La carne del vecchio era tutt’altro che magnifica. Ma i suoi occhi erano ancora taglienti come rasoi, concentrati come laser. Erano tutto quello che gli rimaneva.
Quegli occhi lo fissavano. Volevano ogni dettaglio scabroso. Volevano le parti che preoccupavano le persone come Wallace Speck. Lui era l’uomo che sapeva trovare i dettagli scabrosi, e faceva bene il suo lavoro. Era molto bravo. Ma a volte si chiedeva se la Special Activities Division della CIA non stesse superando i limiti del suo mandato. A volte si chiedeva se quelle attività speciali non fossero un tradimento.
“Ha difficoltà a dormire,” continuò. “Sembra che non abbia superato lo shock del rapimento della figlia. Usa l’Ambien per dormire, e spesso manda giù le sue pillole con un bicchiere di vino o due. È un’abitudine pericolosa, per ovvie ragioni.”
Speck si interruppe. Avrebbe potuto dargli la documentazione cartacea, ma l’uomo anziano non voleva leggerla. Voleva solo ascoltare. Lo sapeva. “Abbiamo registrazioni e trascrizioni di una decina di telefonate che ha fatto verso il ranch della famiglia in Texas negli ultimi dieci giorni. Sono conversazioni con la moglie. In ogni chiamata esprime il desiderio di lasciare la presidenza, tornare al ranch, e passare del tempo con la famiglia. Durante tre di quelle telefonate è scoppiato a piangere.”
L’anziano sorrise e ispirò un’altra lunga boccata di fumo. I suoi occhi si strinsero e tirò fuori la lingua. Sulla punta c’era un pezzo di tabacco. Sembrava una lucertola. “Bene. Altro.”
“Ha una specie di ossessione, un vero culto dell’eroe, per Don Morris, il nostro piccolo rivale del Gruppo d’Intervento Speciale dell’FBI.”
L’uomo agitò in cerchio la mano.
“Altro.”
Speck scrollò le spalle. “Come sa il presidente ha un cagnolino. Ha cominciato a portarlo fuori a tarda notte nei terreni della Casa Bianca. Si infuria se incontra un agente dei Servizi Segreti mentre è in giro. Qualche sera fa ne ha incontrati due in dieci minuti, e ha fatto una scenata. Ha chiamato l’ufficio di supervisione notturna e gli ha ordinato di ritirare gli uomini. Non sembra più rendersi conto che sono lì per proteggerlo. Crede che gli stiano intorno solo per irritarlo.”
“Mmh,” commentò l’anziano. “Cercherebbe di scappare?”
“Non lo direi plausibile,” disse Speck. “Ma con questo presidente non si sa mai cosa abbia in mente.”
“Che altro?”
“Il gruppo di azione politica ha iniziato a cercare modi per rimuoverlo,” continuò lui. “L’impeachment è fuori questione per via di una divisione nel Congresso. Oltretutto il portavoce della Camera è un alleato di David Barrett ed è d’accordo con lui per la maggior parte delle questioni importanti. È improbabile che dia il via all’impeachment o che permetta che accada sotto il suo controllo. Pare che non sia impossibile anche la rimozione per il venticinquesimo emendamento. Secondo me Barrett non vorrà ammettere l’incapacità di eseguire il proprio lavoro, e se il vice presidente tentasse…”
L’uomo anziano sollevò una mano. “Ho capito. Salti avanti. Mi dica questo: abbiamo degli agenti dei Servizi Segreti che si occupino delle operazioni notturne nei terreni della Casa Bianca? Uomini che siano leali a noi?”
“Certo,” rispose lui. “Sì.”
“Bene. Ora mi parli dell’operazione di salvataggio in Russia.”
Speck scosse il capo. “Non abbiamo dettagli. Don Morris è notoriamente riservato con le sue informazioni. Ma non hanno molti agenti da mandare in campo, almeno non ancora, quindi possiamo supporre che l’abbia affidata ai suoi due agenti migliori, Luke Stone ed Ed Newsam, entrambi giovani, e tutti e due ex operativi della Delta Force con grande esperienza nel combattimento.”
“Quelli che hanno salvato la sfortunata figlia del presidente?”
Lui annuì. “Sì.”
