Pietro Giannone - Istoria civile del Regno di Napoli, v. 8
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Istoria civile del Regno di Napoli, v. 8: краткое содержание, описание и аннотация
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Ma tre anni da poi, avendo lasciato di se un desiderio grandissimo, fu di nuovo, con molta istanza dei Napoletani, richiamato a predicare nel Duomo di Napoli, dove venuto, fu nel dire più alto e misterioso, e per quanto i giudiziosi s'accorsero, era più cauto, usando parole ambigue, per potersi difendere in caso fosse attaccato. Il nuovo modo di predicare su la Scrittura, diede occasione a molti di disputare sopra di quella, di studiare l'Evangelio, di disputare sopra la Giustificazione, la Fede e le opere; sopra la Potestà Pontificia, il Purgatorio, e questioni simili, le quali prima eran sol trattate da' Teologi grandi fra di loro e nelle loro Scuole. Ma ora, rese per le sue prediche popolari, erano trattate anche da' laici, e talora da uomini di poca dottrina, e di nessune lettere insino i più vili artigiani erano venuti a questa licenza di parlare e di discorrere dell'epistole di S. Paolo e de' passi difficili di quelle, e quel che fu peggio egli partendosene lasciò in Napoli alcuni suoi fedeli discepoli, e la sua cattiva dottrina sparsa ne' petti di molti; siccome avea fatto in ogni altra parte d'Italia, dove avea predicato.
Erano allora in Napoli alcuni Teologi e predicatori parimente insigni d'altre religioni, alcuni de' quali, molto favoriti dal Vicerè Toledo, non si lasciarono contaminare dalla dottrina di costui, anzi la contrada dicevano, e con somma vigilanza proccuravano farne accorti gli altri, perchè la detestassero. Fra gli altri fioriva a questi tempi Frat'Angelo di Napoli Riformato di San Francesco, molto versato nella Teologia e nella dottrina Platonica, ma sopra tutto Oratore eloquentissimo. Costui era favorito molto dal Toledo, che lo elesse per suo Confessore, e l'avrebbe innalzato a maggiori dignità, se la morte non avesse interrotti i suoi disegni; fecegli però ergere nel Monastero della Croce, ove dimorava, una degna Sepoltura con elogio, che ancora ivi si legge. Risplendeva ancora più luminoso il P. Fra Girolamo Seripando dell'Ordine di S. Agostino nobile del Seggio di Capuana, uomo dottissimo, di probità di vita, nelle prediche mirabile, e sopra tutto dotato di somma saviezza e prudenza, tanto che nel Capitolo generale celebrato in Napoli l'anno 1539 fu creato Generale della sua Religione; ed avuto in somma stima dal Toledo, per la sua interposizione fu assunto all'Arcivescovado di Salerno, e poi fatto Cardinale da Pio IV. Romano Pontefice. Questi fu che morendo, memore della sua Patria, lasciò la sua gran Biblioteca adornata di famosi, e di più peregrini, e rari Codici M. S. al Convento di S. Giovanni a Carbonaia 37 37 V. Toppi Biblioth. lit. G.
, ch'era uno de' maggiori pregi di questa città; ora già posta a sacco da' Monaci stessi, che ne tenevano cura: ed ultimamente (con molto dispiacere de' buoni) da chi men dovea. Rilussero ancora Frate Ambrogio di Bagnoli dell'Ordine de' Predicatori, Oratore insigne, poi Vescovo di Nardò, di cui nella Chiesa dello Spirito Santo si vede ancora la sua Statua di marmo con elogio; Fra Teofilo di Napoli disputante massimo e parimente Oratore eloquentissimo, che recitò l'orazion funebre per la morte dell'Imperadrice accaduta in quell'anno: Fra Agostino di Trivigi , e molti altri, che disputando, orando ed insegnando, e favoriti dal Toledo, erano tutti intesi a non far allignare le nuove dottrine, che occultamente serpeggiavano; ma svellerle tosto, prima che mettessero più profonde radici.
Dall'altra parte non mancavano chi con molta accortezza, e sotto manto d'agnelli, così disputando, come insegnando, cercavan stabilirle in Napoli. Avevano alcuni, con nuovo istituto, cominciato a leggere pubblicamente l'Epistole di S. Paolo, nella sposizione delle quali insinuavano la nuova dottrina. Fra gli altri, che in ciò si erano resi celebri, furono Giovanni Montalcino dell'ordine de' Minori di S. Francesco, Lorenzo Romano Siciliano, Apostata de' PP. Agostiniani, e Pietro Martire Vermiglio , Prete e Canonico Regolare, Fiorentino e di cui il Tuano nelle sue Istorie non si dimenticò tesserne elogio.
