Benito Mussolini - Nascita del Fascismo

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Articoli di Benito Mussolini pubblicati sul quotidiano «Il Popolo d'Italia». Mussolini espulso dal partito socialista fonda i fasci di combattimento e un nuovo giornale, Il Popolo dItalia ed è dagli articoli di questo giornale che parte levoluzione del movimento per trasformarsi poi in Partito Nazionale Fascista.

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Fiumani!

Il destino di Fiume è garantito soltanto con l’annessione all’Italia. («Bene! bravo!» applausi). L’Italia può rivendicare Fiume per storia, per lingua, per tradizione e per volontà. Vi posso assicurare che in Italia vi è una formidabile azione in favore di Fiume. Se questa famosa Jugoslavia, che non so se nascerà e quando, avrà bisogno di affacciarsi al mare, noi potremo intenderci. («Bravo! Bene!»). L’Italia è liberale e portatrice di civiltà. Quando l’Italia romana dava per la terza volta la civiltà al mondo, quella gente era al crepuscolo della civiltà. Essa viveva ancora nelle caverne quando l’Italia aveva già Dante Alighieri!

L’oratore accenna poi alle lotte per l’unità d’Italia, ai suoi martiri condannati alle galere, ai patiboli austriaci. Dice del Martire, la cui memoria si esalta oggi, cioè di Guglielmo Oberdan.

Tornato da Roma a Trieste, l’anima fremente di sante idealità patrie, è arrestato e gettato in carcere. Bastava che chiedesse la grazia perché gli fosse risparmiata la vita; ma Guglielmo Oberdan non obbedì all’istinto di conservazione: «No! — disse — io debbo andare al patibolo, debbo porgere il collo al laccio del boia, perché fra l’Italia e l’Austria vi sia il mio cadavere». E in quell’anno, il 1882, la vecchia forca austriaca non si smentì. Ma Oberdan sopravvisse alla forca come un simbolo. Nella tenebra di quegli anni ingloriosi il suo nome sfolgorò di luce e tenne accesa la speranza come una fiaccola. Il lungo silenzio che seguì al suo supplizio non era che l’ansiosa attesa dell’apoteosi che doveva venire. Ogni grande è precursore di tutte le grandezze; e alle terre e alle genti adriatiche bisognava arrivare non solo per i vivi che attendevano ma per quel Morto che doveva essere vendicato dalla vittoria delle armi italiane. Ora Oberdan sorride alla sua Trieste con la stessa serenità con la quale seppe cogliere l’attimo storico e morire per il sublime sogno di redenzione della sua città.

Mussolini ricorda anche i gloriosi martiri della grande guerra: il Rismondo della romana Spalato, il Sauro di Capodistria, il Battisti di Trento. Ricorda i volontari delle terre redente fuggiti dalle proprie città per correre ad arruolarsi nell’esercito e per morire sul Carso.

Ed ora, signori diplomatici, voi volete mercanteggiare questo sangue? Fiumani, io vi dico: Fiume sarà italiana a qualunque costo! ( La sala è un rombo e un clamore ). Fiumani, io vi chiedo quello che credo superfluo chiedervi: attendere con calma che maturino gli eventi. Se anche dovreste attendere qualche settimana o qualche mese, siate sicuri che l’Italia sarà quale noi la vogliamo. Ora non è questione che voi volete l’Italia, è l’Italia che vi vuole! ( Applausi vivissimi ).

L’oratore accenna quindi al patto di Londra, nel quale Fiume venne sacrificata. Dice che ciò avvenne per pressione della Russia, il famoso rullo compressore che finì poi per schiacciare sé stesso. Oggi però la situazione è cambiata: né la Russia né l’Austria-Ungheria esistono più e perciò la sorte di Fiume deve essere risolta in senso italiano.

Parla quindi della guerra, dell’ora tragica di Caporetto, della perfetta solidarietà con gli Alleati purché questi la ricambino sempre. Poi dice:

Fiumani!

Voi potete contare su di me sempre. Io agiterò per voi fino a quando un comunicato della Stefani annuncerà che la questione di Fiume è risolta. Fiume è e sarà italiana e sino allora mantenete viva la fiamma della vostra mirabile fede, e siate certi che all’altra sponda vi sono migliaia e migliaia di fratelli disposti a tutto osare per voi.

Tratta infine della questione dell’Adriatico che deve essere libero per tutte le bandiere, ma militarmente italiano, e ciò per assicurare il nostro posto nel Mediterraneo, il mare di Roma, il mare dell’espansione di tutta Italia. Abbiamo diritto all’espansione poiché l’italiano è un popolo prolifico e laborioso. Per questo l’oratore dichiara di avere una fede incrollabile nell’avvenire del popolo italiano che tornerà fatalmente alla grandezza e alla potenza d’un tempo.

