Desiderò essere stata presente anche lei lì con Bryers e il suo ex collega. Forse avrebbe avuto più elementi su cui indagare. Forse sarebbe riuscita a portare Bryers più vicino a un sospettato. Almeno era riuscita a dimostrarsi in gamba con la sua veloce intuizione sulle impronte di pneumatici.
Si voltò verso di lui e vide che se ne stava fermo in piedi ad osservare oltre il cancello. Le stava chiaramente lasciando il tempo per riflettere. Lei lo apprezzava, ma ancora una volta si sentì consapevole di essere una principiante.
Si avventurò verso la recinzione che circondava la discarica. Iniziò dal cancello dal quale accedevano i veicoli e proseguì verso sinistra. Stava esaminando la parte inferiore della rete quando un pensiero la colpì.
Sicuramente ha dovuto scavalcare la rete.
Quindi si mise a esaminarla. Non sapeva di preciso cosa cercasse. Magari della terra, oppure delle fibre incastrate nella rete. Qualunque cosa avesse trovato non sarebbe stato molto, ma sarebbe stato comunque qualcosa.
Passarono meno di due minuti prima che notasse qualcosa di interessante. Era così minuscolo che le era quasi sfuggito. Avvicinandosi, però, vide che poteva essere più utile di quello che aveva creduto.
Quasi due metri sulla sinistra del cancello, a circa un metro e mezzo di altezza, c’era un lembo di stoffa bianca impigliato nella maglia della rete metallica. Magari la stoffa in sé non sarebbe stata di grande aiuto, ma almeno avrebbe potuto fornire un’indicazione su dove iniziare a cercare impronte digitali.
“Agente Bryers?” chiamò.
Lui la raggiunse lentamente, come se non si aspettasse molto. Quando fu vicino, lo udì emettere un mmmh mentre osservava la stoffa.
“Ottimo lavoro, White” disse.
“Ti prego, chiamami Mackenzie” disse. “Oppure Mac, se ti senti coraggioso.”
“Secondo te cos’è?” le chiese.
“Forse niente. O forse un lembo di stoffa che appartiene a qualcuno che di recente ha scavalcato la recinzione. La stoffa in sé potrebbe essere inutile, ma ci dà un’area delimitata dove possiamo concentrarci per rilevare impronte digitali.”
“C’è un piccolo kit per la raccolta delle prove nel baule dell’auto. Andresti a prenderlo mentre io riferisco quello che abbiamo trovato?”
“Certo” disse lei, tornando alla macchina.
Quando tornò, stava già concludendo la telefonata. Bryers era sempre rapido ed efficiente. Era una delle cose che stava imparando ad apprezzare in lui.
“D’accordo, Mac” le disse. “Adesso seguiamo il tuo suggerimento di oggi. Il marito della vittima vive a circa venti minuti da qui. Sei pronta?”
“Certo” disse Mackenzie.
Risalirono in macchina e si allontanarono dalla discarica ancora chiusa. Sopra di loro volavano degli avvoltoi, osservando tutto ciò che accadeva con sguardo indifferente.
***
Caleb Kellerman aveva già ospiti due poliziotti quando Mackenzie e Bryers giunsero a casa sua. Viveva appena fuori Georgetown, in un’abitazione a due piani che era carina come prima casa. Pensare che i Kellerman erano stati sposati da poco più di un anno quando la moglie era stata assassinata fece sentire Mackenzie davvero dispiaciuta per l’uomo, ma anche arrabbiata per quello che era accaduto.
Una prima casa che non avrà mai la possibilità di vedere cos’altro sarebbe potuta diventare, pensò Mackenzie entrando. È estremamente triste.
Entrarono dall’ingresso principale, trovandosi in un piccolo atrio che si affacciava direttamente sul salotto. Mackenzie avvertì lo strisciante senso di solitudine e silenzio che riempiva gran parte delle case poco dopo un lutto. Sperava che prima o poi ci si sarebbe abituata, ma ne dubitava.
Bryers si presentò agli agenti, che sembrarono sollevati quando venne loro chiesto di farsi da parte. Una volta che se ne furono andati, Bryers e Mackenzie si recarono nel salotto. Mackenzie notò che Caleb Kellerman sembrava giovanissimo; con il viso sbarbato, la maglietta dei Five Finger Death Punch e pantaloncini mimetici extra large, sarebbe facilmente passato per un diciottenne. Mackenzie tuttavia riuscì a vedere oltre le apparenze, trovando sul volto del giovane un’indicibile sofferenza.
