Guardò Scarlatti ed aggiunse: “Un altro suono da parte sua e la farò arrestare.”
Guardando gli altri presenti nell’aula, il Giudice disse fermamente: “Non ci saranno altre udienze. Questa è la mia decisione finale in merito a quest’adozione. La custodia è affidata alla madre adottiva.”
Sbatté il martelletto ancora una volta, poi si alzò e lasciò l’aula senza aggiungere altro.
Riley si voltò e guardò Scarlatti. I suoi occhi scuri erano furiosi, ma le due guardie di sicurezza erano immobili accanto a lui. L’uomo rivolse lo sguardo alla sua fidanzata, che lo guardò con orrore. Poi, Scarlatti piegò il capo e se ne stette lì in silenzio.
Jilly si lanciò tra le braccia di Riley, singhiozzando.
Riley la strinse e disse: “Sei una ragazza coraggiosa, Jilly. Non ti lascerò mai andare, qualunque cosa accada. Puoi contarci.”
*
A Jilly faceva ancora male la guancia, mentre Riley discuteva di alcuni dettagli con Brenda e l’avvocato. Ma sapeva che presto il dolore sarebbe svanito. Aveva svelato un evento che aveva tenuto per sé troppo a lungo. Ora, era libera per sempre dal padre.
Riley, la sua nuova mamma, la riportò alla loro camera d’albergo, dove rifecero rapidamente le valigie, e andarono all’aeroporto. Arrivarono in sufficiente anticipo per prendere il volo che le riportasse a casa, e imbarcarono così i bagagli per non trascinarli con sé in giro. Poi, andarono insieme alla toilette.
Jilly si guardò allo specchio, mentre sua madre era in una cabina vicina.
Un lieve livido si stava formando sulla guancia, dove il padre l’aveva schiaffeggiata. Ma sarebbe andato tutto BENE adesso.
Il padre non poteva più farle del male. E tutto perché aveva deciso di dire finalmente la verità sul fratello minore morto. Era stato tutto quello che ci era voluto per cambiare ogni cosa.
Sul suo volto le si dipinse un piccolo sorriso, mentre ricordava la mamma che le diceva …
“Sei una ragazza coraggiosa, Jilly.”
Sì, Jilly pensò. Penso di essere abbastanza coraggiosa.
Quando Riley uscì dalla toilette, non vide Jilly da nessuna parte.
La prima cosa che provò fu un lampo di rabbia.
Ricordò di averle chiaramente detto …
“Aspetta fuori dalla porta. Non ti allontanare.”
E adesso sembrava sparita.
Quella ragazza, la donna pensò.
Non temeva che perdessero il volo. Avevano molto tempo a disposizione prima di imbarcarsi. Ma aveva sperato di prendere le cose con calma e tranquillità, dopo una giornata così faticosa. Aveva programmato che facessero i controlli di sicurezza, trovassero il loro gate e poi, trovassero un buon posto in cui mangiare.
Riley sospirò scoraggiata.
Persino dopo le coraggiose azioni di Jilly nell’aula, Riley non poté fare a meno di sentirsi delusa da questa nuova dimostrazione d’immaturità.
Sapeva che se si fosse messa a cercare Jilly nel grande terminal, probabilmente avrebbero continuato a mancarsi di continuo. Cercò allora un posto dove sedersi, e attese che la figlia tornasse, il che sarebbe certamente accaduto da un momento all’altro.
Ma, mentre Riley si guardava intorno nel grande edificio aperto del terminal, intravide Jilly attraversare una delle porte di vetro che conducevano all’esterno.
O almeno pensava che fosse lei, era difficile stabilirlo da dove Riley si trovava.
E chi era quella donna con cui la ragazza sembrava essere?
Assomigliava a Barbara Long, la fidanzata di Albert Scarlatti.
Ma le due persone sparirono rapidamente tra i viaggiatori che si radunavano fuori dall’edificio.
Riley si sentì un po’ in apprensione. I suoi occhi le stavano giocando dei brutti scherzi?
No, ora era piuttosto sicura di quello che aveva visto.
Ma che cosa stava succedendo? Perché Jilly sarebbe dovuta andare con quella donna?
