“Immagino che sia quello che stiamo per scoprire. Trudy?”
Lei fece spallucce, apparentemente evasiva. Raccolse il tablet dal grembo. “Ok,” disse. “Presumo rabula rasa.”
“A me sta bene,” disse Luke. “Ragazzi?”
“Bene,” disse Swann.
“Sentiamo,” disse Ed. Si rimise comodo contro al sedile.
“Si parla di Israele e Iran,” disse Trudy. “Una storia non proprio brevissima.”
Luke scrollò le spalle. “È un volo lungo,” disse.
* * *
“Israele è un paese giovane, esistente solo dal 1948,” disse Trudy. “Ma l’idea della Terra di Israele, come luogo sacro al popolo ebraico fin dall’epoca biblica, probabilmente risale a duemila anni avanti Cristo. La prima fonte scritta su Israele come luogo compare intorno al 1200 a.C. La zona è stata invasa, conquistata e riconquistata in epoca antica dai babilonesi, dagli egizi e dai persiani, per nominarne alcuni. Per tutto il tempo, gli ebrei hanno perseverato.
“Nel 63 a.C., l’Impero romano ha conquistato la regione, trasformandola in una provincia romana. Per quasi duecento anni, è diventata il sito di una violenta lotta tra ebrei e romani, che è terminata in genocidi, purghe etniche e distruzioni estese. L’ultima rivolta ebraica contro i romani è fallita nel 132 d.C., e la maggior parte degli ebrei è stata uccisa o dispersa – molti sono andati a nord, nella Russia di oggi, a nordovest nell’Europa orientale e centrale, o direttamente a ovest verso il Marocco e la Spagna. Alcuni sono andati a est, in Siria, in Iraq e in Iran. Una manciata può essersi diretta a sud, in Africa. E alcuni sono rimasti in Israele.
“Nel corso del tempo, l’Impero romano è svanito e la regione nella metà del 600 è stata conquistata dagli arabi, che avevano recentemente adottato la nuova religione dell’Islam. Nonostante frequenti attacchi da parte dei crociati cristiani, la zona è rimasta più che altro sotto il controllo dei sultani musulmani per i novecento secoli seguenti. Nel 1516 è stata conquistata di nuovo, stavolta dall’Impero ottomano. Su mappe ottomane risalenti anche al 1600, la zona cui pensiamo come Israele veniva chiamata Palestina. Quando nella prima guerra mondiale l’Impero ottomano è stato distrutto, la Palestina è caduta sotto il controllo dei suoi successivi sovrani, i britannici.”
“Che fondarono i problemi moderni,” disse Ed.
Trudy annuì. “Naturalmente. Nel corso della storia, alcuni ebrei sono rimasti lì, e nel corso dei secoli ci sono stati numerosi tentativi idealistici di farci tornare gli ebrei dispersi in tutto il mondo. Ma all’inizio del Novecento, questi sforzi stavano decollando. L’ascesa dei nazisti portò a un numero ampliamente aumentato di ebrei che lasciavano l’Europa. Alla fine della seconda guerra mondiale, la popolazione della Palestina era ebrea per circa un terzo. Dopo la guerra, un massiccio influsso di ebrei, sopravvissuti all’Olocausto, lasciò le comunità distrutte di tutta Europa per recarsi in Palestina.
“Nel 1948 è stato fondato lo Stato di Israele. La cosa ha innescato una serie di contrasti violenti tra musulmani ed ebrei che continuano anche oggi. Nel combattimento inziale, l’Egitto, la Siria, la Giordania e l’Iraq li invasero, insieme a contingenti di irregolari provenienti da Yemen, Marocco, Arabia Saudita e Sudan. Gli israeliani li sconfissero. Almeno settecentomila arabi fuggirono o vennero espulsi dalle forze israeliane che avanzavano nelle aree ora note come territori palestinesi – la Cisgiordania e la striscia di Gaza.”
“Vedete, è questo che non capisco,” disse Ed Newsam. “Il 1948 è roba vecchia. Adesso ci sono tutti questi palestinesi incastrati a Gaza e nella Cisgiordania. Perché non liberarli e lasciare che diventino un paese loro? Se non ci si riesce, perché non dare a tutti la cittadinanza e incorporarli a Israele? Pare che ognuna delle due possa mettere un freno allo scontro.”
