Pontefici fatti più Vescovi, e molte Chiese rendute cattedrali, che prima non erano, fu veduto, come si è detto, il numero dei suffraganei molto maggiore. Quindi ora si vede, essendosi per nuova distribuzione diviso il Regno in più province, che questo Metropolitano abbia Vescovi suffraganei, non pure nel Principato Ultra , ma in altre province fuori di quello. Nel Contado di Molise vi ha il Vescovo di Bojano, e l'altro di Guardia Alfiera. Nel Principato Citra ve ne ha cinque, quello di Avellino, e gli altri d'Arriano, di Trivico, di Volturara, e di Monte Marano. In Terra di lavoro ne ritiene tre, quel di S. Agata de' Goti, d'Alife, e di Telese. In Capitanata sei, cioè Ascoli, Bovino, Larino, S. Severo, Termoli e Lucera. Li Vescovadi di Draconaria, di Civitade, di Firenzuola, di Frigento, di Lesina, di Montecorvino e di Turtiboli, che tutti furono suffraganei all'Arcivescovo di Benevento, per la desolazione delle loro città restano oggi estinti, ed unite le loro rendite ad altre Chiese cattedrali; e quelle di Lesina distrutta da' Saraceni, al magnifico ospedale della Nunziata di Napoli.

Teneva ancora in questa provincia, quando Siponto e 'l Monte Gargano erano compresi nel Principato di Benevento, la Chiesa sipontina e la garganica attribuite al Vescovo di Benevento sin da tempi di S. Barbato dal Duca Romualdo, acconsentendovi anche Vitagliano R. P. il quale nell'anno 668, a Barbato, e suoi successori confermò la Chiesa sipontina; e poco men di quattrocento anni i Vescovi beneventani si intitolavano anche Sipontini, ond'è che Landulfo, che fu il primo Arcivescovo di Benevento, si nominava anche di Siponto; ma tolta da poi questa provincia da' Greci a' Longobardi, e passata quindi sotto la dominazione de' Normanni, furono da Benevento separate, e Siponto antica sede de' Vescovi fu innalzata a metropoli. La Chiesa sipontina sin da' primi tempi ebbe i suoi Vescovi; e negli atti del Concilio romano celebrato nell'anno 465, sotto Ilario R. P. si legge la soscrizione di Felice Vescovo di Siponto. Un altro Felice pur Vescovo di questa città troviamo ne' tempi di S. Gregorio M. a cui da questo Pontefice si veggono dirizzate molte sue epistole, e nel decreto di Graziano [117] Decr. can. si justos 27 qu. 2. fassi memoria di Vitagliano Vescovo di Siponto, a cui S. Gregorio drizzò parimente sue lettere. Caduta poi per le fiere guerre tra' Longobardi beneventani, e' Greci napoletani in istato lagrimevole, fu, come si disse, duopo unirla a quella di Benevento; donde non si staccò se non in questi tempi, quando sedendo in Roma Benedetto IX, nell'anno 1034, la divise da Benevento, e la decorò della dignità Arcivescovile, e quindi ne' decretali [118] Decretal. c. te referente, de Celebrat. mis. c. 2 de Adulter. s'incontra spesso il nome degli Arcivescovi sipontini. Pascale II, da poi le diede per suffraganeo il Vescovo di Vesti, che ancor oggi ritiene.

Ritengono questi Arcivescovi il nome di Sipontini, ancorchè Siponto sia ora distrutta, ed in suo luogo sopra le ruine di quella dal Re Manfredi fossesi edificata un'altra città chiamata dal suo nome Manfredonia. I Pontefici romani, e per serbarle il pregio dell'antichità, e per l'odio che tengono al nome di Manfredi, le han fatto conservare l'antico nome. I Canonici e' cittadini garganici pure pretesero, che avendo gli Arcivescovi sipontini, o per l'amenità del luogo, ovvero per occasion di guerre, sovente trasferita la loro residenza nel Gargano, che dovessero chiamarsi non meno Sipontini, che Garganici, e che la loro chiesa non meno che Siponto dovesse godere degli stessi onori e prerogative; n'allegavan anche una bolla di Papa Eugenio III, e ne mossero perciò lite in Roma, che ha durato più secoli. Ma Alessandro III, profferì contro di essi la sentenza, poichè essendosi riconosciuta la bolla d'Eugenio, videsi rasa e viziata in quella parte, ove riponevan tutta la loro difesa. I successori d'Alessandro, Lucio, Celestino, Innocenzio III, e tutti gli altri Papi confermarono la sentenza d'Alessandro; onde ora la Chiesa sipontina solamente ritiene l'onore di metropoli, a cui i Garganici sono sottoposti.

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