Rebekah Lewis - Salvato Da Una Ninfa Marina

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Salvato Da Una Ninfa Marina: краткое содержание, описание и аннотация

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Una rielaborazione intrecciata di Peter pan e la Sirenetta
E' amore a prima vista o una scommessa del destino? Il capitano James Harlow, terzogenito di un visconte, non si aspetta niente dalla vita e desidera l'avventura. Realizza i suoi desideri quando è sopraffatto da un gruppo di giovani scellerati con legami con l'aristocrazia, perdendo la mano durante l'incontro...e quasi la vita. Se non fosse per una misteriosa sirena che emerge dalle profondità per salvarlo. Ione non è come le altre Nereidi. Le sue scaglie e i suoi capelli non hanno colori così audaci e lei non prova il desiderio di annegare i mortali con i quali si accoppia. Quindi, quando un bel mortale è lasciato a morire in mare davanti ai suoi occhi, non può evitare di salvarlo- e di scambiare le sue pinne con delle gambe per seguirlo sulla terraferma. Con soli tre giorni a disposizione per capire se si appartengono, i due sono intrappolati nei progetti di un sociopatico per distruggere la vita di James. Ma il giovane marchese potrà essere fermato prima che faccia del male a qualcun altro?

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“Come ti chiami?” Non aveva mai pensato che le sirene fossero reali, nonostante le sciocche superstizioni del suo equipaggio, e adesso che se ne trovava davanti una, non sapeva proprio cosa dirle. Fortunatamente i capelli le erano ricaduti sul seno, e ciò lo aiutava a controllare il desiderio di guardarlo. Lo avrebbe comunque trasformato in un libertino.

“Ione.” Un sorriso brillante le illuminò il viso, poi gli prese la mano e posò il palmo sulla propria guancia. “Il mio nome è Ione.”

La sua pelle era così morbida e calda, nonostante la freschezza della brezza marina. “Grazie per avermi salvato, Ione. Io sono il cap...James. Puoi chiamarmi James.” Non gli importavano le formalità, visto che lei non apparteneva al suo mondo e non le sarebbe importato cosa potesse significare il suo nome di famiglia o la sua posizione. “Sfortunatamente, penso di stare morendo. Non dovresti assistere a queste brutture. Aiutami ad allontanarmi dalla marea e non ti terrò lontana dalla tua destinazione.” Non capiva come sarebbe potuto sopravvivere quella notte. Se fosse riuscito a tornare alla tenuta, sicuramente avrebbe ceduto alla febbre e sarebbe morto di malattia o infezione. Nessuno meritava di assistere a tutto ciò, se poteva evitarlo.

Il sorriso di Ione si spense poi, alzando il mento con determinazione, lasciò la sua mano e lo afferrò di nuovo sotto le braccia. Il suo corpo brillò per un attimo, prima che le scaglie scomparissero e si trasformassero in gambe umane. Mentre si muoveva ed i suo capelli si separavano, James prese nota vagamente che i suoi capezzoli stavano diventando più scuri, fino a un normale rosa, mentre accadeva tutto ciò. Intrigante. Lui serrò gli occhi mentre lei si alzava, per non essere beccato a fissare la parte superiore delle sue cosce. Tuttavia era troppo tardi. Non aveva peli e niente la proteggeva dal suo sguardo. Il sangue che non aveva perso iniziò a risalirgli fino all’inguine.

James aprì gli occhi quando Ione lo depositò sulla terraferma e si lasciò cadere al suo fianco, per niente intimidita dalla propria nudità. “Non morirai, James. Non sotto la mia sorveglianza.”

Chiudendo di nuovo gli occhi con forza e cercando di controllare quell’altra parte di se stesso prima che lei se ne accorgesse, lui scosse la testa e fece un cenno verso il Mare del Nord. “Non puoi controllare la natura.” Il suo unico rimpianto al momento del trapasso sarebbe stato di avere abbandonato sua sorella. Underwood, quel ragazzino maligno, sicuramente le avrebbe fatto del male. James sperava di sopravvivere abbastanza da avvisare il porto che la sua nave stava per essere rubata sotto i loro occhi. Underwood avrebbe falsificato la firma sui documenti ed avrebbe agito come se tutto fosse a posto, il farabutto. Non gli importava che il ragazzo lo avesse messo fuori gioco, non voleva che quel furfante ottenesse quello che voleva. Underwood doveva imparare il rispetto e, evidentemente, qualcosa che le persone civilizzate chiamavano morale.

“Ne sei sicuro?”, disse Ione talmente a bassa voce che James quasi non la sentì. Poi si girò verso di lui, afferrando la sua camicia bagnata. Gli piaceva sentire le sue mani su di sé, anche se solo per conforto e non per ragioni più piacevoli. “Se fossi umana come te, cosa faresti?”

Sentì che le proprie sopracciglia si sollevavano e si rimangiò la risposta più ovvia, perché, nonostante i suoi giorni da contrabbandiere, aveva un’educazione da gentiluomo. “Perdona la mia confusione...Mi stai chiedendo cosa farei adesso se non stessi morendo, oppure suggerisci che vorresti sentire come ti corteggerei?” Strinse i denti ad una nuova ondata di dolore e tornò a sdraiarsi sulla sabbia.