“È complicato,” disse Swann.
“Complicato è un eufemismo,” disse Trudy. “Impossibile è più vicino alla realtà. Per dirne una, Israele è stata fondata come stato ebraico – una patria per gli ebrei di tutto il mondo. Si tratta di un progetto di quasi duemila anni.
“Se Israele vuole rimanere uno stato ebraico, non può semplicemente incorporare i palestinesi nel paese come cittadini. Accenderebbe il timer su una bomba demografica a tempo, bomba che esploderebbe presto. Il paese ha il suffragio universale – ogni cittadino ha il diritto di voto. Ci sono approssimativamente sei milioni e mezzo di ebrei in Israele, e quasi due milioni di arabi israeliani, la gran maggioranza dei quali musulmani. Ci sono circa quattro milioni e mezzo di palestinesi a Gaza e nella Cisgiordania, in tutto.
“Se tutti i palestinesi diventassero cittadini, improvvisamente si avrebbe una società quasi spaccata a metà tra ebrei e musulmani, con una relativa manciata di cristiani e di altri nel mezzo. Gli ebrei smetterebbero subito di essere maggioranza. In più, arabi israeliani e palestinesi hanno tassi di natalità più alti di quelli degli ebrei israeliani, parlando in termini generali. Nel giro di un paio di decenni, i musulmani avrebbero una chiara e crescente maggioranza. Voterebbero per tenere Israele la patria degli ebrei?”
“Ne dubito,” disse Swann.
“Allora che si dia la libertà ai palestinesi,” disse Ed. “Che si garantisca loro lo status di nazione autonoma. Aprire le loro strade, lasciare che controllino il loro spazio aereo e le acque costiere, e che commercino con altri paesi.”
Trudy scosse la testa. “Anche questo impossibile. Raramente faccio dichiarazioni assolute su eventi futuri, ma ho esaminato questi scenari da ogni angolazione. A prescindere da quel che si dice durante le negoziazioni internazionali, a prescindere da quante volte l’assemblea generale delle Nazioni Unite ne voti la disapprovazione, fa’ caso allo status di nazione autonoma della Palestina. Non arriva mai vicino alla realizzazione. E questo perché Israele non lo permetterebbe mai volontariamente. L’idea stessa è assurda. È un suicidio.
“Senti, Israele esiste in uno stato di talvolta disperato conflitto con i paesi che la circondano. La sopravvivenza è sempre una questione aperta. La sicurezza è la cosa più importante nella società israeliana, e fornirla è il focus maggiore dello stato. Israele di per sé è un paese minuscolo. Se la Cisgiordania non fosse lì a fare da zona cuscinetto, e diventasse a tutti gli effetti un paese straniero, la situazione passerebbe istantaneamente da difficile a molto, molto pericolosa. Insostenibile. La piana costiera della zona centrale di Israele è uno stretto pezzetto di terra, dalla Cisgiordania al mare, che per la maggior parte della sua lunghezza va dalle nove alle undici miglia di ampiezza. Una persona media in bicicletta potrebbe percorrerne la distanza in un’ora.
“La maggior parte della popolazione civile, così come i settori industriali e tecnologici del paese si trovano lì. A peggiorare la faccenda, c’è che le terre della Cisgiordania sono colline che danno sulla pianura – ci sono luoghi della Cisgiordania da cui si vede tranquillamente il mar Mediterraneo. Quando gli estremisti dei paesi arabi parlano di portare gli israeliani nel mare, la cosa da ricordare è che si tratta di un viaggio brevissimo.
“I palestinesi sono alleati dell’Iran, e molti palestinesi sono ostili verso l’esistenza stessa di Israele. Se concedi ai palestinesi lo status di nazione autonoma, che cosa impedisce agli iraniani di ammassarti sul confine carri armati, aerei da combattimento, batterie di missili e truppe? Non solo sul confine tuo, ma sulle terre alte sopra di te? È uno scenario da incubo. Inoltre, gli altopiani della Cisgiordania sono fonte d’acqua per le falde acquifere di acqua dolce del litorale israeliano. Che cosa impedisce a una Palestina sovrana di tentare di bloccare i rifornimenti d’acqua?
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