Blake Pierce - Un Killer tra i Soldati

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Un Killer tra i Soldati: краткое содержание, описание и аннотация

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Un capolavoro del giallo e del mistero! L’autore ha svolto un magnifico lavoro, sviluppando i personaggi con un approfondito lato psicologico, descritto con tale cura da farci sentire all’interno della loro mente, provare le loro paure e gioire del loro successo. La trama è molto avvincente e vi catturerà per tutta la durata del libro. Ricco di colpi di scena, questo libro vi terrà svegli fino all’ultima pagina. Books and Movie Reviews, Roberto Mattos (su Il Killer della Rosa) UN KILLER TRA I SOLDATI è il libro #9 nella serie di bestseller dei misteri di Riley Paige, che comincia con IL KILLER DELLA ROSA, bestseller (Libro #1) – scaricabile gratuitamente con oltre 900 recensioni da cinque stelle! Quando due soldati vengono ritrovati morti in un’enorme base militare in California, apparentemente vittime di uno sparo, le indagini militari giungono ad un bivio. Chi è responsabile del fatto, all’interno dei confini sicuri della base?E perché?Viene chiesto l’intervento dell’FBI, e Riley Paige è convocata ad assumere la guida delle indagini. Esplorando il mondo militare, rimane sorpresa accorgendosi che i serial killer possono colpire persino qui, nel bel mezzo del posto più sicuro sulla terra. Si ritrova in una corsa del gatto col topo, impegnandosi freneticamente per cercare di decodificare la psicologia del killer. Presto, scoprirà di essere contro un assassino bene addestrato, un uomo che potrebbe rivelarsi un avversario troppo letale persino per lei. Cupo thriller psicologico, caratterizzato da una suspense mozzafiato, UN KILLER TRA I SOLDATI è il libro #9 in una nuova serie affascinante – con un nuovo amato personaggio – che vi terrà incollati alle pagine fino a notte tarda. Il libro #10 nella serie di Riley Paige sarà presto disponibile.

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Baciò April sulla fronte.

“Ti voglio bene, tesoro” le disse.

“Anch’io ti voglio bene” April rispose.

Riley fece cenno ad April con un dito.

“Ora che cosa farai?” lei chiese. “Spegni la luce e va a dormire. Domani c’è scuola.”

April ridacchiò e spense la luce. Riley tornò in camera sua a prendere la sua valigia.

Era passata la mezzanotte, e doveva guidare fino a Washington DC in tempo per prendere il primo volo di linea.

Sarebbe stata una lunga notte.

CAPITOLO SEI

Il lupo era sdraiato, pancia sotto, sul ruvido suolo desertico.

Era così che l’uomo si vedeva, una bestia che braccava la sua prossima vittima.

Godeva di una vista eccellente di Fort Nash Mowat dalla sua posizione, in alto, e l’aria notturna era gradevole e fresca. Osservava la preda di quella notte con il mirino a visione notturna del suo fucile.

Ripensò alle sue odiate vittime.

Tre settimane prima era stato Rolsky.

Poi era toccato a Fraser.

E infine a Worthing.

Li aveva colpiti con grande finezza, puntando alla testa in modo così preciso, che senz’altro non si erano nemmeno accorti di essere stati trafitti da una pallottola.

Stasera, sarebbe stato il turno di Barton.

Il lupo osservava Barton, mentre camminava lungo un sentiero non illuminato. Sebbene l’immagine attraverso il mirino notturno fosse sgranata e uniforme, il bersaglio era sufficientemente visibile per il suo scopo.

Ma non avrebbe sparato alla preda, quella sera, almeno non ancora.

Non era abbastanza distante. Qualcuno nelle vicinanze avrebbe potuto scoprirlo, sebbene avesse fatto in modo di nascondere il flash del suo fucile M110 da cecchino. Non avrebbe commesso l’errore da principiante di sottovalutare i soldati in quella base.

Seguendo Barton attraverso il mirino, il lupo si godette la sensazione di avere l’M110 tra le sue mani. In quei giorni, l’Esercito stava passando all’Hecker & Koch G28, come fucile standard. Anche se il lupo sapeva che il G28 era più leggero e più solido, continuava ancora a preferire l’M110. Era più accurato, sebbene fosse più lungo e più difficile da nascondere.

Disponeva di venti cartucce, ma intendeva utilizzarne solo una, quando sarebbe stato il momento di sparare.

Avrebbe fatto fuori Barton con un colpo solo, o nessuno.

Sentiva l’energia del branco, come se lo stessero osservando, dandogli il loro sostegno.

Seguì Barton giungere finalmente alla sua destinazione, uno dei campi da tennis esterni della base. Diversi altri giocatori lo accolsero, mentre entrava in campo e prendeva la sua attrezzatura da tennis.

Ora che Barton era in un’area illuminata, il lupo non aveva più bisogno di utilizzare il mirino notturno. Lo sostituì con un visore ottico diurno. Poi, prese la mira, puntando direttamente alla testa di Barton. L’immagine non risultava più sgranata, ma cristallina e i colori risultavano vividi.

