Rebekah Lewis - Sotto La Luna Del Satiro

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Dal giorno della sua maledizione, Ariston non desidera che una cosa — essere di nuovo umano. Ha cercato in tutto il mondo una ninfa che lo liberasse, ma più di tremila anni di fallimenti lo hanno spinto a una vita di solitudine. Quando sorprende Lily a spiarlo nella foresta, Ariston crede di aver finalmente trovato la salvezza tanto desiderata. Sfortunatamente, dovrà prima riuscire a conquistarla. Sotto la Luna del Satiro una maledizione è stata lanciata e sotto la stessa luna verrà cancellata… …se il destino lo consentirà.  Un lavoro come fotografa freelance va presto a rotoli, quando il fidanzato di Lily Anders la scarica e sparisce dall’area di campeggio, abbandonandola nel bel mezzo dei Monti Blue Ridge. Sentendosi persa, con il cuore infranto e impaurita, Lily segue una misteriosa melodia attraverso la natura incontaminata. Non avrebbe mai potuto immaginare che la fonte della musica le avrebbe rivelato che le creature leggendarie della mitologia greca esistono realmente e che lei stessa potrebbe essere una di loro.  Dal giorno della sua maledizione, Ariston non desidera che una cosa — essere di nuovo umano. Ha cercato in tutto il mondo una ninfa che lo liberasse, ma più di tremila anni di fallimenti lo hanno spinto a una vita di solitudine. Quando sorprende Lily a spiarlo nella foresta, Ariston crede di aver finalmente trovato la salvezza tanto desiderata. Sfortunatamente, dovrà prima riuscire a conquistarla.  Quella che sembrava opera del Fato, intento a unirli in tempo per la Luna del Satiro, si rivela essere un piano elaborato con macabri intenti. Dioniso ha inviato il fratello estraniato di Ariston, Adone, per assicurarsi che la maledizione non venga spezzata e niente getta acqua fredda sulla fiamma della seduzione come un gemello in cerca di vendetta.

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Sotto la Luna del Satiro

Indice

Ringraziamenti Ringraziamenti Ai miei amici, alla mia famiglia e ai miei beta reader – voi sapete chi siete – grazie per aver creduto in me e avermi aiutata a trasformare questo libro nella versione che tenete fra le mani. Alla fantastica Alianne Donnelly, che ha detto, e cito, “Magari, metti Pegaso in quella scena”. Beh, hai creato un mostro, perché non solo ho messo Pegaso in quella scena, ma ha preso il controllo di metà storia ed è diventato un personaggio secondario. Però, onestamente, ti ringrazio. È uno degli aspetti che preferisco del libro. P.S. finisci di scrivere Wolfen perché avevo bisogno di leggerlo, tipo, ieri. ;) Alla mia editor, Leona. Grazie per aver sofferto la Maledizione di Ariston insieme a me. È stato un percorso accidentato, doloroso, stressante, pieno di lacrime e sanguinoso, ma ce l’abbiamo fatta. *abbracci* Ad Ariston… A volte sei stato semplicemente perfido. E poi ti chiedi perché ho lasciato che ti accadessero cose brutte? Vendetta, mio caro. Tutta la sofferenza che mi hai causato, l’ho proiettata verso di te. E poi, certo, innanzitutto, ai miei lettori. Siete grandi!

Prologo

Capitolo uno

Capitolo due

Capitolo tre

Capitolo quattro

Capitolo cinque

Capitolo sei

Capitolo sette

Capitolo otto

Capitolo nove

Capitolo dieci

Capitolo undici

Capitolo dodici

Capitolo tredici

Capitolo quattordici

Capitolo quindici

Capitolo sedici

Capitolo diciassette

Capitolo diciotto

Capitolo diciannove

Capitolo venti

Epilogo

L’autrice

I libri di Rebekah Lewis

Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, attività commerciali, luoghi, eventi e incidenti sono prodotti dall’immaginazione dell’autore o utilizzati in maniera fittizia. Qualsiasi riferimento a persone reali, vive o morte, o a fatti reali è puramente casuale.

Copyright © 2015 di Rebekah Lewis

Titolo originale: Under the Satyr Moon

Edito da Leona Bushman

Cover Design di Victoria Miller

Fotografia di Jenn LeBlanc

Tradotto da Rory Mayfield

Tutti i diritti sono riservati. Questo libro non può essere riprodotto, integralmente o parzialmente, in qualsiasi forma senza l’espressa autorizzazione scritta dell’editore, ad eccezione dell’uso di brevi citazioni in una recensione del libro.

Prima stampa, 2014, Breathless Press

www.Rebekah-Lewis.com

Sotto La Luna Del Satiro - изображение 1Creato con Vellum

Per Sybil Miller

Se potessi esprimere a parole quanto mi manchi,

questo romanzo non avrebbe né fine né inizio.

Semplici parole non potrebbero mai essere abbastanza e nessuno potrà mai prendere il tuo posto.

Ti voglio bene, Mema.

Ringraziamenti

Ai miei amici, alla mia famiglia e ai miei beta reader – voi sapete chi siete – grazie per aver creduto in me e avermi aiutata a trasformare questo libro nella versione che tenete fra le mani.

