Antonio Vismara - Storia delle cinque gloriose giornate di Milano nel 1848

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Apparvero allora epigrammi sui muri delle case, tra i quali leggevasi la seguente strofa:

Hanno il zigaro fra' denti
Solo i birri e i confidenti;
Cittadini, state attenti
Se vi preme il vostro onor.

Ad inasprire maggiormente la concitazione pubblica, Torresani ordinò numerosi arresti.

Nel giorno dopo, 3 gennajo, il Comando militare, fatti ubbriacare i soldati, distribuito a loro trentamila zigari e diviso fra loro qualche migliaja di lire, verso sera li sguinzagliò per la città; molti condannati furon tolti dalle prigioni e gettati per le vie con zigari e furono associati alla truppa che in comitive di venti, trenta, quaranta, ubbriachi di acquavite, scorrevano la città provocando con laide parole i cittadini, maltrattandoli ove sorgeva in loro il mal talento. La popolazione erasi limitata a rispondere a que' modi insultanti coll'emettere fischi e qualche evviva all'Italia. Ma gli ebbri soldati desiderando emozioni di sangue, snudarono le sciabole e si abbandonarono a disperdere quanto incontravano, menando colpi alla cieca, non avendo riguardo a donne, a' ragazzi, a' vecchi; talchè molti cadevano feriti o morti. Sembrava la città esser convertita in una landa selvaggia ove l'odor del sangue attira gli antropofagi! lo spavento fu generale, generale l'indegnazione pubblica, e sulla violenza di que' giannizzeri del dispotismo maggiormente germogliò l'odio contro la dominazione straniera; e il sangue di tanti sventurati inaffiò l'albero della libertà.

Gravi eran le condizioni d'Italia nel 1848:—le aspirazioni nazionali si eran diffuse per tutta Italia, soccorse dagli scritti di coraggiosi patriotti:—fra questi non possiam sottacere Mazzini che dall'esiglio, con mille sacrifizii, col senno, col consiglio, cogli scritti che diffondeva dovunque, coll'esempio di virtù private e cittadine mantenne vivo per molti lustri il fuoco di libertà negli animi italiani.

Riepilogando i fatti di quell'anno, noi vediamo le sette politiche, dissenzienti nei mezzi, armonizzare tutte nello scopo;—quello di rovesciare il tarlato trono di re Ferdinando;—di cui eran accusa le fallite promesse, le condanne capitali e gli esigli, l'insolenza del militare, la burbanza de' ministri, la corruzione generalizzata. Cominciò disegno di attuazione di sommossa nel 12 gennajo di quell'anno, ma venne scoperta perchè Giuda, che si era appiccato, aveva lasciati nepoti, ed uno si rivelò in un congiurato che ogni cosa scoprì all'autorità, la quale popolò le galere di coloro ch'eran sfuggiti al carnefice. Ma nel sangue e nei bagni non si soffocano i principii, e l'idea nazionale ripullulò più prosperosa dovunque: da ciò nuovi arresti, nuovi procedimenti, nuove condanne, nuove fatiche al boja: quarantatre furono i condannati nella congiura di Monteforte!

La scintilla rivoluzionaria si diffuse allora per tutta Italia, e noi imprendiamo a narrare la storia della rivoluzione milanese.

IL 18 MARZO

Gli estremi si toccano, dice un antico adagio; talchè come dalla licenza è generata la tirannide, così il despotismo estremo conduce a libertà.

Così fu di Milano nel 1848:—oppressa da un governo che voleva ritenerla schiava:—stretta a ferreo giogo:—bavagliata onde non parlasse:—soffocata onde non facesse udir neppure i suoi gemiti,—Milano sofferse, ma non cadde;—ebbe soffocata nella strozza la voce della libertà, ma ella seppe mantener vivo il sentimento liberale ne' più reconditi recessi del cuore....

Sorvegliato ogni suo atto, non poteva spezzar le catene che la cingevano;—ma essa non diffidò di quella superiore Provvidenza che veglia sui diritti dell'uomo ed a suo tempo ne rivendica l'oltraggiata esistenza:—sofferse molto,—ma perseverò,—e perseverando maturò i tempi e le occasioni ad una rivoluzione grandiosa, eroica, nella quale un pugno di uomini del popolo, inermi, disuniti, seppe annodarsi e, nuovi Spartani alle Termopili, seppe combattere un'armata numerosa, ben armata, bene organizzata de' suoi oppressori.