Lui alzò lo sguardo, in attesa che uno di loro due prendesse la parola. Mackenzie vide Bryers farle un lieve cenno del capo in direzione di Caleb Kellerman, suggerendole di procedere. Fece un passo avanti, terrorizzata ma al tempo stesso lusingata che le fosse concessa tanta autorità. O Bryers aveva molta fiducia in lei, oppure stava cercando di metterla a disagio.
“Signor Kellerman, io sono l’Agente White e questo è l’agente Bryers.” Esitò un istante. Si era appena definita l’Agente White? Suonava davvero bene. Accantonò quel pensiero e proseguì. “So che sta affrontando una perdita enorme e non fingerò di poterla comprendere” disse in tono pacato e caloroso, ma al tempo stesso deciso. “Tuttavia, se vogliamo catturare la persona che ha fatto questo, siamo costretti a farle delle domande. Se la sente?”
Caleb Kellerman annuì. “Qualunque cosa per fare in modo che chi ha fatto questo venga preso” disse. “Qualunque cosa.”
C’era rabbia nella sua voce e Mackenzie sperava che qualcuno gli avrebbe offerto assistenza psicologica nei giorni a venire. I suoi occhi avevano una luce quasi folle.
“Dunque, innanzi tutto devo sapere se Susan avesse dei nemici... chiunque potesse essere considerato un rivale.”
“C’erano alcune ragazze, ex compagne di classe delle superiori, con cui battibeccava su Facebook” disse Caleb. “Di solito però era a proposito di politica. E comunque nessuna di loro avrebbe fatto una cosa del genere. Si trattava solo di piccole discussioni e cose così.”
“E che mi dice del lavoro?” proseguì Mackenzie. “Le piaceva?”
Caleb scrollò le spalle. Tornò a sedersi sul divano tentando di rilassarsi. Il volto, però, rimase accigliato. “Le piaceva come a qualunque ragazza che dopo l’università trova un lavoro che non ha niente a che fare con la sua laurea. Riusciva a pagare le bollette e a volte prendeva extra niente male. Gli orari però erano uno schifo.”
“Conosceva i suoi colleghi?” chiese Mackenzie.
“No. Ne sentivo parlare quando mi raccontava qualcosa qui a casa, ma niente di più.”
Bryers intervenne. La sua voce pareva molto diversa nella quiete della casa, il tono più cupo. “Era una rappresentante, esatto? Per l’Università del Miglioramento?”
“Sì. Ho già dato alla polizia il numero del suo superiore.”
“I miei colleghi hanno già parlato con lui” disse Bryers.
“Non ha importanza” disse Caleb. “Non è stato nessuno che lavorava con lei ad ucciderla. Ve lo garantisco. So che può sembrare stupido, ma sento che è così. Tutti i suoi colleghi sono brave persone... nella nostra stessa situazione, cercano di pagare le bollette e arrivare a fine mese. Gente onesta, insomma.”
Per un attimo sembrò sul punto di piangere. Ricacciò indietro le lacrime, fissò il pavimento cercando di riprendersi, quindi risollevò lo sguardo. Le lacrime che era riuscito a fermare gli luccicavano agli angoli degli occhi.
“D’accordo, allora le viene in mente altro che potrebbe metterci sulla pista giusta?” domandò Bryers.
“Niente” disse Caleb. “Aveva con sé un elenco con le persone a cui avrebbe fatto visita quel giorno, ma non si riesce a trovare. Gli sbirri dicono che probabilmente l’ha preso e distrutto l’assassino.”
“Probabilmente è andata così” commentò Mackenzie.
“Io ancora non ci credo” disse Caleb. “Non sembra reale. Mi aspetto che entri da quella porta da un momento all’altro. Il modo in cui è morta... la giornata era iniziata come tutte le altre. Mi ha dato un bacio sulla guancia mentre mi vestivo per andare al lavoro e mi ha salutato. È andata alla fermata dell’autobus e basta, quella è stata l’ultima volta che l’ho vista.”
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