UNA RAGIONE PER TEMERE
(UN MISTERO DI AVERY BLACK—LIBRO 4)
B L A K E P I E R C E
Blake Pierce
Blake Pierce è l’autore della serie di gialli best seller di RILEY PAGE, che per ora include sette libri. È anche l’autore delle serie di gialli di MACKENZIE WHITE, che fino a oggi conta quattro libri, della serie di gialli di AVERY BLACK, che per ora comprende quattro libri, e la nuova serie di KERI LOCKE.
Avido lettore e da sempre fan di romanzi gialli e thriller, Blake apprezza i vostri commenti, quindi non esitate a visitare www.blakepierceauthor.comper saperne di più e rimanere in contatto.
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I LIBRI DI BLAKE PIERCE
I MISTERI DI RILEY PAIGE
IL KILLER DELLA ROSA (Libro #1)
IL SUSSURRATORE DELLE CATENE (Libro #2)
OSCURITA’ PERVERSA (Libro #3)
IL KILLER DELL’OROLOGIO (Libro #4)
KILLER PER CASO (Libro #5)
CORSA CONTRO LA FOLLIA (Libro #6)
MORTE AL COLLEGE (Libro #7)
UN CASO IRRISOLTO (Libro #8)
UN KILLER TRA I SOLDATI (Libro #9)
I MISTERI DI MACKENZIE WHITE
PRIMA CHE UCCIDA (Libro #1)
UNA NUOVA CHANCE (Libro #2)
PRIMA CHE BRAMI (Libro #3)
PRIMA CHE PRENDA (Libro #4)
PRIMA CHE ABBIA BISOGNO (Libro #5)
PRIMA CHE SENTA (Libro #6)
SERIE MYSTERY DI AVERY BLACK
UNA RAGIONE PER UCCIDERE (Libro #1)
UNA RAGIONE PER SCAPPARE (Libro #2)
UNA RAGIONE PER NASCONDERSI (Libro #3)
UNA RAGIONE PER TEMERE (Libro #4)
I MISTERI DI KERI LOCKE
TRACCE DI MORTE (Libro #1)
TRACCE DI OMICIDIO (Libro #2)
INDICE
PROLOGO
CAPITOLO UNO
CAPITOLO DUE
CAPITOLO TRE
CAPITOLO QUATTRO
CAPITOLO CINQUE
CAPITOLO SEI
CAPITOLO SETTE
CAPITOLO OTTO
CAPITOLO NOVE
CAPITOLO DIECI
CAPITOLO UNDICI
CAPITOLO DODICI
CAPITOLO TREDICI
CAPITOLO QUATTORDICI
CAPITOLO QUINDICI
CAPITOLO SEDICI
CAPITOLO DICIASSETTE
CAPITOLO DICIOTTO
CAPITOLO DICIANNOVE
CAPITOLO VENTI
CAPITOLO VENTUNO
CAPITOLO VENTIDUE
CAPITOLO VENTITRE
CAPITOLO VENTIQUATTRO
CAPITOLO VENTICINQUE
CAPITOLO VENTISEI
CAPITOLO VENTISETTE
CAPITOLO VENTOTTO
CAPITOLO VENTINOVE
CAPITOLO TRENTA
CAPITOLO TRENTUNO
CAPITOLO TRENTADUE
CAPITOLO TRENTATRÈ
CAPITOLO TRENTAQUATTRO
All’età di trentanove anni, Denice Napier non riusciva a ricordare un inverno freddo quanto quello. Anche se il gelo non le aveva mai dato particolarmente fastidio, il morso pungente del vento la turbava. Sentì una folata spazzare gli argini del Charles River mentre stava seduta nella sua sedia di tela, intenta a guardare i suoi figli che pattinavano, e trattenne il fiato. Era metà gennaio e la temperatura era salita di pochissimo sopra lo zero nell’ultima settimana e mezzo.