Il marzo 1848 doveva incarnare le aspirazioni de' Milanesi:—doveva dare alla storia un soggetto eroico da registrare … La rivoluzione di Sicilia, quella di Francia, quella pure di Vienna ingagliardiva gli sforzi de' Milanesi ad una riscossa:—Milano era stata abbandonata dalle principali autorità, e sol vi rimanevano Radetzky e Torresani; capo l'uno del militare, direttore l'altro della polizia; entrambi fermamente determinati a soffocare nel sangue cittadino ogni tentativo di rivolta.

I tempi che faceansi grossi, grossi; gli avvenimenti che si incalzavano con prodigosa rapidità, forzarono la mano al tedesco imperatore a promettere concessioni, e nel mattino del 18 marzo pubblicavasi il seguente:

AVVISO

«La Presidenza dell'I. R. Governo si fa un dovere di portare a pubblica notizia il contenuto di un dispaccio telegrafico in data di Vienna 15 corrente, giunto a Zilli lo stesso giorno ed arrivato a Milano jeri sera».

Sua Maestà I. R. l'imperatore ha determinato di abolire la Censura e di far pubblicare sollecitamente una legge sulla stampa, non che di convocare gli Stati dei Regni Tedeschi e Slavi, e le Congregazioni centrali del Regno Lombardo Veneto. L'adunanza avrà luogo il più tardi il 3 del prossimo venturo mese di luglio.

M. HARTL
I. R. Ispettore al telegrafo
Milano, il 18 marzo 1848
Il Vicepresidente
CONTE O'DONELL

I Milanesi non prestaron fede però alle puniche promesse di un governo che aveva sempre mancato alla fede data al popolo; e d'altra parte la concessione non corrispondeva alle aspirazioni del paese all'indipendenza dallo straniero.

Contrapposto all'avviso governativo vedevansi affisse sui muri della città e diffuse pei negozii le seguenti:

Domande
degli italiani della Lombardia

«Proclamiamo unanimi e pacifici, ma con irresistibile volere, che il nostro paese intende di essere italiano, e che si sente maturo a libere instituzioni.

«Chiediamo offrendo pace e fratellanza, ma non temendo la guerra:

«1º Abolizione della vecchia Polizia, e nomina di una nuova, soggetta alla Municipalità;

«2º Abolizione della legge di sangue ed instantanea liberazione dei detenuti politici;

«3º Reggenza provvisoria del regno;

«4º Libertà della stampa;

«5º Riunione dei Consigli comunali e dei Convocati, perchè eleggano deputati all'assemblea Nazionale, da convocarsi in breve termine.

«6. Guardia civica sotto gli ordini della municipalità;

«7. Neutralità e sussistenza guarentita alle truppe austriache.»

«Alle ore 3 trovarsi alla Corsia de' Servi.»

ORDINE E FERMEZZA
«Milano 18 marzo 1848»

Gli animi eransi esaltati allo scoppio di avvenimenti risoluti e decisivi:—l'agitazione era in ogni petto:—grande la concitazione:—l'ardimento era spartano. Trepidando nell'aspettazione delle ore 3, e l'impazienza dell'animo riversandosi dall'occhi, dalle labbra dal tremito delle membra e dallo stesso respiro, ognuno era sceso per le vie in attesa di quell'ora; talchè verso mezzodì le strade eran tutte gremite di masse popolari, desiose d'azione più che di aspettativa, e, cominciando una voce a parlar di armamenti, divenne voce di tutte quelle masse, le quali risolsero di muoversi verso il palazzo municipale al grido di: Armateci! Dateci la Guardia Civica!

Il podestà conte Gabrio Casati cercò di calmar l'effervescenza popolare, e persuaderla che nulla egli poteva fare, ed esser d'uopo che il popolo si rivolgesse al Governo:—ma il popolo non s'acquetava alle esortazioni, e finalmente gridava che gli si desse un capo per guidarlo. Il Casati allora si offrì di capitanare personalmente il popolo, e vi si pose in testa insieme ai Corpi municipale e provinciale.

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