Fra Giovanni , non pur esponendo quelle Epistole, ma disputando più giorni continui col P. Teofilo di Napoli suo competitore ed emolo, malmenandolo con motti acuti e mordaci, erasi reso sospetto già d'eresia, siccome l'evento poi chiaramente lo dimostrò; perchè alcuni anni appresso, arrestato in Roma, e convinto, fu giustiziato. Pietro Martire , assai più famoso, esponeva con molta eloquenza e dottrina l'Epistole di S. Paolo in Napoli, in S. Pietro ad Ara, dove ebbe tanto credito e concorso di gente, che chi non v'andava, era riputato mal Cristiano. Costui avea a se tirati molti, fra' quali un certo Catalano chiamato D. Giovanni Valdes ch'era anche stretto amico di Fr. Bernardino da Siena ; ma la vigilanza del Vicerè, e più de' di lui emoli, che non lasciavano di fare minuto scrutinio sopra i suoi detti, frastornarono i suoi progressi; poichè un giorno, spiegando quel passo di S. Paolo 38 38 Epist. I ad Corinth. cap. 5. Si quis autem superaedificat super fundamentum hoc, aurum, argentum, lapides pretiosos, ligna, foenum, stipulam, uniuscujusque opus manifestum erit: dies enim Domini declarabit, quia in igne revelabitur: et uniuscujusque opus quale sit, ignis probabit.
: Si quis autem superaedificat, etc. ancorchè con accortezza, e con molte proteste e riserve lo sponesse, diede però gran sospetto, ch'egli non ben sentisse del Purgatorio. Di che avertito il Toledo, gli fece proibire la lezione, donde avvenne, ch'egli vedendo, che in Italia non poteva promettersi gran cose; finalmente sentendo, che in Roma se gli preparavano aguati, fuggì d'Italia, e ricovrossi fra' Luterani in Argentina, ove riuscì in quella dottrina cotanto celebre, quanto il Mondo sa. Lorenzo Romano fermossi nel Regno, prima in Caserta, e disseminò occultamente gli errori di Zuinglio in quella Città e nelle Terre circostanti; da poi andò in Germania, donde maggiormente istrutto ritornò in Napoli nel 1549, e si pose quivi celatamente ad insegnare a molti gentiluomini la Logica di Melantone; sponeva i Salmi e l'Epistola di S. Paolo, ed un libro a que' tempi dato fuori, intitolato: Beneficio di Cristo . Fu però poco da poi scoverto; ed essendo stato citato dagl'Inquisitori, fuggì via; ma da poi venne nel 1512 spontaneamente a presentarsi in Roma al Cardinal Teatino, al quale confessò i suoi errori e gli palesò ancora, com'egli in Napoli e nel Regno avea molti discepoli, fra' quali erano persone eminenti e molte Dame Nobili e Titolate, le quali professavano lettere umane, ed essendo stato condennato a pubblica abjura nella Cattedrale di Napoli e di Caserta, gli fu imposto, che, fatto questo, ritornasse in Roma per ricevere altre penitenze.
In Napoli con tutto ciò, non ostante la vigilanza del Toledo e le diligenze, che s'usavano contra costoro, non cessava il timore, che non venisse contaminata da' seguaci loro, li quali con molta accortezza e con molta riserba nutrivano la lor dottrina. Non mancavano di capitarvi molti altri Predicatori, i quali tentavano ancora di seminar nel Regno li medesimi errori, abbracciati da molti, chi per ignoranza, chi per malizia; onde aveano cominciato già a far loro congregazioni e Consulte, e Capo di costoro era il Valdes Spagnuolo, il quale faceva professione di ben intendere e spiegar la Scrittura, dando a sentire d'essere in ciò illuminato dallo Spirito Santo; e ne avea per ciò tirati molti al suo partito, onde la cosa era giunta a tale, che oltre avere il veleno penetrato nei petti d'alcuni Nobili, era arrivato sino ad attaccar le Dame; e si credette, che la cotanto famosa Vittoria Colonna vedova del Marchese di Pescara e Giulia Gonzaga, per la strettezza, che tenevano col Valdes , fossero state anche contaminate da' suoi errori 39 39 V. Thuan. Hist, lib. 39 pag. 779.
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