Il Mediterraneo tornerà nostro, come Roma tornerà ad essere il faro della civiltà del mondo . (La fine del discorso suscita altissimo entusiasmo. Il pubblico si dirige alle uscite e attende Mussolini che viene accompagnato da una folla imponente lungo il corso Vittorio Emanuele II e il viale XVII novembre sino all’albergo «Wilson». Durante il percorso la folla acclama a Mussolini e canta l’inno a Oberdan).

Riassunto del discorso pronunciato a Fiume, al teatro Verdi, la sera del 20 dicembre 1918.

PRELUDIO

Il programma di questa rivista è nel titolo. È una rivista di coraggio, di volontà e di fede. Nasce accanto al quotidiano che un po’ tumultuosamente vede e riflette la vita nel suo fantastico caleidoscopio di cose, di uomini e di avvenimenti; nasce per rivedere. Cioè per vedere meglio, per vedere in estensione e in profondità. Intendiamoci: per rivedere, non attraverso gli occhiali gelidi del pedante e dell’accademico, ma cogli occhi fermi e puri che indagano, abbracciano e comprendono: gli occhi della giovinezza. Tutti quelli che cominciano, hanno oramai l’abitudine di lanciare questo grido: giovinezza. Ma per molti si tratta di uno sforzo vano o di una meschina illusione.

Ora, la giovinezza è soprattutto intuitiva: non è già come pensano i cattedratici, erudizione libresca. L’intuizione e la fantasia: ecco le ali dell’ingegno.

Ci sono nella realtà aspetti minuti e complessi che il grosso volgo non afferra che tardi. Ci sono nella vita dei cominciamenti che l’intelligenza dei mediocri trascura. Ci sono delle verità che bisogna proclamare, dei fermenti che bisogna esaltare, degli uomini che bisogna difendere, delle strade che bisogna battere senza preoccuparsi del «seguito». Per questo lavoro di artieri alacri e gioiosi, non c’è bisogno di posare a super-uomini con relativa torre d’avorio. È oramai un vecchio gioco. Che l’umanità sia buona o cattiva poco importa; che sia composta di angeli o di demoni, di santi o di canaglie, importa ancora meno. L’essenziale è di vivere dentro questa umanità, di coglierla dovunque e comunque si manifesti: nelle strade, nelle piazze, sui monti, sui mari, nelle città, nei villaggi dispersi, negli individui e nelle masse, nella fatica dei muscoli, nel brivido divino degli intelletti, nella passione esaltante di tutti gli amori. Ardita vuole questo. È nata per questo. Oserà: e per ciò sarà necessariamente delicata, inevitabilmente crudele come chi si accinge a segnare una direzione, a fissare una mèta alle inquietudini dello spirito moderno, oscillante tra le nostalgie dei mondi che crollano e le audacie dei mondi che sorpassa.

Ecco: io prendo queste pagine e le scaglio al pubblico perché le legga, le discuta, le stracci. Ardita va all’attacco e guarda in alto, e sceglie a guida, pel viaggio,

La stella più lontana

La stella più vicina.

Quella che sorge alla cera

E non tramonta alla mattina....

MUSSOLINI

Da Ardita , N. 1, 15 mazzo 1919, I.

23 MARZO

Mi ripromettevo, in questa settimana che precede la nostra adunata, di sviluppare con una serie di articoli le linee di quello che può essere il nostro programma di domani.

Rinuncio a questa esposizione, perché trattandosi della settimana risolutiva dei fondamentali problemi della pace, la politica estera assorbe tempo, spazio e attenzione, e poi perché l’ampia discussione dei mesi scorsi ha già «ambientato» i lettori del Popolo. Il resto verrà esposto, a voce, domenica da me e da altri. Oggi, mi limito a queste considerazioni.

Chi segue la vita politica nazionale, la scorge tutta pervasa dai fermenti dell’insofferenza verso l’insieme delle istituzioni e degli uomini che rappresentano il passato anacronistico e da una volontà profonda di rinnovazione. Accanto ai Partiti tradizionali, ne sono sorti in questi ultimi tempi due nuovi: il Partito Popolare Italiano e il Partito Liberale Riformatore. Al di sopra di questi Partiti stanno altre forze che domani potrebbero giocare una carta decisiva: le associazioni dei combattenti che spuntano in ogni città e in ogni villaggio d’Italia, e che molto probabilmente si raccoglieranno domani in un solo potente organismo, che avrà un’unità di mezzi e di scopi. Può darsi che il «trincerismo» annulli a un dato momento tutto il resto. Se si esaminano i programmi dei diversi Partiti e vecchi e nuovi, si vede ch’essi si rassomigliano. In certi postulati si identificano. Ciò che differenzia i Partiti, non è il programma; è il punto di partenza e il punto di arrivo.

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