Emily si accigliò e guardò Daniel, perplessa. Dall’espressione di lui capì che era incuriosito e divertito quanto lei.
“Certo che sì,” rispose Amy con un largo sorriso.
Afferrò un sacchetto dal pavimento, dove era rimasto nascosto dal divano. Emily riuscì a vedere un tessuto argento brillante, fiocchi di neve luccicanti e ghiaccioli di plastica fare capolino dalla sporta strapiena.
“Cos’è tutta quella roba?” esclamò. “Avete complottato! Tutte e due!”
Fece a Chantelle il solletico sulle costole e la bambina lanciò un gridolino. Poi si liberò dalle dita di Emily e corse da Amy. Afferrò il sacchetto e guardò dentro.
“Forte,” disse a Amy. “Possiamo cominciare subito?”
Amy guardò Emily come in cerca di approvazione.
“Non guardare me,” disse ridendo Emily, alzando le mani come chiedendo una tregua. “Voi due chiaramente avete fatto i vostri piani!”
Entrambe si affrettarono nel corridoio e si misero ad appendere sul soffitto luminarie natalizie e a spruzzare neve finta sulle lastre di vetro delle finestre. Emily le osservò dalla soglia, posandosi lì con le spalle. Provava una grande gioia natalizia.
“La schiena mi sta uccidendo,” disse allora Daniel, apparendo alle sue spalle. “Vado a fare un lungo bagno.”
“Buona idea,” disse lei. “Riposati.”
Daniel lavorava tantissimo al momento per provvedere alla famiglia. Non voleva che si facesse male come era successo di recente al suo capo, Jack. Sarebbe stato un disastro. Doveva prendersi cura di sé.
Lui le diede un bacio sulla guancia, poi salì di sopra, superando Amy e Chantelle.
“Vieni, mamma!” esclamò Chantelle. “Devi aiutare anche tu!”
Emily cominciava a sentirsi molto stanca giunta alla fine della gravidanza. Ma non voleva deludere Chantelle. Guardò Patricia, che sfogliava una rivista di design sorseggiando la bevanda al cioccolato.
“Mamma? Vuoi darci una mano anche tu?”
Patricia sembrò sorpresa. “Oh. Be’. Immagino di sì.”
Emily fece un sorrisetto, molto contenta che la madre si unisse a loro. Tornò a voltarsi verso Chantelle.
“Arriviamo!”
Poi lei e Patricia andarono in corridoio e si misero a curiosare nella borsa di addobbi di Amy. Emily prese una decorazione brillante e si mise ad avvolgerla attorno al corrimano della scala, mentre Patricia selezionò del materiale luccicante e lo appese artisticamente attorno alle cornici dei quadri. Era un momento davvero meraviglioso per Emily, davvero pieno di pace e felicità.
“Quand’è che ti sposi, Amy?” chiese Chantelle fissando dei fiocchi di neve ai muri con dell’adesivo colorato.
“Non ho ancora deciso la data,” le disse Amy sorridendo tra sé. “Non riesco a decidere in quale stagione voglio sposarmi. E nemmeno in quale paese.”
Chantelle sgranò gli occhi, come se il pensiero di un matrimonio oltreoceano non le fosse mai passato per la testa. “Potreste sposarvi in Lapponia! Renne e neve bianca!”
Amy rise. “Pensavo più alle Bahamas. Tartarughe… e spiagge bianche.”
“Sembra bello anche così,” concesse Chantelle.
“Se hai bisogno di una mano per i preparativi,” disse Emily, “sarei molto felice di aiutare. Sei stata fantastica col mio matrimonio, mi piacerebbe restituirti il favore.”
Amy sembrava commossa. “Davvero, Em? Sarebbe il meglio immaginabile. Però, onestamente, tu hai un sacco di cose da organizzare prima ancora che io sia pronta a sposarmi. Devi partorire, per cominciare! E una luna di miele preparto? Il tempo a tua disposizione sta scadendo.”
Emily rise e scosse la testa. “No, anche te! Una luna di miele? La dottoressa ci ha chiesto se ne avremmo fatta una. È una nuova moda?”
“Che cos’è una luna di miele preparto?” intervenne Chantelle.
Amy sembrava sconvolta. “Non riesco a credere che nessuna delle due non ne abbia mai sentito parlare. Una luna di miele preparto è l’ultima occasione per la madre e il padre di fare una vacanza prima che le necessità del neonato prendano tutto il loro tempo.”
