Poco dopo, accostarono e parcheggiarono accanto ad una zona boschiva. Un altro veicolo della polizia era parcheggiato lì, e c’era anche il furgone del coroner.
Gli alberi non erano molto fitti. I poliziotti condussero Riley e gli altri agenti fino ai binari ferroviari, che distavano soltanto una quindicina di metri.
Proprio allora, la scena del crimine apparve dinnanzi a loro.
Riley deglutì con forza di fronte a quella scena.
Improvvisamente, erano svanite le immagini smielate di malvagi baffuti e damigelle in pericolo.
Questa era fin troppo reale ed orribile.
Per un lungo istante, Riley rimase a guardare il corpo sui binari. Aveva visto cadaveri straziati in ogni sorta di modo orribile. Ciò nonostante, questa vittima presentava uno spettacolo particolarmente scioccante. La donna era stata decapitata di netto dalle ruote del treno, quasi come se fosse stata opera della lama di una ghigliottina.
Riley era sorpresa che il corpo decapitato della donna sembrasse illeso, sebbene il treno ci fosse passato sopra. La vittima era stata legata con del nastro adesivo, le mani e le braccia lungo i fianchi, e anche le caviglie erano legate insieme. Il corpo, con indosso quello che doveva essere stato un bel completo, era rimasto in una posizione contorta, che denotava la disperazione degli ultimi attimi. Dove il collo le era stato reciso, il sangue si era sparso sulle pietre, sulle traversine e sul binario. La testa era stata lanciata a circa uno o due metri di distanza, in basso lungo i binari. La bocca e gli occhi della donna erano spalancati, rivolti verso il cielo in un’espressione di impietrito orrore.
Riley vide diverse persone radunate intorno al cadavere; alcune indossavano uniformi, e altre no. Suppose che fossero poliziotti locali e polizia ferroviaria. Un uomo in uniforme si avvicinò a Riley e ai suoi colleghi.
Si presentò: “Immagino che voi siate gli agenti dell’FBI. Io sono Jude Cullen, il Vice Capo della Polizia Ferroviaria di Chicago, “Toro” Cullen, così mi chiamano.”
Sembrava orgoglioso di quel soprannome. Riley sapeva che “Toro” stava, nello slang, per agente di polizia ferroviaria. In realtà, nell’organizzazione della polizia ferroviaria, mantenevano i titoli di Agente ed Agente Speciale, proprio come nell’FBI. Quest’uomo preferiva apparentemente il suono del termine più generico.
“E’ stata una mia idea farvi venire qui” Cullen continuò. “Spero che ne sia valsa la pena. Prima possiamo portare il corpo via da qui, tanto meglio.”
Mentre tutti facevano le presentazioni, Riley guardò Cullen: sembrava molto giovane, e aveva un fisico eccezionalmente muscoloso, le braccia sporgevano da sotto le maniche corte dell’uniforme, e la camicia attillata evidenziava il suo torace.
Pensò che il soprannome “Toro” gli calzasse piuttosto bene. Ma Riley, lungi dall’esserne attratta, tendeva a diffidare di uomini che ovviamente passavano molte ore in palestra, per ottenere un tale aspetto.
Si chiese quando un uomo muscoloso come Toro Cullen trovasse in realtà il tempo per fare tutto il resto. Poi, notò che non indossava una fede nuziale. Immaginava che la sua vita ruotasse intorno al suo lavoro, e non molto altro.
Sembrava di indole buona ma non molto scioccato dalla natura insolitamente disgustosa della scena del crimine. Naturalmente, era lì da qualche ora ormai, un tempo sufficiente per essersi abituato. Nonostante tutto, l’uomo parve a Riley vanitoso e superficiale.
Gli chiese: “Avete identificato la vittima?”
Toro Cullen annuì.
“Sì, si chiamava Reese Fisher, trentacinque anni. Viveva proprio qua vicino a Barnwell, dove lavorava come bibliotecaria. Era sposata con un chiropratico.”
Riley guardò i binari. La linea formava una curva, così che non riusciva a vedere molto distante in ciascuna direzione.
“Dov’è il treno che l’ha schiacciata?” chiese a Cullen.