I suoi figli, più furbi di quanto non le facesse piacere ammettere, sapevano che quelle temperature tanto estreme significavano che la maggior parte del Charles River sarebbe stata completamente ghiacciata. Era per quello che era andata nel garage e aveva tirato fuori i pattini per la prima volta in quell’inverno. Li aveva allacciati, aveva affilato le lame e aveva preparato tre termos di cioccolata calda, uno per lei e uno per ciascuno dei suoi figli.
Ora li stava guardando mentre pattinavano da una riva all’altra con la velocità sconsiderata ma magnifica di cui solo i bambini erano capaci. La parte del fiume dove erano andati, una zona diritta ma stretta in mezzo alla foresta, ad appena due chilometri e mezzo di distanza da casa loro, era un’unica lastra di ghiaccio. Lì c’erano circa sei metri da una riva all’altra e più distante lungo il fiume si apriva uno spazio più ampio ancora, di circa nove metri. Denice aveva attraversato goffamente il ghiaccio e aveva appoggiato dei piccoli coni arancioni—quelli che i suoi figli a volte usavano per gli allenamenti di calcio—per mostrar loro dove fermarsi.
Continuò a guardarli—Sam, di nove anni e Stacy, di dodici—che ridevano insieme e si godevano la reciproca compagnia. Quella non era una cosa che succedeva spesso per cui Denice era disposta a sopportare il freddo intenso.
C’era anche qualche altro ragazzino. Denice ne conosceva qualcuno ma non abbastanza da intavolare una conversazione con i genitori, anche loro seduti sugli argini. La maggior parte dei ragazzi sul ghiaccio era più grande, probabilmente agli ultimi anni delle medie da quello che ne capiva. C’erano tre maschietti impegnati in una partita di hockey estremamente disorganizzata e un’altra ragazza che stava cercando di imparare a fare le piroette.
Denice controllò l’orologio. Avrebbe lasciato altri dieci minuti ai figli e poi sarebbero andati a casa. Magari si sarebbero seduti davanti al camino e avrebbero guardato qualcosa su Netflix. Forse persino uno di quei film di supereroi che Sam stava iniziando ad apprezzare.
Le sue riflessioni furono interrotte da uno strillo acuto. Guardò verso il fiume e vide che Stacy era caduta. Stava gridando, con il volto rivolto verso il ghiaccio.
In quel momento ogni genere di istinto materno attraversò Denice. Una gamba rotta, una storta alla caviglia, una concussione…
Aveva ipotizzato ogni possibile scenario quando finalmente ebbe attraversato il ghiaccio. Scivolò e incespicò affrettandosi verso Stacy. Anche Sam aveva pattinato fino alla sorella e stava fissando il ghiaccio. Solo che Sam non stava gridando. Più che altro sembrava paralizzato.
“Stacy?” chiese Denice, quasi senza nemmeno sentire le proprie parole sopra le grida della figlia. “Stacy, tesoro, che cosa c’è?”
“Mamma?” domandò Sam. “Cosa… cosa è quello?”
Confusa, Denice raggiunse Stacy e si inginocchiò sul ghiaccio accanto a lei. Non sembrava ferita. Raggiunta finalmente dalla madre, aveva smesso di gridare ma stava tremando. Indicava il ghiaccio e stava cercando di aprire la bocca per dire qualcosa.
“Stacy, quale è il problema?”
Poi Denice vide la forma sotto il ghiaccio.
Era una donna. Il suo volto era di una pallida sfumatura di blu e i suoi occhi erano spalancati. Erano rivolti verso l’alto, attraverso il ghiaccio, in uno stato di terrore congelato. I capelli biondi si attorcigliavano da una parte all’altra attorno al suo cranio, bloccati in una posizione scompigliata.
Il volto che la fissava, tutto occhi sgranati e pelle pallida, sarebbe tornato a visitarla nei suoi incubi per mesi a venire.
Ma in quel momento, tutto ciò che Denise poté fare fu gridare.
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