L’anziano sorrise. I suoi denti erano zanne gialle. Poteva passare per il più vecchio tra tutti i vampiri, uno che non assaggiava il sangue da molto, moltissimo tempo. “Sono dei cowboy, vero?”
“Ah… credo che abbiamo la tendenza a sparare prima e poi…”
“Abbiamo intenzione di intervenire? Deragliare la loro operazione in qualche modo?”
“Ah…” disse Wallace Speck. “È stata considerata tra le opzioni. Voglio dire, al momento non abbiamo molto…”
“Non fatelo,” ordinò il vecchio. “Levatevi dalla loro strada e lasciate che si scatenino. Magari si faranno ammazzare. Magari daranno il via a una guerra mondiale. In ogni caso per noi andrà bene. E se David Barrett fa qualcosa di folle, e intendo folle davvero, tenetevi pronti a prendere il controllo della situazione.”
Wallace Speck si alzò per andarsene.
“Sì, signore. C’è altro?”
Il vecchio lo guardò con gli occhi antichi di un demone. “Sì. Cerchi di sorridere un po’ di più, Speck. Non è ancora morto, quindi si sforzi di godersi il suo tempo su questa terra. Dicono che dovrebbe essere divertente.”
11:20 p.m. Ora legale di Mosca (3:20 p.m. Ora legale orientale)
Porto di Adler, Distretto di Sochi
Krasnodar Krai
Russia
“Siamo certi che ci vogliano a suonare a questo concerto?” chiese Luke al telefono satellitare blu che aveva in mano. “Secondo me faremo un bel casino.”
Si appoggiò a una vecchia berlina Lada nera, di produzione ungherese. Il modello squadrato gli ricordava una vecchia Fiat o la Yugo, solo meno elegante. Sembrava fatta di lastre di metallo di scarto saldate insieme. Emetteva un vago odore di olio bruciato. Più veloce avanzava e più forte vibrava, come se stesse per andare in mille pezzi. Per fortuna non era il loro mezzo per la fuga.
Poco distante, un ceceno corpulento di nome Aslan stava fumando una sigaretta e urinando attraverso una rete metallica. Aslan preferiva essere chiamato Frenchy. Questo era perché dopo il collasso della Cecenia era scappato dai russi nascondendosi a Parigi per qualche anno. I suoi tre fratelli e suo padre erano morti in guerra. Ora Frenchy era tornato e odiava i russi.
Erano in un parcheggio vuoto vicino alla foce del fiume Mzymta. L’odore umido e pungente di acque reflue non trattate si alzava dal canale. Da lì iniziava un tetro viale pieno di magazzini, che portava dalla riva fino a un piccolo porto di carico sorvegliato da una guardiola e una recinzione acuminata. Nel chiarore delle deboli lampade a sodio giallastre si intravedevano degli uomini in movimento attorno al posto di blocco.
Le antiche e grandiose dacie del Partito Comunista, i nuovi alberghi e i ristoranti, e le luccicanti spiagge sul Mar Nero di Sochi erano ad appena otto chilometri di distanza. Ma Adler era un luogo deprimente e scombinato quanto solo un porto russo sapeva essere.
La voce di Mark Swann arrivava al suo telefono con un certo ritardo, perché prima rimbalzava per tutto il mondo, da un network segreto e un satellite spia all’altro, e tremava per l’eccitazione nervosa.
Luke scosse la testa e sorrise. Swann era in una suite penthouse con la bellissima Trudy Wellington, in un albergo a cinque stelle a Trabzon, in Turchia. La loro storia di copertura li voleva una coppietta di giovani sposini della California. Se avessero cominciato a volare proiettili, Swann li avrebbe guardati da uno schermo del computer, quasi ma non esattamente live, via satellite. Era per quello che gli tremava la voce.
“Ci hanno dato il via libera,” confermò il ragazzo. “Sanno che i vicini potrebbero lamentarsi.”
“E la palla da discoteca?”
“Proprio dove avevamo chiesto che fosse.”
Luke lanciò un’occhiata a una vecchia e arrugginita nave da carico di media grandezza, la Yuri Andropov II, ormeggiata al molo. Pensò che un vecchio specialista della tortura del KGB come Andropov si sarebbe rivoltato nella tomba se avesse saputo che quella cosa portava il suo nome. Qualcuno doveva aver pensato che fosse divertente.
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