Cullen fece un cenno, spiegando: “ A circa mezzo miglio da qui, esattamente dove si è fermato.”
Riley notò un uomo obeso, che indossava un’uniforme nera, accovacciato accanto al corpo.
“Quello è il coroner?” chiese a Cullen.
“Sì, lasciate che ve lo presenti. Questo è il coroner di Barnwell, Corey Hammond.”
Riley si accovacciò accanto all’uomo. Sentiva che, a differenza di Cullen, Hammond si stava ancora sforzando per contenere lo shock. Il respiro era affannoso, forse per via del suo peso, ma anche, lei sospettava, per la repulsione e l’orrore. Senz’altro, non aveva mai visto nulla del genere nella sua giurisdizione.
“Che cosa può dirci finora?” Riley si rivolse al coroner.
“Nessun segno di violenza sessuale, si direbbe” Hammond esordì. “Coerente con l’autopsia dell’altro coroner sulla vittima di quattro anni fa, vicino Allardt.”
Hammond indicò dei pezzi strappati di nastro adesivo intorno al collo e alle spalle della donna.
“Il killer le ha legato mani e piedi, poi le ha messo il nastro intorno al collo legandola al binario, e le ha immobilizzato le spalle. Deve essersi agitata moltissimo, per provare a liberarsi. Ma non ha avuto alcuna possibilità.”
Riley si voltò verso Cullen e domandò: “La bocca non é imbavagliata. Qualcuno può averla sentita urlare?”
“Pensiamo di no” Cullen rispose, indicando verso alcuni alberi. “Ci sono delle case in mezzo a quel bosco, ma nessuno avrebbe potuto sentire. Un paio dei miei uomini sono andati di porta in porta, chiedendo se qualcuno avesse sentito qualcosa, o che cosa fosse accaduto nel momento dell’omicidio. Nessuno ha visto o sentito nulla. Ne sono venuti a conoscenza tramite la tv, o su internet. E’ stato loro detto di stare lontano da qui. Finora, non abbiamo avuto alcun problema con i curiosi.”
Bill chiese: “Per caso, le è stato rubato qualcosa?”
Cullen alzò le spalle.
“Crediamo di no. Abbiamo trovato la sua borsetta proprio qui accanto a lei, e aveva ancora documenti identificativi e denaro, e tutte le carte di credito. Oh, e un cellulare.”
Riley studiò il corpo, provando ad immaginare quanto il killer avesse voluto far assumere alla vittima quella posizione. Talvolta, riusciva a percepire un forte, persino inspiegabile sensazione del killer, semplicemente sintonizzandosi con ciò che circondava la scena del crimine. Talvolta, sembrava quasi che riuscisse a penetrare nei suoi pensieri, conoscendo le sue intenzioni, mentre commetteva l’omicidio.
Ma non in quel momento.
Qui le cose erano troppo confuse, con tutte queste persone lì intorno.
Lei disse: “Deve averla soggiogata in qualche modo, prima di legarla così. E che mi dice dell’altro cadavere, la vittima che è stata uccisa prima? Il coroner locale ha trovato delle droghe nell’organismo?”
“C’era del flunitrazepam nel sangue” rispose il coroner Hammond.
Riley dette un’occhiata ai suoi colleghi. Sapeva che cosa fosse il flunitrazepam, e sapeva che lo stesso valeva per Jenn e Bill. Il suo nome comune era Rohypnol, ed era comunemente nota come la droga dello stupro o come “roofies.” Era illegale, ma anche facile da comprare per le strade.
E certamente avrebbe soggiogato la vittima, rendendola inoffensiva ma forse non pienamente cosciente. Riley sapeva che il flunitrazepam aveva un effetto amnesico, una volta entrato in circolo. Lei rabbrividì nel comprendere …
Potrebbe avere cessato l’effetto proprio qui, prima che lei morisse.
In tal caso, la povera donna non avrebbe avuto idea del come o del perché una cosa terribile le fosse accaduta.
Bill si grattò il mento, mentre guardava il corpo.
Lui disse: “Dunque, forse è cominciato tutto come un incontro con stupro, con il killer che le ha sciolto la droga nel drink in un bar o forse ad una festa.”
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