“Prima che la mia nuova mamma entrasse nella mia vita, tutti quelli che amavo se ne sono andati alla fine. Non sopportavano di vivere con papà, perché era così cattivo con loro. Mia madre, mio fratello maggiore, persino la mia cucciola, Darby, è scappata.”
A Riley si strinse la gola. Ricordò Jilly piangere, mentre parlava della cucciola che aveva perso tanti mesi fa. La ragazza si chiedeva ancora che cosa ne fosse stato di Darby.
“La prego” si rivolse al giudice. “La prego, non mi faccia ritornare lì. Sono felice con la mia nuova famiglia. Non mi porti lontano da loro.”
Poi, Jilly lasciò il banco e tornò a sedersi accanto a Riley.
Riley le strinse la mano e le sussurrò: “Sei stata molto brava. Sono orgogliosa di te.”
Jilly annuì e si asciugò le lacrime.
Poi, l’avvocato di Riley, Delbert Kaul, mostrò al giudice tutti i documenti necessari per finalizzare l’adozione. Sottolineò in particolare il modulo di consenso firmato dal padre di Jilly.
Riley si concentrò sul processo: Kaul stava facendo un lavoro ragionevolmente meticoloso. Ma la sua voce e il suo modo di fare non erano molto efficaci, ed il giudice, un uomo nerboruto, imbronciato, con piccoli occhi pungenti, non sembrava affatto colpito.
Per un momento, la mente di Riley tornò alla bizzarra telefonata che ieri aveva ricevuto da Morgan Farrell. Naturalmente, lei aveva contattato la polizia di Atlanta immediatamente. Se quello che la donna aveva detto era vero, doveva trovarsi ormai in custodia cautelare. Riley non poté fare a meno di domandarsi che cosa fosse davvero accaduto.
Realmente la donna fragile che aveva incontrato ad Atlanta aveva commesso un omicidio?
Questo non è il momento di pensarci, si disse.
Quando Kaul terminò, l’avvocato di Scarlatti si alzò in piedi.
Jolene Paget era una donna scrupolosa sui trent’anni, le cui labbra sembravano essere state scolpite per formare un lieve ma perpetuo sorrisetto.
Disse al giudice: “Il mio cliente si oppone a quest’adozione.”
Il giudice annuì e ringhiò: “So che è così, Signora Paget. Il suo cliente farà meglio ad avere una buona ragione per voler cambiare la propria decisione.”
Riley notò immediatamente che, a differenza del suo avvocato, la Paget non utilizzava appunti. E, a differenza di Kaul, la sua voce e il suo atteggiamento esprimevano sicurezza.
Il legale riprese: “Il Signor Scarlatti ha decisamente una buona ragione, Vostro Onore. Ha dato il suo consenso per costrizione. Stava attraversando un momento davvero difficile e non aveva un lavoro. E sì, allora beveva. Ed era depresso.”
Paget fece un cenno con il capo verso Brenda Fitch, anche lei seduta in aula, e proseguì: “Era preda facile per la pressione subita dai servizi sociali, specialmente da questa donna. Brenda Fitch l’ha minacciato di denunciarlo per crimini e reati fittizi.”
Brenda emise un forte sussulto di sdegno. Si rivolse alla Paget: “Questo non è vero, e lei lo sa.”
Il sorrisetto della Paget si allargò mentre riprendeva: “Vostro Onore, vorrebbe gentilmente chiedere alla Signora Fitch di non interrompere?”
“La prego di fare silenzio, Signora Fitch” il giudice intervenne.
La Paget aggiunse: “Il mio cliente desidera anche accusare la Signora Paige di rapimento, con la complicità della Signora Fitch.”
Brenda emise un udibile sussulto di disgusto, ma Riley si impose di restare in silenzio. Aveva immaginato che la Paget avrebbe sollevato la questione.
Il giudice disse: “Signora Paget, lei non ha presentato alcuna prova di rapimento. Per quanto riguarda la costrizione e le minacce da lei menzionate, non ha presentato alcuna prova. Non ha detto nulla per persuadermi che l’iniziale consenso del suo cliente non debba perdurare”
Albert Scarlatti si alzò in piedi.
“Potrei spendere due parole in mia difesa, Vostro Onore?” pregò.
Quando il giudice annuì in segno di consenso, la preoccupazione di Riley aumentò.