“Non morirai”, affermò Ione come se lo sapesse con assoluta certezza. “Parlami di questo...corteggiare?” Lui la guardò di nuovo: aveva la pelle tra le sopracciglia raggrinzita, come se fosse perplessa a quell’idea. Era adorabile.

Avrebbe voluto poter condividere la sua sicurezza riguardo alla propria longevità. “Sarebbe difficile, visto che non possiedi una famiglia, né una casa sulla terraferma per farlo in modo corretto. Secondo le regole della mia gente, il fatto che siamo da soli adesso sottintende che abbiamo fatto delle cose che non abbiamo commesso.” Non voleva farla fuggire dalla paura, parlando di come sarebbe stata rovinata, quindi ci andò cauto, per quanto poteva. “Non potresti stare con me, a meno che non fossimo sposati. Dovrei ottenere una licenza speciale e tenerti nascosta nella residenza di campagna di mio padre fino al matrimonio.”

Peccato che fossero solo fantasie. Lui sarebbe morto e lei viveva nell’oceano. Erano proprio una bella coppia.

Ione sollevò di nuovo il mento con determinazione e si alzò, concedendogli una vista allettante del suo corpo completamente nudo. Questa volta lui non chiuse gli occhi. Era completamente senza peli, a parte quelli che aveva sulla testa e le sopracciglia. La gola di James, già dolente, divenne più secca di quanto ritenesse possibile. Il suo corpo continuava a reagire- e ciò provava che non era ancora morto. E lei lo aveva salvato senza alcuna ragione, eccetto la gentilezza. Cosa non avrebbe dato per avere una donna così notevole nel proprio letto. Una donna dalla quale ritornare a casa la sera o dopo un lungo viaggio. Da amare, onorare e prendersene cura per tutta la vita.

Non era semplicemente possibile.

“Non sono sicura di capire completamente perché il matrimonio sia così importante per la tua specie, se vuoi restare da solo con una donna, ma posso lavorarci sopra.” Ione rivolse un cenno di assenso a se stessa. “Comunque, devi darmi la tua parola che non racconterai mai a qualcun altro delle mie origini o di come mi hai incontrata in realtà. E’ l’unico modo. La sicurezza della mia gente sarà sempre più importante dei miei desideri personali.”

Pronunciò quelle parole con un tono triste. Sembrava...solitaria. Come faceva a sentirsi sola una donna con una natura così calorosa e una tale radiosità naturale?

Sicuramente, James non capiva proprio a cosa avesse acconsentito dando la sua parola. Una parte di se stesso credeva di poter fare qualsiasi cosa a quel punto pur di averla vicina il più a lungo possibile. Inoltre, se fosse morto, a chi avrebbe detto “Giuro sulla mia vita che non rivelerò a nessuno il tuo segreto”?

Il sorriso di Ione era radioso. “Resta qui.”

James sbuffò. “Sono sicuro di non poter andare da nessuna parte nell’immediato futuro, amore mio.”

Lei annuì nuovamente e si buttò di nuovo tra le onde, lanciandogli un breve sguardo. Quando l’acqua le arrivò alla vita, si tuffò in avanti, con la coda dorata rivolta all’insù e le pinne che schizzavano mentre spariva sott’acqua.

“Ecco che se ne va”, James disse tra sé e sé, mentre la donna dei suoi sogni si allontanava a nuoto. “Almeno posso morire pensando a lei.” Con queste parole, posò la testa sulla sabbia e chiuse gli occhi, nonostante la sensazione assilante che lei fosse stata solo un’illusione.

Capitolo 3

Ione non andò molto lontano. Poiseidone si avventurava raramente sulla terraferma ed era più tollerante se veniva convocato entro i confini del suo regno liquido che, al momento, consisteva in tutti gli oceani, i mari, i fiumi ed i laghi del pianeta. Con Oceano imprigionato insieme alla maggior parte dei Titani, il dio del mare dell’Olimpo si gustava il proprio potere e il fatto di non dovere condividerlo con molti altri membri del pantheon. Nereo, il padre di Ione, era diventato una specie di eremita ed erano secoli che non si faceva vedere- neppure dalle sue figlie- e ciò poteva avere influenzato la loro tendenza a gironzolare da sole.

Con un po’ di fortuna, Ione si avvicinò ad un relitto, spezzato da anni di deterioramento. All’interno trovò una scheggia di legno appuntita e la usò per farsi un piccolo taglio nell’avambraccio, stringendo i denti al dolore momentaneo. Mentre il sangue fuoriusciva e si diffondeva nell’acqua come gesto di tributo, parlò l’antica lingua del suo popolo, invocando il dio del mare. Pochi minuti più tardi, quando il taglio sul braccio era già guarito, il fondo dell’oceano rimbombò leggermente ed un uomo apparve sul ponte spezzato della nave. Non aveva la pinna come lei; al contrario, si eresse davanti a lei in una corazza a scaglie fatta di pelle di coccodrillo e tenendo in mano il tridente d’argento. Aveva i capelli scuri tagliati corti e lei non lo aveva mai visto con la barba, come era spesso raffigurato dagli uomini nelle sue statue ed immagini.

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