“Non ho mai sentito parlare di qualcosa di così indulgente,” disse Patricia sbuffando.
Ignorando sua madre, Emily notò che Chantelle sembrava un po’ preoccupata alla prospettiva che lei e Daniel se ne andassero per un weekend. La turbava sempre che se ne andassero, perché i primi terribili anni della sua infanzia le avevano insegnato che quando le persone se ne andavano non sempre tornavano a casa. Era un lavoraccio disfare il senso di rovina che l’opera di madre di Sheila le aveva instillato.
“Non ti preoccupare, tesoro,” le disse Emily. “Se non posso più volare non ha molto senso.”
“Emily!” esclamò Amy, incredula. “Il senso è che tu e Daniel approfittiate dell’ultima possibilità che avete di fare un viaggio romantico insieme. Le vostre vite stanno per cambiare per sempre. Non volete un gran finale? Non dovete per forza andare lontano. Potreste andare in macchina fino a Québec City. È bellissima in questo periodo dell’anno.”
Per la prima volta Emily cominciò a chiedersi se una luna di miele sarebbe stata divertente. Solo lei e Daniel, lasciandosi alle spalle tutto lo stress della gestione delle rispettive attività e tutta l’ansia del parto.
“Non pensi che sarebbe una cosa un po’ dell’ultimo momento?” disse Emily. “Dovrei partorire fra tre settimane.”
“E solo, tipo, il venti per cento dei bambini nasce nel giorno giusto,” rispose Amy.
“Tu sei nata in ritardo, comunque, Emily,” le disse Patricia. “Anche Charlotte. E anch’io. Se somigli a me, nascerà in ritardo. Io sono arrivata a quarantadue settimane e sette giorni con tutte e due.”
“Neanche per sogno!” esclamò Emily. Non le era mai stata detta una cosa del genere. “Sembra decisamente fastidioso.”
“Certo che no,” replicò Patricia. “Il tuo corpo lo sa che cosa vuole. Devi fidarti di lui.”
“Non lo sapevo neanche che ci potesse volere così tanto,” disse Amy.
Patricia annuì. “All’epoca il parto indotto veniva evitato, se si poteva, e ci si fidava che la natura avrebbe fatto il suo corso. È più comune di quanto pensi la gente. Alcuni bambini hanno bisogno di un’infornata più lunga.”
Amy e Chantelle risero, ma Emily era quasi nauseata al pensiero. La gravidanza era difficile! Non voleva che durasse neanche un minuto più del necessario! Però forse sua madre aveva ragione. Le vecchie generazioni erano meno viziate e schizzinose. Non avevano lune di miele prenatale o roba del genere. A volte il sistema pratico e privo di esigenze di fare le cose era il migliore.
Terminarono di decorare i corridoi e poi andarono in sala da pranzo, dove sistemarono dei fiocchi di neve brillanti su tutte le tavole e sostituirono i centrotavola a tema autunnale con quelli invernali. Era tutto bellissimo, ed Emily si entusiasmò ancor di più per il Natale.
Ma l’entusiasmo non bastava a farla smettere di sbadigliare. Decorare era stato piuttosto faticoso e ultimamente non aveva più energie.
“Devo fermarmi un po’,” confessò. “Se anche solo tentassi di raggiungere la sala da ballo potrei prendere sonno!”
Allora si accorse che Amy e Chantelle si scambiavano occhiate maliziose l’una con l’altra.
“Che c’è?” chiese portandosi le mani sui fianchi.
“Niente,” disse Amy con un tono che suggeriva l’opposto.
“Possiamo farle vedere?” chiese Chantelle a Amy.
“Sta a te. Sei tu che volevi che fosse una sorpresa.”
“Farmi vedere cosa?” esclamò Emily.
Ma Chantelle e Amy parlavano tra loro. Si fece ancora più impaziente.
“Ragazze, voglio sapere qual è la sorpresa!” esclamò.
“Okay,” disse Chantelle. “Vieni con me.”
Le prese la mano e la condusse per il basso corridoio che si apriva sulla sala da ballo. Ma invece di proseguire dritto svoltò a destra, lungo l’ancor più piccolo passaggio che conduceva a zigzag fino agli annessi esterni e al garage. Si fermarono davanti a una delle porte.
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