Scarlatti chinò la testa e parlò con voce bassa e tranquilla.
“Ciò che Jilly le ha raccontato in merito a quello che le ho fatto sembra orribile, lo so. E Jilly, sono tremendamente dispiaciuto. Ma la verità è, che non è esattamente quanto è accaduto.”
Riley dovette sforzarsi per non interromperlo. Era sicura che Jilly non avesse mentito a riguardo.
Albert Scarlatti sorrise un po’ tristemente. Un caldo sorriso si disegnò sui suoi tratti logorati.
“Jilly, sicuramente ammetterai di essere stata una ragazza difficile da crescere. Puoi essere una sfida, figlia mia. Hai un carattere irascibile, e qualche volta andavi completamente fuori controllo, e proprio non sapevo che cosa fare quel giorno. Per quel che ricordo, ero soltanto davvero disperato quando ti ho rinchiusa in quell’armadio.”
L’uomo alzò leggermente le spalle e continuò: “Ma non è andata come hai detto tu. Non ti avrei mai lasciata lì per giorni. Nemmeno per poche ore. Non sto dicendo che non stai dicendo la verità, ma solo che la tua immaginazione talvolta prende il sopravvento. E io lo capisco.”
Poi, Scarlatti rivolse la propria attenzione agli altri presenti in aula.
Disse: “Sono accadute molte cose da quando ho perso la mia piccola Jilly. Mi sono ripulito. Mi sono disintossicato e vado agli Alcolisti Anonimi regolarmente, e non bevo da mesi. Spero di non bere di nuovo per il resto della mia vita. E ho un’occupazione stabile, nulla di molto eclatante, faccio solo le pulizie, ma è un buon lavoro, e posso darle una referenza dal mio datore, secondo cui sto andando bene.”
Poi, toccò la donna misteriosa che gli era seduta accanto, sulla spalla.
“Ma c’è un altro grande cambiamento nella mia vita. Ho incontrato Barbara Long, la donna migliore al mondo, ed è la cosa migliore che mi sia successa. Siamo fidanzati, e questo mese ci sposeremo.”
La donna gli sorrise con occhi scintillanti.
Scarlatti ora si riferì direttamente a Jilly.
“Esatto, Jilly. Non c’è più una famiglia con un solo genitore. Avrai un padre e una madre, una vera madre dopo tutti questi anni.”
Per Riley fu come ricevere una pugnalata al petto.
Jilly ha appena detto che io sono la sua vera mamma, pensò.
Scarlatti poi rivolse la sua attenzione a Brenda Fitch.
Disse: “Signora Fitch, il mio avvocato ha appena detto cose piuttosto dure su di lei adesso. Voglio soltanto che lei sappia che non nutro alcun rancore. Ha fatto il suo lavoro, e ne sono consapevole. Desidero soltanto che lei sappia quanto sono cambiato.”
Poi, guardò Riley dritto negli occhi.
“Signora Paige, non nutro alcun rancore neanche verso di lei. Infatti, sono grato per tutto ciò che ha fatto per prendersi cura di Jilly, mentre provavo a rimettermi in sesto. So che non dev’essere stato facile per lei, essendo single e tutto il resto. E con una figlia adolescente di cui occuparsi.”
Riley aprì la bocca per protestare, ma Albert proseguì col suo schietto parlare. “So che le vuole bene, e non ha alcun bisogno di preoccuparsi. D’ora in poi, sarò un buon padre per Jilly. E vorrei che lei continuasse a far parte della vita di Jilly.”
Riley era stupita. Adesso comprendeva il motivo per cui l’avvocato dell’uomo avesse minacciato di accusarla di rapimento.
E’ una classica situazione del poliziotto buono e del poliziotto cattivo.
Jolene Paget si era presentata come avvocato spietato preparato ad andare fino in fondo pur di vincere il caso. Aveva spianato la via a Scarlatti, così che emergesse come l’uomo più gentile del mondo.
Ed era molto convincente. Riley non poté fare a meno di chiedersi …
Lui è davvero un brav’uomo dopotutto?
Stava davvero attraversando un brutto momento?
Cosa peggiore di tutte, forse si stava sbagliando a voler provare a portargli via Jilly? Non stava facendo altro che aggiungere un trauma inutile alla vita di Jilly?
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