Alla fantastica Alianne Donnelly, che ha detto, e cito, “Magari, metti Pegaso in quella scena”. Beh, hai creato un mostro, perché non solo ho messo Pegaso in quella scena, ma ha preso il controllo di metà storia ed è diventato un personaggio secondario. Però, onestamente, ti ringrazio. È uno degli aspetti che preferisco del libro. P.S. finisci di scrivere Wolfen perché avevo bisogno di leggerlo, tipo, ieri. ;)

Alla mia editor, Leona. Grazie per aver sofferto la Maledizione di Ariston insieme a me. È stato un percorso accidentato, doloroso, stressante, pieno di lacrime e sanguinoso, ma ce l’abbiamo fatta. *abbracci*

Ad Ariston… A volte sei stato semplicemente perfido. E poi ti chiedi perché ho lasciato che ti accadessero cose brutte? Vendetta, mio caro. Tutta la sofferenza che mi hai causato, l’ho proiettata verso di te.

E poi, certo, innanzitutto, ai miei lettori. Siete grandi!

Prologo

Lungo i confini di Tespie, Grecia, Beozia, 567 d.C.

Tutto cadeva in rovina. Il tempo e le avversità facevano deteriorare anche le rocce più solide. Rimodellate, erose dagli elementi, niente restava se non la polvere. Eppure, alcune cose ingannavano l’ordine naturale, perlomeno superficialmente – persino l’immortalità mancava di perfezione. I cuori potevano essere rotti. Le anime fatte a pezzi. Il grave peso delle emozioni poteva essere tanto distruttivo quanto qualsiasi forza fisica, ma i danni si verificavano all’interno. Invisibili ai più, eppure avvertiti per sempre da colui che ne portava le cicatrici.

Gocce ghiacciate colpirono il viso di Ariston quando tirò indietro il cappuccio, che non riusciva in alcun modo a proteggerlo dalla pioggia torrenziale. La terra che aveva conosciuto durante l’infanzia conservava solo un vago senso di familiarità. La sua casa era sparita, non era rimasto altro che un cumulo di macerie sulla cima abbandonata di una collina. Il bestiame non pascolava più sulle terre circostanti. Forse, se fosse tornato a casa prima… ma non lo aveva fatto. La vergogna lo aveva tenuto lontano, insieme alla paura di cosa la sua maledizione avrebbe potuto scatenare sulla sua famiglia. Tornare prima sarebbe stato egoista. Ciononostante, mentre se ne stava lì, in piedi, davanti alle ultime tracce rimaste della sua vita mortale, deteriorate e sul punto di sparire, fu sopraffatto dal rimorso.

Gli anni potevano diventare tanto irrilevanti quanto i minuti, quando smettevano di rappresentare il conto alla rovescia per una morte che non sarebbe mai arrivata. Non erano più importanti, non sul serio. La vita di Ariston ormai non era altro che un alternarsi di scopare e nascondersi. Di rifugiarsi la notte nell’oscurità dei boschi, dato che non poteva conservare la forma umana dopo il tramonto, per poi passare la giornata sforzandosi di non cedere ai propri desideri. Il che era ridicolo, considerato che, alla fine, i suoi desideri vincevano, sempre . C’erano giorni in cui si domandava che senso avesse combattere contro quei bisogni, perché non arrendersi e abbandonarsi completamente alla maledizione. La sua umanità diventata spesso un pesante fardello.

Ariston si inginocchiò nel punto in cui una volta c’era stato il focolare. Le rocce frantumate erano sparpagliate, ricoperte di sporcizia e, in alcuni punti, di vegetazione, che ne evidenziava il grado di disuso. La pioggia bagnava le pietre, purificandole dalla loro storia e ricordandogli allo stesso tempo che il suo passato, finché fosse rimasto in vita, non si sarebbe mai potuto cancellare. Come le rocce ai suoi piedi, la sua memoria accumulava sporcizia, mentre pezzi della sua anima si sgretolavano, lasciandolo deforme e non più integro. Dal momento che la morte non era un’alternativa, l’unico modo per adattarsi era andare avanti e non guardarsi mai alle spalle.

La maledizione gli aveva portato via tutto in un attimo. La sua vita, la sua felicità, il suo senso di appartenenza. Andati . Tutti. Non che avesse mai dato tanta importanza a quelle cose quando ancora le possedeva. Avrebbe potuto essere qualcuno . Un marito. Un padre…

Invece, Ariston era svanito negli abissi del tempo, affondando ogni giorno più in profondità. Uno spauracchio usato per tenere i giovani maschi lontani dai vizi e le femmine dall’avventurarsi da sole nella foresta dell’Arcadia, dove aveva vissuto, per timore di cadere preda di un mostro leggendario. Ariston era stato temuto, ridicolizzato e, in rare occasioni, desiderato.

E ora?

Era un mito nelle menti dei mortali – un mostro il cui nome era privo di infamia e nessuno ricordava; non come Pan, che era un dio. O Adone, suo fratello, celebrato da umano per la sua bellezza virile e stimato per questo come un raro “dio mortale”. Adone aveva raggiunto la notorietà attraverso le storie di Afrodite, la bella dea che aveva pianto la morte del suo amante mortale. Quelle stesse storie che si beffavano della verità, visto che Adone non era davvero morto, ma caduto vittima della stessa maledizione di Ariston. Nessuno avrebbe ascoltato dei racconti sul gemello di Adone, perché, alla fin fine, era insignificante.

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