In quel momento, diverse guardie di sicurezza la circondarono. Per fortuna, una di loro era l’uomo che aveva affrontato all’interno del terminal.
“Tutto OK” l’uomo gridò alle altre guardie. “E’ dell’FBI.”
Le guardie preoccupate mantennero obbedientemente la distanza.
Ora Riley sentì Jilly gridare dall’interno dell'auto …
“Mamma! Apri il portellone”
Quando Riley si avvicinò al veicolo, vide che la donna, Barbara Long, era seduta davanti, al lato passeggero, con uno sguardo terrorizzato.
Senza dire una parola, Riley toccò il pulsante di chiusura che controllava tutti gli sportelli.
Jilly aprì il portello e uscì fuori dall’auto.
Barbara Long aprì lo sportello al suo fianco; sembrava che sperasse di scappare via. Ma una delle guardie la fermò prima che facesse due passi.
Ormai sconfitto, Scarlatti stava provando a rimettersi in piedi.
Riley si chiese …
Che cosa dovrei farne di quest’uomo? Arrestarlo? E lei?
Sembrava una perdita di tempo ed energia. Inoltre, lei e Jilly avrebbero potuto restare bloccate lì a Phoenix per giorni, insistendo con le accuse contro di lui.
Mentre provava a rimettere insieme le idee, sentì la voce di Jilly dietro di sé …
“Mamma, guarda!”
Riley si voltò e vide Jilly stringere un grosso cane dalle grandi orecchie tra le braccia.
“Avresti potuto semplicemente lasciare andare il mio ex-padre” Jilly disse con un sorriso malizioso. “Dopotutto, mi ha riportato il cane. Non è stato gentile da parte sua?”
“E’ …” Riley balbettò con stupore, provando a ricordare il nome della cucciola di cui Jilly aveva parlato.
“Questa è Darby” Jilly replicò con orgoglio. “Adesso può venire a casa con noi.”
Riley esitò per un lungo istante, poi sentì disegnarsi un sorriso sul suo viso.
Si guardò intorno, in direzione delle guardie e disse: “Fate di quest’uomo quello che volete. E anche della sua donna. Io e mia figlia abbiamo un aereo da prendere.”
Riley si allontanò dalle guardie perplesse insieme a Jilly e alla cagnolina.
“Forza” disse alla figlia. “Dobbiamo trovare un trasportino. E spiegare tutto alla compagnia.”
Mentre il loro aereo scendeva verso Washington DC, Jilly sedeva rannicchiata contro la spalla di Riley, dormicchiando. Persino la cagnolina, nervosa e lamentosa all’inizio del volo, si era accucciata. Darby si era fatta palla e dormiva serena nel trasportino, che avevano frettolosamente acquistato dalla compagnia aerea. Jilly aveva spiegato a Riley che Barbara Long le si era avvicinata fuori dalla toilette, e l’aveva convinta ad andare con lei a prendere Darby, dichiarando che odiava i cani e voleva che Jilly l’avesse con sé. Quando era arrivata all’auto, Barbara l’aveva spinta all’interno e chiuso gli sportelli, e poi si erano allontanate.
Adesso che la disavventura era terminata, Riley si ritrovò a pensare di nuovo alla strana telefonata ricevuta ieri sera da Morgan Farrell …
“Ho ucciso il bastardo” Morgan aveva detto.
Riley aveva chiamato immediatamente la polizia di Atlanta, ma non aveva ricevuto altre notizie da allora, e non aveva avuto il tempo di controllare e scoprire che cosa fosse accaduto.
Si chiese se Morgan avesse detto la verità, o se avesse mandato i poliziotti a vuoto?
Ora Morgan era in custodia?
La sola idea che quella donna fragile avesse ucciso sembrava assurda a Riley.
Ma Morgan era stata alquanto insistente.
Riley ripensò alle sue parole …
“Sto guardando il suo corpo disteso a letto, ha ferite da coltello ovunque, e ha perso molto sangue.”
Riley sapeva fin troppo bene che persino le persone più miti potevano essere portate a compiere gesti estremi. Di solito, il delitto si manifestava a causa di distorsioni nella loro personalità, qualcosa di represso e nascosto che emergeva in circostanze estreme, inducendo imprevedibilmente a commettere atti apparentemente disumani.