Riley entrò in azione. Sapeva che non c’era il tempo per trovare un senso a tutto ciò. Iniziando a correre, mise istintivamente una mano sotto la giacca leggera, e spostò la pistola che indossava all’interno della fondina sulla spalla.
Fu bloccata da una guardia di sicurezza in uniforme, che si fermò dinnanzi a lei.
L’uomo parlò con una voce calma e professionale.
“Ha un’arma, signora?”
Riley emise un gemito di frustrazione.
Disse: “Signore, non ho tempo per questo.”
Intuì dall’espressione della guardia, che aveva soltanto confermato il proprio sospetto.
L’uomo impugnò la sua arma e si spostò verso di lei. Con la coda dell’occhio, Riley vide che un’altra guardia aveva scorto l’attività, e si stava avvicinando.
“Mi lasci andare” Riley scattò, mostrando entrambe le mani. “Sono un’agente dell’FBI.”
La guardia con la pistola non rispose. Riley immaginava che non le credesse. E sapeva che era stato addestrato a non crederle. Stava soltanto facendo il suo lavoro.
Ora sembrava proprio che la seconda guardia fosse intenzionata a perquisirla.
Riley stava perdendo del tempo prezioso. Dato il suo addestramento superiore, calcolò che avrebbe potuto probabilmente disarmare la guardia armata, prima che potesse sparare. Ma l’ultima cosa di cui aveva bisogno al momento era ritrovarsi in una situazione seccante con un paio di guardie di sicurezza.
Imponendosi di restare immobile, disse: “Ascoltate, lasciate che vi mostri la mia identità.”
Le due guardie si guardarono cautamente.
“OK” la guardia armata disse. “Ma lentamente.”
Riley estrasse attentamente il distintivo e lo mostrò loro.
Le loro bocche si spalancarono.
“Ho fretta” Riley disse.
La guardia che stava di fronte a lei annuì e rinfoderò la pistola.
Con riconoscenza, iniziò a correre per il terminal, e passò oltre le porte di vetro, per ritrovarsi all’esterno.
Riley si guardò intorno. Non riusciva a vedere Jilly e neanche la donna.
Ma poi, scorse il viso della figlia nel finestrino posteriore di un SUV. La ragazza sembrava spaventata, e stava premendo le mani contro il vetro.
C’era di peggio: il veicolo stava cominciando ad allontanarsi.
Riley scattò in una corsa disperata.
Fortunatamente, il SUV si fermò. Un veicolo dinnanzi ad esso si era fermato, per consentire il transito ad alcuni pedoni, e il SUV era bloccato dietro.
Riley raggiunse il lato guidatore prima che il SUV proseguisse il suo percorso.
E, alla guida, c’era Albert Scarlatti.
Estrasse la sua pistola e la puntò attraverso il finestrino, direttamente alla testa dell’uomo.
“E’ finita, Scarlatti” gridò con tutte le sue forze.
Ma prima che se ne accorgesse, Scarlatti aprì lo sportello, sbattendoglielo contro. La pistola le cadde dalla mano, e colpì il suolo.
Riley ora era furiosa, non solo con Scarlatti, ma anche con se stessa per aver sottovalutato la distanza tra di lei e lo sportello. Per una volta, lasciò che il panico avesse la meglio su di lei.
Ma si riprese nella frazione di un secondo.
Quest’uomo non se ne sarebbe andato via con Jilly.
Prima che Scarlatti richiudesse di nuovo lo sportello, Riley ci mise dentro il braccio per bloccarlo. Lo sportello la colpì dolorosamente ma non si chiuse.
Riley mantenne lo sportello spalancato e vide che Scarlatti non si era neanche preoccupato d’indossare la cintura di sicurezza.
Lei lo afferrò per il braccio e lo trascinò, imprecando e lottando, fuori dall’auto.
Era un uomo grosso, e più forte di quanto lei si aspettasse. Lui si liberò da lei, e sollevò il pugno per colpirla al viso. Ma Riley fu più veloce. Lo colpì forte al plesso solare, e lo sentì perdere fiato, mentre cadeva in avanti. Poi, lo colpì alla nuca.
L’uomo cadde sul volto a terra.
Riley recuperò la pistola dove le era caduta, e la rimise nella fondina.
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