Barton distava circa trenta metri ora.

A quella distanza, il lupo poteva contare sulla precisione del fucile, fino a un centimetro.

Spettava a lui restare in quel centimetro.

E sapeva che ci sarebbe riuscito.

Solo una lieve pressione del grilletto, pensò.

Adesso era tutto ciò che gli serviva.

Il lupo si crogiolò in quel misterioso momento di sospensione.

C’era qualcosa di quasi religioso in quei secondi, prima di premere il grilletto, quando aspettava di decidere di sparare, aspettava di decidere di premere con il dito. In quell’istante, vita e morte sembravano stranamente fuori dalla portata delle sue mani. L’irrevocabile movimento si sarebbe innescato nella pienezza di un istante.

Sarebbe stata la sua decisione, e al contempo, non la sua decisione.

Allora di chi era tale decisione?

Immaginava che ci fosse un animale, un vero lupo, celato dentro di sé, una creatura crudele che prendeva il pieno comando in quel momento, e movimento, fatali.

Quell’animale era sia suo amico, sia suo nemico. E lo amava di un amore strano, che poteva provare soltanto nei confronti di un nemico mortale. Quell’animale dentro di sé era ciò che faceva emergere il meglio di lui, rendendolo davvero accettabile.

Il lupo giaceva in attesa di quell’animale per colpire.

Ma l’animale non lo fece.

Il lupo non premette il grilletto.

Si chiese perché.

C’è qualcosa che non va, l’uomo pensò.

Comprese rapidamente di che cosa si trattasse.

Vedere il bersaglio nel campo da tennis illuminato attraverso il mirino regolare era semplicemente troppo facile.

Avrebbe richiesto davvero il minimo sforzo.

Non c’era alcun ostacolo.

Non sarebbe stato degno di un vero lupo.

Inoltre, era passato troppo poco tempo dall’ultimo omicidio. Gli altri erano stati distanziati, per suscitare ansia e incertezza tra gli uomini che lui detestava. Sparare a Barton ora avrebbe minato il ritmico impatto psicologico della sua opera.

Sorrise un po’, rendendosene conto. Si alzò in piedi con il suo fucile, e cominciò a tornare indietro, nella direzione da cui era venuto.

Gli parve giusto lasciare la sua preda indisturbata per ora.

Nessuno sapeva quando avrebbe colpito di nuovo.

Nemmeno lui stesso.

CAPITOLO SETTE

Era ancora buio, quando il volo di linea di Riley decollò. Ma, anche calcolando il fuso orario, sapeva che sarebbe stato giorno a San Diego, al suo arrivo. Sarebbe stata in aria, per più di cinque ore e già si sentiva piuttosto stanca. Doveva essere completamente operativa l’indomani mattina, quando avrebbe raggiunto Bill e Lucy per le indagini. Ci sarebbe stato del lavoro serio di cui occuparsi, e aveva bisogno di prepararsi ad affrontarlo.

Farei meglio a dormire un po’, pensò Riley. La donna seduta accanto a lei sembrava già essersi assopita.

Riley reclinò il sedile e chiuse gli occhi. Ma, invece di addormentarsi, finì per ricordare la recita di Jilly.

Sorrise, ricordando come la Persefone che l’adolescente aveva interpretato avesse colpito Ade sulla testa, e fosse fuggita dagli Inferi, per vivere la vita a modo proprio.

Il ricordo della prima volta che aveva incontrato Jilly fece venire a Riley una fitta al cuore. Era successo una notte ad una fermata per camionisti a Phoenix. Jilly era scappata da una miserabile vita domestica, con un padre violento, e si era rifugiata in un camion parcheggiato. Intendeva davvero vendere il proprio corpo al camionista quando fosse tornato.

Riley rabbrividì.

Che cosa ne sarebbe stato di Jilly, se non si fosse imbattuta in lei quella notte?

Amici e colleghi avevano spesso detto a Riley che aveva fatto bene a portare Jilly nella sua vita.

E allora perché la cosa non la faceva sentire meglio? Invece, provava disperazione.

Dopotutto, c’erano numerose Jilly al mondo, e poche di esse venivano salvate da vite terribili.

Riley non poteva aiutarle tutte, tantomeno poteva liberare il mondo da tutti i malvagi assassini.

E’ tutto così inutile, pensò. Tutto quello che faccio.

Poi, aprì gli occhi e guardò fuori dal finestrino. Il jet si era lasciato alle spalle le luci di Washington DC, e fuori non c’era altro che un’impenetrabile oscurità.

Mentre scrutava nella notte buia, pensò al suo incontro quel giorno con Bill, Lucy e Meredith, e a quanto poco sapesse del caso di cui stava andando ad occuparsi. Meredith aveva detto che le tre vittime erano state colpite da una lunga distanza da un tiratore esperto.

Che cosa le diceva del killer?

Uccidere era uno sport per lui?

O quella che stava svolgendo era una sorta di sinistra missione?

Una cosa sembrava certa: il killer sapeva che cosa stava facendo, ed era bravo a farlo.

Il caso sarebbe stato decisamente una sfida.

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