Morgan le aveva anche detto: “Sono stata poco lucida ultimamente.”
Forse la donna aveva soltanto fantasticato o era stata vittima di allucinazioni per tutto il tempo.
Riley si disse …
Qualunque cosa sia accaduta, non è una mia preoccupazione.
Era ora che si concentrasse sulla propria famiglia … ora aveva due figlie e, inaspettatamente, una cagnolina.
E non era anche giunto il momento che lei tornasse a lavoro?
Ma Riley non poté fare a meno di pensare che, dopo l’udienza di oggi e i drammi all’aeroporto, forse meritava un buon periodo di riposo. Non avrebbe dovuto prendersi almeno un altro giorno prima di tornare a Quantico?
Riley sospirò, quando se ne rese conto …
Probabilmente no.
Il suo lavoro era importante per lei. E pensava che potesse esserlo anche per il mondo in generale. Ma quell’idea finì per preoccuparla.
Che genere di genitore lavorava, un giorno dopo l’altro, dando la caccia ai mostri più orrendi, e finendo talvolta per trovare qualcosa più di un po’ del mostro in se stessa durante la caccia?
Sapeva che, talvolta, non poteva fare a meno di portare il suo difficile lavoro a casa con lei, a volte nel modo più tragico. I suoi casi avevano messo in pericolo le vite delle persone che amava.
Ma è quello che faccio, pensò.
E, nel profondo, sapeva che era un buon lavoro che doveva essere fatto. In qualche modo, lo doveva persino alle sue figlie: era necessario che continuasse a farlo, non solo per proteggerle dai mostri, ma anche per mostrar loro come potessero essere sconfitti.
Aveva bisogno di continuare a farlo per essere un esempio per loro.
E’ meglio così, pensò.
Appena l’aereo si fermò sulla pista, Riley scosse leggermente Jilly.
“Sveglia, dormigliona” disse. “Siamo arrivate.”
Jilly borbottò e si lamentò leggermente, poi sul volto si disegnò un sorriso, quando vide la cagnolina nel trasportino. Darby si era appena svegliata, guardava Jilly, e scodinzolava felice.
Infine, la ragazza guardò Riley con la gioia negli occhi.
“Ce l’abbiamo fatta, non è vero, mamma?” disse. “Abbiamo vinto.”
Riley strinse forte Jilly e rispose: “Ce l’abbiamo fatta, cara. Sei davvero e definitivamente mia figlia ora e io sono la tua mamma. E nulla potrà mai cambiare questo.”
*
Quando Riley, Jilly e la cagnolina giunsero a casa, trovarono April sulla soglia. Dentro c’erano Blaine, il ragazzo divorziato di Riley, e la sua figlia quindicenne, Crystal, che era anche la migliore amica di April. Anche la governante guatemalteca della famiglia, Gabriela, era in attesa con loro.
Riley e Jilly avevano annunciato la buona notizia da Phoenix e avevano chiamato di nuovo, dopo essere atterrate, in auto dirette a casa, ma non avevano menzionato la cucciola. Erano tutti pronti lì per accogliere Jilly, ma, dopo un momento, April si avvicinò per guardare il trasportino che Riley aveva appoggiato sul pavimento.
“Che cos’è?” chiese.
Jilly si limitò a ridacchiare.
“E’ qualcosa di vivo” Crystal osservò.
Jilly aprì la parte superiore del trasportino e lì c’era Darby, con gli occhioni spalancati e un po’ preoccupata per tutti i volti intorno a sé.
“Oh mio Dio, oh mio Dio, oh mio Dio!” Crystal gridò.
“Abbiamo un cane!” April gridò. “Abbiamo un cane!”
Riley rise, ricordando quanto calma e composta fosse sembrata April, quando avevano parlato soltanto la sera prima. Ora tutta la maturità di ragazza adulta era improvvisamente svanita, ed April si stava comportando di nuovo da ragazzina. Fu meraviglioso da vedere.
Jilly tirò Darby fuori dal trasportino. Non ci volle molto prima che la cagnolina cominciasse a godere di tutta l’attenzione.
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